Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Pietra Ligure e Valmaremola alle prese con bollette utenze dell’acqua aumentate di una depurazione che non viene fatta. Altrove cominciano i processi


Siamo in Sicilia: la depurazione delle acque fognarie non viene fatta, ma viene ugualmente richiesta in pagamento, nelle bollette dell’acqua; depurazione che, tuttavia, come detto, non c’è! Quindi, i “reflui”, dopo un “sommario” trattamento, finiscono direttamente in mare, con la stessa intensità inquinante così come sono usciti dalle toilettes delle abitazioni.

Polo di Centrodestra per Pietra – Lista Civica dei Pietresi

Gruppo Consiliare “Centrodestra”

Consigliere Mario Carrara

3za Puntata

*****

Vi “ricorda” qualcosa?


È una situazione che anche noi conosciamo da vicino, o sbaglio?

La differenza è solo “nei tempi”: sono più avanti ! Le inchieste sono partite “prima”; qui, si sta facendo una verifica di tutta l’assurda situazione che coinvolge alcune migliaia di persone. Utenti di un servizio indispensabile come quello dell’acqua che, finora, hanno piegato il capo accettando di subire di pagare voci della bolletta che riguardano il servizio della depurazione
che, in realtà, tutti sanno che non esista. E “quando” esisterà, da oggi sarà passato tanto tempo. Ma, nel frattempo, in questo “lungo
frattempo
“, i cittadini dovrebbero continuare a subire.



, la Magistratura è intervenuta.

Tanto per capirci: sono alcuni anni che quell’inchiesta va avanti ed ora ci sono i rinvii a giudizio:


Nella prima puntata, riportavamo la definizione del reato di “truffa“: Art. 640 Codice Penale (TRUFFA):Chiunque, con artifizi o raggiri, inducendo taluno in errore, procura a se’ o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, e’ punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 51 a euro 1.032.

Il delitto di truffa si consuma nel momento in cui l’autore della condotta fraudolenta ottiene l’ingiusto profitto della propria attività criminosa.

Confessiamo che subito non riuscivamo a configurare bene questo reato nell’ambito del nostro “caso”, perché non trovavamo “come” potessero esser messi in atto gli “artifizi e raggiri ” previsti dall’art. 640 del codice
penale da parte di società a capitale pubblico nei confronti degli utenti del servizio idrico, visto che il “rapporto” tra le stesse società ed i medesimi utenti si limita all’apertura di un contratto di somministrazione già predisposto, del contenuto del quale l’utente deve solo “prendere atto” e firmare.

Tuttavia, leggendo quelle carte, c’è da chiedersi come non appaia “ARTIFIZIO” più evidente, se non “sfacciato”, nello scrivere ed attestare nei frontespizi delle bollette delle utenze domestiche dell’acqua (del 70% di Pietra Ligure), la dicitura: ” Utenza servita da impianto di depurazione attivo “, quando si sa che, invece, non lo è?

E non lo “può essere ” perché la DEPURAZIONE, per determinate utenze, NON ESISTE, in quanto: 1⁰) il depuratore di Borghetto S.Spirito, dove dovrebbero finire i reflui fognari per esservi depurati biologicamente, non è ancora stato né ingrandito, né adeguato in modo da poterli ricevere tutti; 2⁰) non esiste, semplicemente, perché, ancorché il depuratore fosse già stato “adeguato” (e non lo è), non è ancora stato realizzato il canale o la tubazione di collegamento che, attraversando tutta Loano, dovrebbe portare gli stessi reflui del 70 % di Pietra Ligure, il 20% di Ranzi, il 100% sia di Borgio Verezzi che della Valmaremola al medesimo depuratore di Borghetto S.Spirito.

Chiunque, a questo punto, potrebbe dire, ad esempio: “Mi hanno dichiarato sulla bolletta che la mia utenza si giovava della depurazione delle acque reflue che il mio scarico produceva ed io, “dando per buona” un’attestazione scritta del genere, ho pagato, non ho obiettato, non ho protestato, non ho fatto ricorso.

Tutto ciò, tenuto anche conto “dell’attendibilità” delle società gerenti il servizio idrico, che essendo “Società a capitale pubblico” formate dai Comuni, avrebbero dovuto, in teoria, essere maggiormente affidabili e dare garanzie in più“.

Un discorso come questo potrebbe esser fatto da qualsiasi cittadino di “quei ” Comuni che, col 70% di Pietra Ligure, è oltre un decennio che stanno pagando somme apparentemente NON DOVUTE per una depurazione conclamata da chi dovrebbe farla ma non la fa.

E quello riportato più sopra ad esempio, è un discorso che, in effetti, ci siamo sentiti fare molte volte da cittadini, dopo la pubblicazione di questi nostri interventi chiarificatori.

La perplessità, unita all’indignazione, risiede nel fatto che proprio coloro, quei soggetti pubblici che avrebbero dovuto e dovrebbero
tutelare i singoli cittadini non solo non lo fanno, ma agiscono e si comportano in modo attivo “al contrario”, apparentemente, sostanzialmente a difesa delle posizioni che sembrano proprio “vessatorie” delle società gerenti il servizio idrico e “contro” i diritti dei singoli cittadini utenti.

Di ciò ne è dimostrazione il “caso” clamoroso accaduto nel Consiglio comunale di Pietra Ligure il 30 Luglio 2021, quando, per bocciare e respingere una nostra Mozione che chiedeva di assumere una posizione ufficiale “ferma” per la sospensione dell’inserimento delle voci di depurazione in bolletta, il Sindaco Luigi De Vincenzi ha “tuonato” argomenti inconsistenti ma, soprattutto, che sembrano “non veritieri” o inventati sul momento perché non da lui conosciuti, oppure, se da lui conosciuti, “volutamente” mistificati e deformati a suo piacimento per sostenere e rafforzare il suo: “NO”. Il fatto ha dell’incredibile per la sfacciataggine con cui argomenti importanti e “delicati” per la vita di tante persone, per la loro “economia” e per la credibilità “pubblica” di un servizio come quello idrico siano stati “liquidati” con frasi come: “la depurazione per legge bisogna pagarla lo stesso” e anche:La depurazione va pagata e andrebbe pagata addirittura se ci fosse soltanto il progetto del depuratore…” ed ancora: ” Il depuratore primario, il disoleatore e tutto quello che funziona a Pietra
(cioè la vecchia stacciatura, ndc) secondo lei chi lo deve pagare, dove ci fa tutta la roba di Pietra chi lo deve pagare?

Sono tutte frasi che sembrano proprio senza un apparente fondamento legale e non veritiere, pronunciate da un organo istituzionale, come un Sindaco, in una sede istituzionale, come il Consiglio comunale, per poter “sforzare” nel senso del “No” la sua risposta alla mozione a favore dei cittadini utenti. Facendo ciò, contribuendo a condizionare anche il voto degli altri consiglieri della sua maggioranza che, ad eccezione del “belato” con argomenti fuori luogo di un assessore, non sono intervenuti nella discussione ed hanno votato compatti “NO”. Un “NO” che è risultato contro la difesa di quei cittadini utenti, apparentemente vessati; un “NO” che, contestualmente, ha il significato di un “SÌ”, implicito, al comportamento apparentemente vessatorio delle società pubbliche erogatrici del servizio idrico.

La cosa ha anche dell’incredibile perché un Sindaco, nel pieno esercizio delle proprie funzioni, certe leggi e norme, se le “invoca” espressamente in Consiglio comunale come esistenti per contrastare e confutare le opinioni altrui, dovrebbe almeno conoscerle per poterle “sostenere” nella discussione, e, soprattutto, se richiesto, dovrebbe essere in grado di citarne gli estremi. Cosa che in quella circostanza non è stato in grado di fare. Almeno dovrebbe, o “avrebbe dovuto“, visto il ruolo istituzionale ricoperto, usare una cautela o prudenza maggiori anziché azzardare frasi strampalate, senza fondamento giuridico per il solo vantaggio del sostegno della propria posizione, contro la richiesta di sospendere il pagamento della depurazione nelle bollette fintantoché non fossero stati attivi collegamenti e depuratori.

Ma cautela e prudenza non le ha usate e da che parte egli ed i suoi seguaci stiano, si è visto: non da quella dei cittadini.

Infatti, appaiono proprio strampalate le cose sostenute da De Vincenzi perché, ormai, una consolidata giurisprudenza si sta esprimendo da tempo nel senso di NEGARE la legittimità di pagamenti della depurazione quando quest’ultima non venga svolta.

Una giurisprudenza che trae la sua base, addirittura da una sentenza “epocale” della Corte Costituzionale, cioè “il giudice delle
leggi
“, che, con la sentenza n⁰ 335 del 2008, ha pronunciato proprio in tal senso.

Meno che meno ha fondamento la dichiarazione di De Vincenzi quando non riuscendo a dare una risposta su quali leggi obblighino gli utenti a pagare la depurazione anche se essa non venga fatta, afferma che da pagarsi in ogni caso sia la depurazione “primaria “, quella della stacciatura fatta nei vecchi impianti di Pietra Ligure.


Il fatto che la depurazione si debba, come ha tuonato De Vincenzi in Consiglio, “comunque” pagare “soltanto che ci fosse il progetto del depuratore“, messo in questi termini è una cosa non veritiera, perché sostiene solo il concetto del “pagare sempre ed in ogni caso” (tanto caro a De Vincenzi verso i suoi cittadini), basta che ci sia “un progetto” senza, peraltro indicare quale norma stabilisca una cosa del genere.

Invece, il pagamento della depurazione, pur senza un depuratore, sarebbe corretto e dovuto ma solo e soltanto in presenza di un PROGETTO ESECUTIVO approvato, per l’attuazione del quale fosse stato approvato il relativo CRONOPROGRAMMA di realizzazione.

Come prevede e stabilisce la Legge 13/2009. La norma recita: Art. 8-sexies. Disposizioni in materia di servizio idrico integrato.

1. Gli oneri relativi alle attività di progettazione e di realizzazione o completamento degli impianti di depurazione, nonché quelli relativi ai connessi investimenti, come espressamente individuati e programmati dai piani d’ambito, costituiscono una componente vincolata della tariffa del servizio idrico integrato che concorre alla determinazione del corrispettivo dovuto dall’utente. Detta componente è pertanto dovuta al gestore dall’utenza, nei casi in cui manchino gli impianti di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi, a decorrere dall’avvio delle procedure di affidamento delle prestazioni di progettazione o di completamento delle opere necessarie alla attivazione del servizio di depurazione, purché alle stesse si proceda nel rispetto dei tempi programmati.

Non basta, quindi, per richiedere i pagamenti della depurazione, la semplice progettualità di un collettamento o della costruzione di un nuovo depuratore, ma occorre il cronoprogramma esecutivo e vincolante dei lavori, che si ha con l’affidamento e l’esecutività del progetto stesso. Cosa che di certo non è nel nostro caso, visto che siamo ancora al livello di ricercare una fonte di finanziamento per l’opera.

Fatto questo comprovato dalla delibera n⁰ 148 della Giunta di Pietra Ligure del 4 Ottobre 2022 (sei mesi fa) che, approvando un progetto “definitivo“, non, quindi, “esecutivo“, per il collegamento con il depuratore di Borghetto S.Spirito cerca ancora di ottenere il finanziamento necessario partecipando al bando “Acqua bene comune” del CIS, per un importo di ben 6 milioni e mezzo di euro. In una situazione del genere, ovviamente, NON può esistere nessun cronoprogramma che vincoli a tempi certi l’esecuzione dei lavori.


Quindi, affinché si debba pagare la depurazione pur non essendo essa ancora svolta, si deve essere alla presenza di un progetto “completo“, con il relativo finanziamento acquisito e, soprattutto, con i tempi certi stabiliti dal cronoprogramma per la sua esecuzione.

Sembra del tutto logico, ragionevole e fondato lo spirito di una norma come questa: essendo stato approvato il progetto esecutivo ed avendone reperito i finanziamenti, col cronoprogramma che ne fissa tempi “certi” d’esecuzione, il cittadino, è vero che paga per una depurazione che al momento non c’è ancora, ma lo fa sapendo che in un periodo di tempo definito, stabilito con certezza dal CRONOPROGRAMMA stesso, essa verrà sicuramente fatta.

Ripetiamo: la garanzia che la depurazione, per la quale egli paga, si farà è determinata dalla “completezza”, dall’esecutività del progetto in tutti i suoi aspetti: tecnici, finanziari e, soprattutto dei tempi d’esecuzione dettati dal cronoprogramma.

Diversamente, l’approvazione di un semplice progetto, fine a se stesso, senza il sostegno di una fonte di finanziamento e tempi sicuri stabiliti da un cronoprogramma vincolante, sarebbe solo l’escamotage per costringere la gente a pagare nel modo che dice De Vincenzi, cioè: “sempre e comunque“.

Infatti, se i progetti non fossero ancora “esecutivi” (cioè completi e pronti per essere eseguiti), se i finanziamenti non si reperissero e non potessero essere stabiliti “tempi certi” dettati da un cronoprogramma esecutivo, che si dovrebbe fare? Pagare tutta la vita per un servizio che non c’è? Senza avere l’opera fatta ma solo progettata? Quindi: per niente? Infatti, poniamoci la angosciante domanda: in questo periodo ultradecennale in cui la depurazione è stata pagata pur non essendo fatta, quanti, nel frattempo, sono morti avendo quindi
proprio pagato per il resto della loro vita …per niente?

È per questo che le frasi pronunciate in sede ufficiale ed in veste ufficiale dal Sindaco Luigi De Vincenzi sconcertano perché deformano e mistificano la realtà dei fatti; hanno contribuito a non consentire al Consiglio comunale che assumesse una deliberazione in cui venisse richiesto alle società gerenti dei servizi idrici la sospensione dell’inserimento nelle bollette delle utenze domestiche dell’acqua del pagamento delle numerose voci inerenti la depurazione non fatta; hanno, inoltre, contribuito a far sì che, oltre a tutto il tempo pregresso, anche per questi ultimi due anni tanti cittadini continuassero a pagare quelle somme apparentemente NON DOVUTE.

Fatta tutta questa analisi, bisogna prendere atto che, come s’è visto precedentemente, su certi Sindaci non si può contare perché fanno più che altro “manfrina” per avere titoli sui giornali; ad esempio, a Marzo 2021, quelli di minaccia dell’apertura di cause legali per gli inadempimenti nell’esecuzione dei lavori concernenti l’adeguamento del depuratore ed il suo collegamento con Pietra e la Valmaremola; seguiti da quelli, all’opposto, “trionfalistici”, con tanto di foto sorridenti, della fine di Maggio 2021, di tripudio e soddisfazione per le intese ottenute dalle Società gerenti i servizi idrici, circa le garanzie ricevute sulla realizzazione delle stesse opere; per, poi, tornare di nuovo a lamentarsi, come prima e più di prima, a Luglio 2022, sostanzialmente per le medesime inadempienze.

Tuttavia, non vi si può contare soprattutto per la ragione che hanno dimostrato di non aver fatto e non far niente di concreto, cioè non un solo atto, non “una presa di posizione” in difesa dei propri cittadini in tutti questi anni, pur nella conoscenza dell’abnormità ed assurdità della situazione dei costi di una “non depurazione”, considerata come se, invece, fosse fatta e richiesta da pagare da un tempo non irrilevante o trascurabile ma ben ultradecennale; cosa divenuta eclatante nel caso del Sindaco Luigi De Vincenzi che, addirittura, come si è visto, ha dimostrato nella circostanza del Consiglio comunale del 30 Luglio 2021, pur avendone avuto la possibilità, di “remare ” volutamente contro.

Al di là di tutto questo, rimane il fatto di quale conclusione trarre per poter avere risultati concreti e far finire questo scandalo.

“, nell’inchiesta che abbiamo citato all’inizio, i provvedimenti li hanno assunti gli organi preposti a prenderli.

Qui, che siamo ancora all’inizio, saranno i cittadini, resi edotti e coscienti della situazione, a farsi carico delle iniziative più appropriate in merito. Tenendo conto che non c’è solo l’esigenza di giustizia di far cessare questo stato di cose delle bollette caricate delle voci della depurazione laddove non venga ancora fatta, ma anche valutare se “andare indietro” nel tempo per richiedere la RESTITUZIONE dei tanti soldi ingiustamente pagati, qualora l’ingiustizia fosse dimostrata come tale. Quanto “indietro“? Ed in che modo?

Lo vedremo nella prossima quarta puntata.

Mario Carrara, consigliere comunale

25 Aprile 2023


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