Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Liguria e Piemonte. Tra stands di ‘Viticoltura eroica e vini di montagna’. L’esempio innovativo dell’Azienda Agricola Fontanacota di Pornassio


Venerdì 16 giugno 2023 Torino ha richiamato l’attenzione sui vini eroici, grazie a “Intowinefair 2023”, l’evento organizzato dagli allievi del percorso ITS Wine Marketing Manager, della Fondazione Agroalimentare per il Piemonte.

di Ezio Marinoni

Dalle 10 alle 20, la Fondazione ha aperto le sue porte al pubblico, per far conoscere trenta aziende di Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria il cui prodotto è frutto di un lavoro duro e faticoso su terreni difficili da “domare”. Il risultato sono vini in cui la passione è alla base della qualità finale.

La giornata si è sviluppata tra degustazioni negli stands e focus in cui gli studenti hanno raccontato segreti e curiosità del mondo del vino, apprese nel corso della loro esperienza scolastica.

L’evento è stato ospitato nella sede della Fondazione ITS Agroalimentare per il Piemonte (cortile interno di via Maria Ausiliatrice 36, Torino), organizzatore insieme con Cnos – Fap Torino Valdocco.

La studentessa Cecilia Bocchio ha accompagnato la mia visita alla manifestazione, con una testimonianza diretta sull’insegnamento ricevuto. La frequenza all’ITS Agroalimentare è prevista dopo il conseguimento di un diploma di scuola superiore; ad un primo anno di studio teorico, segue un secondo anno che comprende uno stage di 680 ore presso una azienda del settore di riferimento, con possibilità di avviamento al lavoro, dopo aver ottenuto una laurea di V Livello.

Ogni espositore si è avvalso della presenza di almeno uno studente del corso per raccontare insieme l’esperienza di lavoro e produzione.

L’Azienda Agricola Fontanacota ha la sua cantina a Ponti di Pornassio (IM), con due tenute agricole in Val Prino e in Alta Valle Arroscia. Nelle vigne si adottano pratiche di agricoltura sostenibile, sovescio stagionale, riduzione dei fitofarmaci e principi di lotta integrata, per arrivare a un prodotto in linea con il rispetto della natura. In Valle Arroscia si produce l’Ormeasco di Pornassio, a 550 metri sul livello del mare, su terreni calcarei.

L’Ormeasco è un vitigno a bacca nera, tipico della Liguria di Ponente, della stessa famiglia del Dolcetto, con origini incerte: secondo qualche studioso, l’Ormeasco sarebbe addirittura il padre del Dolcetto, secondo altri è il contrario. Il suo nome rimanda al comune di Ormea, in provincia di Cuneo, al confine con la Liguria. Anche sul motivo del suo radicamento territoriale vi sono due ipotesi: potrebbe essere stato introdotto per la prima volta dai Saraceni, per poi diffondersi nella Liguria di Ponente, oppure dalla comunità benedettina di Ormea. I Marchesi di Clavesana, Signori di Pornassio, hanno avuto un ruolo chiave nella sua diffusione in terra ligure: con un editto del 1303, i Marchesi impongono la coltivazione dell’Ormeasco in tutto il territorio imperiese sotto la loro giurisdizione e stabiliscono regole precise, come la data della vendemmia e della vinificazione, con pene severe per i trasgressori. Nel corso del tempo l’Ormeasco è diventato un vitigno simbolo.

Fra i banchi dell’esposizione, tre aziende della provincia di Cuneo abbinano prodotti innovativi e caratteristiche eroiche.

Le Marie di Barge (CN) coltivano a vite 12 ettari di superficie, su un terreno sceso a valle da movimenti franosi della montagna, che hanno mantenuto la loro tipicità di alta quota. Le loro viti hanno ben cento anni, hanno resistito a tutte le malattie ed epidemie che si sono verificate in questo tempo. La frazione Assarti, dove si trova l’azienda, porta un nome antico: un documento del 27 agosto 1203 testimonia il pregio e la fama che già allora godevano i vini prodotti sulle terre chiamate di Eyssart.

Di recente, il sentiero escursionistico dell’Autagna, una vecchia mulattiera militare poco conosciuta, è stato risistemato dai volontari del CAI Val Pellice per essere fruito dagli amanti della montagna. Da Bobbio Pellice, dalle poche case di Eyssart inizia il percorso che, fra pendenze moderate e alcuni brevi strappi, conduce al Rifugio Jervis e alla Conca del Prà.

ZAFZAF di Cartignano (CN). Come in una favola, in un piccolo comune nella provincia di Cuneo, Cartignano, con meno di 200 abitanti, nel 2019 nasce l’azienda ZAF ZAF, per la produzione e valorizzazione dello zafferano. Sebastiano Einaudi e Paola Olivero, ne sono i giovanissimi fondatori (quando hanno creato l’azienda, lei frequentava ancora le superiori), con l’obiettivo di fornire un prodotto che fa bene alle persone e all’ambiente. Creatori di innovazione, portano allo sviluppo di nuove metodologie di coltivazione, grazie al quale riescono ad apportare benefici all’ecosistema che circonda le loro coltivazioni. Tutto è nato dall’idea di rimanere sul loro territorio di origine: privi di terra, in quanto i genitori non erano contadini, hanno affittato 1.000 mq di terreno su cui impiantare il loro zafferano. Dalla materia prima producono sono petali, cioccolato e biscotti aromatizzati, liquore di zafferano.

Il “drôné” di Mauro Vini, a Dronero (CN). Il Nebbiolo a Dronero? Parente della Chatus francese? Lo produce questa azienda, con il nome di “drôné”, un antico vitigno della Val Maira. A Dronero si hanno notizie certe di questa coltivazione già dal XIV secolo. Tra i documenti più antichi vi è un testamento del 1399, conservato nell’archivio della Chiesa della Confraternita di Dronero, che lega alla Confraternita un vigneto posto tra Villar S. Costanzo e Dronero, ma già nel 1268 è menzionato un vino “Nebiolius”. Gli statuti comunali di Dronero del 1746 hanno alcuni capitoli dedicati alla coltivazione della vite e la produzione del vino, per disciplinarne la coltivazione, la produzione e la vendita. Nella “collatio 7” è fatto divieto di introdurre in Dronero e nel suo territorio vino ed uva da vino provenienti da fuori i confini comunali e gli abitanti della Val Maira dovevano acquistare il vino in Dronero. Per salvaguardare questo patrimonio vinicolo locale, la Mauro Vini si dedica da oltre trent’anni alla coltivazione e al recupero del Nebbiolo di Dronero e di altri vitigni autoctoni, tipici della Val Maira: Montanera, Uva d’Antom e Neiretta. Molti vigneti hanno quasi cento anni, come quelli di Barge, non toccati dalla fillossera novecentesca, e non sono innestate su “piede americano”, come avviene invece per la gran parte delle vigne piemontesi attuali.

Non si può che incoraggiare, per il futuro, il ripetersi di questa manifestazione, che lega studenti e lavoro fra teoria e pratica, passato e presente della terra, tradizione e innovazione affidati agli studi e alla sensibilità dei più giovani.

Il coraggio di rimanere sulla terra, in un mondo sempre più complesso e globalizzato, serve a non far dimenticare le nostre radici: nel caso dell’uva, esse devono affondare nel profondo per essere salde.

Una poesia, poco conosciuta, di Cesare Pavese, “La notte”, ci riporta al clima della terra, vera e sognata, fra poesia e realtà:

Ma la notte ventosa, la limpida notte

che il ricordo sfiorava soltanto, è remota,

è un ricordo. Perduta una calma stupita

fatta anch’essa di foglie e di nulla. Non resta,

di quel tempo di là dai ricordi, che un vago

ricordare.

Talvolta ritorna nel giorno

nell’immobile luce del giorno d’estate,

quel remoto stupore.

Per la vuota finestra

il bambino guardava la notte sui colli

freschi e neri, e stupiva di trovarli ammassati:

vaga e limpida immobilità. Fra le foglie

che stormivano al buio, apparivano i colli

dove tutte le cose del giorno, le coste

e le piante e le vigne, eran nitide e morte.

e la vita era un’altra, di vento, di cielo,

e di foglie e di nulla.

Talvolta ritorna

nell’immobile calma del giorno il ricordo

di quel vivere assorto, nella luce stupita.

Ezio Marinoni


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