La diserzione dalle urne nel referendum in materia di giustizia che si svolgerà domenica 12 giugno va sostenuta come chiara indicazione di scelta politica. Leggi anche. Pervengono notizie preoccupanti per il futuro della SANAC di Vado L. ed aree industriali con tutta la debolezza dell’Amministrazione Provinciale.
di Franco Astengo
La diserzione dalle urne nel referendum in materia di giustizia che si svolgerà domenica 12 giugno va sostenuta come chiara indicazione di scelta politica.
In alcune città si voterà anche per l’elezione del Sindaco e del Consiglio Comunale e vale ancora la pena insistere nel giudicare come una vera e propria forzatura istituzionale l’abbinamento tra le due diverse consultazioni.
Le ragioni della diserzione dalle urne risiedono, prima di tutto in alcune considerazioni di merito: il raggiungimento del quorum del 50% dei partecipanti e l’eventuale la vittoria del sì infatti introdurrebbe nuovi problemi, come nel caso del quesito sulle misure cautelari la cui applicazione renderebbe molto difficile intervenire sui reati di violenza di genere, inoltre i quesiti referendari intervengono su aspetti tecnici e parziali, al riguardo dei quali l’esigenza cui corrispondere dovrebbe essere quella di una riforma di carattere generale.
E’ il caso allora di richiamare, ancora una volta, le necessità di recuperare un protagonismo parlamentare.
Protagonismo parlamentare che, dopo l’inopinata riduzione nel numero dei componenti le assemblee elettive, si sta cercando di ridurre al minimo per seguire la via populista e dell’affidamento della produzione legislativa alla propaganda o all’imposizione governativa piuttosto che all’agire della mediazione politico-istituzionale.
A rafforzamento dell’indicazione riguardante l’esigenza prioritaria di seguire la via parlamentare è ancora il caso di chiarire come tre dei cinque quesiti che dovrebbero essere sottoposti al voto riguardano la vita interna all’ordinamento giudiziario: come sono eletti i magistrati nel loro organo di rappresentanza (il Consiglio Superiore della Magistratura); come sono giudicati per gli avanzamenti di carriera e i ruoli che possono rivestire tra inquirente e giudicante.
La diserzione dalle urne e il conseguente fallimento del quorum si impongono così come scelta politica. Una scelta politica che indichi la via parlamentare come quella idonea per affrontare la complessità di questioni così tecnicamente specifiche.
Da tener in conto che la prova referendaria rende complicato mobilitare grandi masse di elettrici ed elettori e un esito favorevole ai quesiti attraverso l’espressione di una maggioranza di ridotte dimensioni renderebbe comunque difficile la formazione di un consenso forte e convinto come sarebbe fondamentale si affermasse su temi di così grande importanza e delicatezza.
In sostanza, al di là del merito di ogni singolo quesito, un’affermazione del fronte abrogazionista assumerebbe il significato di un ulteriore indebolimento delle istituzioni rappresentative e di conseguenza dell’intero sistema politico italiano, già così fragile e percorso da tensioni che pericolosamente stanno reclamando un vero e proprio restringimento dell’azione democratica.
In questo caso tensioni che debbono essere fermamente respinte con una chiara espressione di non presenza ai seggi che assuma l’indicazione di una forte domanda di ritorno alla centralità delle istituzioni.
Franco Astengo
SAVONA: ANCORA SU INDUSTRIA, INFRASTRUTTURE, TERRITORIO
di Franco Astengo (Coordinamento “Il Rosso non è il Nero”).
Pervengono notizie preoccupanti per il futuro della SANAC di Vado Ligure: Acciaierie d’Italia (di cui è socio il Ministero dello Sviluppo Economico, per il tramite di Invitalia il misterioso soggetto che dovrebbe gestire l’area industriale di crisi complessa) non risulterebbe aver depositato offerte per l’acquisizione dello storico sito vadese, la cui attività nel campo dei materiali refrattari risulta fondamentale per l’industria siderurgica.
Ci si trova così costretti a ritornare su di un tema che non pare finora aver sollevato nelle istituzioni e nel mondo politico quel senso di decisività al riguardo delle prospettive economiche della nostra provincia come, invece, dovrebbe essere avvenuto da molto tempo. Si tratta di un complesso di questioni riguardanti non soltano la SANAC che comprendono:
a) la possibilità del mantenimento di produzioni legate ai punti strategici dello sviluppo industriale del Paese;
b) una prospettiva che dovrebbe essere legata, prima di tutto, alla capacità delle nostre residue presenze industriali di mantenersi all’altezza dell’innovazione tecnologica che si verifica nei diversi settori: è questo il nodo che concerne il problema più importante che abbiamo di fronte, quello del mantenimento e dell’accrescimento dei livelli occupazionali per cui abbiamo necessità di elevare la nostra qualità nell’offerta produttiva nei settori strategici;
c) il tema del mantenimento delle presenze industriali nell’area centrale della nostra Provincia (comprensorio savonese, Val Bormida) passa però attraverso due elementi di natura assolutamente strutturale: quello delle infrastrutture in modo da far uscire il territorio dall’isolamento (ferroviarie, stradali, portuali) e quello del recupero delle aree industriali dismesse;
d) si tratta di punti che ormai sono ripetuti da troppo tempo, così come da troppo tempo si richiede una verifica di procedure e attività dell’area industriale di crisi complessa che non ha fornito finora alcun risultato per limiti di fondo di una impostazione del problema delle presenze produttive posto al di fuori da una ricerca di progettualità complessiva;
e) appare del tutto carente la capacità di intervento del competente assessorato regionale, così come ancora in questo frangente si configura tutta la debolezza dell’Amministrazione Provinciale. Per l’area savonese e la Valbormida è necessario pensare a una soggettività delle amministrazioni locali capace di porsi strutturalmente in una dimensione necessariamente comprensoriale sia sul terreno dell’elaborazione strategica, sia rispetto alla difesa dell’esistente affiancando sindacati e corpi intermedi.
Franco Astengo