L’ing. Roberto Cuneo di Italia Nostra Savona: “Ho fatto un calcolo di costo del trasporto che sarebbe doveroso su un tema in cui i costi di trasporto sono significativi: la collocazione (se malauguratamente si andasse avanti) va fatta baricentrica e quindi a Genova”.
di Roberto Cuneo
Tutte le altre collocazioni aumenterebbero immotivatamente i costi complessivi. L’idea di fare due impianti anziché uno è particolarmente non condivisibile perché il problema dell’inceneritore per la Liguria è che non c’è abbastanza rifiuti per fare un impianto avanzato (e quindi più costoso che abbisogna di una grande economia di scala).
L’inceneritore è una tecnologia ormai superata che potrebbe ancora essere utilizzata solo in grandissime città con grandissimi volumi di rifiuti e quindi con impianti molto complessi con grande intervento sui fumi per i necessari abbattimenti.
Argomenti contro i Termovalorizzatore in Liguria
Nell’articolo sul Secolo XIX del 21/1/2025 il presidente Bucci ha delineato l’iter del progetto del trattamento finale dei rifiuti in Liguria.
Italia Nostra, Liguria ritiene che da quella posizione emergano molti aspetti assolutamente non condivisibili, a partire dalla dichiarazione secondo la quale “la tecnologia sarà scelta dai privati che parteciperanno all’appalto”.
Come è ormai una esperienza di molti anni si tratta di una impostazione fallimentare rispetto a quella alternativa di affidare la progettazione a una società di ingegneria (con tutti i sondaggi necessari) e procedere ad una gara basata su questo progetto. Non è infatti possibile confrontare realmente offerte basate su diverse alternative tecnologiche: costi di gestione, rischi, qualità delle emissioni, consolidamento tecnologico ecc. sono totalmente differenti; in un settore che ha ormai tecnologie molto consolidate è preferibile per i pubblici amministratori scegliere una tecnologia, fare realizzare da progettisti qualificati il progetto da mettere in gara, indire la gara qualificando i partecipanti e confrontare le offerte in base al prezzo e alla qualità delle proposte migliorative.
Con l’impostazione che il presidente Bucci ha scelto di seguire, inoltre, si rischia che i progetti che andranno a confronto in fase di gara siano superficiali perché le aziende partecipanti non possono investire grandi cifre per fare il progetto a regola d’arte dal momento che non sanno se risulteranno vincitrici: può accadere che arrivino imprevisti in corso d’opera che comportino sensibili aumenti dei costi di realizzazione ovvero provochino una riduzione della qualità del lavoro per rimanere nel budget prefissato (es. la piattaforma di Vado Ligure aggiudicata su pali e realizzata con riempimenti o il terzo valico in cui c’è la sorpresa del gas che non si pensava di trovare).
Inoltre il presidente Bucci ha dichiarato che La collocazione sarà scelta dal privato che realizzerà l’impianto.
Poiché un impianto di termo-valorizzazione come quello prospettato dal presidente Bucci ha immense implicazioni sul territorio, per i fumi, i consumi di territorio, il traffico che genera (20.000 camion l’anno), i costi di trasporto a carico delle aziende che raccolgono i rifiuti, Italia Nostra ritiene che la responsabilità della scelta debba essere in capo all’autorità politica.
Infine Italia Nostra Liguria, ritiene che il termovalorizzatore ligure sarà troppo piccolo per essere fatto bene.
Ci sono infatti alcune considerazioni generali sulla termovalorizzazione di cui il presidente Bucci non ha, a nostro avviso, tenuto conto:
- I rifiuti da bruciare sono materiali non omogenei di cui è impossibile conoscere la composizione, per quanto sia spinta la loro selezione e caratterizzazione (al contrario dei prodotti industriali quali acciaierie, cokerie, raffinerie ecc.), per cui la composizione dei materiali di risulta è sempre non completamente prevedibile con possibili composti inquinanti, sia nei fumi sia nelle acque; ciò comporta rischi sul territorio e una grande complessità degli impianti di abbattimento per i residui di lavorazione (fumi, acque, fanghi); questa complessità comporta costi elevatissimi e gestioni molto qualificate. Ciò può essere tollerato, per un certo periodo, per città metropolitane di grandissima dimensione (es. Roma), con volumi di rifiuti sufficienti e quindi costi di lavorazione sostenibili e limitati costi di trasporto del rifiuto da bruciare; in Liguria, invece, la quantità di rifiuti sarà troppo piccola rispetto alle taglie ottimali attuali e i costi di trasporto saranno sproporzionati all’utilità, su infrastrutture che sono già sature.
- La Comunità europea ha già dato indicazioni per la progressiva dismissione di impianti di termovalorizzazione e non consente di utilizzare per i termovalorizzatori fondi pubblici;
- Il sistema dei rifiuti ligure ha punti di arretratezza prioritari (scarsa percentuale di recupero dei rifiuti e insignificante percentuale di valorizzazione del differenziato).
In base a quanto sopra il progetto di impianto di trattamento rifiuti ipotizzato da Bucci non è condivisibile.
Roberto Cuneo
2/IL COORDINAMENTO NO INCENERITORE-
Al motto “Difendiamo la nostra salute, il nostro territorio e il nostro futuro”, il Coordinamento No Inceneritore Valle Bormida Ligure & Piemontese ha lanciato una raccolta firme su Change.org per chiedere alle istituzioni locali di escludere qualsiasi ipotesi di costruzione di un impianto di termovalorizzazione o incenerimento dei rifiuti nel territorio della Val Bormida.
“Chiediamo alla Regione, alla Provincia e ai Comuni della Val Bormida di escludere in modo definitivo questo tipo di progetto”, spiegano i membri del coordinamento.
Secondo il gruppo, le ragioni del rifiuto sono molteplici: “l’area individuata a Cairo Montenotte è già gravemente compromessa da decenni di attività inquinanti e non potrebbe sopportare ulteriori impatti. La vicinanza ai centri abitati di Cairo e Carcare, a circa 2 km, renderebbe l’impianto pericoloso per la salute pubblica, considerando le emissioni tipiche di CO₂, diossine, polveri sottili e metalli pesanti degli impianti analoghi. Gran parte dei rifiuti arriverebbe da Genova, dove la raccolta differenziata è tra le più basse della Liguria, mentre in Val Bormida i livelli di riciclo sono tra i più alti. Infine, l’impianto tratterebbe anche rifiuti industriali e ospedalieri, aumentando i rischi ambientali e sanitari”.
Il coordinamento conclude sottolineando che “la Val Bormida ha già pagato un prezzo altissimo all’inquinamento e ora merita bonifiche, economia circolare e sviluppo sostenibile”.
3/DA SAVONANEWS – IL SINDACO DI ALTARE ROBERTO BRIANO
“Il dibattito sull’inceneritore si sta polarizzando in un’ottica a mio avviso troppo parziale che rischia di non cogliere appieno la questione. I tanti, tantissimi che si oppongono alla sua realizzazione, tra i quali, senza se e senza ma, il sottoscritto e l’Amministrazione di maggioranza, si contrappongono ai pochi sostenitori a favore e ora anche a coloro che, a mio avviso pericolosamente, stanno avanzando possibili timide ma preoccupanti aperture. Ma il dibattito rimane superficiale, a livello di scontro, con pochi approfondimenti“. Così Roberto Briano, sindaco di Altare, in merito alla tematica del termovalorizzatore.
“Ne voglio tentare uno e dimostrare, portando argomentazioni solide, che l’incenerimento dei rifiuti non è una soluzione – prosegue il primo cittadino – Mi sono documentato, studio da anni l’argomento, mi confronto con il problema dei rifiuti quotidianamente dal punto di vista privilegiato dell’Amministratore pubblico che deve prendere decisioni in modo responsabile e preparato.Trovo quindi opportuno portare il dibattito verso la risposta ad una semplice domanda: ‘L’inceneritore serve oppure no?’. Proviamo a fare un ragionamento che parta da questa domanda. La normativa europea in tema di trattamento e smaltimento dei rifiuti mette al primo posto, come importanza, la prevenzione, al secondo riciclo e riuso, al terzo l’incenerimento all’ultimo la discarica. Scegliere l’incenerimento significa abdicare e bypassare a piè pari soluzioni sostenibili al problema tralasciando completamente i primi due punti per passare direttamente al terzo. Perché ciò? Perché i primi due punti si perseguono con una visione precisa di lungo termine e azioni che spesso si scontano a livello di consenso. Inoltre, ben prima degli Amministratori, tutti noi cittadini non siamo sempre ben disposti a sacrifici e ad un impegno che, sostenuti da una consistente massa critica di persone, porterebbero a risultati virtuosi“.
“Arriviamo quindi ad analizzare le caratteristiche del metodo di incenerimento dei rifiuti e gli aspetti positivi del ricorso e potenziamento della raccolta differenziata – continua Briano – L’incenerimento dei rifiuti non fa parte della cosiddetta economia circolare e bruciare rifiuti significa rinunciare a una quantità considerevole di materie prime in una fase storica in cui l’Europa ne acquista circa il 60% in altri Continenti. Incenerire rifiuti produce ceneri e polveri sottili per un totale di circa il 25% e, nel nostro caso, sarebbero circa 80.000 tonnellate all’anno. Per l’incenerimento occorrono migliaia di metri cubi di gas metano, acqua potabile e additivi. La produzione di energia elettrica e termica avviene a costi elevati. Inoltre, anche i tempi di costruzione degli impianti (4/5 anni) prevedono costi e utilizzo di risorse economiche che, utilizzate per potenziare i sistemi di raccolta differenziata spinta, renderli omogenei e diffusi sul territorio, incentivare la filiera e l’economia circolare potrebbero portare a ricadute positive anche in ambito economico. Ma serve un cambio di visione radicale. Responsabili di questo cambio siamo noi Amministratori“.
“Mi permetto ancora alcune considerazioni: il rifiuto entra in impianto come rifiuto urbano ed esce come rifiuto speciale. Questo passaggio implica altri costi e altre modalità e responsabilità di trattamento. Per quanto riguarda l’inquinamento, si hanno problemi enormi sia a livello del terreno che a quello dell’atmosfera. Inoltre, la legge non prevede il controllo di alcune nanoparticelle. Quali saranno gli impatti sulla salute a breve, medio e lungo termine? Gli Stati Europei che per primi hanno fatto ampio ricorso all’incenerimento, anche con impianti all’avanguardia, e che spesso vengono portati ad esempio da parte di coloro che sono favorevoli a questa forma di smaltimento, stanno tornando sui loro passi. In Danimarca, ad esempio, il Governo ha chiesto la riduzione del 30% degli inceneritori presenti sul territorio nazionale“.
“La raccolta differenziata si focalizza proprio sul primo e più importante punto evidenziato e promosso dalla normativa europea. Quello della prevenzione – aggiunge il sindaco altarese – Quali sono i primi interventi da promuovere e perseguire? Una spinta riduzione ‘a monte’ degli imballaggi in plastica e cartone e un recupero assiduo e preciso di quelli comunque utilizzati; una promozione e realizzazione capillare e monitorata di iniziative semplici, poco costose e concretizzabili in modo relativamente agevole, come installazione in larga scala di dispenser di prodotti “alla spina” oppure applicazione e restituzione di “cauzioni” su alcuni contenitori (come le bottiglie di plastica), anche in accordo con aziende e grande e piccola distribuzione, partner imprescindibili di una seria ed efficace politica ambientale“.
“La raccolta porta a porta spinta, poi, per quanto spesso ‘mal digerita’ dai cittadini, può fare una differenza determinante. Prendiamo il caso di Altare. Nel 2013, con raccolta a cassonetto stradale, il secco residuo annuo era di 1000 tonnellate. Dal 2015, con raccolta porta a porta con mastello, il secco residuo si è ridotto a 150 tonnellate all’anno. E i margini di miglioramento sono ampi. L’inserimento della tariffazione puntuale potrebbe portare ad un’ulteriore riduzione a regime a meno di 100 tonnellate all’anno (dati dimostrabili nei due anni di sperimentazione nel nostro paese). Sfruttare a livello generalizzato e accurato questo sistema significherebbe ridurre potenzialmente le attuali 325.000 tonnellate all’anno, a livello regionale, a 160.000 tonnellate. Con l’aggiunta della tariffazione puntuale a circa 140.000 tonnellate“.
“In alternativa alla costruzione di impianti di incenerimento, con un radicale salto di prospettiva, più utile pensare e incentivare impianti per il recupero e la valorizzazione di plastiche, legno e metalli – osserva inoltre Briano – Attualmente sulle plastiche si ricevono contributi molto bassi, ma arrivare alla valorizzazione di plastiche di prima categoria porterebbe ad ottenere anche 400 € a tonnellata. Inoltre, spazi di miglioramento enormi ha l’ottimizzazione dei prodotti RAEE, ovvero i rifiuti elettronici. Determinanti risultati potrebbero poi essere ottenuti con il ricorso ad impianti TMB (trattamento meccanico biologico) di ultima generazione, attraverso procedure che permettono un recupero ulteriore di materiale riciclabile dal rifiuto indifferenziato (realisticamente, un ulteriore 10%, ma si tratta di una valutazione cauta). A seguito di questi processi, inoltre, il materiale conferito in discarica sarebbe stabilizzato in modo più sicuro“.
“Invito a gran voce colleghi Amministratori e ogni singolo cittadino, non solo valbormidese o savonese, ma ligure, a riflettere su questi dati. Possiamo arrivare a 140.000 tonnellate all’anno di rifiuto indifferenziato (con ampi margini di miglioramento e ulteriore sensibile abbattimento), più che dimezzando l’attuale produzione, in modi realizzabili e tempi relativamente brevi con strategie sostenibili e ricadute ambientali, economiche e sanitarie positive. Oppure, possiamo decidere di issare bandiera bianca e, per ragioni spesso tutt’altro che edificanti, scegliere di convivere con almeno 80.000 tonnellate di rifiuti speciali da ‘regalare’ a territori che più che giustamente non vogliono essere martiri di decisori che accettano supinamente una resa incondizionata, ammettendo implicitamente l’incapacità a gestire il problema in modo alternativo, politicamente maturo, responsabile e sostenibile. Abbiamo grande responsabilità nei confronti dei cittadini di oggi e di domani. Sceglierò sempre di essere tra coloro che sostengono che un’alternativa all’incenerimento c’è e a farlo partendo da precise ragioni e approfondimenti tecnici” conclude il sindaco di Altare.
