Il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, ha annunciato che il rigassificatore attualmente in funzione a Piombino sarà spostato al largo della costa dei comuni di Vado Ligure, Quiliano e Savona.
di Franco Astengo
Sarà offshore, cioè installato a quattro chilometri di distanza dalla costa, e collegato alla rete di distribuzione del gas con una condotta. Secondo le previsioni, potrà continuare a trattare circa 5 miliardi di metri cubi di gas all’anno, più o meno il 7 per cento del fabbisogno nazionale.
Una questione complessa che qui si cercherà di analizzare anche attraverso elementi di conoscenza ma che prima di tutto va affrontata sul piano politico:
1) Il trasferimento dell’impianto avviene al di fuori da un qualsiasi discorso di programmazione economica e industriale riguardante l’area e sembra corrispondere soltanto a esigenze immediate, anche di propaganda, da parte della Presidenza della Regione;
2) Per la seconda volta in pochi mesi la zona della rada di Savona – Vado viene indicata come sede di “scarico” quasi di “pedina di scambio” per situazioni di complicata gestione ambientale e industriale: è già accaduta con la vicenda dei “cassonetti” per la diga di Genova che avrebbero dovuto essere costruiti a Prà e poi spostati al solo scopo di contenere la protesta di quel territorio. Pedina di scambio sulla base di iniziative a bassissima intensità di know-how e sicuramente non adeguate alla perdita della SANAC, sia dal punto di vista occupazionale sia della qualità del rapporto esistente con il ciclo siderurgico;
3) Come già evidenziato nel frangente dell’indicazione sulla sistemazione dei migranti la politica dell’amministrazione provinciale di Savona appare del tutto succube alle esigenze elettorali della presidenza e della maggioranza regionale. Questo dato deve essere indicato con chiarezza fuori da ogni remora tattica;
4) Invece di trattare di compensazioni (se si parla di compensazioni è naturale pensare che si cerchi di riparare a danni) serve mettere in piedi subito una politica comprensoriale che riguardi anche la Val Bormida imperniata sul recupero delle aree industriali dismesse al fine di promuovere una ricollocazione di attività ad alto tasso di tecnologia per promuovere attività produttive ad alto tasso di occupazione (come non è avvenuto nel caso dell’area industriale di crisi complessa dove servirebbe un rendiconto preciso del rapporto costi/benefici e dello stato complessivo dell’arte).
Rigassificatore: di che cosa si tratta. I rigassificatori trattano gas naturale liquefatto (in sigla GNL o LNG) trasportato via nave: una volta arrivato negli impianti di rigassificazione, il GNL è ritrasformato in gas e successivamente immesso nei gasdotti del territorio, da cui arriva a centrali termoelettriche a gas, aziende e case.
La nave rigassificatrice Golar Tundra che dovrebbe essere spostata da Piombino a Vado Ligure è stata acquistata da Snam per 330 milioni di euro. Lunga 293 metri e larga 47, è una Fsru (Floating Storage and Regasification Unit), utilizzabile sia come metaniera adibita al trasporto di gas liquefatto sia come impianto di rigassificazione da collocare in un porto per la sua trasformazione Ha una capacità di stoccaggio di 170mila metri cubi di Gnl. La sua capacità di rigassificazione viene invece stimata intorno ai cinque miliardi di metri cubi all’anno, cifra che corrisponde a circa il 6,5% del fabbisogno nazionale di gas.
La rigassificazione è un processo che permette di riscaldare il Gnl fino al punto in cui ritorna allo stato gassoso e può quindi essere utilizzato per i consumi. Il Gnl trasportato dalle navi metaniere, arrivato all’impianto di rigassificazione, viene stoccato alla temperatura di -162°C in appositi serbatoi.
Al termine della fase di riscaldamento controllato, che provoca una naturale espansione del suo volume, il gas viene trasferito dalla nave nella rete nazionale. La Golar Tundra, dotata di un sistema a ciclo aperto, utilizzerà l’acqua marina per riscaldare il gas e successivamente la riscaricherà, con l’aggiunta di 50 chilogrammi di cloro, nel mare.
La situazione italiana. Oltre a quello di Piombino i rigassificatori attualmente attivi in Italia sono tre: uno a terra a Panigaglia (La Spezia) e due in mare, a Livorno e a Porto Viro (Rovigo); quello di Livorno è una FSRU, mentre quello di Porto Viro è un’isola artificiale. Snam possiede il terminale di Panigaglia, oltre ad avere una quota del 49 per cento di OLT Offshore LNG Toscana: è la società proprietaria della FSRU di Livorno, partecipata anche da First Sentier Investors e da Golar LNG.Snam, infine, possiede il 7,3 per cento di Adriatic LNG, la società che gestisce il rigassificatore di Porto Viro: è partecipata da ExxonMobil al 71 per cento e da QatarEnergy al 22 per cento.
Le controindicazioni ambientaliste. Gli aspetti che destano maggior diffidenza sono tre:
1) Gli scarichi idrici. Avendo la necessità di raggiungere bassissime temperature l’acqua rischierebbe di raffreddarsi in maniera eccessiva. Proprio per questo i rigassificatori continuano a farla circolare e a reintrodurla nel mare aggiungendo la quantità di cloro che è servita al raffreddamento;
2) Le emissioni, considerato che le caldaie sono alimentate da gas naturale;
3) L’inquinamento acustico
Sul piano globale. Sul piano globale il metano liquefatto proveniente da varie parti del mondo, prevedendo uno smisurato traffico di navi metaniere nei nostri mari, incremento dell’inquinamento dell’aria e dell’ acqua, rischio di incidenti gravi e ulteriore dipendenza dal sistema delle fonti fossili.
Esistono inoltre Paesi fornitori, come gli Stati Uniti, che producono questo combustibile attraverso processi di estrazione estremamente inquinanti come il fracking, e nessuno ancora parla di monitoraggio delle dispersioni di gas in atmosfera: se non iniziamo a contabilizzare questi impatti negativi all’interno dell’impronta ambientale complessiva del nostro territorio, stiamo semplicemente nascondendo la polvere sotto il tappeto.
Il metano è infatti uno degli elementi maggiormente responsabili del surriscaldamento climatico, e le sue emissioni devono essere progressivamente ridotte fino ad azzerarle, non incrementate realizzando un’infinità di nuove strutture metaniere.
Franco Astengo
2/ Premesso che la pubblicazione del “memorandum Piombino” rispetto all’installazione a Vado Ligure della nave-rigassificatore non rappresenta alcun invito a stabilire una piattaforma di contrattazione e premesso ancora che è necessario stabilire un meccanismo di coinvolgimento democratico da e con le istituzioni , le organizzazioni del territorio, le cittadine e i cittadini nel pieno rispetto di itinerari di partecipazione e condivisione democratica ecco di seguito:
Il memorandum di Piombino- “Dei dieci punti del memorandum, il primo riguarda un finanziamento di almeno 145 milioni di euro per completare l’infrastruttura portuale, in base alle previsioni del Piano regolatore portuale, nonché sia per “compensare” l’occupazione della nuova banchina della darsena nord da parte della nave Golar Tundra, sia per non penalizzare le attività di itticoltura e turismo. In questo capitolo, le indicazioni prevedono 50 milioni di euro per l’adeguamento della banchina ovest, altrettanti per rigenerazione, sistemazione, messa in sicurezza e bonifica delle aree Sin demaniali marittime portuali e retroportuali, e altri 50 milioni per le banchine pubbliche Area Variante II/Pontile Acciaierie, al fine di consentire le attività logistiche portuali altrimenti compromesse dal rigassificatore.
Altro punto rilevante è la richiesta di agevolazioni per almeno il 50% sulle bollette energetiche per imprese e famiglie residenti nei Comuni compresi nell’area di crisi industriale complessa (dunque Piombino, Campiglia Marittima, San Vincenzo e Suvereto). A tale scopo, nel memorandum si ravvisa la necessità di un intervento normativo/autorizzativo per praticare delle agevolazioni in termini di ricadute territoriali derivanti dalla presenza del rigassificatore.
Fra gli altri punti del memorandum figurano la messa in sicurezza pubblica della falda nel Sin di Piombino, la rimozione e gestione dei cosiddetti cumuli ex siderurgici, 100 milioni di euro per un parco delle energie rinnovabili, il completamento dei due lotti di collegamento del porto alla SS 398, l’approvazione definitiva della proposta di Zona logistica semplificata (Zls) e contestuale riconoscimento Zes, rifinanziamento di un fondo nazionale di 30 milioni per agevolazioni ad investimenti di imprese locali e politiche attive del lavoro.”
Il tutto ancora fatto salvo il ragionamento minimale riguardante il fatto che se si apre un discorso di compensazioni è evidente che si presumano dei danni da compensre.
Analisi e proposte- Esaminiamo allora un solo punto del memorandum: quello relativo alle agevolazioni al riguardo delle bollette energetiche.
Anche in questo caso con un punto di premessa: anche Piombino si trova in una situazione di area di crisi industriale complessa (come Vado Ligure e alcuni comuni della Val Bormida e non Savona).
In linea teorica le agevolazioni per almeno 50% sulle bollette energetiche per imprese dovrebbero rappresentare un forte incentivo per attirare imprese ad alta tecnologia con vocazione di voracità energivora.
Ricordato che l’agevolazione dovrebbe eventualmente riguardare tutti i comuni del comprensorio savonese e della Val Bormida le aziende eventualmente impegnate in questo tipo di iniziative si troverebbero di fronte punti di ostacolo non rimossi:
1) l’isolamento di cui soffre il nostro comprensorio sul piano infrastrutturale: strade e ferrovie, in particolare sotto questo secondo aspetto verso il Nord-Ovest: Torino e Milano via Alessandria;
2) la disponibilità di aree attrezzate e bonificate (sempre per restare a Piombino sono emersi problemi enormi riguardanti la presenza di amianto) emerse dal processo di de-industrializzazione;
3) Le questioni di assetto idro-geologico , di difesa ambientale e dell’ambiente marino,
Ancora una volta risalta e pesa l’improvvisazione complessiva nelle scelte sempre dettate da esigenze di potere e di accordi elettorali, l’assenza di una pianificazione, la debolezza dei rapporti istituzionali correnti tra la Regione e il territorio, mancante la capacità di intermediazione dell’Ente di governo d’area vasta, come si è reso ben evidente nei giorni scorsi toccando, grazie all’iniziativa della CGIL, il tema della sanità pubblica che in questa sede non si affronta per ragioni di pura economia del discorso.
(Franco Astengo)
DA IL SECOLO XIX E LA STAMPA DEL 20 LUGLIO 2023