Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Quei camposanti costruiti su falesie. Le 45 grotte del Finalese. La galleria San Giacomo (6,5 km) ha tranciato condotte idriche carsiche e di cui non si parla


Camogli. “Il crollo provocato dall’erosione della falesia sotto l’area cimiteriale, aggravata dalle violente mareggiate che hanno colpito la Liguria negli ultimi anni. La zona era sotto osservazione da tempo ed erano in corso lavori per il consolidamento della falesia rocciosa sotto al cimitero”. E le conseguenze idriche dopo la realizzazione della galleria ferroviaria di San Giacomo (attraversa l’Altipiano delle Manie per una lunghezza di circa 6,5 km) venne modificato pesantemente l’acquifero, intercettando di fatto i deflussi sotterranei (attualmente la galleria ferroviaria drena dalle dolomie triassiche sottostanti le Manie circa 30 l/s).

di Alesben B.

Ad oggi si conoscono la sorgente di San Lorenzo Vecchia, poco ad Ovest di Punta Crena e le sorgenti del Rio Lasca e del Villaggio Olandese, entrambe ad Est dell’abitato di Varigotti, nonché numerose sorgenti sottomarine localizzate lungo il litorale costiero compreso tra Capo San Donato e Capo Noli.

LA FRANA DI CAMOGLI E LE POVERE BARE FINITE IN MARE, CI RICORDA IL CENTINAIO DI FERETRI INGHIOTTITI DALLA FURIA NEL TANARO CHE HA INVASO IL VECCHIO CAMPOSANTO DI FRAZIONE TRAPPA DI GARESSIO –

“L’area era stata anche transennata perché negli ultimi giorni si erano uditi strani scricchiolii” ha dichirato ai media Tino Revello, assessore ai Lavori Pubblici del comune di Camogli. Sul luogo del crollo si sono recate squadre di sommozzatori dei vigili del fuoco, imbarcazioni della Guardia Costiera e degli stessi pompieri, oltre a un elicottero dei Vigili del Fuoco. Alcune bare sono finite in mare e sono in corso le operazioni per recuperarle e riportarle in porto a Camogli ma molte sono rimaste sugli scogli e nella terra portata via dalla frana e il loro recupero viene definito al momento complicato.

La notizia non sarebbe eccezionale se non che in cima alla falesia, qualche funzionario scriteriato vi ha costruito un cimitero. Le falesie sono un versante continuamente sottoposto all’azione del mare e costituiscono gli elementi morfologici caratteristici delle coste rocciose in erosione; sono forme naturali di distruzione i cui residui, rimossi dalle onde, forniscono poi le arenarie che si accumulano nelle spiagge.

Le falesie sono costituite da diverse parti. La base è il punto di incontro della falesia con il livello del basamento dove si accumula la sabbia; la cresta è il punto più alto dove l’alterazione è particolarmente brusca; c’è poi una superficie piana che continua nell’interno; viene chiamata faccia la superficie inclinata della falesia esposta al mare, l’inclinazione di questa arriva a valori molto alti, vicini ai 90° nelle falesie costituite da rocce più resistenti, come i calcari, e assume valori più bassi, sui 60-35° in quelle formate da rocce meno consolidate come le areniti argillose infine c’è una zona chiamata cono, dove c’è del materiale sciolto di dimensioni variabili, accumulato alla base e costituito dal deposito dei residui rocciosi.

Le Falesie sono in permanente evoluzione. Da ciò risulta l’arretramento generale del litorale, questo processo erosivo comporta una perdita di territorio continua, ad un tasso che va dai 2 mm ai 2 m l’anno. I luoghi più belli dell’Algarve sono queste zone dall’erosione irregolare di cui due esempi sono Ponta da Piedade e il golfo della Vale de Lobo; la bellezza naturale di questi litorali è però associata per i visitatori al rischio costante dell’instabilità delle falesie. L’urbanizzazione nelle zone vicine alle falesie, una pianificazione di occupazione del litorale poco attenta e l’utilizzo crescente di queste zone per varie attività spesso contribuiscono ad aumentare l’instabilità delle Falesie.

L‘evoluzione delle Falesie procede tramite movimenti della massa molto veloci. Concentrati soprattutto in inverno quando i principali agenti di erosione (movimenti delle onde e precipitazioni) assumono maggior intensità. I movimenti delle masse delle falesie sono molto vari nello spazio e nel tempo, poiché dipendono da molti fattori, come l’intensità e la frequenza dell’azione degli agenti atmosferici, la frattura ed il tipo di roccia, l’occupazione umana, la presenza di vegetazione, la presenza di sismicità ecc.

Erosione nelle Falesie sono costituite da rocce poco consolidate. Con caratteristica di avere superfici senza appoggio che favoriscono la formazione di fessure parallele alla cresta, le quali con l’azione degli agenti esterni si fanno più profonde fino ad arrivare alla rottura. Nelle zone più alte si ha un movimento della massa ed una conseguente accumulazione di residui alla base.

Nelle rocce più consolidate l’azione meccanica delle onde insieme all’effetto abrasivo dei sedimenti in sospensione forniscono il consumo della base della Falesia e la conseguente formazione delle cosiddette “zappe”. Con il tempo queste cavità diventano più profonde fino ad arrivare a rompersi, quando ciò si verifica si ha la caduta intera di un blocco che è stato scalzato. Il cono formatosi in conseguenza del movimento della massa fornisce una protezione temporanea della base, che non è così soggetta all’azione delle onde.

Vedi – Trucioli “NUMERO 20 DEL 30 GENNAIO 2020 – Noli scende la pioggia, ma che fa…- Un check up di esperti, Luigi e Michele Motta sui depositi quaternari di Capo Noli

 

L’area carsica Capo Noli-Manie-Val Ponci è la più vasta del Finalese, con più di 13 kmq di superficie. Dal punto di vista archeologico riveste una grande importanza per i numerosissimi ritrovamenti paleolitici e neolitici, rinvenuti nelle numerose cavità presenti e principalmente presso l’Arma delle Manie, l’Arma delle Fate e negli ultimi anni anche nel sito del Pian dei Ciliegi. Fin dall’inizio del Quaternario la zona, infatti, ospitò insediamenti umani che riuscirono a trovare condizioni favorevoli soprattutto per la mite situazione climatica dovuta alla posizione geografica (anche durante le glaciazioni) e per la presenza di numerosi ripari naturali.
Dal punto di vista speleologico è di notevole interesse in quanto vi si aprono importanti grotte liguri quali la Grotta Superiore della Sorgente della Priamara, la Grotta Mala, la Grotta Andrassa e l’Arma delle Fate. L’area risulta comunque di notevole interesse sia dal punto di vista speleologico che geologico e geomorfologico essendo costituita da un vasto altipiano carsico (Altopiano delle Manie) che precipita con ripide falesie dolomitiche sul mare.
L’area infine risulta estremamente importante dal punto di vista naturalistico per la grande varietà di ambienti naturali che ha permesso la conservazione di una elevata biodiversità, con abbondanza di specie animali e vegetali rare e/o esclusive e per tale motivo è compresa nel SIC “Finalese-Capo Noli”. Superficie interessata (ha)1361.

Inquadramento geografico – L’area carsica si inserisce dal punto di vista geografico nella regione del Finalese seguendone come anzidetto i caratteri ambientali, naturali, geologici e geomorfologici.

Delimitata a sud dal Mar Tirreno, è racchiusa a Ovest dal Torrente Sciusa, a Nord dalle quarziti di Ponte di Nava affioranti sul Bric Caré, a Nord-Est dalla dorsale Bric Caré-Sella di Magnone-Bric dei Monti, ad Est dai terreni impermeabili di Bric dei Crovi e dalla sponda sinistra della Valle del Rio Acquaviva (Valle di Noli), per degradare nuovamente a mare in corrispondenza di Capo Noli. Con un estensione di circa 5,4 per 4,7 km, presenta morfologie tipiche di un altipiano carsico (Altopiano delle Manie) delimitato da ripide falesie a strapiombo sul mare. La vegetazione, che ricopre gran parte degli affioramenti carbonatici, è costituita da macchia mediterranea e lecceta alternate ad aree prative e coltivi.

Visibili le macroforme superficiali con evidenti doline e uvala (Pian della Noce, Pian della Brera, Bric dei Monti, ecc…), incisioni vallive a canyon (Val Sciusa, Valle della Landrazza), nonché valli sospese e troncate (Valle del Rio Ponci). La parte sommitale dell’Altopiano delle Manie è caratterizzata da una distesa di colline cupoliformi separate da sistemi di valloni a fondo piatto (cockpit o valli a stella). Presso le testate dei cockpit sono presenti in genere doline di dissoluzione normale a fondo piatto. Tali valloni tendono ad evolversi verso monte per un lento processo di erosione regressiva. Presenti anche altre doline ad imbuto, generalmente di piccole dimensioni, impostate su zone di frattura, molto spesso obliterate artificialmente

I margini settentrionali esterni dell’altipiano carsico hanno subìto forti erosioni per lo sviluppo molto intenso dei bacini del torrente Coreallo e del torrente Noli, per cui, nelle parti più in quota dei cockpit, si sono avuti fenomeni di cattura, segnati dalla presenza di selle più o meno marcate. Caratteristici risultano inoltre i potenti accumuli di terre rosse mediterranee, prodotti insolubili residuali dei processi di dissoluzione dei litotipi carbonatici, costituiti prevalentemente da argilla e noduli di silice.
Da segnalare la presenza lungo il litorale di estesi depositi a beach rock (“ciappa” in termini dialettali) o spiagge fossili di recente formazione (Quaternario), dovuti alla precipitazione del carbonato di calcio in prossimità di sorgenti carsiche sommerse, che ha determinato la cementazione delle sabbie.

L’area è caratterizzata da una discreto grado di antropizzazione localizzato prevalentemente nel settore meridionale (Pian della Brera, nella Piana di Isasco e sul litorale di Varigotti). Ancora presenti le attività agricole (uliveti e vigneti) e pastorali, attività turistiche e ricettive (campeggi e attività sportive di outdoor), mentre risulta del tutto abbandonata l’attività estrattiva (Cava del Malpasso, Cava Inalea, Cava della Rocca degli Uccelli). Una frequentazione abbastanza rilevante è inoltre imputabile alle attività sportive di outdoor tra le quali l’arrampicata, la mountain bike e l’escursionismo.

Inquadramento geologico- Il settore Nord-occidentale dell’area è caratterizzato dall’affioramento dalla formazione denominata Pietra di Finale (Miocene, 20-5 Ma), la quale, con giacitura sub orizzontale, è costituita da una roccia carbonatica sedimentaria, di origine marina, formata prevalentemente da calcari bioclastici a cemento calcitico (per il 90% è composta da frammenti di conchiglie, gusci di echinodermi, denti di pesci e di altri resti fossili). In particolare, tale affioramento fa parte dell’unità litologica denominata “Membro di Monte Cucco”, la cui potenza sino a circa 200 metri rappresenta nel suo complesso circa il 90% degli affioramenti di tutto il calcare di Finale.
Sulla restante superficie si rilevano limitati affioramenti carbonatici della Formazione di Caprauna (Paleocene, 75-55 Ma), un calcare scistoso ed argilloso di colore giallognolo, terroso e molto erodibile e modesti affioramenti giurassici dei Calcari di Val Tanarello (affioramenti del Bric Briga e Capo Noli), discordanti rispetto alla copertura miocenica, (Giurassico superiore, 150-140 Ma), poco erodibili, ma estremamente solubili. Predominano invece gli affioramenti della formazione delle Dolomie di San Pietro ai Monti risalenti al Trias medio (225-190 Ma). Queste ultime, ricche di magnesio, di colore dal grigio al bluastro, risultano essere meno carsificabili rispetto alla copertura miocenica comportandosi di fatto da basamento impermeabile e pertanto, nonostante il potenziale carsico dell’area sia di oltre 300 m, risulta essere limitato lo sviluppo e la profondità dei reticoli ipogei ad oggi conosciuti.
La frazione insolubile delle rocce carbonatiche ha lasciato sull’altopiano i maggiori accumuli di terre rosse a prevalente componente argillosa del Finalese.

Comuni FINALE LIGURE, NOLI, VEZZI PORTIO – Bacino imbrifero SCIUSA, CROVETTO

Caratteristiche geolitologiche – Dolomie di S.Pietro ai Monti Calcare di Finale Ligure (Pietra di Finale), lembi di Calcari della Val Tanarello

Caratteristiche geomorfologiche – Altopiano carsico delimitato da falesie a strapiombo sul mare. Carso coperto. Notevoli le doline di Pian della Noce, Pian della Brera e parecchie altre, gli inghiottitoi, il torrione calcareo di Rocca di Corno, il canyon del torrente Sciusa, la Val Ponci (valle fossile). Buoni esempi di carsismo superficiale con macro e microforme. Falesie morte e fossili (antichi profili della costa)

Caratteristiche idrogeologiche – Assorbimento idrico tanto distribuito che concentrato; sorgenti sottomarine tra Capo Noli e L’inizio dell’ abitato di Varigotti. Noti gli acquiferi carsici Pian della Noce-Priamara (doline inghiottitoi, grotte e sorgenti) e Mala-andreassa-Acquaviva (inghiottitoi, perdite subalveali, grotte e sorgenti). La galleria ferroviaria S. Giacomo ha tranciato condotte idriche carsiche (vi defluiscono ca. 40 l/s di acqua).

Dal punto di vista idrogeologico è possibile suddividere l’area in due settori distinti: quello Nord-occidentale, identificabile con l’Altopiano carsico delle Manie, e quello Sud-orientale, che comprende la fascia costiera tra il litorale di Varigotti e Capo Noli. Entrambi presentano aspetti idrogeologici estremamente differenziati in quanto, se il primo possiede tutte le caratteristiche di un carso sviluppato, con circolazioni idriche sotterranee ben definite e indipendenti, il secondo presenta invece reticoli idrici sotterranei probabilmente a circolazione dispersiva.

Settore dell’Altopiano delle Manie- Il carsismo in questo settore si è sviluppato prevalentemente sul contatto tra la Pietra di Finale e le sottostanti Dolomie di San Pietro ai Monti dove il contrasto di permeabilità e soprattutto di solubilità fra i calcari miocenici e il substrato preterziario carbonatico (il quale sovente si comporta da basamento impermeabile) costituiscono un elemento speleogenetico fondamentale, governando di fatto i deflussi ipogei degli acquiferi carsici. Esempi tipici sono la Grotta dell’Andrassa e la Grotta Mala, facenti parte di un unico sistema idrologico nonché la Grotta Superiore della Sorgente della Priamara.

Con un reticolo idrografico quasi inesistente, fanno eccezione a nord le valli profondamente incise del Rio dei Ponci e i suoi affluenti che solo in caso di precipitazioni consistenti presentano ruscellamenti superficiali degni di nota. Gli studi sino ad oggi condotti dagli speleologi hanno evidenziato la presenza di alcuni e ben distinti, anche se non del tutto definiti, deflussi ipogei. Sono infatti stati individuati i seguenti sistemi carsici:

1. Sistema Andrassa – Mala – Sorgente dell’Acquaviva

2. Sistema del Pian della Noce – Sorgente Priamara

3. Sistema del Pian della Brera – Sorgente Pian dei Meli

La Sorgente dell’Acquaviva (Finale Ligure) sgorga a quota 70 m, in riva sinistra del Torrente Sciusa in località Molino Acquaviva quasi al contatto tra i calcari bioclastici e le dolomie triassiche. L’areale di assorbimento e le circolazioni idriche sono state individuate tra gli anni ’60 e i primi anni ’70, successivamente le esplorazioni speleologiche hanno fornito maggiori indicazioni sulle circolazioni ipogee consentendo l’individuazione di alcune importanti porzioni del collettore sotterraneo compreso tra la Grotta dell’Andrassa e la risorgenza che si trova quindi a drenare, mediante un traforo idrogeologico di circa 1 km, gran parte delle acque assorbite nel bacino imbrifero del Rio Ponci.

La Sorgente della Priamara sgorga poco dietro l’abitato di Verzi a quota 140 m, lungo la riva sinistra del Rio Ponci. Attualmente attiva solo in caso di forti precipitazioni, sino al 1971 garantiva una portata minima sufficiente al fabbisogno della borgata; a seguito dei lavori di realizzazione della galleria ferroviaria di San Giacomo (che attraversa l’altipiano delle Manie per una lunghezza di circa 6,5 km) venne modificato pesantemente l’acquifero, intercettando di fatto i deflussi sotterranei (attualmente la galleria ferroviaria drena dalle dolomie triassiche sottostanti le Manie circa 30 l/s). La zona di alimentazione è caratterizzata da assorbimenti di tipo concentrato, rappresentata principalmente dalla dolina idrovora di Pian della Noce, ubicata nella grande depressione carsica posta circa 1 km a Nord-Est del Bric Briga, la quale, in caso di forti precipitazioni, ospita un vasto lago temporaneo.
Il sistema di Pian della Brera-Sorgente Pian dei Meli presenta circolazioni temporanee attive solo in caso di forti precipitazioni. La sorgente risulta ubicata alla base di un solco torrentizio al lato sinistro della Grotta delle Fate, nei calcari dolomitici, poco sopra la carrozzabile sterrata che si inoltra nella Val Ponci. La zona di assorbimento è ubicata al centro dell’altopiano poco a nord del Pian della Noce. I deflussi, come confermato dai tracciamenti degli anni ’70, sono caratterizzati da rapidi tempi di corrivazione (circa 2 ore) segno che, come per il vicino sistema della Priamara, all’interno dell’acquifero i drenaggi sono governati non solo dalla fatturazione, ma molto probabilmente anche da condotti carsici maturi e ben sviluppati.

Sub-area del Capo Noli – Il carsismo in questo macro-settore si sviluppa pressoché esclusivamente nella formazione dolomitica triassica dove le morfologie sono prevalentemente di crollo, controllate principalmente dalla tettonica (grotte di Capo Noli), scarsamente carsificate e prive di circolazioni idriche di rilievo.

Totalmente assenti risultano essere gli scorrimenti idrici superficiali, fanno eccezione il Rio Lasca, il Rio Armoreo (impluvi scolanti dalle pendici sud dell’altopiano delle Manie e di Isasco) e ancor più raramente il Rio Fontana, il Rio Porto e il Rio Terra Rossa (tutti brevi e ripidi canali solcanti i versanti Sud della dorsale Bric dei Crovi-Capo Noli), i quali, solo in caso di precipitazioni eccezionali, presentano ruscellamento. La circolazione idrica sotterranea è caratterizzata da un assorbimento idrico di tipo diffuso, localizzato principalmente tra la regione di Isasco (una vasta depressione carsica con depositi di terra rossa) e le regioni di Pietra Grossa e Chianazzi poco a Nord dell’abitato di Varigotti nonché tra le regioni di Ronchetti, Piaggia delle Tane e Panen sulla Dorsale Bric dei Crovi-Capo Noli.

Scarsamente studiati gli esautori del sistema: ad oggi si conoscono la sorgente di San Lorenzo Vecchia, poco ad Ovest di Punta Crena e le sorgenti del Rio Lasca e del Villaggio Olandese entrambe ad Est dell’abitato di Varigotti, nonché numerose sorgenti sottomarine localizzate lungo il litorale costiero compreso tra Capo San Donato e Capo Noli.

Le acque meteoriche quindi raccolte sull’altopiano, sono rapidamente convogliate in profondità nel substrato pre-terziario carbonatico, lungo le preferenziali linee di deflusso, governate dalle discontinuità tettoniche locali senza un vero e proprio collettore principale.

Caratteristiche speleologiche – Tra le aree carsiche del Finalese questa è certamente la più conosciuta e studiata. Le esplorazioni speleologiche nell’area sono state condotte negli anni ’60-’70 principalmente dal Gruppo Speleologico Ligure “A. Issel” di Genova e successivamente dal 1980 ad oggi dal Gruppo Speleologico Imperiese, autore di numerosi studi idrogeologici e principale protagonista delle grandi esplorazioni alla Grotta Mala e alla Grotta Superiore della Sorgente Priamara. Attualmente sono numerosi i gruppi speleologici liguri che portano avanti gli studi e le ricerche sull’area (Gruppo Speleologico Imperiese, Gruppo Speleologico Savonese, Gruppo Grotte Borgio Verezzi, Gruppo Speleologico “A. Martel”).
Nell’area carsica sono attualmente conosciute 45 grotte per uno sviluppo totale di circa 2600 m. La maggior parte di esse si trova nel Comune di Finale Ligure, 8 in Comune di Noli, mentre solo 5 in Comune di Vezzi Portio. La cavità più alta in quota è la Grotta A Tascea ubicata a 300 m s.l.m.; la più bassa (a livello del mare) è la Grotta del Capo di Varigotti.

Copertura vegetale e uso del suolo- L’area carsica è quasi interamente compresa entro il Sito di Importanza Comunitaria Finalese-Capo Noli che per la grande varietà di ambienti e l’elevatissima biodivesità, rappresenta uno dei più importanti S.I.C. regionali (circa 28 kmq). Il processo di antropizzazione ha lasciato segni a partire dal lontano Paleolitico ed è proseguito in armonia con l’ambiente attraverso la romanità ed il medioevo fino ai giorni nostri con testimonianze archeologiche e architettoniche di grande significato.

Gli habitat più interessanti sono rappresentati da formazioni rupestri costiere ed interne, che interrompono con ripide falesie gli altipiani dominati da macchia mediterranea, boschi di leccio, pino d’Aleppo e verdi praterie ricche di orchidee. Nei fondovalle si trovano zone fresche e umide con boschi misti di carpino nero e orniello. Sulle falesie costiere si rinvengono importanti specie alofite, piante con adattamenti speciali per le forti concentrazioni saline. La varietà di ambienti ha permesso la conservazione di una elevata biodiversità, con abbondanza di specie animali e vegetali rare o esclusive.

Vulnerabilità e particolari cautele da adottare- Il grande valore naturale di quest’area implica altresì un’elevata vulnerabilità a causa della pressione antropica. I principali rischi possono derivare da: 1) iniziative di speculazione edilizia, che non prendano in considerazione le possibili ripercussioni negative su habitat e specie; 2) il passaggio ricorrente di pericolosi incendi, causa di consistenti fenomeni di regressione e impoverimento della vegetazione e delle fauna locale; 3) i rischi elevati di inquinamento degli ambienti ipogei e delle risorse idriche sotterranee.

Altre caratteristiche- Frequentazioni preistoriche (Paleolitico) alle grotte dell’Arma e delle Fate con elementi troglobi e troglosseni.

Note – L’area carsica risulta discretamente studiata per quanto riguarda il settore nord-occidentale, mentre presenta ancora molte lacune sul settore costiero. L’Altopiano delle Manie, data la sua conformazione e considerata la presenza di importanti vie di comunicazione (SP Finale-Voze-Spotorno) possiede un elevato grado di antropizzazione che deve essere tenuto in considerazione relativamente alla tutela e salvaguardia del delicato acquifero contenuto nel sottosuolo. Maggiori indagini sarebbero auspicabili relativamente all’individuazione di limiti più precisi lungo i contatti quarzitici del Bric dei Crovi così come sarebbe opportuno ricomprendere all’interno dell’area il litorale tra il Capo San Donato l’abitato di Punta Crena ove le rocce carbonatiche presentano continuità sino al livello del mare. CTR 10000:229130, 246010.

Bibliografia – Motta Michele, nato a Torino il 4.9.1965. Laureato in Scienze Geologiche in quattro anni, con 110 e lode nell’A.A.1986-1987 con una tesi su “Geomorfologia climatica e strutturale dell’altopiano carsico delle Manie e dei bacini idrografici limitrofi” con allegate “Carta geomorfologica“, Carta dell’acclività dei versanti“, “Carta della superficie delle vette“, “Carta della stabilità geomorfologica“. Nel 1988 è stato ammesso al Dottorato di Ricerca in “Mineralogia e Cristallografia” (IV ciclo), che ha frequentato per due anni occupandosi delle interazioni fra posizione geomorfologica, clima e sviluppo di fillosilicati argillosi in suoli e prodotti d’alterazione. In quest’ambito ha seguito lo stage di formazione “Techniques d’analyses et d’imageries par microscopies electroniques” organizzato dal CPMSI, Université d’Aix-Marseille 2, e il corso teorico-pratico di Microanalisi-X presso l’Istituto di Mineralogia e Petrologia di Modena, conseguendo il 7.1.1991 l’abilitazione all’uso del SEM-EDS presso il Dipartimento di Scienze della Terra di Torino.

Il dottorato è stato interrotto al termine del secondo dei tre anni previsti, per l’intervenuta nomina a ricercatore. Dal 1990 è ricercatore, e dal 1999 professore associato presso la Facoltà di Scienze MM.FF.NN. dell’Università di Torino, raggruppamento D02A, afferente al Dipartimento di Scienze della Terra (tel. 0116707111, fax 0116707155, E-mail mottal@dst.unito.it). Fa parte dal 1988 del Gruppo Geografia Fisica e Geomorfologia. E’ membro cooptato del Comitato Glaciologico Italiano, di cui è anche operatore glaciologico sin dal 1984.

E’ membro dell’Unità Operativa di Torino del Progetto Nazionale di Ricerche in Antartide, sottoprogetto Glaciologia e Paleoclima.

Luigi Motta, nato a Torino il 17/1/1964, dottore in Scienze Geologiche, Funzionario Tecnico Laureato VIII livello dal 1989, Ricercatore Confermato in Geografia Fisica e Geomorfologia dal 2002. Operatore glaciologico del Comitato Glaciologico Italiano dal 1984, Membro cooptato del Comitato Glaciologico Italiano dal 1990.

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