Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

Settimanale d’informazione senza pubblicità, indipendente e non a scopo di lucro Tel. 350.1018572 blog@trucioli.it

Villanova agricoltura in festa
con politici, amministratori, operatori
Il presidente chiama in causa lupi e cinghiali


A Villanova d’Albenga il fotoreporter Silvio Fasano racconta la ‘Festa dell’Agricoltura’ che quest’anno si è trasferita da Garlenda.  Immagini  tematiche con l’esordio dell’aglio di Vessalico. Tanti volti noti presenti alla manifestazione: il sen. Paolo Ripamonti (che da agente immobiliare  ad Alassio è pure membro della commissione d’inchiesta sui reati ambientali) ad un leghista della prima ora e dell’era bossiana Domenico Pizzo, tre mandati da presidente dell’Ortofrutticola, ora affidata alla presidenza di Lara Ravera (“Dal 1941 sosteniamo e promuoviamo l’agricoltura e il territorio di Albenga” con 304.538 € di capitale sociale), al big Luciano Pasquale, dall’aprile 2016 superpresidente delle Camere di Commercio Riviere di Liguria, ex presidente Carisa, ex Cda Carige, ex direttore dell’Unione Industriali della provincia di Savona, neo presidente dell’Autostrada dei Fiori.

C’è l’assessore regionale all’Agricoltura Stefano Mai, ex sindaco di Zuccarello. Il ‘padrone di casa’  che fa gli onori Piero Balestra sindaco a vita. Una giornata tra platea di ascoltatori, oratori, commensali, qualche utile riflessione. Da non dimenticare un personaggio come Osvaldo Geddo, storico direttore Cia, ex sindaco di Ortovero.

Mentre fischiavano le orecchie per un altro ‘convitato’ di spicco della festa, tra i promotori, il presidente provinciale e regionale della Cia (Confederazione agricoltori), un superattivo  Aldo Alberto che poco tempo dopo manda in scena l’appello: “Assalti dei lupi agli allevamenti. Se non si interviene , alcuni territori verranno presto abbandonati dall’uomo”. Tutto sommato un po di ottimismo non guasta, Alberto non cita i molti paesi montani del nostro ponente che già soffrono di ‘disertite acuta’ da parecchi anni.  Con l’90 % del patrimonio immobiliare abbandonato, fatiscente e cadente; il 98 % delle aree un tempo coltivate e oggi in totale abbandono, con l’eccezione per alcune terre a vigneti ed oliveti.

Più deserto e desolazione di così ! Almeno sarebbe prioritario preoccuparsi, non con la beneficenza, di chi rimane a presidiare il territorio, gli ultimi resistenti alle prese con uno scenario in cui si sentono ripetere da sempre e dai soliti noti: “Abbiamo un bellissimo, meraviglioso  entroterra montano, per alcuni persino unico al mondo”.  Dare concrete possibilità di sviluppo ai ciò che resta dei giovani, giovani coppie in particolare. (Leggi a fondo pagina il testo del comunicato da ….la speranza è l’ultima a morire….). Di belle parole, ripetono i montanari ed i pastori rimasti, ne abbiamo già ascoltate a vagonate, da ubriacatura. I risultati sono da matematica. Non reclamano neppure i fuochi d’artificio estivi o di feste patronali come nelle cittadine balneari. Si accontentano del richiamo di un paio di sagre. Ma non hanno la dote per mettere in calendario tutto il ben di dio che conosciamo a suon di centinaia di migliaia di euro all’anno per eventi, manifestazioni e cultura, attività sportive.

COMUNICATO STAMPA –

Assalti dei lupi agli allevamenti, Alberto (Cia Liguria): «Se non si interviene, alcuni territori verranno presto abbandonati dall’uomo»
Aldo Alberto presidente regionale e provinciale Cia

Lupi che decimano greggi, cinghiali che distruggono le coltivazioni. Ogni giorno, gli agricoltori liguri devono fare i conti con questi problemi. È notizia di pochi giorni fa del branco di lupi che ha sbranato undici pecore nel savonese, mentre nell’entroterra di Rapallo è stato ucciso anche il pastore maremmano di guardia al gregge.   «La situazione è sempre più insostenibile – commenta Aldo Alberto, presidente di Cia Liguria -. Gli agricoltori sono stanchi di dover combattere senza armi e, se i lupi arrivano ad uccidere un maremmano, è perché sono branchi organizzati. Se non si prendono provvedimenti velocemente si andrà verso la desertificazione di alcuni territori dove l’uomo non può più vivere».  I dati dell’ultima rilevazione condotta su tutta la regione, risalenti al 2012, parlavano di una cinquantina di esemplari divisi in dieci branchi. Numero che, a distanza di sette anni, si è quasi sicuramente triplicato.

«Per sopperire a questi attacchi – prosegue Alberto – si potrebbero riempire i greggi di cani maremmani, gli unici che resistono ai lupi, ma sono anche molto aggressivi con l’uomo, quindi poi chi proteggerà i fungaioli, o chi vuole fare una passeggiata tra i boschi? È necessario capire a cosa stiamo andando incontro, altrimenti non è più possibile allevare o coltivare. Ancora qualche giorno fa ho raccolto la disperazione di un socio costretto, ogni giorno, a fare la conta dei danni causati dai cinghiali: coltiva erbe aromatiche, ha messo recinzioni elettrificate ma non servono, e adesso sta pensando di trasferirsi».

Proprio per tutelare gli agricoltori dai danni causati dalla fauna selvatica, fin dalla scorsa primavera Cia ha promosso una campagna di sensibilizzazione su scala nazionale, per chiedere al governo la modifica della legge 157/92. Tra i vari punti, si richiede anche una maggiore autotutela degli agricoltori e un risarcimento totale del danno. «Modificare la 157 non basterà, da solo, a risolvere il problema, ma rappresenterebbe sicuramente un primo passo», conclude Alberto.

 


S.Fasano

S.Fasano

Torna in alto