Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Auguri a Sansa! Perché non è facile battere Toti se la politica diventa professione.
Quotidiani e direttori: chi resiste e chi perde


Il blog Professione Reporter titola: Salviamo il giornalismo: le notizie, i problemi le idee.  Ferruccio Sansa candidato in Liguria. Quanti giornalisti in politica, strada che non deve prevedere il ritorno. E con Sansa scende in lizza il collega Marco Preve, origini albenganesi (papà inviato speciale a La Stampa), redattore storico a la Repubblica edizione Ligure, insieme a Liguri Tutti ( dare voce a tutti i Liguri sparsi nel mondo).

Preve fondatore del blog di successo e frustrate Trenette e Mattoni (storie di cemento in Liguria). Insieme, da autori, nel libro Il Partito del Cemento (giugno 2008) e La Colata (maggio 2010).

Ferruccio Sansa giornalista e scrittore candidato del centro sinistra diviso alle regionali del 20 e 21 settembre

Ma prima di leggere l’articolo di Roidi, utile tornare indietro a domenica 12 luglio. Repubblica a firma di don Paolo Farinella riportava un commento: ‘Elezioni, Sansa e la pseudoepigrafia (l’attribuzione di un’opera a un autore non responsabile della stesura del testo in questione). “La mia opinione  del 28 giugno scorso ha fatto arrabbiare Ferruccio Sansa mi ha accusato di falsità in un risentito messaggio, allegando il suo programma per smentirmi. Capisco che la fretta fa i gattini ciechi, ma se Ferruccio avesse letto con più attenzione e contattato i suoi sostenitori, sarebbe stato più cauto e meno scomposto, che è sempre un brutto segno….A tutti ho suggerito l’opportunità che Sansa e Massardo s’incontrassero per camminare  insieme,  altrimenti sarebbe tempo perso. ….Chi è venuto da me non è venuto da sé, ma per conto del candidato Sansa. Mi spiace che il giornalista Sansa abbia interpretato il mio pezzo in modo fondamentalista, non si sia reso conto che scuotevo il Pd, il

Il presidente della Regione Liguria Toti, giornalista, candidato del Centro destra unito

quale, sordo e cieco,  sceglie la vocazione  dell’auto- eutanasia: senza progetto, né programma e tanto meno visione, solo ‘picciole, piccolessime’ nullità tese a galleggiare per sopravvivere e sbarcare il lunario…Sono gli stessi che hanno fatto fallire nel 2015 la presa della Regione con la candidatura di Giorgio Pagano, tradito in corso d’opera….Come volevasi dimostrare, il fallimentare Toti e la destra insensata ringraziano”.

LINO ALONZO (Finale Ligure) ex big della sinistra e del sindacato, in Regione e in provincia di Savona: “Caro Ferruccio attento c’è un ponente ligure troppo dimenticato e li c’è il turismo ligure . Ti ricordo : raddoppio Finale Andora ferrovia; bretella Albenga Carcare Predosa; linea ferroviaria Savona Torino e Savona Alessandria e poi agricoltura e floricoltura. Sono interventi fondamentali per l’economia del ponente . Vogliamo parlarne !!! Ti aspettiamo”.

Alessandro Garassini a Claudio Mercandelli: “Guardi le prime mosse (di Sansa). Chiama in squadra altri giornalisti. Ma come, di che ti mancano competenze tecniche e professionali e ti avallo di tuoi omologhi. È un indice di miopia clamoroso!”

LA NOTIZIA CHE ANCORA UN GIORNALISTA TENTA DI PASSARE DALL’ALTRA PARTE…..PROVOCA AMMIRAZIONE E DISPIACERE

di Vottorio Roidi

Ancora un giornalista che tenta di passare dall’altra parte. La notizia che Ferruccio Sansa si candida nelle liste dem-5 stelle per diventare governatore della Liguria, provoca ammirazione e dispiacere.

Da una parte il gesto è da apprezzare, è nobile, di uno che si vuole cimentare nella carriera pubblica, per migliorare le sorti della propria terra e del proprio paese.

Dall’altra, scontenta chi crede che un giornalista bravo – anche alla serietà di Sansa si deve il successo del Fatto, l’unico quotidiano che sta facendo balzi in avanti in edicola – non debba mollare tutto e scavalcare il muro, tra l’altro in un‘epoca in cui c’è tanto bisogno di professionalità e di passione.

Sansa, quasi 52 anni e tre figli, ha già fatto un percorso di tutto rispetto: scuola di giornalismo di Milano, inizi al Messaggero, poi Repubblica, Il Secolo XIX, La Stampa, Il Fatto Quotidiano. Grande impegno sui temi dell’ambiente, dell’urbanistica. Carattere schivo, radicale. Ha raccontato i fatti e i misfatti del paese e della Liguria con spirito di indipendenza. “Il giornalista deve tracciare un limite invalicabile tra sé e il potere. Ho sempre cercato di coltivare la libertà e l’indipendenza dalla politica”. Lo ha scritto sul giornale che sta per lasciare.

I limiti del ruolo- Perché lo fa? “Per varcare i limiti del ruolo di giornalista e provare a vedere se, dopo aver criticato le malefatte degli altri, sappiamo davvero costruire una Liguria e un’Italia migliori”. Non sarà facile battere Giovanni Toti. Ci vuole coraggio, voglia di spendersi, di mettersi in gioco. “Sanità, sicurezza, lavoro, parchi protetti”, bisogna provare a costruire quello che chiama il ”centrosinistra del futuro”.

Quanti ci hanno provato prima di lui?! Alcuni sinceri, desiderosi sul serio di cimentarsi e di cambiare le cose. Altri un po’ meno, solo vogliosi di toccare e usare il potere. L’elenco dei giornalisti che sono entrati in politica è lunghissimo. Da Mussolini a Spadolini, da Nenni, a D’Alema, da Fini a Gasparri, da Salvini a Minzolini, da Ferrara a Marrazzo, fino a Carelli, Cerno, Casalino, Mulé, Ruotolo.

La politica ha sempre preso molti suoi attori dalle professioni, dato che in Italia una scuola politica non esiste e neppure i partiti (come in passato fecero soprattutto quello democristiano e quello comunista) addestrano i giovani all’interesse e al governo della cosa pubblica. Oggi i candidati si scelgono attraverso i social, i computer, le piattaforme Rousseau. Non serve preparazione né attitudini specifiche. La visibilità e l’onestà di un giornalista possono tornare utili. Uno come Sansa potrebbe farcela. Anche Giovanni Toti, il suo prossimo avversario, era giornalista (Mediaset), lanciato da Berlusconi nell’agone politico: nel 2014 deputato europeo, nel 2015 presidente della Liguria con i voti del centrodestra. E’ stato direttore di Studio Aperto e di Rete 4.

Catturati dai partiti – La politica va così. Un giornalista, anche di medie capacità, se ha una sua visibilità ed è conosciuto dagli elettori, è frequente che venga catturato da un partito. Può darsi che sia affascinato dalla carriera pubblica, può darsi che voglia sinceramente servire la collettività. E’ secondario. Non è neppure detto che per essere eletto gli servano tanti soldi, visto che ci sono forze politiche che lo mettono in lista e lo sostengono. Ne sono prova le decine e decine di deputati e senatori 5 Stelle, entrati in Parlamento senza arte né parte. In Italia non è così difficile. Avvocati che fanno i presidenti del Consiglio (Giuseppe Conte). Cardiologi che fanno i sindaci (Ignazio Marino). Quanti ministri dell’attuale governo avevano vera preparazione per svolgere quel ruolo?

Piero Calamandrei sostenne che la “politica non è una professione”. E anche per questo nel nostro Parlamento sono dovuti andare a casa tanti personaggi di lungo corso che forse avrebbero potuto dare altri contributi al paese. Del resto il padre della Costituente sapeva bene che occorre soprattutto un’etica, una responsabilità, uno spirito di servizio. Vale per chi prima faceva il professore universitario, l’imprenditore, l’economista, il manager.

Inutile discettare su quali uomini politici siano riusciti a centrare, almeno in minima parte, l’obiettivo che oggi si pone Ferruccio Sansa. Francesco Rutelli e Walter Veltroni sono riusciti a cambiare Roma? Se uno guarda l’Auditorium della Musica applaude, se allarga la visuale ai problemi e alla tristezza della capitale digrigna i denti. E pensa che Virginia Raggi, del tutto impreparata a fare il sindaco, non ha risolto un bel nulla, mentre i guai si aggravano.

Meno male che qualcuno vuole provarci, anche se le buone intenzioni poi non bastano per governare. Vedremo. “Prendetemi a ceffoni, se me li meriterò” ha detto Sansa prima di salutare i colleghi. Magari vince e poi riesce a sconfiggere la cementificazione della costa ligure, contro la quale molto ha scritto sui giornali dove ha lavorato.

Con un’annotazione finale, però. Molti giornalisti, dopo un periodo di servizio in politica sono tornati indietro, con in petto una forte dose di delusione (ricordo solo Sandra Bonsanti e Vittorio Emiliani). E dopo non può essere come prima. Mentre gli altri professionisti possono tornare tranquillamente al proprio mestiere, per i giornalisti non è così. Perché l’indipendenza intellettuale non è un bene facile da riprendere. Chi ci rinuncia e va a combattere sotto una bandiera, poi non può dire: eccomi qua, libero e autonomo com’ero prima, perché l’etichetta gli resta appiccicata. Nel giornalismo professionale, quello serio, conta la credibilità. Chi vi rinuncia, sia pure per una splendida idea della politica è difficile, forse impossibile, che poi la recuperi. Auguri Sansa.

COMMENTI – Tiziana Saccone (Savona): Con questa scelta Toti ha già vinto! Molti che conosco, non voteranno mai Sansa, il Pd perderà consensi… Personalmente non lo voterò certamente, attenderò eventuali candidature… Sansa padre fu già Sindaco di Genova e non ricordo una grande performance. Inoltre, non comprendo questo passaggio familiare di cariche, come se non vi fosse nessun altro da candidare…

DA PROFESSIONE REPORTER

Il Corriere della Sera, guidato da 5 anni da Luciano Fontana, resiste alla crisi.

I giornali del Gruppo Gedi di John Elkann vanno giù, proprio nel primo mese delle due nuove direzioni, Maurizio Molinari, a Repubblica e Massimo Giannini, alla Stampa. L’effetto novità non c’è stato.

E’ questa la prima lettura dei dati di vendita, elaborati da Primaonline.it, di maggio 2020, primo mese post-Coronavirus. Il confronto è con il maggio 2019 e tiene conto delle copie di carta più quelle digitali. Il Corriere perde l’1,44 per cento. Repubblica perde l’8,64 per cento, La Stampa perde quasi il doppio, 15,24 per cento. Ad aprile 2020 rispetto a aprile 2019 (mese Covid su mese non Covid) il Corriere aveva guadagnato lo 0,73 per cento, Repubblica (diretta da Verdelli) aveva perso il 3 e La Stampa (diretta da Molinari) aveva perso il 15.

Disastro Gazzetta – Il campione del mese di maggio 2020 è ancora Il Fatto Quotidiano che, rispetto al maggio 2019, fa un balzo in avanti del 46,65 per cento. Il Sole 24 ore guadagna l’1,57 per cento, mentre il Messaggero va sotto del 21,46 e la Gazzetta, con il campionato di calcio ancora fermo, perde il 65,7.

Ma se invece si confrontano i dati di maggio 2020 con quelli di aprile 2020, primo mese di timide aperture con ultimo mese del lockdown, il Corriere guadagna l’1,49, Repubblica perde il 2,43, la Stampa perde solo lo 0,39, il Messaggero guadagna il 2,44. In questo caso il primo mese di Molinari è stato in lieve arretramento e Giannini ha tenuto. Repubblica ad aprile rispetto a marzo aveva guadagnato il 3,5 per cento mentre La Stampa aveva perso il 2,9. Ancora meglio Giannini e di Molinari, quindi.

Scosse d’assestamento- I risultati di maggio per Molinari e Giannini possono significare scosse d’assestamento, visto che entrambi hanno cambiato, in breve tempo, immagine e contenuti dei rispettivi giornali. Molinari ha trattato la vicenda del prestito con garanzia pubblica alla Fca (stesso proprietario di Gedi) di 6,3 miliardi con un pezzo intitolato: “Una formula innovativa che aiuterà migliaia di imprese”, che può aver suscitato sconcerto fra i lettori liberal-socialisti del quotidiano fondato da Scalfari. Come dubbi può aver creato il tweet del nuovo direttore a proposito del nero ucciso dai poliziotti a Minneapolis: “La morte di George Floyd è una ferita profonda per gli Usa. Dei bianchi che non hanno saputo contribuire e rimarginarla, ma anche di troppi afroamericani, ‘vittime del proprio vittimismo’, come diceva Obama, incapaci di risollevarsi”. Ci sono poi le firme che hanno salutato e sono andate via, Gad Lerner, Enrico Deaglio, Pino Corrias, nessuno definibile come pilastro identitario di Repubblica. Molinari ha dato al giornale un impronta più british, più atlantica e meno legata ai sussulti dei palazzi romani. Ha introdotto le inchieste “Long form”, quattro pagine fitte di approfondimento sui temi e gli eventi del momento. La sua scommessa si misurerà su tempi più lunghi.

A Torino Giannini ha portato nuovi nomi alla ribalta, all’insegna del motto (parole sue): “Non voglio caproni in prima pagina!”. Ecco Rula Jebreal, star internazionale del giornalismo, Gianluigi Nuzzi, autore di inchieste scandalo sul Vaticano e conduttore tv, Simona Ercolani, produttrice tv, Chiara Gamberale, giovane scrittrice di best seller. “Sembra un talk show”, dicono i critici in redazione. “Da Fruttero e Lucentini a Nuzzi, già firma della ‘Verità’”, notano altri, legati alla tradizione laica e rigorosa del quotidiano Fiat, che ospitava Bobbio, Galante Garrone, Guido Ceronetti. Sicuramente l’intento di Giannini è “ringiovanire”. Vale per lui il discorso fatto per Molinari.

John Elkan (Fca e Gedi) per il momento osserva, con pazienza.


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