Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Savona: quando regnava mister ‘pigliatutto’
Articolo di Stella e Lugaro, vignetta di Origone. Alla ribalta Mario Damonte


A Savona resiste, sui web, il politologo – storico Franco Astengo. L’ex condirettore del Secolo XIX Luciano Angelini si dedica agli ‘anni gloriosi’ del Savona Calcio. Niccolò Siri – a lungo voce del Gazzettino Rai Liguria, a La Stampa e che si dilettava a Radio Savona Sound -, ha lasciato, ma chi ha scritto dell’ingresso del nuovo editore ha ignorato la storia in radio del collega veterano. Sergio Del Santo, pensionato Secolo XIX, ha collaborato per alcuni anni con Luciano Pasquale alla Camera di Commercio. Sandro Chiaramonti ha la supervisione delle manifestazioni ‘In Liguria’ de La Stampa. Mario Muda, ex vice direttore del Secolo XIX, dopo un’esperienza sul web, con delusione (leggi Comune di Vado), si gode la pensione. Nanni Basso scrive comunicati stampa dell’Associazione La Fornace di Albissola e promuove l’arte di presepi e ceramica. Marcello Zinola si è allontanato per lo spezzino. Roberto Sangalli è ‘rifugiato’ nella sua Carcare. Giampaolo Carlini a Ferrania.

Restano in ‘sella’, al desk soprattutto, gli ‘anziani’ prossimi alla pensione: Claudio Caviglia (classe 1963), Nicola Stella (classe 1960), Bruno Lugaro (1959). Questi ultimi due giornalisti, il 27 aprile 1991, scrivevano un servizio ‘chicca’ della politica e potere a Savona. Un democristiano di ferro, mai presenzialista ed esibizionista, Mario Damonte, revisore dei conti, ragioniere – commercialista e funzionario Usl, con 13 incarichi; dalla Carisa alla Provincia, ai Comuni di Varazze e Albisola Superiore, solo per citarne alcuni.

Uno spaccato oggi rimasto orfano di simili primati ? Forse non si trattava proprio eccezioni. Maurizio Pellissone, attuale capo redazione di Savona del Secolo XIX, il 7 novembre 2014, scriveva un pezzo illuminante su Roberto Pizzorno, politico poliedrico, giornalista pubblicista e sportivo, dal 23 febbraio 2017 Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, Stella d’Oro del Coni.. e tanto altro. Pizzorno poteva esibire ‘soltanto’ 12 incarichi e non si è neppure arricchito nella sua giovane e lunga militanza, peraltro (Coni a parte) senza troppa fortuna. Ora si occupa di alcune discipline sportive, mantenendo una collaborazione con La Stampa in coppia col Decimonono.

E che dire degli anni ’90. Nicola Stella dava conto di un commento, alla lottizzazione degli incarichi nelle mani di pochi professionisti amici, dell’allora sindaco Armando Magliotto, Pci, poi presidente della Regione Liguria: “Proprio per evitare il fenomeno lottizzazione abbiamo chiesto agli ordini professionali delle terne di nomi, dalle quali attingere. I ragionieri ed i revisori lo hanno fatto, mentre i commercialisti ci hanno fornito l’intera lista”. Nell’articolo si citavano due casi più macroscopici di accaparramento: un revisore dei conti democristiano, Mario Damonte ed un socialista, Luciano Locci…”. Quest’ultimo prima di morire collaborava a trucioli.it e non risparmiava campagne di ‘pulizia’ e ‘moralizzazione’ al Depuratore Consortile, all’Ata, alle Opere Sociali, a quello che definiva scandalo – spreco di Cima Montà.  Lui che era stato fermano ed interrogato per otto ore nell’ambito del ‘ciclone Teardo’ (primi anni ’80) da cui uscì pienamente scagionato. E’ stato anche ‘giudice tributario’. Mario Damonte, lo ricordiamo schivo e riservatissimo, di poche parole col cronista di giudiziaria nel periodo in cui si trovò al centro di una bruttissima inchiesta, con arresti domiciliari, poi revocati ed sorte processuale conclusasi col proscioglimento.

Chi è ancora in sella, il dr. Carlo Pastorino, all’epoca socialista, dichiarava a Stella: “Io rifiuto l’etichetta di revisore lottizzato. Ho titoli per far parte del collegio dei revisori e non vedo perchè dovrei essere penalizzato dalla tessera”.

E nel terzo secolo d.C., anni duemila ? Qualche caso c’è, pare più eclatante, ma sarebbe azzardato pubblicare visto che mancano dati certi e, non attribuibili ai partiti. Semmai a gangli della pubblica amministrazione, del mondo bancario, da ultimo ciò che resta dei partiti, soprattutto Forza Italia e Lega. Negli ospedali e in certe professioni(avvocati, commercialisti, ragionieri, amministratori di condomini) ormai conta assai più la ‘fratellanza’ massonica, estesa alle donne (per l’obbedienza che fa capo a Piazza del Gesù ed un paio di logge spurie). Ci sono primariati, consulenze, arbitrati (di cui mai nulla trapela), affidamento di perizie. La vera forza dei ‘fratelli’ si concentra soprattutto a Genova e dintorni.

Insomma allora c’erano cronisti troppo ‘curiosi’, oggi tutto è più difficile. Sarà per la privacy ? Sarà per solide fratellanze anche nei piani alti dell’editoria ?


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