Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Pieve di Teco e una vallata scioccati
Il maresciallo si è ucciso senza un perché?


Era giugno 2014: Pieve di Teco, Mendatica, l’alta Valle Arroscia scosse dal suicidio di Antonello Pelassa, celibe, 43 anni, una mamma, il fratello (vedi trucioli.it….). Antonello aveva la sua seconda dimora di famiglia e dei nonni a Valcona di Mendatica. Anche il maresciallo Antonio Zappatore, 57 anni, due figlie, convivente, un divorzio alle spalle, si ‘rifugiava’ nella seconda casa di Valcona quando era libero dal lavoro e dove ha scelto di finire i suoi giorni impiccandosi. Due persone perbene, stimate, pur con ruoli ed esperienze diverse. Uniti da una tragica sorte di vita. Oggi più di ieri  la vallata ferita e incredula. Oggi come ieri tanti interrogativi apparentemente senza risposta. Cosa ha scatenato il dramma. Cosa si sa.

Il maresciallo Antonio Zappatore da un anno comandava la stazione di Pieve di Teco. Lutto cittadino in Valle Arroscia

Antonio, si legge sui media quotidiani, ha lasciato almeno una lettera per i famigliari. Forse ha svelato il motivo del suo gesto, ha chiesto perdono. E il vescovo di Ventimiglia e Sanremo, monsignor Antonio Suetta che ha officiato da celebrante la cerimonia funebre, ha concluso l’omelia con “un messaggio di stima per la sua vita che ha voluto spendere nell’onestà e a servizio del bene comune”. Presenti i sindaci della vallata, il comandante, dal gennaio scorso,  dell’Arma della Legione Liguria Pietro Oresta, autorità civili, ufficiali e sottufficiali, cittadini comuni. Che si ricordi, almeno in Liguria, non era mai accaduto che un comandante di stazione  si togliesse la vita di fatto durante il servizio, seppure nel suo giorno di riposo o di ferie, malattia.

Certamente la più colpita è la comunità di Pieve di Teco dove Zappatore (un fratello apprezzato sottufficiale dell’Arma a Loano) operava da una decina d’anni e che da fine 2018, con il pensionamento del maresciallo maggiore (Luogotenente con i nuovi gradi) Giulio Tortorolo, era stato promosso  a comandante. Il paese tutto sommato è piccolo, tutti si conoscono e le voci corrono. Al di là della curiosità più o meno morbosa, umanamente comprensibile, messe in disparte le illazioni, non è difficile ascoltare che Zappatore proprio negli ultimi tempi, persino giorni, appariva cambiato. “L’ho incontrato due giorni prima sulle scale del Comune – dice un

La cerimonia funebre officiata eccezionalmente del vescovo di Ventimiglia e Sanremo mons. Antonio Suetta

consigliere comunale con il quale aveva un buon rapporto – e ho trovato strano che abbia solo accennato ad un fugace saluto, non era nel suo stile”. E allora che cosa lo stava turbando, cosa macinava la sua mente ? Sociologi e psichiatri sono usi definire l’atto estremo con il quale una persona volontariamente si procura la morte come “risposta a situazioni di vita stressanti che reputa  insormontabili.” Difficile sostenere o credere che Zappatore  vivesse da tempo in uno stato di depressione, se ne sarebbero dovuti accorgere nella sua caserma (una collega e due commilitoni), il comandante la compagnia con il quale ci sono costanti contatti. E non sarebbe neppure sfuggito all’esperienza del suo predecessore che a Pieve di Teco continua ad abitare. E’ riuscito a custodire un segreto senza che scattasse il minimo allarme tra le persone che gli erano vicino, famiglia inclusa ?

Durante l’omelia, a Mendatica, alle esequie di Antonello Pelassa, il parroco don Enrico Giovanni,i chiese: “Cosa abbiamo fatto per salvare il nostro concittadino….?”. Antonello, scapolo, giovane buono e semplice, gran lavoratore, aveva scelto il fucile per togliersi la vita dopo aver telefonato al centralino del comando provinciale di Imperia; invano dalla caserma

In chiesa, a Imperia, dove la compagna del defunto gestisce un esercizio pubblico anche i sindaci della Valle Arroscia

di Pieve sono corsi verso l’abitazione, la porta era sbarrata. E quando i militari hanno fatto irruzione non c’era più nulla da fare. Il maresciallo Zappatore ha scelto invece di impiccarsi e tra i primi ad accorrere, allarmati, l’ex collega Tortorolo. Tra l’altro  dal giorno dell’alluvione a Monesi per raggiungere Valcona occorre fare un percorso molto più lungo attraverso Viozene e Upega.  Era la casa del relax, dei giorni in cui si riesce a staccare la spina. E nonostante il comando di una stazione di campagna non sia così impegnativo come la città, i problemi sono all’ordine del giorno, fuori e dentro le mura della caserma. Tra l’altro Zappatore non era un abituè di feste, pranzi, cene. Persona abbastanza schiva che lo distingueva dal predecessore. Non dava adito a simpatie o antipatie. Non era uso mettersi in mostra con il sindaco, piuttosto che con un assessore o una persona importante. Menchmeno chiudeva gli occhi quando c’era da vedere e se il caso relazionare, riferire, informare il superiore diretto. Un servitore modello della Benemerita, dello Stato e della Patria. Nessun chiacchierio alle spalle.

Ecco allora che la curiosità dell’uomo qualunque si pone qualche domanda in più. Se non erano problemi ed assilli famigliari, cosa può aver corroso la forte fibra di chi, con la divisa ed il comando, è assai dipendente da ‘ragioni di servizio’. Un interrogativo che forse sarà sepolto dall’oblio. Così come accade per tanti eventi quotidiani e non della vita, della società, della cronache. Si legge, si ascolta e poi si finisce per dimenticare. Tra le cause del suicidio gli esperti indicano: chi si sente estremamente solo e del tutto privo di speranza, non era questo lo status del sottufficiale. E neppure di chi si sente oppresso da sensi di colpa e vergogna. O ancora di chi nutre scarsa stima di sé e senso d’impotenza. E allora non resta che lo stato di depressione.  E l’interrogativo: chi poteva aiutarlo, rendersene conto prima che fosse troppo tardi ?

Restiamo ai nostri giorni: “al momento sono in corso accertamenti delle forze dell’ordine per determinare quali possano essere state le cause che hanno spinto il militare a togliersi la vita”. Tra lo sgomento, lo sconforto, il sincero dolore di quanti l’hanno conosciuto e stimato. Ed è stato di esempio indossando la divisa. L. Cor.


L.Corrado

L.Corrado

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