Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Finale Ligure la storia e rivolta dei mille
Non toccateci il maresciallo Baghino
Lotta dura a saccopelisti e vu cumprà


Un consigliere regionale di Democrazia Proletaria, Giacchetta, si era presentato a Finale Ligure con la chincaglieria  tipica di marocchini iniziando a venderla. Il deputato europeo di Dp Eugenio Melandri, fervente religioso, aveva scelto Finale come città simbolo dell’emarginazione degli extracomunitari. Entrambi denunciati dal comandante la stazione dei carabinieri Erminio Baghino, allora  38 enne. Lui era contestato per aver trasformato la cittadina in zona off-limits per giovani squattrinati che scendevano dal treno alla stazione ferroviaria, ma anche chi dormiva sulla spiaggia o nei giardini perchè non poteva permettersi di pagare l’albergo.

In consiglio comunale il suo lavoro di prevenzione e repressione, con un calo significativo di furti, è stato più volte ritenuto positivo. Non solo per esprimere solidarietà al paventato trasferimento (ufficialmente per motivi di servizio), si organizzò anche una mobilitazione popolare con raccolta firme, oltre mille. Nello stesso giorno che Il Secolo XIX,  sempre in cronaca nazionale, dava notizia della “rivolta dei mille per contrastare il trasferimento del suo sceriffo comandante”, con un articolo di Antonella Granero, appariva una curiosa fotonotizia sempre della cittadina.  L’assegnazione del ‘Premio Attila‘ al sindaco Piero Cassullo, democristiano. “Una cava di ghiaia che sperona la roccia all’altezza della Caprazoppa, un Comune che secondo i Verdi finalesi non si è battuto con sufficiente determinazione per impedire la deturpazione dell’ambiente naturale.  Con queste motivazioni veniva consegnato il premio ai titolare  dell’impresa Ghigliazza e all’allora sindaco in giunta con il Pci, Pli e Pri. Era l’edizione  del Capodanno 1992. Il sindaco, secondo i Verdi, si sarebbe distinto per eccessiva tolleranza.

L’usa del premio è finita in archivio e non più riproposto. Attila tornò in scena ai primi di novembre del 2014 quando la consigliera Simona Simonetti paragonò il vice sindaco Oberto al rè degli Unni. Accade il giorno dopo il taglio dei tre alberi davanti alla stazione di Finale Ligure. Riferendosi quindi al celebre detto secondo cui dove passava il re degli Unni non cresceva più l’erba, la Simonetti sulla sua pagina Facebook scriveva come didascalia alla foto di ciò che restava di una delle piante monumentali: “Attila Operto è passato di qui”. Poche parole per riassumere il disappunto per la scelta già mostrato nei giorni scorsi quando il consigliere di minoranza aveva chiesto al vicesindaco e alla giunta finalese di fare dietrofront.

QUELLA RIVOLTA PRO MARESCIALLO

E IL PREMIO ATTILA AL SINDACO CASSULLO


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