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Democrazia & totalitarismo. Due modelli a confronto e Ursula Von Der Leyen


La Democrazia e il Totalitarismo sono due ceppi che riguardano l’organizzazione del potere degli Stati, cui fanno riferimento Popoli e Nazioni.

di Sergio Bevilacqua

Ursula Von der Leyen e Giorgia Meloni in Egitto. La presidente della Commissione Europea dal 1º dicembre 2019 e membro della CDU, ha 65 anni, sette figli (tra cui due gemelle)

La Democrazia e il Totalitarismo sono due ceppi che riguardano l’organizzazione del potere degli Stati, cui fanno riferimento Popoli e Nazioni. Gli Stati sono organismi (società organizzate) che raccolgono le funzioni estese di comunanza di persone fisiche (i Popoli) e variamente societarie, sia giuridiche che di fatto in varie accezioni (le cosiddette Nazioni, spesso intese anche per il loro requisito geografico, specificamente attinente al Territorio). Gli Stati moderni, quindi, esprimono una serie di attività di servizio che servono concretamente alla vita dei soggetti che ne vivono il territorio e la dimensione giurisdizionale in origine ad esso dedicata, che siano individui fisici o realtà societarie ad esempio di tipo economico.

Lo Stato può essere gestito in vari modi, tra i quali spiccano oggi il modo cosiddetto democratico, ove il potere del Popolo sulla sua organizzazione è condizione, e il modo cosiddetto totalitario, ove non è il popolo ad essere investito del potere diretto e indiretto sullo Stato, ma è una sua parte, gruppo o persona, a prendersi la responsabilità di realizzarne le funzioni. Dai principi filosofici definiti per la gestione degli Stati tramite Democrazia e Totalitarismo discendono architetture funzionali e strutture amministrative conseguenti, che si sono sviluppate vigorosamente ben oltre la filosofia, come illustrano i dati di fatto sociologici degli ultimi secoli e in particolare del XX.

L’esperienza anche fino al XIX oltreché del XX secolo ci mostra infatti la maturazione di due ceppi, due tronchi con le radici nello stesso terreno e le fronde fatte di rami abbastanza diversificati, che ogni tanto però si assomigliano, pur dipendendo dai due diversi ceppi.

Nel primo ceppo (le democrazie) il principio base è che la linfa scorra dal terreno popolare e nazionale fino alle foglie e ai frutti. Nel secondo ceppo (i totalitarismi) la linfa viene ceduta dalle radici a soggetti autocratici che interrompono la rappresentanza diretta ed esercitano potere autonomo rispetto al popolo, fino al prodotto finito delle foglie e dei frutti sempre per tutti, Popolo e Nazione.

La diversa articolazione naturale di questi organismi politico-istituzionali fa sì che alcuni rami del tronco totalitario arrivino ad assomigliare a quelli del tronco democratico e viceversa. Il loro DNA è però sempre sostanzialmente diverso: è solo l’apparenza che, per processo interno o per mimetismo, conduce a confondere alcune fronde tra i due ceppi.

Tra le varie distorsioni, se, ad esempio nelle Democrazie, si interrompe la catena della rappresentanza (i Partiti), la linfa non arriva a foglie e frutti con la conseguente produzione di effetti simili a quelli dell’altra pianta.

Ogni albero ha le sue malattie, proprio a causa delle proprie specificità. Ed è su questo che s’innesta il fattore determinante di PROCESSO che distingue i due tronchi: la gestione trasparente e finalizzata al bene popolare del funzionamento amministrativo.

LA DEMOCRAZIA AMMINISTRATIVA è requisito caratteristico di sistema del tronco con DNA filosofico e politico-istituzionale di tipo democratico. Essa implica almeno due elementi: 1. la possibilità di alternanza al Governo da parte di persone elette tramite libere elezioni di tutto il popolo; 2. separazione dei poteri per una funzione di controllo e garanzia degli interessi di Popolo e Nazione, che si ricompongono nel processo complessivo, eseguiti i caratteristici compiti reciproci.

Tali requisiti non agiscono necessariamente nei Totalitarismi, ove le discrezionalità seguono la gerarchia e agiscono senza connaturata separazione dei poteri lungo la catena strutturale-gerarchica dello Stato. Nel caso della Democrazia Amministrativa, il processo s’interrompe invece naturalmente e i diversi soggetti discrezionali sul processo lo ricompongono controllandosi l’un l’altro. Nel Totalitarismo Amministrativo i poteri sono scanditi in modo sintetico complessivo dai diversi livelli della struttura organizzativa, fino al vertice che decide e determina i funzionamenti complessivi senza controllo reale sul suo operato da parte di altre entità statali e spesso nemmeno in una prospettiva di alternanza.

Date le differenze, le malattie che colpiscono le due piante sono caratteristiche, e pericolose per esse stesse e per l’ambiente circostante.

È abbastanza chiaro che il buon funzionamento dei due ceppi è requisito di civiltà, e che uno dei due spicca per valorizzazione delle risorse caratteristiche del terreno di Popolo e Nazione, ed è il ceppo democratico, ove la linfa scorre dal terreno ai frutti senza soluzione di continuità e in piena visibilità e partecipazione.

Il ceppo Totalitario può apparire più efficiente (efficace e produttivo) perché vive di processi meno complessi. In realtà questo tema (che è reale) è solo dipendente dalla qualità (professionale) con cui si realizza la Democrazia Amministrativa, che richiede condizioni organizzative della democrazia amministrativa appunto e competenze caratteristiche di Management Pubblico, che in Italia sono particolarmente scarse e spesso denegate in modo non dialettico dagli organismi di rappresentanza, i Partiti.

I partiti politici sono in grado di danneggiare, e a volte lo fanno scientemente, il ciclo di partecipazione sostanziale, arrivando anche fino a creare sul ceppo degli Stati democratici, deformazioni totalitarie (ad esempio la partitocrazia, con la sua patologia acuta documentata in Italia durante la stagione denominata “Mani Pulite”). Ancora a titolo di esempio, spicca, tra le patologie, il mantenimento d’indirizzo e controllo non transeunte di funzioni dello Stato da parte di Partiti o addirittura di eletti, che, causa assenza o elusione dell’alternanza, creano infrastrutture di collegamento stabile tra poteri, invece separati per necessaria attuazione del principio democratico.

L’ipotesi di corruzione è gravissima in entrambi i ceppi. Certo che in quello democratico essa è un’infrazione anche al processo democratico-amministrativo, mentre in quello totalitario ha solo una componente di interesse di “altro soggetto” rispetto all’unico legittimo dello Stato.

Non vi è dubbio che la separazione dei poteri di ambito democratico debba fornire un diverso significato anche all’azione giudiziaria. Essere indagati in ambiente democratico è condizione del processo, perché tutte le cautele, le complessità e le opacità del ciclo amministrativo, passando da un soggetto all’altro, comportano incertezze ed esigenze che possono divenire oggetto d’interpretazione giudiziaria. Esse si sanano, spesso in modo non matematico oltretutto, soltanto a compimento del ciclo procedurale più o meno garantistico prescelto in sede istituzionale. Quindi le indagini sono da assumersi non solo come carico individuale ma anche come necessità societaria istituzionale, che definirà le sue eventuali conseguenze personali solo alla fine.

In questo quadro vanno intese le ombre sull’operato di Ursula Von der Leyen Presidente della Commissione europea in carica.

In ambiente totalitario ciò può non avvenire e, solitamente, non avviene. Il controllo sulla magistratura e dunque sulla Giustizia è incardinato in vario modo nel potere gerarchico statale, spesso nei fatti non separato da quello esecutivo e giurisdizionale.

Sergio Bevilacqua

 


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Sergio Bevilacqua

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