Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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La Cina a Vado Ligure, Singapore a Voltri
Ma sempre guai per l’industria savonese
e neanche i croceristi rialzano l’economia


La disastrata struttura industriale savonese sta subendo altri colpi.

di Franco Astengo

Bombardier Italia annuncia 21 esuberi, il voto del Parlamento sullo “scudo giudiziario” ai dirigenti mette in discussione la presenza di Arcelor Mittal in Italia e di conseguenza trema anche lo stabilimento SANAC di Vado Ligure.

Nel frattempo l’area di crisi industriale complessa gestita da Invitalia non ha prodotto nulla, non c’è piano per le bonifiche da completare su diversi siti, continuano a mancare le infrastrutture.

Un vecchio discorso che si ripete ad ogni notizia del tipo di quelle succintamente riportate.

Una storia lunga quella della deindustrializzazione nella provincia di Savona che non riassumiamo in questa sede per ragioni di economia del discorso ma che è trascorsa assieme attorno alla “questione morale”, allo scambio con la speculazione edilizia, alla dequalificazione tecnologica di punti nevralgici di quella che era stata una grande struttura industriale, a un drammatico e irrisolto rapporto tra lavoro e ambiente in situazioni che hanno fatto epoca addirittura a livello internazionale assumendo le vesti di “emblema”di questa tragica contraddizione.

Non a caso, nel corso di questi passaggi, parecchi anni fa il CENSIS descrisse la nostra zona come “area triste” e non saranno certo gli stanchi crocieristi che attraversano Savona per imbarcarsi o tornare a casa a cambiare lo stato di cose in atto.

Città e Provincia di Savona sono ormai ridotti ai minimi termini rispetto alla capacità di affrontare i grandi nodi dello sviluppo e della prospettiva per il futuro

LA CINA A VADO, SINGAPORE A VOLTRI

L’estremo oriente è sbarcato ormai da qualche tempo in Liguria.

I cinesi della COSCO sono presenti dal 2016 nel porto di Vado Ligure come partner (adesso al 49%) della danese Maersk, la Port Authority di Singapore è padrona del porto di Voltri – Pra e gestisce un transito di 1,7 milioni di container l’anno: recentemente l’autorità di Singapore (espressione di uno stato retto da una sorta di confucianesimo autoritario) ha acquisito un altro terminal container nel porto di Genova, il Sech.

Intendiamoci bene: si tratta di notizie non nuove e il problema centrale per Vado Ligure è sicuramente rappresentato dai gravi ritardi nelle opere infrastrutturali in primis il casello di Bossarino, ancora completamente da realizzare.

L’interrogativo, sotto quest’aspetto è su quanto i traffici innestati dalla nuova piattaforma, potranno impattare in modo anche significativo sulle già congestionate vie di collegamento, facendo ricadere questi effetti negativi in primis sulle aziende di autotrasporto ma poi indirettamente su tutti andando ad accrescere le preoccupazioni e i disagi già esistenti oggi.

Non era questo però il punto centrale della discussione che s’intendeva sollevare con questo intervento.

A Savona, infatti, sono in atto alcune interessanti iniziative di elaborazione e confronto programmatico e politico presumibilmente sviluppate anche in vista della scadenza elettorale amministrativa del 2021. Da diverse parti si cerca di elaborare nuovi livelli di progettualità territoriale dimostrando anche un alto livello di conoscenza e di capacità culturale.

Sotto quest’aspetto forse manca l’elaborazione di un’analisi complessivamente più compiuta di quanto avvenuto in passato sul piano del processo di deindustrializzazione e di scambio con l’uso del territorio (leggasi speculazione edilizia).

Pur proclamando da parte di tutti i protagonisti di quest’avvio di dibattito, la necessità di una visione comprensoriale (quella visione comprensoriale elaborata negli anni’60 – ’70 attraverso l’originale strumento del PRIS) è stata finora omessa una valutazione circa l’impatto territoriale e le eventuali prospettive di presenza, anche oltre la questione portuale, sul nostro territorio da parte di questa presenza cinese: si tratti o no di un terminale di quella “via della Seta” al cui riguardo il governo italiano, si è forse frettolosamente allineato salvo suscitare le rimostranze USA.

Riflettendo sulle possibilità d’interlocuzione in quest’ambito sarà il caso di dedicare a questo tema un punto specifico di riflessione.  Senza alcun timore di pericoli di colonizzazione si tratta anche di analizzare l’eventuale possibilità di ulteriori acquisizioni di diversa natura commerciale, logistico, produttivo sul nostro territorio. Ci troviamo di fronte ad una nuova fase dell’intensificazione e della velocizzazione degli scambi a livello planetario: sarebbe proprio il caso di non mostrarsi impreparati a novità di relazione che si annunciano di grande impegno economico, sociale, politico e soprattutto culturale.

Franco Astengo

 


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F.Astengo

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