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Vangelo e Costituzione ( 4ª puntata). Il diavolo


Vangelo e Costituzione 4ª Puntata (Tullio Pironti Editore, 2014). Il diavolo. Perché? Perché?

Gesù si arrampicava verso risposte impossibili. Non disse nulla alla comitiva, che si cementava sempre più, anche se Tonino si vedeva sempre meno.

Ugariello era gracile, ma in grado di sputare energia come un disco volante quando qualcuno era in pericolo. Era un dolcino da leccare senza mangiare, la parola e il silenzio al momento opportuno. Poteva anche mancare se c’era da prendere, mai assente se c’era da dare. Diceva che era più bello donare che ricevere, sebbene non avesse mai letto gli Atti degli Apostoli (20:35). Gli veniva naturale, come il giorno in cui Anthony si operò di appendicite.

Mentre giocavano a mostri contro alieni nel terreno incolto, lo sorpresero delle fitte lancinanti. Allora i combattenti spuntarono simultaneamente dalle sterpaglie per resuscitare l’amico che stava letteralmente crepando.

Compresa la gravità delle sue condizioni, si alternarono come barella a velocità supersonica e planarono al pronto soccorso, mentre Anthony ancora bestemmiava i morti e gli stramorti. Rallentarono i ventricoli che impazzivano, frenarono la bocca contro gli infermieri indolenti, si accalcarono sull’unico medico del reparto schizzato come loro… che lo tagliò d’urgenza.

In quella legione con spade senza punte e scudi a forma di cuore, ancora una volta Ugariello Il corto si stagliò: attese preoccupato per ore fino al segnale e poi saettò fino al loro rifugio: – Ha fatto la scorreggia! Sta bene!

La sera però stette male lui. Lo arrestarono per un furto mai commesso. Il dramma fu completo quando seppe che l’accusatore era suo padre. Aveva scaricato su di lui la responsabilità, perché aveva meno di quattordici anni e non era imputabile. Aveva inventato dettagli che lo incastravano, che Ugo, adulto prima del tempo, confermò.

Questo era l’ambiente in cui crescevano i ragazzi! Il padre privava il figlio della vita per salvare la propria.

La mattina, appena seppe, il drappello protestò muto fuori al commissariato, finché non uscì un ispettore:

– Vorrei un figlio come lui! Dovete essere orgogliosi! E mo andatevene, è troppo piccolo, non va dentro.

Ma i ragazzi restarono, abbracciarono Ugo Pezzodipane all’uscita e andarono a pranzo sollevati. Non salutarono più quella specie di padre.

Le urla di Annalisa arrivavano fino alle Vele, scaraventate fuori da un megafono immobile.

La baracca era un nascondiglio: di armi, di eroina, di bottini. Nel primo pomeriggio però era deserta. Quel giorno un gruppo di balordi ne aveva fatto la propria taverna: vino a tempesta e pizze e polli allo spiedo, rapinati ad un locale di campagna.

Annalisa si divincolava, dava pugni e calci, mordeva. Diciottanni aveva una vecchia cicatrice in faccia, ricordo del patrigno che maltrattava la mamma. Il suo

viso spietato spogliava la ragazza che spegneva la reazione in preghiera. Ventanni le dava zampate in testa con gli occhi lucidi. Diciassette e Diciannove le tenevano le braccia con le loro, scuoiate da tatuaggi religiosi. I gemelli Sedicenni le sfilavano i jeans con un accanimento che contrastava il loro sguardo ancora infantile. Trentanni si apprestava ad essere il primo a ficcare il suo rancore in un corpo ormai ucciso dentro.

– Lasciate mia sorella! – Gesù fu perentorio. – Ha solo sette anni!

– E tu, negro pisciasotto, quanti ne hai? – Gridò Trentanni, correndo verso di lui e mollandogli una gragnola di cazzotti da modellare un marmo.

In pochi attimi Gesù venne crocifisso alle pareti di eternit che trasudarono sangue. Fu uno dei Sedicenni, esaltato dagli eventi, a colpirlo al costato con un temperino.

Ma Annalisa fra piaghe e bubboni scappò. Un frammento la ossessionava a tornare… per Gesù… per… per… avvilupparla alla tragedia per sempre. Una scheggia invece guizzava senza voltarsi indietro, per non rimanere di sale. Fra la psicosi perenne e la traversata precaria prevalse la fede.

 … gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la parola… (Matteo, 8:16).

«Su, prendi tua moglie e le tue due figlie… Non guardare indietro e non fermarti…» … il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco… la moglie di Lot guardò indietro e divenne una statua di sale (Genesi 19, 15-26).

Michele Del Gaudio


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