Più passa il tempo e Andrea Nucera, architetto imprenditore di Ceriale con breve esperienza di consigliere comunale socialista negli anni ’80, scala a tappe la riabilitazione, allontanando la cappa di ‘pluripregiudicato in affari loschi’ che gli hanno cucito addosso. Nessuna aureola bene inteso, ma un’altra delle sentenze, passate in giudicato o meno, farebbe emergere i contorni di ‘vittima’ finita nel girone infernale della giustizia. Che alla fine dei conti fa giustizia. E la cassa di risonanza mediatica che dimentica o non sempre approfondisce quando sarebbe utile. E’ vero, Nucera sta scontando una detenzione domiciliare a Savona, nel grattacielo del porto e forse si arriverà ad un patteggiamento conclusivo. Ora c’è un nuovo verdetto della terza sezione della Corte d’Appello di Genova, che ha del clamoroso anche se non è stato un colpo di spugna, beninteso. Un’assoluzione piena dopo una condanna in primo grado a 3 anni e 2 mesi.
Ci sono tuttavia due condanne di coimputati (Meirano e Fantoni) e tre assoluzioni (oltre a Nucera, Da Rold e Torterolo). Non può però sfuggire il verdetto nei confronti di colui che era il maggiore imputato di bancarotta fraudolenta per il crack della Cesam di Millesimo. Nucera ‘assolto per non aver commesso il fatto’ dopo che lo stesso sostituto procuratore generale, Alessandro Bogliolo, ha condiviso la tesi difensiva dell’avv. Enrico Nan. I difensori degli altri accusati erano Franco Aglietto, Carlo Manti e Alida Prampolini.
Il magistrato Bogliolo che, con gli anni trascorsi alla Procura della Repubblica di Savona e di Imperia, non si trovava senz’altro alla presenza di un imputato sconosciuto. Un frillo. Risalgono già a quei tempi le prime indagini che via via mandarono in frantumi l‘impero Nucera‘, di colui che di fatto era diventato il primo o il secondo ‘palazzinaro’ della provincia di Savona, con affidamenti bancari per decine di milioni, miliardi con la lira. E proprio le prime inchieste, i primi avvisi di reato, hanno avuto ripercussioni a catena nel sistema creditizio, cordone ombelicale per i finanziamenti dell’impresa. Il ‘caso principe’ ? La mega operazione T 1 di Ceriale conclusasi in una bolla di sapone, al punto che un sindaco, Ennio Fazio, tra indagati scagionati, chiese invano alla sua giunta e alla maggioranza che lo sosteneva di avviare un’azione risarcitoria verso il ministero di Grazia e Giustizia e all’epoca procuratore capo era Francantonio Granero, mentre il collega Danilo Ceccarelli titolare del fascicolo d’indagine che chiese ed ottenne dal Gip il sequestro del complesso immobiliare della Geo Srl (marzo 2011) lasciò, volontariamete Savona.
Nell’ottobre dello scorso anno Ceccarelli, con i colleghi Filippo Spiezia e Andrea Venegoni, sono stati nominati dal ministro avv. Alfonso Bonafede, M5S, con la condivisione del plenum del Csm, Procuratore Europeo dello Stato italiano. Nella nota stampa si dava atto che “la scelta è ricaduta su di loro per la maggiore esperienza pratica in materia di sistemi giuridici nazionali, di indagini finanziarie e di cooperazione giudiziaria internazionale, rispetto agli altri concorrenti… Ceccarelli, 52 anni, è stato sostituto a Imperia (nessun cenno a Savona ndr), ha un’esperienza pluriennale in Kosovo, come International Prosecutor nella missione europea Eulex”.
Nucera che nel maggio 2018, sempre davanti alla terza sezione della Corte d’appello, si è visto ribaltare un’ altra sentenza del tribunale di Savona che l’aveva condannato a due anni per violazione della legge sui reati tributari con l’accusa di concorso in emissione di false fatture. L’ex re del mattone (era ancora rifugiato a Abu Dhabi negli Emirati Arabi e tornato in Italia il 18 marzo 2019) venne assolto perché ‘il fatto non costituisce reato’. Scagionate altre due persone a giudizio con Nucera: il responsabile della “Fiduciaire Suisse” (con sede in Ungheria), Carlo Casella, ed un suo collaboratore, Ferruccio Fassio (per loro in primo grado era arrivata una condanna rispettivamente a tre anni di reclusione ed a tre anni e otto mesi). E l’elenco delle assoluzioni e proscioglimenti non si ferma qui. Insomma della giustizia si deve aver fiducia anche se non tutti i capitoli sono esaltanti, incoraggianti. E i giudizi discordanti anche tra gli addetti ai lavori.
LA SENTENZA DEL TRIBUNALE CON L’ARTICOLO DE LA STAMPA DEL 17 DICEMBRE 2014 – L’imprenditore Andrea Nucera è stato condannato per bancarotta fraudolenta nell’ambito del processo per il crac della Cesam Srl di Millesimo. Stessa sorte è toccata alle altre quattro persone imputate nel procedimento per il fallimento della ditta che forniva materiali edili, dichiarata fallita nel 2007. I giudici del collegio del tribunale di Savona hanno inflitto, nel complesso, pene complessive superiori ai dieci anni di reclusione: Nucera (che risulta sempre essere latitante ad Abu Dhabi) è stato condannato a tre anni e due mesi; Massimo Fantoni e Fabrizio Meirano a due anni e due mesi; Fulvio Da Rold a due anni; Marcello Torterolo a quattro mesi di reclusione. Per tutti gli imputati (difesi dagli avvocati Carlo Manti, Enrico Nan, Franco Aglietto e Alida Prampolini) l’accusa era a vario titolo di bancarotta fraudolenta, mentre soltanto per Da Rold, Meirano e Torterolo veniva contestata anche la bancarotta semplice. In linea con la richiesta avanzata dal pubblico ministero Ubaldo Pelosi nella scorsa udienza, soltanto per Torterolo, in riferimento al reato più grave che gli veniva contestato è arrivata una sentenza di assoluzione. Secondo l’accusa, Nucera era coinvolto nel fallimento della Cesam perché avrebbe costituito una sua srl, la Geosam, per acquistare alcuni crediti dell’azienda di forniture che ormai si trovava in una situazione difficile. Per la Procura, i crediti ceduti da Cesam a Geosam (per un totale di centocinquantamila euro) sarebbero stati valutati meno del loro valore. Secondo la tesi difensiva, i crediti invece sarebbero stati “inesigibili” per Cesam e quindi averli ceduti a Geosam, che aveva i mezzi per riscuoterli in cambio dell’acquisto di immobili, era l’unico modo possibile per ottenere liquidità. Per conoscere le motivazioni della sentenza bisognerà attendere novanta giorni, ma alcuni dei difensori degli imprenditori condannati hanno già annunciato che faranno ricorso in Appello.