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Spotorno, il ritorno di Cristina Ricci. Il libro Lidia Poët presentato a Villa La Carlina


Il ritorno di Cristina Ricci a Spotorno, il libro Lidia Poët presentato a Villa La Carlina

di Ezio Marinoni

Cristina Ricci e Bruno Marengo

Cristina Ricci, le cui radici affondano a Spotorno, è ritornata a casa il 28 giugno, con la presentazione del suo ultimo libro dedicato a Lidia Poët (Graphot Spoon River Edizioni e LAReditore), nel parco di Villa La Carlina (1), all’interno di quella che fu abitazione e studio del pittore Gigi Novaro, morto a Spotorfno nel 1983, e da noi ricordato lo scorso 28 febbraio: https://trucioli.it/2023/02/23/spotorno-gigetto-novaro-pittore-a-villa-la-carlina-donata-al-comune-le-testimonianze-di-una-vita-dartista/

La Villa è oggi sede del Circolo Socio Culturale Pontorno (2), che cura la valorizzazione della storia e della cultura spotornese (www.spesturno.it).

Cristina Ricci è tra i vincitori del “contest” La Stampa Academy 2013, un laboratorio di giornalismo d’innovazione; nel 2014 ha frequentato il corso di Data Journalism organizzato dalla Federazione Europea del Giornalismo. È ideatrice e redattrice del portale SpiegaLeAli, dedicato alle tematiche e alle questioni di genere. Questo è il suo primo saggio, che coniuga la sua passione per la storia con un impegno per la piena realizzazione dell’emancipazione femminile.

Moderatore dell’incontro è stato Bruno Marengo, che abbiamo raccontato in occasione del suo recente ottantesimo compleanno: https://trucioli.it/2023/03/09/bruno-marengo-i-suoi-80-anni-auguri-ultimo-scrittore-di-spotorno-una-vita-impegnata-raccontata-fra-amici-al-bar/

Gigi Novaro autoritratto

“Vita e battaglie della prima avvocata italiana, pioniera dell’emancipazione femminile” recita il sottotitolo in copertina. Chi era Lidia Poët? Nasce a Perrero, in Val Germanasca (un tempo nota come Val San Martino, è una valle alpina che si dirama diramazione dalla Val Chisone, in provincia di Torino), il 26 agosto 1855, in una famiglia valdese; è stata la prima donna a entrare nell’Ordine degli Avvocati in Italia; inoltre, ha reso importanti contributi per la realizzazione dell’attuale diritto penitenziario ed ha partecipato attivamente alla realizzazione del programma del primo congresso delle donne italiane tenutosi a Roma nel 1908. Si laurea in giurisprudenza il 17 giugno 1881 dopo aver discusso una tesi sulla condizione femminile nella società e sul diritto di voto per le donne; va detto che, al suo tempo, le donne iscritte all’Università di Torino erano quattro e le viene proposto un banco isolato dagli uomini, che lei rifiuta.

Gli avvocati Desiderato Chiaves, ex ministro dell’interno, e Federico Spantigati si dimettono dall’Ordine per protesta, dopo che l’istanza di iscrizione di Lidia Poët viene messa ai voti e accolta. Il Procuratore Generale del Regno mette in dubbio la legittimità dell’iscrizione e impugna la decisione, ricorrendo alla Corte d’Appello di Torino. L’11 novembre 1883 la Corte di Appello accoglie la richiesta del Procuratore e ordina la cancellazione dall’albo. Il 28 novembre Lidia Poët presenta un ricorso articolato alla Corte di Cassazione che, con sentenza del 18 aprile 1884, conferma la decisione della Corte d’Appello, dichiarando che “La donna non può esercitare l’avvocatura”, e sostenendo che la professione forense deve essere qualificata come un “ufficio pubblico”, il che comporta una ovvia esclusione, dato che l’ammissione delle donne agli uffici pubblici deve essere esplicitamente prevista dalla legge. Lidia Poët e le donne di quell’epoca vivono e lavorano in un tale contesto politico e culturale.

Poco nota è, invece, la sua partecipazione ai Congressi Penitenziari Internazionali, dove ricoprì ruoli di rilievo per trent’anni, come membro del Segretariato, occupandosi dei diritti dei detenuti e dei minori. Il governo francese, invitandola a Parigi, la nomina Officier d’Académie, onorificenza tributatale per i lavori svolti al Congresso Penitenziario Internazionale di Parigi del 1895. Infatti, i ragazzi e, ancor più, le ragazze che fuggivano dalle campagne per cercare un lavoro più remunerativo nelle città correvano molti rischi e potevano essere arrestati per vagabondaggio se non avevano una dimora fissa, condannati e Poët presentato a Villa La Carlina reclusi insieme agli adulti. Si dovrà attendere il 20 luglio 1934 per la promulgazione del Regio Decreto Legge n. 1404 recante “Istituzione e funzionamento del tribunale per i minorenni”.

Il lavoro di Cristina Ricci, pubblicato quasi in contemporanea ad altri e ad una serie televisiva, ha il pregio di uscire dal semplice alveo biografico o celebrativo, perché va a ricercare le motivazioni di una donna antesignana in molti campi, a lungo ingiustamente dimenticata.

Le domande poste da Bruno Marengo scavano in profonda nella sua ispirazione: nel 2018, senza saperlo, ha impostato la sua tesi di laurea sulla stesso argomento scelto da Lidia Poët, e questa comunanza di intenti ha legato Cristina Ricci all’avvocata di origini valdesi; il senso della scrittura e la voglia di scrivere, una volta assorbiti, non escono più dalla mente e dell’anima di uno scrittore, che può soltanto avventurarsi verso nuovi lidi.

La stessa autrice, al termine di un incontro molto partecipato e seguito da un ricco dibattito, lascia cadere una domanda, che non vuole essere provocatoria: è stato un bene che a Lidia Poët sia stato negato l’accesso all’avvocatura? In questo modo, il suo carattere e la sua mente volitiva, dall’ambito delle probabili cause civili, ha potuto spaziare e dare il meglio di sé nel mare aperto dei diritti e delle ingiustizie, segnando un solco imperituro di orgoglio e dignità, non solo per le donne. Sarà la Legge n. 1179 del 17 luglio 1919, nota come legge Sacchi, ad abolire l’autorizzazione maritale e ad autorizzare le donne ad entrare nei pubblici uffici, tranne che nella magistratura, nella politica e nei ruoli militari. All’articolo 7 la legge apre, finalmente, alle donne le porte del foro: “Le donne sono ammesse, a pari titolo degli uomini, ad esercitare tutte le professioni ed a coprire tutti gl’impieghi pubblici, esclusi soltanto, se non vi siano ammesse espressamente dalle leggi, quelli che implicano poteri pubblici giurisdizionali o l’esercizio di diritti e di potestà politiche che attengono alla difesa dello Stato”.

Dopo aver praticato per anni , solo di fatto, la professione forense insieme al fratello Giovanni Enrico, nel 1920 Lidia Poët, all’età di 65 anni, può entrare nell’Ordine degli Avvocati, prima donna d’Italia ad esservi ammessa. Nel 1922 diventa presidente del Comitato pro voto donne di Torino.

Muore a Diano Marina all’età di 93 anni, il 25 febbraio 1949, e viene sepolta nel cimitero di San Martino di Perrero, nella natìa Val Germanasca. Al termine delle sue ricerche, Cristina Ricci ha creato il sito www.lidiapoet.it nel quale ha fatto confluire il materiale da lei utilizzato durante gli studi sulla prima avvocata italiana.

Ezio Marinoni

Note-

(1) La cancellata esterna e e la scultura in metallo, al centro del giardino, sono state create dalle mani di Novaro.

(2) Dall’Atto Costitutivo: Il giorno 10 maggio 2012 alle ore 16,00 nel bar dei bagni Rosita sul lungo mare Marconi di Spotorno si sono riuniti i Signori: Cerutti Giuliano; Imovilli Prospero; Maglio Gino; Astengo Domenico; Canepa Andrea; Pollero Gian Franco; Bausone Giuseppe; Bausone Enrico; Tassinari Enrico; Citriniti Enrico; i quali dichiarano di costituire un’ associazione denominata “Circolo Socio Culturale Pontorno”.


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