Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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La montagna del ponente ligure si spopola
anche l’aquila reale ‘scende’ in Val Roya
e nidifica a 38o metri slm da primato italiano
Ecco Alpi del Mare con 4 giorni di trekking


Squillano le trombe delle feste e sagre estive, nella stagione che anima paesi e borgate alle prese con l’estinzione dei residenti (siamo a meno 70% negli ultimi 50 anni). Nessuno del resto ci racconta se i posti di lavoro per le giovani generazioni crescono o diminuisco in proporzione all’enfasi degli annunci mediatici che servono anche a far cassa per tenere in vita le benemerite Pro Loco. Se i tanti o pochi proclami da messia fanno ben sperare nell’attesa resurrezione economica e sociale delle nostre montagne, di chi ancora presidia, di chi fa educazione ambientale e c’è tantissimo bisogno. Così dove l’uomo arretra, la natura resiste e riconquista il ‘trono’ che merita. Va in questa direzione la notizia del nido di aquila reale scoperto in val Roia a 380 metri slm, una quota che non ha precedenti storici sulle Alpi Italiane. Una straordinaria e benvenuta promozione per ‘sorella natura’. Nella terra che aspira a Patrimonio Unesco dell’umanità dopo la cocente delusione dei mesi scorsi per una Civiltà che si spegne. Leggi anche: Trekking delle Alpi del Mare: 4 giorni di cammino facile su antichi sentieri

PARCHI E BIODIVERSITÀ:

NEL PONENTE LIGURE IL NIDO DI AQUILA REALE PIÙ A BASSA QUOTA DELLE ALPI

Fabio Sartirana, guida Ambientale ed Escursionistica, Educazione Ambientale, Agrotecnico Laureato, Tecnico Ambientale Agroalimentare, Auditor Sistema di Gestione Ambientale UNI EN ISO 14001, Ornitologo, Laurea in Scienze Naturali

COMUNICATO STAMPA – GENOVA. Identificato in Val Roia il nido di Aquila Reale a più bassa quota delle Alpi italiane (380 metri). La scoperta del nido è diventata oggetto di una ricerca scientifica, difatti è stato di recente pubblicato, anche online, sulla Rivista Italiana di Ornitologia, il lavoro di ricerca dal titolo “Nidificazione di Aquila reale (Aquila chrysaetos) ad una quota eccezionale per le Alpi”.

“Il mio ringraziamento va a tutto il personale del Parco della Alpi Liguri che, oltre a tutelare l’habitat, ha contribuito in maniera decisiva a questa scoperta – dichiara l’assessore ai parchi e biodiversità, Stefano Mai – Questa scoperta attesta la ricchissima biodiversità del territorio, ma anche la capacità di alcune specie animali di saper coesistere con l’uomo e le sue attività, stabilendosi in aree antropizzate”.

La quota dei nidi noti sulle Alpi è mediamente compresa fra gli 800 e i 2.000 metri, con diversi casi di nidificazione a quote superiori sulle Alpi Centrali (Parco Nazionale dello Stelvio) e su quelle Nord-Occidentali (Valle d’Aosta), dove sono noti siti di nidificazione a partire dai 1.700 fino ai 2.200 metri. Sul territorio prealpino i nidi più bassi sono stati invece ritrovati a quote decisamente inferiori, ma mai al disotto dei 500 metri. Ecco, dunque, spiegata l’eccezionalità del ritrovamento a 380 metri, del sito di nidificazione della Val Roia.

In Provincia di Imperia, ad oggi, sono note 8 coppie territoriali, con una densità relativa di 4,6 coppie ogni 1.000 chilometri quadrati, alcune delle quali con il territorio compreso nel Parco Naturale Regionale delle Alpi Liguri. Dimostrazione ne è il fatto che la coppia della Val Roia utilizza i crinali di Testa d’Alpe come aree di caccia. È possibile osservare l’aquila reale anche nelle altre principali vallate del Parco, dove si può assistere alla predazione di marmotte (Marmota marmota) o di piccoli di camoscio alpino (Rupicapra rupicapra), due dei principali bersagli di questo super predatore sulle Alpi.

Dopo la recente presentazione, avvenuta lo scorso mese di marzo, degli studi e dei monitoraggi relativi alla misteriosa ed esotica Genetta genetta, questo ulteriore ritrovamento va ad arricchire l’eccezionalità del patrimonio faunistico del territorio del Parco Naturale Regionale delle Alpi Liguri, della Provincia di Imperia e della Regione Liguria.

Fra gli autori dell’articolo pubblicato sulla Rivista Italiana di Ornitologia, vi è anche il Dottor Fabiano Sartirana, naturalista e ornitologo che svolge per il Parco delle Alpi Liguri attività di educazione ambientale e di

monitoraggio della sentieristica. Ringraziamenti: gli autori ringraziano Enrico Benussi, Francesco Mezzavilla, Maurizio Sighele e Giuseppe Tormen per le preziose informazioni relative alla quota dei siti di nidificazione delle coppie da loro monitorate

LINK: https://sisn.pagepress.org/index.php/rio/article/view/335/484

Trekking delle Alpi del Mare: 4 giorni di cammino facile su antichi sentieri. Da giovedì 29 Agosto 2019 – domenica 1 Settembre 2019. Partenza: Ormea. Punto più elevato della gita: Armetta (1740). Organizza il rifugio Pian dell’Arma (https://www.zainoinspalla.it/schede/alpi_del_mare.asp?id_gita=5179) con Marina, guida escursionistica ambientale, telefono 3371066940.

Non è un semplice percorso escursionistico, ma una vera e propria esperienza immersiva in uno degli angoli più reconditi e meno conosciuti delle montagne cuneesi.  Ecco, in breve, lo spirito del Trekking delle Alpi del Mare.  Muretti a secco e relativi terrazzamenti, castagneti secolari, mulattiere impregnate di storia e di fatica, scorci paesaggistici che spaziano dal mare alle cime più severe dell’alta Valle Tanaro.  Un trek facile per avvicinarsi alla natura e al movimento sano.

  • 1° giorno- Ci troviamo a Ormea parcheggio della Stazione, da qui saremo trasportati alla frazione Cascine di Ormea dove inizia la nostra prima escursione, ma visto che a Cascine c’è la malga di un’amica che fa formaggi “spettacolari” ci fermiamo a salutarla e a fare un paio di assaggi, imbocchiamo il sentiero “balconata di Ormea” e raggiungiamo il rifugio di Chionea attraverso la Valdarmella, castagneti e vecchie mulattiere saranno i nostri compagni di viaggio
    Tempo di camminata 3:30 ore, dislivello in salita 250m
    Cena tipica e sistemazione in rifugio
  • 2° giorno – Colazione. Attraversiamo la frazione di Chionea e ci inoltriamo fra castagneti per raggiungere tanti piccoli borghi, Chioraira, Colletto e raggiungere la chiesa di San Giovanni Battista alla Colma, saliamo in 15 minuti al Lago del Lao, dove potremo vedere le marmotte stese al sole e il tritone alpestre, piccolo anfibio molto longevo che nuota pacificamente nel lago, pranzo al sacco –  giungeremo al rifugio Quarzina
    Tempo percorrenza ore 4:30, dislivello in salita 500m
    Arrivo al Rifugio e cena tipica
  • 3° giorno- Colazione. Discesa a Ponti di Nava ultima frazione piemontese,  visita alla grotta dell’orso, scoperta nel 1886 è chiamata così per lo scheletro dell’ursus spelaeus trovato all’interno, è formata da diverse gallerie scavate nel tempo dal fiume Tanaro. Ritorniamo sui sentieri salita al Bocchin di Semola e siamo sull’Alta Via dei Monti Liguri, un piccolo colle che costituisce un passaggio di notevole importanza nelle rotte migratorie degli uccelli. Facciamo pranzo. Possiamo scegliere fra una sterrata o un sentiero di saliscendi per arrivare al Passo di Prale, sempre percorrendo l’Alta Via dei Monti Liguri giungiamo in valle Pennavaire e al Rifugio Pian dell’Arma. Tempo percorrenza ore 5:30, dislivello in salita 750m
    Arrivo al Rifugio e cena tipica
  • 4° giorno- Colazione. Trekking: salita a Colla Bassa, visita al «garb du Dughe» antica caverna-grotta sul versante ormeese. Poco oltre la Colla Bassa un mucchietto di pietre ci indica un sentiero che conduce all’ingresso della caverna del Garb del Dighea, per entrare bisogna accucciarsi, ma subito dopo si apre un’ampia sala dalla quale si dipartono diversi rami minori. Salita alla cima del Monte Armetta (m.1740) per gustarsi gli ultimi panorami  sulla catena delle Liguri e sulla Corsica, pranzo al sacco e discesa nella faggeta sino alla frazione di Alpisella. Raggiungiamo Ormea e le auto verso le 15:30
    Tempo percorrenza ore 4:30, dislivello in salita 450 m.

Il trek avviene con il bagaglio trasportato, per cui ogni tappa si svolge con lo zainetto leggero contenente le cose che servono durante la camminata: qualcosa da mangiare e da bere, una copertura in caso di pioggia, gli effetti personali. Il resto del materiale (come sacco lenzuolo o sacco a pelo, ciabatte, asciugamano, vestiti di ricambio) viene inserito in un borsone o in uno zaino, che verrà trasportato da rifugio a rifugio con una jeep.
Non ci sono particolari difficoltà tecniche ed è richiesta l’abitudine a camminare in ambiente montano unita a un discreto allenamento fisico.

 


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