Ill.mo Dott. Roberto Borri, ho letto le Sue riflessioni pubblicate sul n° 112 di Trucioli (vedi….) e Le premetto che non amo la critica fine a se stessa. Sono convinto che nel nostro servizio sanitario vi siano operatori capaci, seri e generosi a tutti i livelli i quali in molti casi nulla hanno da invidiare alle migliori strutture sanitarie a livello europeo.Ciò detto Le chiedo: Lei è mai stato in una struttura ospedaliera privata?
Io mi sono sottoposto a diversi interventi chirurgici in due ospedali privati convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale. Uno è un noto ospedale privato a sud-est di Milano, un altro pianeta e l’altro anch’esso privato a Negrar (VR).
In quest’ultimo ospedale sono approdato, dopo varie disavventure, su consiglio di un amico, al quale la sanità pubblica aveva suggerito di rassegnarsi alla perdita della vista da entrambe gli occhi. Oggi dopo essere stato operato in quell’ospedale, 5 anni fa, lo stesso mio amico vede benissimo. E fu durante un intervento al sottoscritto che mia moglie, mentre aspettava il termine dell’operazione chirurgica, venne informata da un rappresentante di farmaci che “quell’ospedale paga i prodotti dal 30 al 40% in meno rispetto alle Asl in quanto salda le fatture alla consegna e i fornitori non possono fare “regali” al direttore o al responsabile-acquisti”. Detto ospedale ha il bilancio in attivo e ogni anno rinnova alcune apparecchiature anche se ancora attuali e funzionanti. Chi ha occasione di apprezzare la professionalità e la gentilezza di tutto il numericamente poco Personale, dagli addetti alle pulizie fino alla bravissima Primaria, non accetta più di essere un numero paziente negli ospedali pubblici.
Capisco che Lei, caro Dott. Borri, abbia a cuore la componente “stipendificio” della sanità pubblica dove è risaputo che la meritocrazia è stata rottamata da oltre mezzo secolo e le assunzioni e le promozioni avvengono secondo le illogiche prassi dei politicanti di turno. Questo si che è “un tale subdolo e vigliacco modus operandi”.
Ora Le espongo la mia esperienza relativa al reparto di oculistica di una Asl: Utilizzano gli schedari metallici, a-b-c- uno ogni 3 – 4 lettere, con le schede di cartoncino individuali, visibilmente lerce; i computer sono pressoché inutilizzati. Capita spesso che, nel corso delle visite, il medico chieda al personale paramedico di fargli avere la scheda del sig. Bianchi.
L’infermiere, a volte due, esce/escono dall’ambulatorio, percorre il corridoio dove spesso riceve richieste di informazioni alle quali non sa rispondere, però socializza con due-tre persone,-salutami Lucia e Antonio… giunto/i nella stanza degli schedari dove vi sono due tre colleghe, impegnate a spostare in continuazione le stesse carte, a queste richiedono la scheda del sig. Bianchi. In men che non si dica e dopo essere passata tra le mani di due – tre persone, ecco la scheda; tragitto di ritorno verso l’ambulatorio, come sopra, e finalmente il cartoncino, non esattamente sterile, è consegnato al medico oculista il quale dopo averlo preso in mano, letto e notato gli appunti ti raccomanda, mentre ti visita gli occhi, di usare le garze sterili impregnate di soluzione fisiologica per pulirti gli occhi…
Questo per dire che la mia sensazione è che il personale non manchi, anzi forse abbonda. A scarseggiare sono il rispetto delle regole e il buon senso. Forse mancano anche etica e onestà visti i timbratori di cartellini conto terzi ben noti da vent’anni al pubblico della benemerita “Striscia la Notizia” in barba alla obbligatorietà dell’azione penale e malgrado un emerito trombone nazionale ci illumini sul come ci si deve comportare in un paese civile.
Aggiungo che ogni due anni mi sottopongo a visite urologiche di prevenzione presso il Centre Hospitalier Princesse Grace a Monaco, dove mi sono rivolto vent’anni fa in seguito a una diagnosi, del suo osannato servizio sanitario nazionale, rivelatasi per mia somma fortuna errata. Le interessa sapere quanto ho pagato l’ultima visita il 25.07.2016? glielo dico anche se probabilmente non lo vorrebbe sapere: 28,51 euro. Stia tranquillo Dott. Borri; ho in mano la relativa fattura. Presso la sua Asl avrei pagato circa 80€ di tiket. Vedi stipendificio. Non le pare che dopo aver pagato per cinquant’anni tasse su tasse e Iva sulle tasse questo sia senza se e senza ma “un subdolo e vigliacco modus operandi”?
I cittadini che si rivolgono alle strutture mediche private sono definiti Clienti. I clienti pagano dopo la prestazione del servizio richiesto e sono liberi di essere clienti abituali o fedeli alla stessa struttura, ovvero scegliere altro fornitore che garantisca maggiore qualità dei servizi o costi inferiori per le stesse prestazioni.
I cittadini, nelle strutture pubbliche, sono pazienti, o numeri. In fondo i “pazienti” sono clienti che hanno pagato le prestazioni in anticipo e non hanno altra scelta se non accontentarsi di quello che passa il convento; sarà per questo che sono definiti pazienti?
Mi creda caro Dott. Roberto Borri, solo la leale competizione tra aziende che mirino al profitto può garantire il massimo del risultato al minimo costo. E io non capisco per quale ragione lei tema o peggio, vorrebbe impedire, il confronto tra pubblico e privato.
Rinaldo Sartore, Sanremo