Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Monesi story dei 700 ettari: il testamento lascia erede Tiziana, ex vice sindaco di Briga Alta, per protesta trasferì la residenza a Pieve di Teco. Montagna in vendita per 4 milioni


Terenzio Toscano se n’era andato a 80 anni. Ha chiuso gli occhi a Pieve di Teco il 29 agosto 2017. I funerali in parrocchia, la tumulazione nel cimitero di Piaggia (Briga Alta enclave di Cuneo in provincia di Imperia). L’unico a dare la notizia era stato trucioli.it, blog montanaro che racconta spesso e volentieri la vita della Valle Arroscia e dell’Alta Val Tanaro. Terenzio ignorato dai media nonostante fosse, con il fratello Enrico, 78 anni, proprietario della più estesa tenuta silvo – pastorale – agricola della Liguria: poco più di 700 ettari nei comuni di Triora e Briga, ma soprattutto la montagna che ospita Monesi, le piste ed impianti sciistici, seggiovia, pascolo estivo di transumanza sulle Alpi Liguri. Lo scorso anno trucioli aveva dato in esclusiva notizia della messa in vendita (Vedi articolo…Finalmente ! I fratelli Toscano vendono…..) della proprietà con 7.712 lettori. E ora va in scena un altro capitolo della ‘Monesi story’, fortunatamente positivo. Terenzio, pensione da insegnante alle medie a Ortovero, scapolo, ex vice sindaco di Briga Alta, con testamento olografo ha nominato erede universale Tiziana Sabato, pure lei  con un passato da vice sindaco, personaggio forte e battagliero, conosciuto anche in Riviera per aver aperto e gestito per anni l’unico bar – negozio – tavola calda e fredda che era stato ricavato nell’edificio comunale e realizzato per ospitare la Guardia di Finanza di frontiera negli anni bellici e post bellici.

Tiziana Sabato, in una foto di archivio da Ormea con il compagno Mario, ha ereditato il 50 per cento delle proprietà dei Fratelli Terenzio ed Enrico, tra cui la montagna di Monesi, 700 ettari nei Comuni di Triora e Briga Alta; lei è stata vice sindaco ed aveva lasciato il paese, chiuso il bar – negozio per protesta contro il disinteresse del sindaco dell’epoca Mario Zentilini

Il testamento pare non sia stato ancora registrato ed ai fini fiscali c’è tempo un anno. I due fratelli Toscano risultano dunque intestatari di tutti i terreni, dell’immobile che aveva costruito il papà, soprannominato l’Americano per aver fatto fortuna, da migrante, in Perù e al suo ritorno, dopo l’ultima Grande guerra, acquistò la montagna di Monesi e su una superficie di dieci mila mq, ceduta ai fratelli Galleani (il conte Enrico, il banchiere, Ingo  che si occupava di Monesi e Roberto figli del conte Federico che fece fortuna in Sud America si narrava con navi cariche di caffè)  è sorta la ‘nuova Monesi’ con albergo, piste, pattinaggio, tre condomini. Anni di splendore e di traino per tutto l’entroterra, posti di lavoro, volano di sviluppo. Con gli anni ’80, la discesa, l’abbandono, la grande crisi e da ultimo il ‘cataclisma’ dell’alluvione e delle frane, l’evacuazione. Solo a Piaggia, dallo scorso autunno, è stata revocata l’ordinanza e il paese può essere abitato, ma la sede del Comune resta ad Ormea e quest’inverno una dozzina di residenti è rimasta dove aveva trovato ‘ospitalità’. Entro aprile dovrebbero riprendere i lavori di messa in sicurezza dell’area a rischio.

Le ultime volontà di Terenzio Toscano, dicevamo, avevano creato un clima d’attesa nei paesi della valle, nella numerosa comunità di proprietari di seconde case e di chi ha imparato ad apprezzare e vivere le straordinarie caratteristiche ambientali di quelle località. C’è chi ipotizzava che avesse lasciato erede il fratello Enrico che vive in un alloggio di Alassio in via Diaz e apprezza i viaggi turistici in Thailandia. Lui che aveva conosciuto e vissuto in Perù dove il padre era proprietario di vasti appezzamenti, immobili, aziende agricole, confiscate dal governo negli anni sessanta.

Ora è ufficiale ed è finita la suspense, le ipotesi, persino pettegolezzi: Terenzio ha lasciato ogni sua proprietà e comproprietà col fratello a Tiziana Sabato, cinquantenne ben portati, madre e nonna, da sempre in buoni rapporti. Nel manifesto funebre compariva al secondo posto (dopo Enrico), quindi la figlia di lei Monia, mamma di Noemi, il marito Marco e Mario compagno di Tiziana dopo essere rimasta vedova, giovanissima. Si era sposata con Arturo Grasso, il papà di Montegrosso Pian Latte, la mamma di Upega. Arturo lavorava negli impianti di Monesi, una morte improvvisa, conseguente ad una depressione che aveva tenuto per se. Un fratello, Riccardo, pensionato, è stato messo comunale a Briga Alta,  addetto alla provinciale da Ponti di Nava a Upega nel periodo di Mario Zentilini sindaco.

La casa di Piaggia dove ha vissuto Terenzio Toscano e tra i beni testamentari lasciati in eredità

E’ stato in quel periodo che Tiziana Sabato fu protagonista di una platea protesta, stanca di subire il disinteresse del sindaco nei confronti della sua attività di esercente e delle esigenze di resistere tutto l’anno in una paese che si animava solo d’estate. Una ‘guardiana’ e benemerita a presidiare un territorio di alta montagna e, a suo dire, continuava a ricevere, come ricompensa, ‘pesci in faccia’. Fu allora che trucioli titolava: Briga Alta, allarme ‘serpenti’. La vice sindaco si dimette e va ad abitare a Pieve di Teco, trasferendo pure la residenza. Si aggiunga che Tiziana, donna intraprendente, risoluta, piacente, fino all’ultimo aveva pure cercato di ‘vendere’ ad un prezzo di realizzo l’attrezzatura del bar, poteva interessare al Comune in collaborazione della Pro Loco molto attiva. Niente da fare, alle sue ripetute proposte, il silenzio.

Oggi Tiziana si prende una rivincita umana, morale ed economica, come comproprietaria della più estesa proprietà della Liguria e basso Piemonte. Al secondo posto c’è quella di Andora (famiglia Isnardi di Imperia), poi la tenuta di Marinella (La Spezia), quindi quella della famiglia Anfossi a Bastia d’Albenga, divisa tra due fratelli e sorelle dopo la morte del capostipite, un gran signore, una splendida figura che fu sindaco di Albenga.

Ovvio chiedersi cosa ne farà di tanto ben di Dio la famiglia Sabato – Grasso (madre e figlia). Un’altra certezza. Quando Terenzio era  in vita avevamo pubblicato, con uno scoop giornalistico, che la proprietà Toscano di Monesi (si estende nei Comuni di Triora e Briga Alta) era in vendita. Si parlava di 6 milioni di euro, forse eccessivi. Cifra che ora sarebbe contenuta in 4 milioni di euro. E’ un affare ? Chi conosce quella realtà, le potenzialità, le caratteristiche uniche sulle Alpi del Mare, dovrebbe concludere che si, si tratta di una cifra equa. Sempre che, è bene ricordarlo, il fronte della politica e di chi la rappresenta non si metta di traverso come è accaduto con i Toscano. Forse non tutti conoscono i retroscena, carta canta. I due fratelli si sono sempre battuti perché quella terra non finisse nelle mire della speculazione immobiliare. Erano già rimasti scottati con i Galleani, per via dei 5 mila mq, poi ampliati e sui quali sono nati pure due ‘orribili’ mini grattacielo che andavano a ruba degli investitori della Riviera, in un contesto, all’epoca, in cui c’erano servizi, locali e zone di svago, persino la pista di pattinaggio sul ghiaccio,  discoteca, self service.  E sarebbe andata peggio se non fosse intervenuta, pur in minima misura, la famiglia Porro di Nava, che ha comprato e realizzato, dove c’era la partenza della seggiovia, un piccolo albergo – ristorante- bar e  che ospitava un negozio di alimentari, dopo che era mancato il valoroso Guido Lanteri, sindaco di Briga Alta, titolare del bar e del negozio di commestibili con la moglie e che in precedenza aveva gestito egregiamente, e con successo, l’albergo Redentore dei Galleani, oggi in abbandono. Proprietà che ha acquistato una società della famiglia Cozzi – Parodi di Imperia, ma i progetti si sono arenati di fronte ai vincoli della Regione Liguria e alle difficoltà economiche nell’ambito del loro impero imperiese.

Forse sarebbe un miracolo se le due Regioni (Liguria e Piemonte), le due province, le Fondazione bancarie, i Comuni più interessati, dessero vita ad una Fondazione per l’acquisto ed il rilancio della proprietà Toscano e di Monesi, sull’esempio di quanto accade in Val d’Aosta, ma non solo. E’ vero che in Italia quando ci sono di mezzi politici ed enti pubblici non si conclude quasi mai nulla, si va alle calende greche, si creano carrozzoni. Oggi i 700 ettari fruttano 24 mila euro l’anno dalla Provincia (impianti di risalita) che però dopo gli anni delle vacche grasse con il record ligure quanto a numero di dirigenti, non ha più soldi. E’ in bolletta continua. Provincia che, tra l’altro, dalla stipula del contratto, non ha versato l’adeguamento Istat per 13- 14 mila euro. Poi gli ‘affitti’ stagionali che versano i pastori (3 o 4) per i pascoli e le stalle in alta quota.

Dietro l’angolo c’è la tassa di successione pari al 3 % quando si trascrive il testamento (da versare contestualmente),  8% quando si trascrive  la nuova proprietà, va da se per la quota del 50 % di proprietà di Tiziana Sabato. L’ammontare fiscale dipende poi dal valore presunto: a catasto comunale e sul piano regolatore sono aree agricole, pascolo, dunque c’è il  valore domenicale. E le aliquote sono fissate in base alla stima immobiliare che comprende  i terreni.

Enrico Toscano, 78 anni, vive ad Alassio ed è comproprietario dei 700 ettari di Monesi

Se si riesce a vendere finchè Enrico Toscano è in vita si potrebbe immaginare  un percorso meno accidentato, tutto si complicherebbe sulla sorte futura del 50 % delle proprietà. Che oltre Briga Alta e Triora, si trovano a Mendatica. L’appartamento di Alassio è di Enrico che, va detto, aveva avuto momenti di attrito col fratello, come spesso succede quando ci si deve confrontare su problematiche e le visioni possono essere diverse. A quanto si sa, Tiziana Sabato ha subito voluto instaurare un rapporto di lealtà e collaborativo nella sua veste di erede unica. Ha voluto aprire il testamento in presenza di Enrico, insieme hanno convenuto sulle prime iniziative e sulla scelta di vendere Monesi. E’ Tiziana che ora si occupa dei contratti con i pastori e della buona conduzione delle proprietà Toscano. Da lassù, si suole dire, Terenzio sarà sereno, lui che era nato a Diano Marina  il 19 ottobre 1936, si era laureato, aveva coronato il sogno di insegnante, e dopo la pensione si era dedicato anime e corpo alle proprietà di Monesi, abitando estate ed inverno nella casa paterna di Piaggia, seguendo gli impianti skilift nella stagione dello scii con il fratello. Enrico che, a sua volta, non aveva neppure disdegnato di fare il pastore accudendo le mucche che gli venivano affidate. Con il fratello era stato eletto nel consiglio comunale del paese, il meno abitato, con 31 residenti, del Piemonte, ma anche della Liguria. Piccola capitale della gloriosa terra brigasca dove Terenzio fu eletto nel parlamentino locale

L’ing. Gino Ferraris, di Ormea, ex funzionario della Comunità Montana, sul lungomare di Alassio mentre conversa con conoscenti e l’amico Enrico Toscano

per la prima volta nel ’73 e come rappresentante per Briga Alta nella Comunità Montana di Ceva, quindi rieletto, anche nel ruolo di assessore, in quel Comune che aveva visto il papà sindaco negli anni ’50. Allora c’era una comunità numerosa ed operosa, a Piaggia come a Monesi (le due Monesi),  arrivarono i ‘turisti’ della seconde case, quelle case di pastori ed agricoltori, in calce e pietra grezza,  trasformate e modellate in gran parte con buon gusto. L’alluvione del novembre 2016 ha dato il colpo di grazia.

Purtroppo, al di là degli annunci, degli stanziamenti regionali, dell’attesa per il ripristino della viabilità verso Monesi, le frazioni di Mendatica e Piaggia (Briga Alta), oggi raggiungibili solo da Upega; abbiamo assistito ad una campagna elettorale che, almeno per quanto abbiamo ascoltato e letto, nel ponente, in Liguria, non si è mai pronunciato il nome Monesi e i giornalisti esperti in passerelle ed interviste non hanno ritenuto almeno una volta di chiedere ai candidati al Parlamento se concordano nella ‘priorità Monesi’, se riusciranno a far ottenere quello stato di ‘calamità naturale‘ che, a due anni dal disastro, è sempre in agenda. La crisi di Monesi che non conosce la rivolta operaia, le proteste plateali, i blocchi stradali ai quali hanno già provveduto le frane. Almeno gli sia riservata l’attenzione e la visibilità che merita nel contesto ligure e cuneese. Purtroppo i ‘combattenti’ sono rimasti ormai in pochi, mentre i giullari preferiscono dedicarsi al brontolio.

Luciano Corrado


L.Corrado

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