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La Riserva dell’Adelasia. La Provincia chiarisce: il ‘Piano di Gestione’ non è ancora legge regionale. 2/Motoraduni nelle valli immacolate


La Provincia di Savona ha infine dato una risposta alle “osservazioni” fatte dall’AIW.

di Franco Zunino

Come si poteva prevedere, alle rimostranze avanzate sul fatto che una Riserva Naturalistica conservata integralmente per oltre trent’anni da una Società privata, sia stata trasformata, di fatto, in una mera azienda agro-forestale e turistica, giocando con le parole (metodo classico applicato dalla politica per risolvere problemi spinosi!) ha motivato l’immotivabile!

Ad esempio, appigliandosi al fatto che il Piano di Gestione della Riserva era per dare soddisfazione a quanto richiesto dalla Direttiva habitat europea, mentre la Riserva dell’Adelasia è sì inserita in una ZSC, ma è anche in TOTALE proprietà pubblica (Regione/Provincia), per cui NULLA impediva a queste autorità di stendere un Piano di Gestione che pur nel rispetto di quanto richiesto dall’Europa, prevedesse il mantenimento del regime di tutela di cui aveva goduto quando era in proprietà privata.

Altro gioco di parole è riferito alla tipologia di Riserva “orientata” stabilita dalla legge regionale, che però ai sensi della direttiva IUCN (da non confondere con la Direttiva Habitat!) non prevede una gestione con finalità di miglioramento forestale a fini economici, ma solo per finalità biologiche, quindi quanto orientato per la prima finalità, non dovrebbe esservi consentito. E tanto più in presenza di boschi appartenenti alla pubblica collettività!

Come prevede l’iter approvativo del Piano di Gestione, l’AIW ora provvederà a nuove osservazioni alle autorità, facendo presente quanto sopra ed anche altro. Sperando che almeno questa volta gli organismi e le associazioni ambientaliste, alcune fino ad oggi silenti, si degnino di intervenire prima che il Piano di Gestione diventi legge regionale!

Franco Zunino (segretario generale AIW)

2/LA MODA DEI MOTORADUNI NELLE IMMACOLATE VALLI MONTANE

La moda dei motoraduni imperversa ovunque, dall’Abruzzo al Piemonte! Si apprende solo ora che anche nell’alta Val di Susa, nella stupenda Valle di Rochemolles, nel luglio scorso si è tenuto l’ennesimo motoraduno con centinaia di motociclisti lungo la strada bianca che percorre la valle: una cosa inimmaginabile, se non fossimo in Italia!

Ma la cosa che colpisce è di come questi motociclisti, come tutti gli sportivi, più amanti dei loro attrezzi e delle loro prestazioni piuttosto che dei luoghi in cui si radunano, per quale inconscia ragione per radunarsi debbono sempre cercare luoghi immacolati, speso anche scarsi di strade, contribuendo così a danneggiarli ancora più di quanto già le poche strade realizzate hanno fatto! Veri e propri stupri dell’ambiente e dei luoghi in cui si radunano, e che le autorità politiche, sempre prone alle masse porta-soldi, autorizzano in barba ad ogni logica di buon senso e alle normative di salvaguardia ambientale. Eppure le moto, come le automobili, sono l’antitesi dei luoghi selvaggi e naturali: un incompatibilità che non si vuole riconoscere solo per mero disprezzo della bellezza e integrità dei luoghi e con l’occhio rivolto solo all’apporto di economia da turismo di massa. Che poi sarebbe come consentire dei postriboli per attrarre gente ad ogni costo!


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