Franco Icardi nell’ultimo libro intitolato Cristoforo Colombo “natural de Saona”. Le origini savonesi secondo i testi manoscritti coevi e le testimonianze di chi lo conobbe di persona (Roma, Europa edizioni, 2017) riporta nuovi documenti su Cristoforo Colombo corsaro. Giovedì 12 ottobre alla libreria ‘Ubik di Savona, ore 17, alcune notizie sul volume di Icardi, direttore della Biblioteca Civica di Cengio. Leggi anche: il 9 ottobre a Finalmarina Sala Gallesio come Ernesto Guevara de la Serna divenne il CHE.
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Lettera di Giovanni Marchese Palavicino e degli Anziani del Comune di Genova, inviata da Genova, il 4 ottobre 1471, a Galeazzo Maria Sforza duca di Milano. Genova si trovava sotto Milano e chiedeva al Duca di far intervenire Alessandro Spinola consiliarius et tunc orator (ambasciatore) presso il re di Francia al fine di farsi restituire una nave genovese, carica di profumi (aromata) e di panni di seta, catturata nel mare d’Inghilterra da Columbus normandus (Colombo il Normanno). Questi era l’ammiraglio di Francia Guillaume de Cazenove suddito del re de Francia Luigi XI.
Se un ammiraglio e nobile di Francia era conosciuto a Genova ed a Milano come Colombo normanno
ciò voleva dire che prima del 1471 esisteva un famosissimo corsaro italiano di nome Colombo che terrorizzava il mare Mediterraneo e l’Atlantico. Di solito i Francesi apprezzavano raramente un italiano perché si ritenevano a lui superiori. Ora se un ammiraglio e nobile di Francia si fece soprannominare con il nome di un italiano significava che quell’Italiano era talmente famoso che il suo nome era degno di fare da soprannome ad un ammiraglio di Francia.
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Gli storici portoghesi dell’epoca conoscevano e citavano Cristovam Colombo italiano come residente in Portogallo. Tali documenti certificano
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che Cristoforo Colombo italiano era residente in Portogallo almeno a partire dall’anno 1470.
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Che questi combatteva come corsaro nella flotta dell’ammiraglio francese Guglielmo de Cazenove conosciuto con il soprannome di Colombo normanno.
Fig. 12 ASG, Archivio Segreto, n° 1799 Litterarum , nella prima riga di questo documento genovese leggiamo il
soprannome “cognomine columbus normandus” dell’ammiraglio di Francia
La Francia era allora alleata con i Portoghesi contro Isabella di Castiglia e suo marito Ferdinando II d’Aragona durante la guerra di successione per il regno di Castiglia-León. La guerra era iniziata nel dicembre 1473 e finì il 4 settembre
1479 con il Trattato di Alcáçovas (cittadina presso Évora in Portogallo), tra Afonso V di Portogallo ed Isabella di Castiglia con il marito Ferdinando.
Siccome Cristoforo Colombo aveva combattuto come corsaro al soldo dell’ammiraglio di Francia (soprannominato Columbus) in aiuto dei Portoghesi il re del Portogallo aveva conosciuto ed apprezzato Cristoforo Colombo gli permise di navigare sulle rotte dell’Africa occidentale. A partire dal 28 agosto 1481
era re del Portogallo João II. Appena salito al trono prese misure severe contro chi osava interferire nel commercio portoghese diretto in Africa: decretò che lo straniero che veniva trovato sulla rotta di Guinea doveva esser messo a morte immediatamente.
Alla fine del 1481 il re fece partire da Lisbona, alla volta del golfo di Guinea, 11 vascelli al comando di Diogo d’Azambuja, incaricato di costruire la fortaleza de São Jorge (il forte di S. Giorgio) da Mina (de Ouro) che si trova nel Ghana attuale in quella che veniva allora chiamata “Costa d’Oro“.
In basso il forte di El Mina. Foto del forte portoghese di S. Giorgio della Mina in Ghana nel 1972. La fortaleza de São Jorge fu ultimata e resa operativa solamente nel 1482, e solo dopo questa data Cristoforo Colombo che “desiderava navigare” l’Atlantico, in compagnia del fratello Bartolomeo poté visitarla. Ci rimane la sua testimonianza: “vedemmo (vidimus) il castello della Mina “dove il dì è sempre di dodici ore“.
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I due fratelli Colombo fecero il punto e trovarono che il forte portoghese era situato sotto l’equatore (sub linea equinoziale) calcolata a quel tempo con il sistema tolemaico, mentre ora (con l’attuale linea equatoriale) sarebbe a
5° 10′ di latitudine nord.
Bartolomé de Las Casas riferiva che Cristoforo Colombo, durante il suo soggiorno a Lisbona, visitò “le parti dell’Etiopia” intendendo con queste le coste africane del golfo di Guinea.
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E lo stesso Cristoforo annotò in una Postilla autografa: “nota che, navigando
sovente da Lisbona a mezzogiorno, alla volta della Guinea, osservai con diligenza la rotta” e “più volte (plures vices)
feci il punto“.
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Inoltre anche nel frammento di una lettera, scritta dall’isola di Haiti-Española ai Re Cattolici nel gennaio 1495, Cristoforo fece un riferimento ad un viaggio in Guinea: “io mi sono trovato a comandare due navi, e a lasciare una a Puerto Sancto, a far sentina, per la qual cosa vi indugiò un giorno, e io approdai a Lisbona ben otto giorni avanti ad essa, ché ebbi tormenta di vento di sud-ovest, e quella non ebbe che scarso vento da nord-nord-est che è vento contrario“.
Questi viaggi in Guinea sono un fatto eccezionale perché la rotta seguita da Colombo era, come abbiamo visto, vietata agli stranieri, e tali erano Cristoforo ed il fratello Bartolomeo. Cristoforo godeva della piena fiducia del sovrano. Il re gli aveva concesso tale privilegio e la possibilità di conoscere le correnti, i venti atlantici e di comandare (fatto straordinario) navi portoghesi sulle rotte africane Ciò era stato possibile perché il corsaro Colombo aveva combattuto, al soldo dell’ammiraglio di Francia (soprannominato Colombo normanno), con l’alleato portoghese contro Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona.
Come situare nella vita di Cristoforo Colombo tutti i suoi viaggi in mare?
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Cristoforo scrisse il 26 febbraio 1495 nella sua 4a lettera del Libro Copiador: “ho sofferto per più di 27 anni consecutivi, trascorsi continuamente in mare“.
Inserendo nella vita di Cristoforo questi 27 anni risulta che dal 1456 al 1476 Cristoforo poteva esser stato corsaro al soldo dei Francesi per oltre 19 anni; e per gli altri 8 anni avrebbe navigato con i Portoghesi e su navi portoghesi in Atlantico. I “27 anni consecutivi, trascorsi continuamente in mare” si conclusero verso l’anno 1483 quando Cristoforo tornò dalla Guinea. Allora chiese al re portoghese delle navi per attraversare l’Atlantico, ma i tre esperti (scelti dal re João II) diedero un parere sfavorevole al progetto colombiano. Poi successe un fatto increscioso quando il re inviò, all’insaputa di Colombo, una caravella sulla rotta indicata dal navigatore italiano. Quando Colombo seppe che la caravella era tornata con le vele spezzate e senza aver trovato nuove terre si arrabbio e decise di abbandonare il Portogallo per recarsi in Spagna. Era la fine dell’anno 1484. Questa data la deduciamo da un altro documento:
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“Dice… l’Ammiraglio di rammentare che, trovandosi egli in Portogallo l’anno 1484, venne al re [João II] uno [chiamato Fernán Domingues do Arco] dall’isola di Madeira a chiedergli una caravella per veleggiare a questa terra che vedeva [si alludeva qui alla leggenda della terra di San Brandano in pieno Atlantico], il quale giurava di vederla ogni anno e sempre nella stessa guisa“.
Ora un altro documento della Cancelleria reale portoghese riporta che la carica di “capitanato dell’isola immaginaria venne concessa il 30 giugno del 1484” al Fernán Domingues do Arco.
Ecco come inserisco nella vita di Colombo savonese i suoi viaggi continui in mare:
1436 nacque il marinaio Cristoforo Colombo a Saona, nel 1440 a 4 anni Cristoforo, la sua famiglia e gli abitanti di Savona furono cacciati dalla città occupata militarmente dai Genovesi dall’8 agosto 1440 al 23 gennaio 1442.
1450, a 14 anni. iniziò a navigare quando c’era la peste in Liguria
1456 a 20 anni comincerebbe
a navigare più di 27 anni consecutivi
1483 a 47 anni terminerebbe
i
più di 27 anni continuamente in mare
1484 a 48 anni lasciava il Portogallo per andare in Spagna
1492 a 56 anni riprese a viaggiare in mare iniziando il 1° viaggio alle Indie
1495 a 59 anni
nel 2° viaggio scrisse la 4a lettera del Libro Copiador.
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Durante il 2° viaggio Cristoforo Colombo fu chiamato
“savonese, armiraglio del óceano” in una lettera che Giambattista Strozzi (agente del Duca di Toscana) scrisse nel porto castigliano di Cadice e che spedì il 19 marzo 1494 alla corte di Francesco II Gonzaga di Mantova forse da Antonio Salimbeni, ambasciatore di Francesco II Gonzaga in Spagna. Ecco il testo: “Adì VII de questo [Oggi 7 marzo 1494] arivorono qui a salvamento XII caravelle venute dalle isole trovate per Colombo savonese, armiraglio del óceano por lo re de Castiglia, venute in di XXV dalle ditte isole d’Antelia… arivorono qui sopra a Calis a XXIII ore“. Le 12 caravelle arrivarono dalle Antille, isole scoperte da Colombo savonese, ammiraglio del mare oceano per il re di Castiglia, dopo un viaggio di 25 giorni, a Cadice alle ore 23 di sera.
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Durante il 2° viaggio l’ammiraglio Colombo chiamò Saona l’isola di Adamaney.. Dopo la scoperta della parte situata ad ovest nell’isola di Cuba il 14 settembre 1494 don Christóval Colón giunse all’isola di Adamaney all’estremo sud-est dell’Española (ora Santo Domingo). A quest’isola lo stesso Ammiraglio diede il nome nuovo di Saona. In un suo autografo leggiamo: “Nell’anno 1494 trovandomi io (Cristoforo) nell’isola di Saona, che si trova all’estremità orientale dell’isola di Española, vi fu il 14 settembre un’eclisse di luna e si trovò che tra lì e il capo di S. Viçente in Portogallo c’era la differenza di cinque ore e più di mezza“. Qui Cristoforo usò il computo del giorno dei marinai: da mezzogiorno a mezzogiorno. Infatti nella 4a lettera del Libro Copiador specificava che “il 14 settembre di questo presente anno 1494 vidi l’eclisse di luna per 42 minuti di un’ora dopo mezzanotte“. Ma se era “un’ora dopo mezzanotte” si trovava già nel giorno 15 settembre 1494. Bartolomé de Las Casas ci ha tramandato l’avvenimento: “Vi arrivammo da ponente [dall’attuale Haiti]… Piacque a Dio che (l’Ammiraglio) riuscisse a raggiungere un’isoletta che gli indiani chiamavano Adamaney, che ora chiamiamo la Saona, il cui nome credo che lo mise l’Ammiraglio o suo fratello l’Adelantado“. L‘Adelantado era il fratello Bartolomeo Colombo che non poté dare il nome di Saona all’isola di Adamaney perché giunse solo il 24 giugno 1494 a La Isabela (porto a nord-est di Santo Domingo). Da questa prima città fondata dagli Spagnoli (a nord-est della Espaňola) Bartolomeo non si era ancora mosso perché aspettava il ritorno del fratello Cristoforo dal suo viaggio a Cuba. Il nome Saona fu dato all’isola dall’ammiraglio stesso ed è l’unica volta che questi diede il nome di una città italiana ad un’isola da lui scoperta. Dopo sette-otto giorni passati nell’isola di Saona, calmatasi la tempesta, Cristoforo giunse all’estremità est dell’Espaňola il 24 settembre. Da qui passò all’isoletta di Mona e poi all’isola di San Giovanni Battista di Portorico.
L’isola di Saona a sud-est di Santo Domingo
Giunto a San Giovanni Battista di Portorico in un autografo l’ammiraglio scrisse: “all’improvviso mi colpì una infermità che mi tolse ogni capacità e intelletto, come se fosse stata una pestilenza o una letargia… attribuisco la mia malattia alle eccessive fatiche e pericoli di questo viaggio, perché ho sofferto per più di 27 anni consecutivi, trascorsi continuamente in mare. Rimasi così mezzo cieco, e in certe ore del giorno, cieco del tutto”. Nelle Historie della vita e dei fatti dell’Ammiraglio Don Cristoforo Colombo così veniva descritta la malattia: “infermità molto grave, tra febbre pestilenziale e mal di mazzucco. La qual privollo della vista e dei sensi e della memoria in un subito… gli durasse l’infermità più di V [5] mesi“.
1495 a 59 anni
nel 2° viaggio Cristoforo fu gravemente infermo (perdette ogni capacità e intelletto) per più di 5 mesi.
Durante questa malattia grave l’ammiraglio perse l’intelletto perché inviò ai re di Spagna una sua confessione di aver combattuto in gioventù come corsaro al soldo francese del re Renato I d’Angiò contro navi aragonesi.
Si tratta della copia-estratto del domenicano Bartolomé de Las Casas di una lettera che Colombo scrisse ai Re nel gennaio 1495 dalla “Española” [oggi Haiti- Santo Domingo]. Descriveva un’impresa del giovane comandante corsaro Cristoforo Colombo:
“Mi è accaduto che il re Reynel [Renato I d’Angiò] che è deceduto, mi inviasse a Tunisi (Túnez) per catturare la galeazza [aragonese] Fernandina, e stando già all’altezza dell’isola di San Pietro in Sardegna, una saltia [un marinaio a bordo di un’imbarcazione piccola detta saltia] mi disse che con la detta galeazza vi erano anche due navi (naos) e una caracca; così che coloro che stavano con me si preoccupavano e non volevano proseguire il viaggio, a meno che non si tornasse a Marsiglia, a procurarsi un’altra nave e più equipaggio. Io [Cristoforo Colombo comandante corsaro], visto che non potevo senza qualche artificio forzare le loro volontà, finsi di accogliere la loro richiesta e cambiando le direzione dell’ago [della bussola], diedi la vela sul far della notte e, il giorno dopo, all’alba eravamo dentro il capo di Cartagine [di Tunisi], essendo tutti loro convinti che stavano andando a Marsiglia”.
Il re di Napoli il francese Renato I d’Angiò (16 gennaio 1409 – 10 luglio 1480)
Notiamo che la nave corsara francese del giovane comandante Cristoforo Colombo aveva come basi logistiche il porto di Marsiglia e quello di Tunisi.
Perché Cristoforo inviò questa lettera ai Re Cattolici?
Nel gennaio 1495 l’Ammiraglio era gravemente ammalato. E come lui scrisse tale “infermità mi tolse ogni capacità e intelletto“: aveva perso l’intelletto.
Quando il re Ferdinando II d’Aragona lesse la lettera scoprì che don Christóval Colón era il famoso corsaro Colombo che con i Francesi aveva combattuto contro le navi aragonesi.
La certezza che questa lettera fu letta da Ferdinando II d’Aragona sta nel fatto che
il re ruppe subito e radicalmente con l’ammiraglio Colombo.
Rimando al capitolo 17° di Navigare rende curiosi (pag. 257) dove trascrivo che il 10 aprile 1495 i re di Spagna (senza consultare e all’insaputa del loro ammiraglio del mar Oceano) emanarono un decreto (Real Provisión) che permise agli Spagnoli di organizzare viaggi di scoperta nelle Indie.
Poi inviarono un inquisitore regio (perquisidor) a Santo Domingo che praticamente destituì don Christóval Colón dal titolo di Vicerè e Governatore delle Indie. Infine la domenica 23 agosto 1500 (a pag. 301) i tre fratelli Colombo furono messi ai ferri, e venerdì 20 novembre 1500 l’ammiraglio Colón ritornò incatenato in Spagna.
Il domenicano Bartolomé de Las Casas riportava che “dopo che i sovrani lo avevano fatto liberare… l’ammiraglio li supplicava sempre di rimetterlo nel suo stato iniziale… benché fosse vecchio e molto affaticato da tante immense fatiche, manteneva comunque il proposito di spendere la vita che gli restava nella scoperta, al loro servizio, di molte più terre di quelle che aveva scoperto“.
Ma la regina Isabella I di Castiglia-León escluse gli stranieri dal governo delle Indie e dal viaggiare su navi spagnole.
Ciò obbligò Amerigo Vespucci a lasciare la Spagna per il Portogallo. Dopo aver fatto due viaggi su navi spagnole fece due viaggi su navi portoghesi in Brasile.
N. B. L’ammiraglio Cristoforo Colombo mai chiese di essere naturalizzato in Castiglia (Spagna). Mai soggiornò per dieci anni consecutivi in quel regno quindi secondo le leggi vigenti era uno “estranjero destos rejnos (uno straniero di questi regni)“
di Castiglia e di Aragona.
Sembra strano che vi siano ancora degli Spagnoli (in Castiglia ed in Aragona) che ritengono don Christóval Colón (Cristoforo Colombo) un loro compatriota.
Mi fermo qui perché non voglio svelarvi tutto il contenuto del mio terzo libro sul savonese Cristoforo Colombo. Buona lettura.
Centro Studi Costituzione e Democrazia – La memoria della Memoria
https://lamemoriadellamemoria.wordpress.com/
9 ottobre 1967: viene ucciso in Bolivia Ernesto Guevara, detto Che.
LUNEDI’ 9 OTTOBRE 2017 ORE 17
IN FINALMARINA PRESSO SALA GALLESIO (g.c. dal Comune di Finale Ligure)
- Luigi Vassallo, dalla storia al mito: come Ernesto Guevara de la Serna divenne il CHE.
- Stefania Bonora legge scritti del
- Jan Casella, Thomas Sankara, un Che Guevara africano?
col patrocinio di Comitato Provinciale di Savona con la collaborazione di Stella del Carmo