Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Savona: comunità energetiche e strumenti della comprensorialità


Nel tentativo di fornire un contributo alla crescita della qualità di governo del territorio la nostra associazione “Il Rosso non è il Nero” puntato su due pilastri, fin dalla preparazione del documento “Savona, visione e progetto” elaborato per le elezioni comunali del 2021: quello del decentramento all’interno della dimensione cittadina, e quello della comprensorialità quale primo punto di un’idea di fondo della “Savona fuori di Savona”.

di Franco Astengo (“Il Rosso non è il Nero”).

Naturalmente il tema della comprensorialità (indicata, nella fattispecie, in una visione allargata a quella che fu l’antica area del PRIS arrivando a comprendere adesso anche la Valle Bormida) abbisogna ancora di una implementazione progettuale da porsi sul piano di indicazioni di concretezza sia rispetto agli obiettivi, sia rispetto alla strumentazione.

In tempi di grande difficoltà dal punto di vista delle risorse energetiche (difficoltà che deve essere affrontata soprattutto in funzione di un rilancio industriale dell’area) si scrive e si parla di “comunità energetiche”.

Negli ultimi anni il mondo dell’energia è stato oggetto di una profonda trasformazione, che sta cambiando il modo di consumare e di produrre.

C’è una crescente spinta a potenziare la produzione di rinnovabile sia con la realizzazione di grandi impianti eolici e fotovoltaici, sia da parte di privati, imprese e pubbliche amministrazioni con impianti di piccola e media taglia. In questo contesto si stanno affermando le Comunità energetiche, che permettono a più soggetti di associarsi in un’unica entità per produrre, auto-consumare, vendere e condividere energia elettrica, con la garanzia di ricevere un ritorno economico proporzionale alla virtuosità del loro comportamento di consumo.

In Italia però questa soluzione è vista con ostilità e le proposte avanzate in questa direzione sono caricate da ostacoli, aspettando decreti che non arrivano.

Un esempio ci viene dalla Spagna e riguarda entrambi i lati della vicenda: sia dal punto di vista dell’approvvigionamento energetico, sia dal punto di vista della strutturazione di strumenti che realizzano intrecci positivi tra diverse – contigue – realtà territoriali: in sostanza strumenti di comprensorialità.

La notizia riguarda il territorio della Navarra nel quale 28 comuni si sono costituiti come “comunità energetica”.

Vediamo schematicamente il progetto.

Ogni Municipio dei 28 aderenti alla comunità energetica ha messo a disposizione tutte le coperture pubbliche valide per generare elettricità pulita e rinnovabile: tetti su cui si installeranno 7967 pannelli fotovoltaici che copriranno una superficie di 23.900 metri quadri.

Questi pannelli una volta collocati svilupperanno una potenza di 3584 KW che sarà ripartita tra 5377,abitazioni e imprese, che hanno aderito a questo progetto abbattendo 22405 tonnellate di CO2 all’anno: un po’ come se piantassero più di 89 mila alberi.

Un progetto innovativo e ambizioso del quale debbono essere sottolineate alcune particolarità:

1) il carattere democratico del progetto rinnovabile perché non centralizzato ma diffuso sul territorio;

2) le persone si trasformano da utenti a controllori dell’energia che usano;

3) nell’ambito della comunità energetica ogni comune aderente potrà gestire autonomamente l’elettricità prodotta dai pannelli fotovoltaici adattandosi alle necessità dei suoi soci, liberando così risorse da destinare a migliorare la tecnologia.

Nel caso specifico della Navarra la comunità energetica è finanziata con i fondi del PNRR spagnolo, che ha fatto dell’uscita della Spagna dal fossile una delle priorità strategiche.

Non è il caso di spandere facili entusiasmi: c’è ancora molta strada da fare per consolidare e far diventare prevalenti queste esperienze, ma l’avvio anche dalle nostre parti di un ragionamento rivolto nella direzione indicata è forse il caso di cominciare a proporlo.

Franco Astengo


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F.Astengo

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