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Varazze dove il ‘gabbiano’ cerca un nuovo nido. Il ‘marchio Baglietto’ un’eccellenza. Opere d’arte: incarna l’amore per il mare


Il gabbiamo cerca un nuovo nido. Il marchio dei cantieri Baglietto.

di Tiziano Franzi

Un gabbiano stilizzato, il marchio dei cantieri Baglietto di Varazze, è stato per decenni il simbolo della nautica di pregio, soprattutto nel campo degli yacht da diporto di lusso, soprattutto nella seconda metà del secolo scorso. Ma il nome “Baglietto” è ancor oggi una garanzia in questo settore della nautica, anche se le imbarcazioni non sono più fabbricate nello storico cantiere varazzino.

Un marchio di eccellenza- I cantieri Baglietto di Varazze sono stati una vera e propria fucina di creatività e innovazione. Ogni imbarcazione che ha lasciato questi cantieri è un capolavoro di design, ingegneria e artigianato. I Baglietto hanno collaborato con i più talentuosi designer e architetti navali per realizzare yacht dallo stile inconfondibile, che combinano eleganza classica con tocchi di modernità.

La qualità costruttiva è uno dei pilastri fondamentali dei cantieri Baglietto. L’attenzione ai dettagli e l’utilizzo di materiali pregiati garantiscono imbarcazioni di altissima qualità, sia dal punto di vista estetico che funzionale. Ogni imbarcazione viene costruita con cura e precisione, rispettando i più elevati standard di sicurezza e affidabilità.

Ma i cantieri Baglietto sono stati molto più di un semplice luogo di costruzione. Sono stati e continuano ad essere nell’immaginario di chi opera in questo settore, un punto di incontro per realizzare i sogni dei loro clienti, un luogo in cui le idee prendono vita e le passioni si materializzano. Grazie a un team di esperti e appassionati professionisti, i cantieri Baglietto hanno sempre offerto un servizio personalizzato, accompagnando i loro clienti in ogni fase del processo, dalla progettazione all’allestimento finale.

Oltre alla costruzione di yacht, i cantieri Baglietto sono stati anche un centro di ricerca e sviluppo, costantemente impegnati nell’esplorazione di nuove tecnologie, materiali e soluzioni per migliorare le prestazioni delle loro imbarcazioni e ridurre l’impatto ambientale. La sostenibilità è un valore fondamentale per i Baglietto, che si sono sempre impegnati a preservare la bellezza dei mari e delle coste in cui le loro creazioni solcano le onde.

I cantieri Baglietto di Varazze hanno rappresentato e rappresentano tutt’ora l’eccellenza della nautica italiana: ogni yacht che porta sulla fiancata il nome “Baglietto” è un’opera d’arte che incarna l’amore per il mare, la passione per la navigazione e il desiderio di esplorare nuovi orizzonti, grazie alla dedizione e all’impegno delle dinastie dei Baglietto che si sono succedute nei decenni di due secoli.

Un po’ di storia- Fondati nel lontano 1854, grazie alla tenacia del fondatore, Pietro Baglietto, detto “u muntagnin” dal soprannome di famiglia, i cantieri Baglietto vantano una lunga e illustre storia nel settore della costruzione di yacht di lusso e imbarcazioni personalizzate.

All’età di diciassette anni Pietro decide di non seguire il padre Giobatta in quel lavoro di fabbro ferraio che era troppo impegnativo fisicamente per lui che aveva uno costituzione piuttosto gracile, anche se animata da un temperamento saldo e vivace. La famiglia era proprietaria anche di un cortile alla Mola, un orto a centro metri dal mare dove, con l’aiuto del padre, Pietro costruì un capanno di 200 metri quadrati, che fu l’antesignano dei cantieri Baglietto.

Lì cominciò a dare forma a piccoli scafi di gozzi e canotti da pesca e da diporto. Il lavoro non mancava, per fortuna. Successivamente, spronato da questi primi riconoscimenti, decise di affacciarsi al mare con un suo cantiere, proprio sulla spiaggia, come ce n’erano molti altri a Varazze, dal Solaro a San Nazario. Ottenne la licenza per la costruzione nel 1890, sul litorale oggi di fronte ai giardini pubblici in piazza Santa Caterina. Prima un semplice doppio capanno, poi una vera costruzione in muratura.

Davanti a quel cantiere nel 1894 fu varata la “Cisco“, la prima barca a deriva mobile in Liguria. Sempre nel 1894 il “Wasp” ottenne ogni primato nelle competizioni nazionali.

Nel 1906 fonda la società “Pietro Baglietto & C.” e, fondendosi con un cantiere specializzato nella costruzione di motori a scoppio, crea la S.I.A.M., cioè Società Italiana Automobili Marittime . Nel 1908 viene realizzato il primo cantiere Baglietto in muratura, sempre nella zona a levante della città, che si afferma in Italia e all’estero con le sue lance-automobili, o automobili marittime.

In seguito Baglietto mise la sua esperienza al servizio della Marina Militare e il cantiere S.I.A.M. realizzò il primo idroplano, con i motori ideati dagli ingegneri del Genio Aeronautico Gaetano Arturo Crocco e Ottavio Ricaldoni, antesignano dei futuri aliscafi.

Poi, nel 1911, a sett’antanni, Pietro passò la mano al figlio Bernardo, che si farà coadiuvare a dirigere le maestranze dal fratello maggiore Giobatta, di ritorno da San Francisco, dove era emigrato ai primi del ‘900.

Negli anni a seguire i cantieri Baglietto aumentarono sempre di più il numero e la qualità delle commesse, nazionali e internazionali. Il modesto cantiere S.I.A.M. risultò così inadeguato e la famiglia Baglietto decise la costruzione di un cantiere più grande, nella zona a ponente della città.

Per qualche tempo i due cantieri continuarono un’attività parallela, fino a quando il primo, a levante, venne abbattuto.

Nel nuovo cantiere i Baglietto, durante gli anni della prima guerra mondiale, per la Marina Militare Italiana, furono creati i M.A.S., l’acronimo di Motovedette Anti Sommergibile o Motoscafo Armato Silurante, le cui imprese belliche durante i due conflitti mondiali sono tutt’oggi oggetto di grande ammirazione.

Nel dopoguerra anche le attività legate alle competizioni motonautiche ripresero ed il cantiere Baglietto tenne a battesimo un’invenzione che di lì a breve avrebbe stravolto il mondo della propulsione a motore, creata dall’ingegner Guido Cattaneo: un innovativo sistema di trasmissione poppiera che fu la base da cui verrà sviluppato negli anni ’60 il piede poppiero.

Negli anni della ripresa post bellica i Baglietto intuirono la necessità di concentrare la propria produzione sugli scafi da diporto e di lusso. Dal 1958 il cantiere ligure propose al mercato del diporto una serie di cruiser i cui nomi rievocavano le isole del Mediterraneo: nel 1958 fu la volta di Elba, un 37′, seguito l’anno successivo dall’Ischia 52′ e poi dal Minorca 62′ e dal Maiorca che rappresentava l’ammiraglia del cantiere con i suoi 72′. Tra i quattro il modello che ebbe più successo fu l’ Ischia, prodotto in tre versioni differenti: Ischia, Ischia super e 16M per un totale di 84 unità, molte delle quali vendute ad armatori di oltreoceano che preferirono il prodotto made in Italy al già leggendario marchio statunitense Chris Craft.

Con la seconda metà gli anni ’60 Baglietto conosce uno dei suoi migliori momenti, sia per la quantità delle barche prodotte, sia per la qualità e la ricercatezza delle soluzioni tecniche e stilistiche. Furono gli anni dei successi delle serie 16M50, 18M e 20M, evoluzioni dei modelli di punta che avevano conquistato un pubblico di armatori esigente tra cui figuravano nomi di spicco come l’Aga Khan e che avrebbero portato al cantiere clienti del calibro di Gianni Agnelli.

Gli anni ’70 furono gli anni in cui in tutto il panorama della nautica italiana si diffuse l’utilizzo del composito, più conveniente, più semplice e più adatto alla grande produzione di serie del legno o del compensato marino.

In questo periodo gli allora proprietari del cantiere Baglietto si trovarono a dover prendere una decisione molto difficile da cui sarebbe dipeso tutto il futuro del cantiere, ovvero scegliere di seguire il trend del composito oppure trovare una valida alternativa al compensato marino; il cantiere scelse la via dell’alluminio.

Nel 1981 Pietro Baglietto, omonimo pronipote del fondatore del cantiere, lasciò lo stesso nelle mani del Gruppo Rodriquez che durante gli anni ’80 e ’90 porterà il marchio ad essere uno dei fiori all’occhiello del mercato mondiale dei megayacht costruendo imbarcazioni in alluminio di dimensione sempre maggiore fino a toccare i 150′.

Dal 2001 in poi il cantiere ha cambiato gestione più volte fino all’attuale proprietà del gruppo Gavio, senza però mai perdere di importanza o di qualità anzi, acquisendo ogni volta nuova forza e nuovi contenuti.

La fine di un sogno- Gli ultimi discendenti delle dinastie Baglietto che si sono succeduti al comando degli omonimi Cantieri, oltre alla dislocazione della produzione, hanno dovuto assistere anche alla progressiva demolizione di quelle costruzioni dove generazioni di maestri d’ascia di eccelsa professionalità avevano concorso a realizzare il sogno marittimo di molti capi di stato, d’industria, di personalità dello spettacolo.

E’ sopravvissuta soltanto la sirena che con il suo penetrante suono indicava a tutta Varazze gli orari di inizio, pausa e fine dell’orario di lavoro delle maestranze.

Tutti ci auguriamo che presto Varazze sappia rendere degno omaggio a quell’epopea, allestendo un nuovo museo del mare, molto più ampio di quello già esistente nel porto della Marina di Varazze, dove possa essere perpetuato – almeno negli schizzi dei progetti, nelle immagini fotografiche e nei modelli originali (quei pochi che sono sopravvissuti)- il ricordo di quel gabbiano che continua a sorvolare il cielo della sua spiaggia, senza ancora trovare il suo ultimo nido.

Tiziano Franzi


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