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Vado Ligure: al Consiglio di Stato la battaglia legale per la base nautica dei Maxi Yacht


Dopo la sentenza del Tar Liguria, che aveva dichiarato «improcedibile» il ricorso della società, la Med Yacht Storage ha presentato appello al Consiglio di Stato con i propri legali, Gianpaolo Massa e Carlo Merani, sottolineando tre punti chiave che rischiano di aprire un precedente importante per l’intero settore delle concessioni portuali.

Un progetto da 30 milioni, decine di posti di lavoro e un porto che poteva cambiare volto: a Vado Ligure la battaglia legale sulla concessione demaniale diventa un caso nazionale

COMUNICATO- La vicenda della base nautica a Vado Ligure, un progetto da 30 milioni di euro promosso dalla società inglese Med Yacht Storage Limited, torna al centro del dibattito nazionale e approda davanti al Consiglio di Stato. Dopo la sentenza del TAR Liguria (n. 204/2025), che aveva dichiarato “improcedibile” il ricorso della società, la Med Yacht Storage ha presentato appello attraverso i propri legali.

Il nodo del diritto britannico ignorato-

Il TAR aveva contestato alla società la cancellazione dal registro delle imprese del Regno Unito, trattandola come se fosse una chiusura definitiva. In realtà, nel diritto britannico esiste la procedura di Administrative Restoration, che consente di ripristinare la piena esistenza giuridica della società con effetti retroattivi, come se la cancellazione non fosse mai avvenuta. Ignorare questa possibilità, sostengono i legali, equivale a negare un diritto riconosciuto a livello internazionale.

Una procedura senza reale concorrenza-

Secondo il TAR, la società avrebbe dovuto impugnare anche gli atti successivi di concessione rilasciati a Eurocraft Cantieri Navali. Ma, come sottolinea la difesa, quegli atti erano la conseguenza diretta del primo provvedimento del 2020 che aveva escluso Med Yacht Storage, senza alcuna nuova valutazione di merito. In altre parole: il dado era tratto fin dall’inizio.

E qui emerge il secondo punto critico: la presunta “comparazione di istanze” svolta dall’Autorità Portuale non si sarebbe mai tradotta in una vera gara pubblica, con criteri trasparenti e competitivi. Al contrario, la scelta è ricaduta di fatto sul concessionario uscente, senza aprire il confronto a livello nazionale o europeo.

I principi UE calpestati-

Il cuore della battaglia è però l’Europa: la Direttiva 2006/123/CE impone procedure trasparenti, pubbliche e non discriminatorie per l’affidamento di concessioni che abbiano rilevanza economica. L’Italia – e in particolare il porto di Vado Ligure – rischia di trovarsi in contrasto con questi principi se continua ad affidarsi a meccanismi “informali” che finiscono per premiare sempre i soliti operatori. Non a caso, l’appello propone in via subordinata di rimettere la questione alla Corte di Giustizia UE, chiedendo se l’art. 37 del Codice della Navigazione italiano sia compatibile con il diritto europeo. Una domanda che va ben oltre Vado Ligure e tocca il futuro stesso della gestione delle coste italiane.

Un progetto fermato a metà strada-

Dietro la vicenda legale c’è un progetto che avrebbe potuto cambiare il volto del ponente ligure: una base nautica capace di ospitare yacht dai 40 ai 120 metri, con 50 posti di lavoro diretti e un indotto stimato di altre 150-200 unità. Numeri che parlano di sviluppo, turismo internazionale e rilancio economico per un territorio che troppo spesso vede sfumare le occasioni.

«Quello che chiediamo – spiega il rappresentante della Med Yacht Storage Limited, Lazzaro Garella – non è un trattamento di favore, ma semplicemente che siano rispettati i principi di trasparenza e concorrenza che l’Europa impone. È in gioco la credibilità dell’Italia e la fiducia degli investitori stranieri».

Una partita ancora aperta

La palla ora passa al Consiglio di Stato, chiamato a decidere non solo sul futuro della base nautica di Vado Ligure, ma anche sulla legittimità di un intero modo di gestire le concessioni demaniali. Se prevarrà la logica del rinnovo tacito e delle scorciatoie burocratiche, il rischio è quello di allontanare investimenti e occasioni di crescita. Se invece sarà riconosciuto il diritto alla competizione leale, Vado Ligure potrà finalmente guardare al mare come a una risorsa di sviluppo, non come a un’occasione perduta.


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