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Dopo Arcuri, il nipote di Mattarella: ridiscutere ‘area industriale di crisi complessa’ finora un fallimento. Ma Savona è stata esclusa


Si potrà ridiscutere il concetto dui area di crisi complessa ?

di Franco Astengo

Domenico Arcuri

La sostituzione alla guida di Invitalia del “chiacchierato” Domenico Arcuri con il nipote del presidente della Repubblica Bernardo Mattarella potrà essere occasione (finalmente) di ri-discussione del concetto di “area industriale di crisi complessa” che ha interessato parte della nostra provincia fin dall’estate 2016 senza risultati concreti sul piano di una ventilata re-industrializzazione?

Bernardo Mattarella

In realtà il decreto in questione ha praticamente fin’ora prodotto prolungamenti nell’erogazione di ammortizzatori sociali: vale allora la pena di ricostruire questa vicenda partendo da alcune valutazioni critiche espresse in origine da chi scrive queste note:

LUGLIO 2016: Manca la comprensione dello strumento economico complessivo di riconversione del modello di sviluppo territoriale. Oltre, infatti, a un rischio commissariamento Regione – Invitalia, che va scongiurato con patti seri e certificabili, c’è la questione delle risorse strutturali disponibili. Il rischio che si corre e che è già stato segnalato da situazioni analoghe è quindi di legarsi ad accordi di governance dove, ci venga scusato il gioco di parole, non si governa. Magari si partecipa come oggetto dell’intervento di crisi, come oggetto d’intervento su fondi e politiche d’immediata emergenza. Ma dove, alla lunga, i soggetti forti sono altri, come la sinergia Regione – Invitalia, e dove i fondi reali appaiono fortemente vincolati dalle politiche di tagli del governo. Ci sono poi altre questioni di fondo che non possono essere trascurate. Questioni che non ci risultano finora essere state discusse, in modo approfondito, in sede istituzionale. Prima tra tutte: si ha un’idea dell’impatto che un accordo sulle aree a industrializzazione complessa avrà sull’economia complessiva del territorio? C’è poi la questione della sinergia politica industriale -ambientale (tema particolarmente delicato nel frangente) e politica economica complessiva del territorio e strumenti finanziari .”

Di conseguenza sorgevano, allora come sorgono adesso, una serie di domande che possono essere ri-proposte tenendo conto che in questo momento ci troviamo anche alle prese con l’attuazione possibile del PNRR:

  1. Se la richiesta dell’ottenimento di aree di crisi industriale complessa sia più adatta per l’emergenza, vedi questione fondi che la Regione può attivare, che non per la programmazione reale.

  2. Se non ci siano delle criticità rispetto a un ruolo subordinato degli enti locali entro questo genere di architettura istituzionale. Se l’architettura istituzionale che vede un ruolo forte della possibile sinergia Invitalia -Regione sia adatta per le esigenze della nostra città.

  3. Quanto queste politiche possano produrre saldi occupazionali positivi, di lungo periodo ed economicamente significativi. Quale modello possa poi coprire il resto ovvero la parte significativa di popolazione che non verrà raggiunta dalle politiche industriali e del lavoro.

  4. Come in sede locale si possa ricavarsi un proprio incisivo spazio di governance multilivello fatto concretamente di collaborazioni, sinergie, istituzioni che cercano e indirizzano fondi bypassando lo spazio nazionale. E sterilizzando il primato dell’impresa così come è previsto dal diritto comunitario.

Rimane la domanda finale: quali risultati sono stati fin qui ottenuti?

Nel frattempo abbiamo assistito a una complessiva riduzione di capacità di governo da parte dell’Amministrazione Provinciale, attraverso la quale avrebbero potuto emergere soluzioni coerenti riferite all’area vasta. Il tema diventa allora quello della comprensorialità che nel caso di Savona (dove il Comune capoluogo non fa parte dei comuni dell’area industriale di crisi complessa) significa poter affrontare al meglio questioni vitali concernenti il territorio come quelle dei servizi, delle infrastrutture, dell’utilizzo delle aree, dello sviluppo economico, della portualità.

Occorre non separare le diverse partite ma trovare la sede per riunificarle in un luogo di confronto strutturato, di dialogo costante verificato democraticamente, di progettualità condivisa.

Tra l’altro l’area del Savonese non può essere considerata semplicemente quella costiera ma deve necessariamente comprendere l’entroterra e, in ispecie, la Valbormida punto strategico di approdo per la questione di uno sviluppo della rete delle infrastrutture che rimane quella decisiva per far uscire il nostro territorio dall’isolamento.

Franco Astengo

 

 


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F.Astengo

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