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Savona attrezzare la città e salto di qualità progettuale. Il nomadismo tecnologico, ritorno a nuovi residenti


La campagna elettorale per le comunali di Savona 2021 sarà necessariamente contrassegnata dall’ esigenza di attrezzare la Città al combinato disposto tra innovazione tecnologica e risultanze economiche e sociali dell’emergenza sanitaria. Leggi anche: L’incontro (online) di venerdì scorso 27 novembre, tra tutti i soggetti potenzialmente interessati a costruire una coalizione democratico – progressista, ha aperto ufficialmente la prospettiva elettorale per la primavera 2021. Vedi infine il Comunicato stampa della Regione: “… in merito alla riconversione dell’area di Savona – Valbormida con il focus dell’attività e aperto il primo sportello nell’ambito di Interreg Italia Francia Marittimo concluso con il Progetto Opera”. 

di Franco Astengo

Savona iniziata la corsa dei papabili a candidato/a sindaco, c’è già chi prevede il ritorno di un corridore robustissimo e centro destra cementato all’unità.  Il centro sinistra e ‘grillini’ si vedrà al traguardo

La campagna elettorale per le comunali di Savona 2021 sarà necessariamente contrassegnata dall’esigenza di attrezzare la Città al combinato disposto tra innovazione tecnologica e risultanze economiche e sociali dell’emergenza sanitaria.

Si imporranno così due temi per affrontare i quali sarà necessario compiere un vero e proprio salto di qualità sul piano progettuale:

1) il primo punto sarà rappresentato dalla priorità di quella che, sbrigativamente, può essere definita “questione sanitaria”. Siamo tutti consapevoli dei limiti che all’azione di un’amministrazione comunale sono imposti dalle competenze in materia, attribuite in gran parte all’ente Regione. Purtuttavia un’azione politico – amministrativa rivolta in due direzioni potrà essere efficacemente svolta: quella della difesa del patrimonio rappresentato dall’Ospedale San Paolo e quella del ritorno all’intreccio tra sociale e sanitario dentro a un’idea di presidio territoriale strettamente connesso a una ripresa e riqualificazione del decentramento da realizzarsi attraverso un riequilibrio di presenza territoriale tra le diverse zone della città sia sul piano della partecipazione, sia su quello della gestione amministrativa;

2) il secondo punto sarà costituto dal lascito più importante dell’emergenza sanitaria sul terreno della modifica dei comportamenti sociali e degli stili di vita dei singoli e delle famiglie. Ciò avverrà in esito al permanere nella presenza di fasce di lavoratori che continueranno a opera da remoto, in smart – working.

In questa occasione provo allora a concentrarmi su questo secondo punto cercando di sviluppare alcune riflessioni nello specifico.

Partiamo allora da alcune considerazioni di carattere generale sull’entità del fenomeno. Le previsioni dell’osservatorio del Politecnico di Milano parlano di circa 5 milioni e mezzo di lavoratrici e di lavoratori in remoto a fine emergenza virus. Secondo l’Istat la platea dei lavoratori a distanza potrà arrivare a oltre gli 8 milioni ( è più di un terzo della massa di occupati totali in Italia che assomma a 23,4 milioni).

Durante la prima fase dell’emergenza sanitaria (da marzo a giugno 2020) si stima che oltre 6 milioni di persone abbiano lavorato a distanza. L’incremento del fenomeno si misura facilmente se si pensa che a febbraio 2020 le lavoratrici e i lavoratori da remoto erano un po’ più di 600.000, contro i 200.000 di quattro anni fa. Sono molti i fenomeni legati all’espansione dello smart working:

a) il cosiddetto “nomadismo digitale”, formato in gran parte da quelle persone che operano da remoto e che spostano la loro residenza in città più vivibili e comode rispetto alle metropoli;

b) la necessità di riordinare la cosiddetta “giungla digitale”.

L’adsl è ancora molto usata. Per la banda larga e ultra larga esistono tecnologie diverse a onde radio, miste fibra – cavi, soltanto fibra e, in prospettiva il chiacchieratissimo 5G. Si gioca su questi elementi la cosiddetta “rete unica” e il rapporto pubblico/privato nel settore. E’ evidente che una città che aspiri ad essere sede (magari di ritorno) del cosiddetto “nomadismo digitale” dovrà proporsi per risultare attrezzata al meglio in questa direzione;

c) si apre il mercato dell’adeguamento delle risorse tecnologiche a disposizione di lavoratrici e lavoratori sia nella pubblica amministrazione, sia nel privato . Lavoratrici e lavoratori che nella prima fase emergenziale si sono trovati costretti a rimediare con mezzi propri;

d) sorgono problemi di grande portata al riguardo della giurisdizione del lavoro che, ovviamente, non possono far parte di questo intervento.

e) L’Italia è chiamata a compiere in questo senso un salto di qualità se si pensa come soltanto il 42% delle persone tra i 16 e i 74 anni possiede competenze digitali di base (media UE 58%, Germania 70%); la percentuale di specialisti ICT (discipline informatiche) sugli occupati è solo del 2,8% (3,9% in UE e Germania); solo l’1% dei laureati italiani è in possesso di una laurea in discipline ICT (3,6% Unione Europea; 4,7% Germania).

f) La nostra Città deve, allora, proporsi di essere parte di un grande sforzo di adeguamento insieme culturale e tecnologico e deve misurarsi con una capacità di progetto posta all’altezza di corrispondere alle nuove esigenze. E’ evidente che aspirare ad essere meta del “nomadismo tecnologico” (nell’ottica di un “ritorno di cervelli”) richieda un adeguamento strutturale nelle condizioni di vivibilità sotto l’aspetto urbanistico, dei servizi, della viabilità, della fruizione culturale, della qualità dell’offerta commerciale.

Si tratta di rovesciare l’idea di una “città di transito” (imperniata sulle crociere) a una “città di nuovi residenti”, nuovi residenti in questo caso provvisti di un elevato standard culturale e di richiesta complessiva nelle condizioni di qualità della vita.

Questione sanitaria e questione dell’adeguamento alle mutazioni richieste dall’innovazione tecnologica costituiscono quindi elementi prioritari di una prospettiva per il futuro che sarà necessario disegnare pena il restare rinchiusi nella morsa del declino, come attualmente sta avvenendo.

Franco Astengo

 

SAVONA 2021: APRIRE SUBITO IL CANTIERE

DI UNA SINISTRA “DI UNITA’ E PROGETTO”

di Franco Astengo

L’incontro (online) di venerdì scorso 27 novembre, tra tutti i soggetti potenzialmente interessati a costruire una coalizione democratico – progressista, ha aperto ufficialmente la prospettiva elettorale per la primavera 2021.

Il Comune di Savona necessita di un radicale cambio di rotta sia al riguardo dell’attuale amministrazione di centro destra sia rispetto a retaggi passati che è necessario superare innovando fortemente la qualità dell’azione politica e amministrativa.

La proposta del “Patto per Savona” avanzata dal Laboratorio di idee portato avanti nel corso di questi anni per impulso, fra gli altri, di Marco Russo può rappresentare il punto di riferimento per questa necessaria aggregazione di progetto e di diverse (ma convergenti) sensibilità politiche.

Questa situazione potrà evolversi favorevolmente, anche sul piano elettorale, a condizione che si sviluppi un impegno comune tra una pluralità di soggetti.

I soggetti che aspirano ad essere parte di questa alleanza debbono definire da subito, con grande impegno e attenzione, sia le coordinate progettuali sia i diversi riferimenti politici .

Appare evidente la necessità di allargare al massimo il campo di iniziativa che non potrà essere limitato alle sole forze politiche: servirà un forte impatto della “savonesità”, della presenza cioè delle forze più vive e impegnate culturalmente presenti nella nostra Città.

Si tratta, infatti, di fronteggiare una non facile fase di declino, accentuata da una situazione generale molto complessa segnata, in primis, dall’emergenza sanitaria.

La sinistra, quella dei soggetti politici e quella presente in attività culturali e di impegno sociale, deve attrezzarsi da subito per essere presente nella contesa che si sta preparando.

Il gruppo “Il rosso non è il nero” aveva predisposto, nelle settimane passate, un documento sintetizzato nel titolo “Unità e Progetto” contenente alcune forti indicazioni programmatiche sulle quali si è realizzata una importante adesione da parte di personalità di rilievo nella vita cittadina e nella sua storia più recente.

Si tratta di rovesciare l’idea di una “città di transito” (imperniata sulle crociere) a una “città di nuovi residenti”, nuovi residenti in questo caso provvisti di un elevato standard culturale e di richiesta complessiva nelle condizioni di qualità della vita.

Come può la sinistra attrezzarsi per essere soggetto trainante di una progettualità di questo livello e componente essenziale di quella alleanza vasta cui si accennava all’inizio e che dovrebbe trovare nel “Patto per Savona” il suo collante politico, programmatico, elettorale ?

E’ evidente che non è sufficiente la semplice alleanza tra i soggetti politici strutturati esistenti: occorre costruire un vero e proprio movimento, del quale i partiti siano parte integrante, ma all’interno del quale si tratterà di trovare in diverse forme di aggregazione e anche nelle singole personalità disponibili la capacità e la forza per una ambiziosa presentazione elettorale.

Una sinistra di “unità e progetto” deve essere conscia del proprio compito di oltrepassare l’idea elettoralistica del semplice conseguimento di una rappresentanza.

Una sinistra di “unità e progetto” è chiamata quindi a svolgere una funzione cruciale e un’assunzione di piena e diretta responsabilità nell’apertura per Savona di un nuovo ciclo di sviluppo in una visione alternativa rispetto al passato.

REGIONE LIGURIA – COMUNICATO STAMPA

INTERREG ITALIA FRANCIA MARITTIMO, CONCLUSO IL PROGETTO OPERA:

FORMATI OLTRE 200 LAVORATORI E SUPPORTATA LA NASCITA DI 20 IMPRESE

GENOVA. Si è concluso ieri Opera, il progetto europeo – finanziato a valere sul Programma Interreg Italia Francia Marittimo di cui Regione Liguria è capofila – a sostegno della promozione di attività di supporto gratuito all’autoimprenditorialità per il reinserimento lavorativo delle persone espulse dalle aziende di crisi.
All’evento di chiusura dei lavori, tenutosi in forma online, sono stati illustrati i dati dell’intervento – focalizzato sull’area della Val Bormida e del savonese – che ha permesso di agire in maniera sinergica e capillare su tutto il territorio con 7 sportelli “antenne”, 2 gestiti da Filse per conto di Regione Liguria e 5 da Atena/Confcooperative.
“La nostra mission è stata quella di mantenere le competenze maturate durante lo svolgimento del progetto sul territorio, continuando a dare la possibilità a chi sta fuoriuscendo dal mondo del lavoro, di creare nuove imprese o cooperative attraverso il supporto allo sviluppo d’impresa con azioni di workers buy out e spin off – spiega l’assessore regionale allo Sviluppo economico Andrea Benveduti – Siamo convinti che anche dalla crisi, con la cooperazione, possa rinascere il futuro della nostra regione e di tutta l’area transfrontaliera e i dati del progetto Opera a livello regionale già ce lo dimostrano: sono infatti 217 le persone coinvolte nelle attività formative e 20 le nuove realtà imprenditoriali supportate nel percorso di avvio. Un’azione che ben si integra all’interno di tutti quegli interventi, dal valore complessivo di 23 milioni di euro, che come Sviluppo economico abbiamo indirizzato per la riqualificazione dell’area di crisi industriale complessa di Savona”.
“Entusiasti per questo progetto, fin da subito abbiamo attivato i Centri per l’impiego della Regione, al fine di raggiungere i beneficiari adatti (disoccupati) al percorso offerto da Opera. Nello stesso tempo abbiamo anche condotto una serie di incontri con le parti sociali e gli stakeholders del territorio, al fine di confrontarci con i soggetti locali che si occupano della riconversione dell’area di Savona, su cui abbiamo posto il focus dell’attività e dove abbiamo aperto il primo sportello. Oltre a Savona abbiamo anche cercato di dare un ampio respiro alla realizzazione del progetto, considerando altre aree territoriali e situazioni di crisi industriali con l’apertura di 7 sportelli per assistere i disoccupati o soggetti provenienti da aziende in crisi in percorsi di autoimprenditorialità cooperativa e non. Ieri abbiamo presentato diversi progetti di start up, di cui uno della genovese Fabiana Magrì, che consiste nel creare una piattaforma di matchmaking e brainstorming per aziende e startup che condividono interesse per lo Spazio”, afferma l’assessore regionale al Lavoro Gianni Berrino.


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F.Astengo

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