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Liguria e Basso Piemonte

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La sfiga e l’intelligenza artificiale mentre la nuova cultura sta sostituendo la vecchia


La sfiga. L’intelligenza artificiale, si dice, sta aprendo nuovi mondi. Incontrandola in internet l’abbiamo salutata e, per nostra curiosità, le abbiamo chiesto se poteva costruire per diletto una storia fantastica. In men che non si dica mi ha tirato fuori questa cosa che propongo anche a voi.

di Franco Bianchi

Era una giornata serena come tante: il sole, gli stornelli che volano liberi sulla città e allegramente depositano tonnellate di sterco su tutto ciò che capita loro a tiro con particolare predilezione per le auto appena lavate, una deliziosa brezza capace di solleticare i cumuli dei rifiuti rendendo le strade altrettante opere di arte cosiddetta
povera. Insomma un idillio.

Purtroppo in una casa della periferia popolare tutto questo non riusciva a penetrare e l’ambiente ne risentiva grondando risentimenti e astio. E’ ben vero che questa abitazione, il quartiere si chiama Graditella, è la magione eletta per ospitare le vittime del destino. Per qualche assurda congiunzione astrale infatti, tra quelle mura dense di grandi e altisonanti concetti come, ad esempio, Dio, Patria, Famiglia, si concentrava quella che popolarmente viene chiamata sfiga.

La sfiga, notoriamente, è un concentrato di poteri forti, ossi fin troppo spolpati da dare agli underdog, destino cinico e
baro, nemici infidi nascosti ovunque e dediti a disastrarti i Conti. Un insieme fatale certo, ma particolarmente adatto agli abitanti della magione della sfiga, usi a mostrare il petto e la faccia al nemico tenendo la ‘testa dritta’ che è poi un modo sintetico per dire ‘testa alta e schiena dritta’, ma si sa parlando, si tende a sintetizzare e di sintesi questa società ha gran bisogno per comprendere, qui ed ora, quali siano i luminosi destini a cui è destinata.
Con buona pace dell’intellighenzia dedita a perdersi nei meandri delle premesse e dimentica del sano e robusto ‘fare’.
Ancora per dire, la sfiga è quella che ti mette davanti alla tavola apparecchiata e che quando ti siedi finalmente a mangiare, dopo una fame durata un numero improponibile di anni, ti fa trovare del vasellame di alta fattura desolatamene vuoto. Non un buon consommé, non un bicchiere di vino dai densi profumi, ma solo frattaglie indegne, mal pesate sui piatti sordidi della bilancia del pizzicagnolo che si da arie da Conte e comprate per lo più a debito. Niente paura, però, se la sfiga bussa a denari (pochi!), i nostri eroi li sanno trasformare in fiori e cuori e se qualcuno non è convinto della metamorfosi evidente e di essa non gioisce, saranno allora bastoni, aggeggi che, si dice, essi sanno
ben maneggiare per antica consuetudine.
La sfiga ha anche la particolare tendenza ad essere sempre in agguato e, ancora esemplificando, ti fa trovare l’intera Romangia sommersa da una disastrosa alluvione. E diciamo la Romangia ovvero un luogo già di per se infido e, apparentemente impenetrabile, denso com’è di quei poteri forti cui prima si accennava. Ma anche qui la risposta è stata degna di gente guerriera pronta a combattere su tutti i fronti agitando le bandiere della rinascita totale. Oggi in quelle lande si ciancia di promesse non mantenute e si fa finta di non capire. Eppure lo si è detto a granitiche parole, noi siamo pietra e l’acqua non può scalfirci, il suo destino è quello di evaporare e, come tutti possono vedere essa è evaporata anche in Romangia. L’ennesimo miracolo che, tra l’altro, ha avuto il merito di mandare in soffitta le vetuste concezioni che prevedono la scalfittura della pietra da parte dell’acqua, antichi ed ammuffiti modi di pensare certo non degni della nuova nazione.
A proposito di nuova nazione va anche sottolineato con forza che il nuovo corso ha sconfitto la pletora di gente omaggiata di laute posizioni solo in virtù della tessera rilasciata dai precedenti reggitori. La greppia si è inaridita, non si vedono più ormai persone scelte non dal merito, ma dall’amicizia con i poteri forti; l’ora delle grandi decisioni è suonata finalmente ed ora, nei posti che contano, è arrivata gente nuova e capace, come facilmente si può arguire dal fatto che proviene tutta dalla nota magione della sfiga di cui abbiamo in precedenza parlato. E’ arrivata gente che parla in modo diretto e sincero e che non ha paura di dire pane al pane, capace di ammaestrarci raccontando ad esempio la vergogna della sostituzione etnica che grava come un peso insopportabile sulla nazione.
Ma si diceva della sfiga e dei suoi sempre mordaci colpi di coda, prendete, sempre ad esempio, il vezzo di ‘strisciare’ veline per gettare discredito sulla sfolgorante Artemide dei nostri tempi. Questi rimestatori del fango rubano, come son usi fare, le fuori-ombre di personaggi il cui alto ingegno è stato ed è base di una nuova cultura non più soffocata dal
cupo carminio in cui fin qui siamo rimasti immersi.

Sono esempi di perfidia come ben ha vaticinato un illustre generale in quella che è in breve diventata la bibbia spiegata al popolo, ignorante si, ma denso di profondi e saldi valori morali. Ma anche in questo caso non ci si è lasciata crescere l’erba e la reazione è stata immediata e risolutiva in modo che nulla possa offuscare la prossima foto di gruppo dei grandi della terra, foto che dimostrano come meglio non si potrebbe il ruolo importante che, nel breve volgere di uno
scatto, ha saputo raggiungere la nazione. Siamo certi che padre Dante, vero nume tutelare del nuovo corso, dal suo parco sepolcro, ha certamente approvato e, quando porrà mano al nuovo rifacimento della Commedia, indubbiamente infilerà nelle fauci di Satana i traditori dell’etere. Noi, nel nostro piccolo non vediamo l’ora di osservare il
frantumarsi delle ossa masticate dentro una bocca infernale così capace da ospitare la supponenza di questi personaggi, comprese veline e gabibbi.
In conclusione possiamo finalmente prendere atto con soddisfazione che la nuova cultura sta sostituendo la vecchia dando finalmente voce a veri intellettuali fin qui sempre confinati alle poche loro frequentazioni con il sillabario. Non avranno questi intellettuali percorsi accademici altisonanti, ma, indubbiamente interpretano come meglio non si
potrebbe la cultura della sfiga. E scusate se è poco!

Franco Bianchi


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