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Lettera aperta/ Perché anche Giuseppe Conte si indigna dei nostri politici


Lettera aperta, Anche Giuseppe Conte si indigna dei nostri politici.

 di Gianfranco Barcella

Giuseppe Conte è uno scrittore, poeta, librettista, drammaturgo, traduttore e critico letterario italiano. E’ nato a Porto Maurizi0 77 anni fa.

Dalla pattumiera mediatica del nulla dovrebbe venir riciclata una idea primaria per salvare il nostro povero Paese: liberiamolo dalla logica del potere partitocratico che si occupa prima di tutto di se stesso e non del bene pubblico.

Da quanto tempo si parla di politica della gestione del territorio: i fondi ci sono e non vengono spesi, e neppure si compiono le opere più elementari di pulitura e bonifica del torrenti e dei fiumi! La politica di tutela dell’ambiente evidentemente non paga per i politici.

Scrive poi Giuseppe Conte in un post su facebook:”Dove sono gli incompetenti, i corrotti, le canaglie, i maledetti che hanno ridotto così la sanità pubblica? Dalla mia povera Sanremo, mi giunge notizia che sono rimasti senza medico di famiglia, tre mila abitanti. Vengano fuori e paghino per le loro malefatte”.

E’ il popolo sovrano che deve sfrattarli dalla reggia del potere, mi permetto di aggiungere io. E che dire del ponte Morandi? Si sapeva del pericolo di crollo e non s’è fatto nulla! Citiamo Manzoni un altro poeta tanto celebrato in questi giorni: “Esiste il buon senso ma viene soffocato dal senso comune”.

La Costituzione va riformata riducendo il più possibile gli apparati politico-amministrativi, orientati al senso comune: la fine delle Province però è stata una pia illusione e l’abolizione delle Regioni resterà una pura utopia. Risparmieremmo però su molte malefatte e non solo, se riuscissimo ad attuare queste riforme! Socrate sosteneva che dai potenti vengono gli uomini più malvagi.

Forse  ci vorrebbero  più operai in Parlamento per avere un paese migliore. Spero molto che questi miei intenti non restino <un solitario tormento> come scriveva Alda Merini, per il bene del mio amato Paese. Mi auguro almeno che il popolo sovrano, sempre più sfiduciato e deluso, non si disamori sempre più delle urne!.


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G.F. Barcella

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