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Il carmelitano ligure Anastasio Ballestrero e la sua canonizzazione. A 11 anni seminarista del Deserto di Varazze. A 15 anni novizio al Carmelo di Loano


Il 23 giugno si ricorda in Duomo a Torino il carmelitano ligure Anastasio Ballestrero. Si è chiusa l’inchiesta diocesana per la sua causa di canonizzazione.

di Ezio Marinoni

Il cardinale ed arcivescovo di Torino Anastasio Ballestrero nato il 3 ottobre 1913 a Genova e morto il 21 giugno 1998 a Bocca di Magra

L’Arcidiocesi di Torino comunica che è giunta a conclusione l’inchiesta diocesana per la causa di canonizzazione del Servo di Dio cardinale Anastasio Ballestrero, già arcivescovo di Torino dal 1977 al 1989, del quale il 21 giugno 2023 ricorre il 25° anniversario della morte.

Venerdì 23 giugno 2023 alle ore 16, in Cattedrale, l’arcivescovo di Torino, Mons. Roberto Repole, celebrerà una S. Messa in memoria e in ringraziamento per l’opera di pastore della arcidiocesi. Parteciperanno numerosi vescovi, in carica ed emeriti, della Regione ecclesiastica di Piemonte e Valle d’Aosta (CEP). Al termine della Messa si svolgerà la sessione finale dell’inchiesta diocesana, con la firma delle ultime dichiarazioni, la chiusura dei plichi e la loro sigillatura. Saranno, inoltre, presenti alla cerimonia: il delegato episcopale per la Cause dei Santi, don Giuseppe Tuninetti, il Promotore di Giustizia, il Notaio e il Postulatore Generale.

L’evento è realizzato d’intesa con il Postulatore Generale dell’Ordine dei Carmelitani, padre Marco Chiesa OCD, e con il medesimo Ordine religioso dei Carmelitani della Provincia Ligure, della quale fa parte anche Torino. La celebrazione è aperta a tutti i fedeli che abbiano piacere di partecipare.

Ripercorriamo, dunque, la biografia del card. Ballestrero.

Anastasio Alberto Ballestrero nasce a Genova il 3 ottobre 1913, primo dei cinque figli di Giacomo Ballestrero e Antonietta Daffunchio. Quando ha nove anni e mezzo viene a mancare la mamma e il padre lo inserisce in un collegio ove un prete “contento di essere prete” favorisce lo sbocciare della sua vocazione. Ad 11 anni entra nel Seminario carmelitano del Deserto di Varazze.

Il 12 ottobre 1928, quindicenne, è novizio al Carmelo di Loano e professo l’anno successivo. Non dimenticherà più la scritta che ha visto entrando in quel luogo: “fa’ silenzio, oppure dì cose migliori del silenzio”.

Passa allo Studentato del Convento di S. Anna a Genova dove, a 19 anni, una setticemia iniziata da un’infezione ad un piede lo conduce a rischio della vita.

L’ordinazione sacerdotale arriva il 6 giugno 1936, per mano del card. Carlo Dalmazio Minoretti, Arcivescovo di Genova. In breve tempo, il giovane sacerdote carmelitano ascende a compiti di sempre maggiore responsabilità: priore, e poi Provinciale della Provincia Ligure, quando ancora gli manca l’età canonica dei 35 anni.

Terminati i due trienni di Provincialato, è eletto Superiore Generale dell’Ordine a 42 anni, il 27 aprile 1955. Governerà l’Ordine per due sessenni, fino al 1967, abbinando alla peregrinazione presso conventi e monasteri, la partecipazione come padre conciliare ai lavori del Concilio Vaticano II, che ne influenza profondamente l’azione pastorale.

Concluso il servizio di Generale dell’Ordine, nel 1973 viene chiamato alla cattedra arcivescovile di Bari – Bitonto; prende forma, in quell’occasione, il sodalizio con il suo segretario, padre Giuseppe Caviglia, che terminerà solo con la morte del futuro cardinale.

Nel 1975 predica gli esercizi spirituali a papa Paolo VI e alla Curia vaticana.

Appena quattro anni è arcivescovo di Torino, chiamato a continuare il mandato del card. Michele Pellegrino, in una sede complessa che vive tempi difficili: è un periodo di contestazione e di conflitti sociali, funestato dal terrorismo delle Brigate Rosse e di Prima Linea. Pazientemente, vince scetticismi e perplessità da più parti, conquistando il cuore della gente e, soprattutto, dei suoi sacerdoti.

Papa Giovanni Paolo II lo eleva al rango di cardinale nel Concistoro del 30 giugno 1979. Da quell’anno al 1985 è anche Presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Il 5 febbraio 1980 ufficializza la costituzione della Caritas diocesana torinese dopo un periodo sperimentale durante il quale era stata gestita dall’ingegner Giorgio Ceragioli.

Le sue lettere pastorali e i due convegni ecclesiali diocesani che si tengono durante il suo episcopato (“Evangelizzazione e promozione umana” e “Sulle strade della riconciliazione”) hanno una notevole influenza sul cammino della Chiesa torinese di quegli anni.

Il 14 novembre 1983, dopo la decisione dell’ex Re d’Italia Umberto II di donare la Sindone alla Chiesa cattolica, viene nominato custode del Sacro Lino; in tale veste rende note le discusse risultanze degli esami effettuati sulla reliquia con il metodo del carbonio-14.

Lascia l’incarico di Arcivescovo di Torino il 31 gennaio 1989.  A Bocca di Magra (SP) trascorre gli ultimi anni della sua vita, con la compagnia di suor Antonina Volpe e del fedele padre Giuseppe Caviglia, predicando esercizi nell’attigua casa di spiritualità “Monastero Santa Croce”, spesso chiamato ancora lontano per predicazioni, conferenze, interventi significativi.

Progressivamente minato nel fisico da vari disturbi, fino a doversi servire di una carrozzella, ma sempre lucido nei pensieri, si spegne fra le braccia di suor Antonina e di padre Giuseppe il 21 giugno 1988. Sceglie di essere tumulato là dove, da ragazzo, era fiorita la sua vocazione: al Deserto di Varazze, ove gli è stato dedicato un monumento in bronzo. Poco sopra al Deserto, nella cappella della Regina Pacis, sul monte Beigua, riposava da qualche anno il suo confratello e amico, fr. Gioacchino di Regina Pacis.


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Ezio Marinoni

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