Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Noli, Mary Poppins ai posti di manovra.
Petrolchichima a Vado Ligure, no a Varigotti


In Liguria in generale, a Noli in particolare, gli argomenti che interessano di più i lettori si riferiscono alle Elezioni per il rinnovo dello schieramento che dovrebbe reggere le sorti della Repubblica nolese per i prossimi cinque anni. Schieramenti che una volta al potere, si adeguano al tran tran del “governo” che li hanno preceduti: parole tante, fatti concreti pochi; minestra riscaldata, pane raffermo e come contorno i soliti esposti, multe, pagamenti, il tutto come da copione dal 1960 in avanti.

Tanti progetti come quello di “regalare” agli ospiti di Noli, la pista ciclabile che da Spotorno, terrapieno prospicente il Nereo, porta al Capoluogo attraverso l’ex galleria del treno dismessa ed acquistata dall’Amministrazione a suo tempo  dalle Ferrovie dello Stato, pagando la cifra simbolica di “10.000 lire” ogni metro lineare di galleria, ed assicurandosi anche il contributo ministeriale di 160.000 euro per la riconversione della galleria ferroviaria di collegamento tra i due comuni

Encomiabile ma solo l’idea perché per fare tre km senza vedute, anche se illuminata a giorno, non è da tutti. Al ciclista è più consono “rischiare” il traffico dell’Aurelia alla luce del sole ed ammirare il paesaggio che lo circonda. Come detto interessano di più gli argomenti “politici, partitici” locali che non quelli inerenti al mondo del lavoro; alla luce della ciclabile, chi ci guadagna è solo il progettista e l’impresa chiamata ad eseguire l’opera, tutti gli altri ci rimettono.

Sono notizie allarmanti ma sui quotidiani di carta stampata e on-line sia a livello regionale che locale, sembra che non ci sia spazio; fanno più effetto, ovvero portano più lettori le notizie che riguardano le elezioni dei prossimi Tizio, Caio e Sempronio alla carica di sindaco. Per i Liguri l’elezione a Sindaco è molto più importante che un posto di lavoro, e poi ci si lamenta! È pur vero, quello che si dice nelle altre regioni italiane [salvo eccezioni] che tra i Liguri ed il lavoro non corre “buon sangue”. Il ligure ed il lavoro vengono posti ai verici di un diametro di una tavola rotonda: il primo insegue il secondo, il secondo il primo alla medesima velocità, ma non riescono mai ad “acchiapparsi”.

Da “5 APRILE 2019 • ULTIM’ORAANNO VIINUMERO 30 DEL 4 APRILE 2019 • BY TRUCIOLI” ecco la notizia Bomba:

“Noli alle urne e in fermento continuo per trovare un’intesa – coalizione per battere la candidata, ad oggi favorita, Marina Gambetta, schierata con una lista di candidati all’insegna del rinnovamento in toto. Una scelta che pare abbia messo in allarme forze politiche di destra, sinistra e indipendenti. Da qui il tentativo di fare quadrato. Qualche giorno fa hanno visto uscire dall’immobile dove abita il sindaco Niccoli, il suo vice Fiorito, candidato della prima ora del centro destra, la fidata e fedele capogruppo Piera Barisone e sorpresa nella sorpresa, il due volte sindaco del centro sinistra Ambrogio Repetto, insieme a Fossati e  Debora Manzino (nomi questi due omessi nella prima edizione che si presentano in lista, ufficializzata il 18 aprile ai bagni BajanitaNon c’era Marino Pastorino (per mero errore dato presente nella prima edizione del blog) che ha già annunciato la discesa in campo con una sua lista civica, dopo la rottura proprio con la squadra Fiorito. Repetto ha deciso di restare in panchina. E se invece si fossero trovati tutti in ‘casa del dr. Aldo Grasselli (già Pd) che abita nello stesso stabile e come scusante? Classe 1956 veterinario dirigente, direttore di struttura complessa, prima nell’Asl 2 e poi nella 4 ‘Chiavarese'”. Stupendo, ma se si vanno ad esaminare i programmi di questi “gruppi”, di lavoro o incremento di posti di lavoro non se ne parla; rimangono solo le dichiarazioni di intenti, propagandiste ed elettorali degli schieramenti, un po’ come fanno i “partiti” governativi giallo-verdi italiani attualmente in carica.

ROMA – “3,2 milioni di posti di lavoro nei prossimi 5 anni. È questa la previsione di Unioncamere, perfettamente in linea con le misure adottate dal Governo del Cambiamento con una Manovra che punta sulla crescita, sul turnover generazionale e sullo sviluppo digitale e tecnologico. L’apocalisse non è arrivata dopo il Referendum del 2016, come prospettavano in molti, e non arriverà adesso nonostante certa stampa ed i vecchi partiti tifino contro questo Governo, sperando che accada l’armageddon. Il reddito di cittadinanza è una manovra economica nella Manovra e farà crescere la domanda interna, la revisione della Fornero permetterà a centinaia di migliaia di giovani di occupare il lavoro lasciato da chi finalmente potrà godersi il sacrosanto diritto di andare in pensione ed il più grande piano di investimenti degli ultimi anni rilancerà l’economia. Siamo ad un punto di svolta e siamo certi che il 2019 sarà l’anno del cambiamento”. Lo dichiarano i deputati M5S della Commissione Lavoro della Camera“.[]

640 mila posti di lavoro all’anno, una utopia. Il Secolo XIX, in questi giorni pubblica un annuncio drammatico: “Savona – Annuncio choc del commissario straordinario di Piaggio Aerospace nell’incontro di questa mattina all’Unione Industriali dove si svolto anche il presidio dei lavoratori. Sarà avviata la procedura per la cassa integrazione che riguarderà un massimo di 1027 dipendenti, ma l’utilizzo potrebbe essere inferiore rispetto ai carichi di lavoro. I lavoratori hanno deciso così di chiedere un incontro immediato con il prefetto. Il commissario ha anche aggiunto che gli stipendi di aprile dei dipendenti Piaggio Aero sono garantiti, poi si vedrà

Il ministero della Difesa ha cancellato un nuovo ordine di droni. Il minstro della Difesa Elisabetta Trenta ha annunciato di aver rinunciato all’acquisto per 250 milioni di euro di otto droni P.1HH prodotti dalla Piaggio Aerospace, l’unica azienda produttrice di droni di questo tipo in Italia. La società, dove lavorano oltre mille persone, è da tempo in crisi: si trova in amministrazione straordinaria ora rischia di chiudere. Trenta ha detto che il ministero continua a “supportare la creazione di condizioni idonee” per mantenere in piedi l’azienda e ha parlato della possibilità di acquistare dall’azienda degli aerei P180 per rinnovare l’attuale flotta già in possesso del ministero.

La decisione di non procedere all’acquisto sembra soprattutto dovuta alle scarse caratteristiche tecniche del P.1HH, il primo drone realizzato da Piaggio Aerospace: in sostanza una versione senza pilota del P180. È considerato da molti un velivolo non soddisfacente: in un’audizione alla Camera il Capo di stato maggiore dell’Aeronautica, Alberto Rosso, ha definito «otto pezzi di ferro» i velivoli già prodotti e in attesa di essere acquistati.

Dopo il P.1HH la società aveva iniziato a sviluppare un nuovo modello, il P.2HH, con potenzialità giudicate migliori ma che è ancora molto lontano dalla fase di realizzazione. Il governo, insieme al fondo Mubadala Development degli Emirati Arabi Uniti che possedeva metà della società, avrebbe dovuto investire quasi 800 milioni nel progetto. Nonostante le promesse del ministro Trenta di proseguire nell’investimento, il progetto è stato silenziosamente abbandonato e del denaro che si doveva investire ufficialmente non si è più saputo nulla.

Ma la Piaggio Aerospace Piaggio Aerospace è responsabile della manutenzione di molti motori della flotta dell’Aeronautica militare, in particolare i Viper di Rolls Royce installati sugli aerei delle Frecce Tricolori. Ma per la società quest’area non sarebbe a rischio. Anche per questo sulla questione è intervenuta la ministra della Difesa Elisabetta Trenta. Il ministero, ha chiarito, «continua a supportare la creazione delle condizioni idonee a una soluzione più duratura possibile, che possa contemperare al meglio le esigenze operative dello Strumento militare e il valore strategico dell’azienda». Per la ministra ciò avverrà anche «con l’attuazione di un programma di rinnovamento della flotta di velivoli P180 già disponibile presso le Forze Armate», gli aerei da trasporto executive della Piaggio.

Dopo gli F35 di Cameri; dopo i P.1HH droni della Piaggio; ora toccherà ai lavoratori [800 comprensivi di indotto] della Bombardier:«Bombardier cambia il piano industriale e non garantisce il mantenimento del sito oltre la seconda metà del 2019». A lanciare l’allarme, con un comunicato, è Andrea Mandraccia della segreteria Fiom Cgil Savona. «Urge – si legge nella nota stampa – un decisivo intervento del Mise per la governance del settore produzione materiale rotariale in grado di consentire la sopravvivenza ed il rilancio del sito di Vado Ligure. All’odierno vertice svoltasi al Mise finalmente il Gruppo Bombardier ha gettato la maschera. Il ritardo nella collaborazione con Hitachi per la produzione dei treni regionali a potenza distribuita è dovuto anche a una propria volontà con relativo cambio di piano industriale che porta Bombardier a prediligere una ipotetica collaborazione con Hitachi sull’alta velocità. Peccato, però, che col cambio dei vertici Trenitalia l’opzione di una gara per ulteriori 50 Zefiro 1000 (di cui 15 opzionando il precedente contratto tra Trenitalia, Hitachi e Bombardier) non sia più, almeno per il momento, in campo. Pertanto l’unico carico di lavoro su cui lo stabilimento può contare è quello legato alle locomotive DC3 con termine estate 2019».

Un anno fa era arrivata la maxicommessa di Mercitalia Rail, società che gestisce il settore cargo delle Ferrovie dello Stato, che aveva evitato la chiusura dello stabilimento di Vado della Bombardier Transportation Italy. Si trattava dell’acquisto di 125 nuovi locomotori elettrici nell’arco di tre anni, con un investimento complessivo di circa 400 milioni di euro. La possibile chiusura della sede italiana tradisce le enormi difficoltà che hanno le aziende multinazionali a investire e operare in Italia, visto che sono ostacolate da leggi paragnostiche, burocrazia ostica, e tasse astronomiche. La Bombardier è una multinazionale nata in Canada che costruisce aerei e treni, inclusi i regionali liguri.

Il Secolo XIX, nell’edizione del 7 aprile c.m., con il titolo “Raggio di sole su Bombardier, consegnata la prima E494”, cerca di dare una ventata di primavera sulla crisi che attualmente lo stabilimento vadese stà attraversando. “Dopo le prove tecniche, è entrata in servizio reale la prima locomotiva della nuova serie “E494”, costruita nello stabilimento vadese di Bombardier Transportation Italy e consegnata a Captrain Italia Srl. Intanto proseguono le consegne delle macchine gemelle destinate a Mercitalia Rail. Si tratta di eventi non secondari per lo stabilimento al centro della burrasca, anche se non ancora sufficienti per restituire tranquillità ai 500 lavoratori di Bombardier, che con tutta probabilità scenderanno in sciopero venerdì prossimo e il successivo. Quello che oggi manca alla filiale italiana della multinazionale canadese è un ruolo predominante sul mercato ferroviario nazionale. Gli operatori privati stanno acquistando le locomotive della famiglia Traxx, ma si tratta di ordini di poche unità alla volta. Una commessa più consistente, di quaranta macchine, è quella di Mercitalia, ma resta ben lontana dall’ordine, forse irripetibile, di 700 locomotive come era stato anni fa quello delle “E464″ per il trasporto regionale. Nel mirino dei sindacati resta la lentezza di Governo e Ferrovie dello Stato, ma anche l’incertezza nel formalizzare gli accordi di collaborazione, come quello ventilato con Hitachi Rail Italy per partecipare alla realizzazione dei nuovi treni regionali (un maxiordine da 4,5 miliardi di euro)”.

Fornicoke, Ocv, Tirreno Power, Isoltermica. Fabbriche di Vado Ligure chiuse e famiglie in crisi tanto che ogni giorno decine di persone bussano alla porta del Comune per chiedere aiuto: per pagare bollette, per fare la spesa e per pagare gli studi ai propri figli.Il dramma di centinaia di persone che un tempo erano occupate nelle industrie storiche della Valle di Vado ora si riversa sull’ente pubblico. Dopo il sequestro dei due gruppi a carbone della centrale, la Tirreno Power, tra lavoratori diretti ed indiretti ha lasciato a casa 800 dipendenti.

Secondo lo studio  poi, tutte e quattro le province liguri registrano saldi negativi: Genova perde 392 imprese, Savona 203, Imperia 225 e La Spezia 106. I settori che hanno registrato il saldo negativo più consistente, tra aperture e chiusure, sono l’agricoltura con 310 imprese in meno (-60 a Genova, -124 a Imperia, -94 a Savona e -32 alla Spezia), il commercio con 309 imprese in meno (-151 a Genova, -75 a Imperia, -49 a Savona e -34 alla Spezia), le costruzioni con 216 unità in meno (-79 a Genova, -40 a Imperia, -65 a Savona e -32 alla Spezia) e le attività manifatturiere con 114 imprese in meno (-59 a Genova, -3 a Imperia, -27 a Savona e -25 alla Spezia); il turismo è l’unico settore pressoché stazionario, con un saldo pari a -4 unità (+3 a Genova, +5 a Imperia, -18 a Savona e +6 alla Spezia).

Bilancio in rosso anche per l’artigianato, che conta 45.113 imprese attive: il saldo si attesta a -436 unità. La provincia di Genova registra il saldo negativo più consistente: -176 imprese, seguita da Savona (-139 unità), Imperia (-64) e La Spezia, con -57 imprese. Per quanto riguarda i fallimenti, nel primo trimestre 2014 le aperture di procedure in Liguria risultano essere 74, con una crescita pari a +63% rispetto allo stesso periodo del 2013: una su quattro ha riguardato aziende che operano nel commercio (+5,9% sul 2013). A livello provinciale solo La Spezia registra un ridimensionamento (-14,3%) con 6 procedure fallimentari aperte; Genova ne conta 42 (+75%), Imperia 10 (+100%) e Savona 16 (+77,8%).

Da Genova trapela una notizia “accattivante” anche se da  Vado Monica Giuliano smentisce qualsiasi possibile insediamento delle aziende petrolchimiche nel porto vadese, oggi a Multedo a Genova. A Vado dopo la chiusura della centrale a carbone saranno ben felici di avere il petrolchimico! Questo tipo di industria che consuma suolo, porta inquinamento e offre in cambio ben poche possibilità di occupazione non la vuole nessuno. Da Spotorno a Finale, passando per Noli e Varigotti ed oltre che di turismo ci campano saranno proprio entusiasti, perché non spostiamo il polo direttamente sulla spiaggia di Varigotti o ad Alassio?

Alesben B.

gia di Varigotti o ad Alassio?



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