Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Non sono ‘cime’ ma solo mangiatori di ‘cima alla genovese’. Spesso saccenti opportunisti, imbonitori, ingannatori


Non sono “cime” ma solo mangiatori di “cima (alla genovese)”.

 

di Antonio Rossello, immagine di Igor Belansky, riflessione di Matteo Molino

Convinti come sono di aver facile presa sui tapini, che si dimenano con fatica nelle vicende quotidiane, ecco come si presentano coloro che talora si sarebbero come i geni della lampada, quindi vere e proprie “cime” in un dato campo, guru capaci di risolvere problemi, esaudire desideri… Più che altro si tratta in realtà solo di opportunisti, imbonitori o, peggio ancora, ingannatori. Dunque, metaforicamente, più che “cime” sono soltanto “mangiatori di cima (alla genovese”). Vediamo perché…
Sono vicini a noi come piattole. Sono ovunque, più diffusi di quanto sembri, e riassumono in sé la saccenteria caratteristica di chi ostenta una sapienza superiore a quella realmente posseduta; di chi esibisce in modo presuntuoso, narcisistico e pedante le proprie cognizioni e esperienze. …
Con questi esemplari del genere umano si apre un mondo di affermazioni, tutte da verificare, dove spesso la coerenza è soltanto verbale, dove assolutamente latita quella coerenza tra pensiero ed azione che fa sì che la dedizione ad un sapere e la vita siano così strettamente congiunti che l’una non si può davvero comprendere senza l’altra.
Nella sua immagine, Igor Belansky coglie il fatto che, di norma, si tratta di personaggi socievoli, di soggetti sempre disponibili dove c’è da magnare ed apparire, quindi, metaforicamente, se non “cime”, mangiatori di “cima (alla genovese)”. Quest’ultima è la tipica ricetta ligure, molto conosciuta ed apprezzata, a base di carne di vitello e verdure, che, viste le proprie origini, il nostro illustratore elegge ad emblema della succulenza.
Altrettanto originale, siccome pure molti di noi possono essere preda di simili vizi, è il ritratto che ne fa il giovane e talentuoso scrittore Matteo Molino:Il divario tra la teoria e la pratica. Tra il pensiero e l’azione. Tra lo slancio attivo e la riflessione. Un divario che si mostra oggi in tutta la sua drammaticità. E che spinge molti a credere che sia meglio riempirsi la bocca di parole piuttosto che agire, chi non agisce non sbaglia. Mentre chi parla bene può toccare il cuore delle masse. Il mangiatore di cima (alla genovese) si nasconde dentro Ciascuno di noi, e la bramosia e la paura che covano nell’animo di tutti aspettano solo di spingerlo fuori.
Non serve nasconderlo, non serve fingere. Possiamo solo tendere verso gli altri, mendicare presso di loro una risposta. Una risposta che da soli non siamo in grado di fornire, ma che tutti insieme componiamo, come un grande puzzle. Domandare, domandare dunque, più che arroccarsi dietro la presunzione di sapere, o illudersi che tutto andrà bene anche se non sappiamo, che l’ignoranza sia sempre beata. E agire! Darci una mano gli uni gli altri a tendere verso la verità: questo è agire! E a chi ancora esita, a chi dubita della propria capacità di compiere cose concrete, farebbe bene ricordare le parole di Marco Aurelio: non chiederti in continuazione come debba essere un uomo giusto; agisci e lo capirai!”
Tuttavia, questi ‘affabulatori‘ dalla personalità affascinante, con il passare del tempo, cominciano a risultare alquanto fastidiosi: parlano molto e quasi sempre di se stessi, raccontando sempre le stesse storie. E, stranamente, quasi nessuno glielo impedisce, almeno sulle prime…
Si sentono però lo stesso autorizzati a continuare ancora a dire la loro su qualsiasi argomento, anche se non ne sanno nulla. Per giunta, non raramente, anche a fare promesse che non valgono più di un centesimo…
Diventa così evidente che in essi non vi sia la sentita tensione alla coerenza tra dire e fare, e pertanto ad un reale dialogo di verità con se stessi e con gli altri; la loro proclamata “conoscenza” appare presto vuota e poco credibile, arida e retorica, priva di sostanza e di reale spessore.
Non ci vuole molto, in effetti, dopo aver trattato con persone del genere, ad avere la sensazione di aver perso il proprio tempo. Alla fine, non si tratta di vere e proprie relazioni, piuttosto di un lungo monologo nel quale chi ascolta fa da “cavia”. Per questo motivo, se ci si imbatte per disgrazia in una persona del genere, si cercherà qualunque scusa pur di non lasciare spazio a chiacchiere inutili.

 


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A. Rossello

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