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Liguria e Basso Piemonte

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Parroco (fan) canta Celentano in chiesa
poi si scusa, il vescovo perdona: imprudenza
E un prete dice: caso preordinato, più rigore


Compleanno di Adriano Celentano, va in onda ‘Azzurro’ suonato con l’organo e cantato in chiesa a Borgomaro dal parroco don Massimo Borsani. L’ennesimo caso di ‘trasgressione’ in una diocesi (Albenga – Imperia, 160 mila abitanti, 163 parrocchie e in crisi di vocazioni) che sta uscendo da un esempio ‘comico e tragico’, ha scritto don Paolo Farinella, prete genovese che non le manda a dire. Aggiunge: “Con un episcopato che fino al 2016 vedeva mons. Mario Oliveri (nominato da Giovanni Paolo II) avversario feroce ed incolto del Concilio Vaticano II. Oliveri preso solo dalle forme maniacali e dal senso esteriore della liturgia intesa come rubricistica ammantata di merletti, cappelli, pastorali e vaneggiamenti”. L’arrivo in seminario e nelle parrocchie, per due decenni, di seminaristi e preti da mezza Italia, tra questi don Borsani. Alcuni se ne sono andati con la nomina del successore, Guglielmo Borghetti, altri si sono messi in riga con qualche difficoltà e resistenza. Ora il caso di don Massimo, ordinato sacerdote nel maggio 2012, lombardo di Milano, parroco di Caravonica, amministratore parrocchiale a Borgomaro, che in chiesa, nella festività dell’Epifania, ha onorato Celentano, i suoi 80 anni, cantando e suonando ‘Azzurro‘.

Se il vescovo Borghetti perdona, don Silvano Dematteis, responsabile della sezione musicale per la liturgia dell’ufficio diocesano, sostiene: “Non si è trattato di qualcosa di estemporaneo, ma di preparato”. E spiega il motivo: ” Nel video di Azzurro, postato su Facebook (da un parrocchiano, solo così la vicenda è diventata di dominio pubblico ndr), appare evidente un accompagnamento di organo;  quindi non si è trattato di qualcosa di estemporaneo, ma preparato… L’occasione è opportuna per riflettere sulla necessità e sull’importanza della musica sacra non solo durante le celebrazioni liturgiche, ma altresì all’interno  delle chiese consacrate“. Don Silvano prosegue: “Come responsabile diocesano  per la musica, il mio ufficio  intende favorire la riscoperta e la conoscenza del canto liturgico e della musica sacra da parte dei fedeli e clerici, incentivare e favorire la formazione dei cori, degli animatori liturgici, degli organisti, promuovere il canto Gregoriano, che resta secondo il Concilio il canto per eccellenza della Chiesa e vigilare su tutto il territorio diocesano sull’osservanza delle norme per quanto riguarda i concerti nelle chiese”. Leggi a fondo pagina l’articolo de La Stampa Imperia con le dichiarazioni integrali di don Dematteis, flautista diplomato al Conservatorio..Ha ancora scritto don Farinella su la Repubblica, edizione ligure, la vigilia di Natale. “Mons. Oliveri successore – pompiere  di una grande figura di uomo e biblista, mons. Alessandro Piazza. Artefice del Concilio Vaticano II, partecipando alla traduzione  della Bibbia – Cei in italiano (1971). L’avversione  al Concilio ha prodotto frutti amari di scissione e secolarismo dentro la Chiesa stessa.  Ogni tentativo di riforma fu boicottato, se non punito,  contrastato al modo clericale, senza cioè il coraggio di assumere posizioni chiare e pubbliche, ma fingendo di obbedire teoricamente mentre nella prassi si faceva l’opposto. La carenza di clero sempre più drammatica, che io penso sia un vero ‘ segno dei tempi’ non riesce nemmeno adesso ad aprire gli occhi sul fatto che ci vuole  più concilio e non puerile nostalgia di ritorno ad un passato che mai più ritornerà per grazia di Dio e dell’evoluzione storica”.  Don Farinella annunciava infine quanto sostiene da 46 anni: il Natale deve essere abolito. Anzi propone di chiudere le chiese per almeno 10 anni e ripensare se sia possibile una rifondazione del Cristianesimo a bocce ferme, ridefinendo la natura della chiesa e i ministeri, indipendentemente dal sesso, dal genere e dalle condizioni accessorie.

Intanto la vicenda di Borgomaro ha fatto il giro d’Italia, rilanciata dalle agenzia di stampa, ripresa dai quotidiani nazionali e dai social, che intelligentemente non ha suscitato scandalo immeritato, ma con una dichiarazione di pentimento di don Massimo e a chiusura un oculato commento del suo vescovo: “E’ stata una candida imprudenza “.

 


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