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Liguria e Basso Piemonte

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Liguria: peste suina, famigerata recinzione e soldi pubblici. 2/Nel Finalese sanzioni contro abusivo utilizzo di mezzi carrozzati per biker. 3/Come nascono i parchi all’italiana


Intanto per dare retta agli animalisti, in Liguria al peste suina si sta sempre più allargando.

di Franco Zunino*

La famigerata recinzione che tanti soldi pubblici ha fatto spendere, e della cui inutilità l’AIW ha tante volte scritto, ormai non serve più a nulla. E allora oltre al Commissario straordinario che nulla di straordinario ha saputo fare per fermare la pandemia zoologica, ora ci si appella al Prefetto. A questo punto, come hanno chiesto le associazioni agricole, forse non ci resta che una “dichiarazione di guerra” e così motivare l’intervento dell’esercito!

Siamo in Italia bellezza e, peggio, in Liguria; non certo in Ungheria dove, non per lodare il loro suprematismo ma solo per la verità dei fatti, la peste suina pare l’abbiano subito fermata in quattro e quattr’otto con un drastico e pronto intervento di cacciatori e guardie armate. Perché se la peste la portano i cinghiali, ovvio che per ridurla per intanto è il caso di provvedere a ridurre il numero dei cinghiali! E poi, farebbe prima e si spenderebbe certamente meno se anziché cercare di debellare la peste si mettessero in sicurezza gli allevamenti di maiali.

Fino a quando la peste suina minacciava i cacciatori tutto andava bene, ora che la peste sta minacciando i cosiddetti “amanti della natura” (che in realtà amano solo i loro mezzi sui quali vanno a dilettarsi nei boschi!), ecco che le regole non piacciono più! Ecco che il grido “tuteliamo l’outdoor” sta facendo breccia tra amministratori comunali e albergatori e ristoratori, ignoranti del fatto che nell’outdoor è compresa a pieno titolo anche l’attività venatoria (fatto che dà molto fastidio, per cui sì è sì importato il termine dall’America, ma, per subito adattarlo a loro uso e consumo: media compresi!). Così ecco che si avanza la richiesta di “Nuove regole nei boschi, sindaci e associazioni uniti: tuteliamo l’outdoor”, intendendo il mondo del turismo da mountain bike. In pratica con lo scopo di sfrenare quelle regole che quando davano solo fastidio ai cacciatori andavano bene, ma che ora che la zona rossa si sta sempre più allargando e coinvolge così le zone dove l’outdoor impera, esse vanno ridimensionate. Sperando che non si giunga all’assurdo di farlo solo per loro lasciando fuori i cacciatori! Purtroppo, fino a quanto la peste non sarà debellata, tutti contribuiscono a diffonderla. E, quasi per assurdo, erano i cacciatori che avrebbero potuto frenarla fin dall’inizio se gli avessero consentito di intervenire in tempo, anziché frenarla proponendo le inutile recinzioni! Quindi, la smettano di strillare gli “outdoristi”, e si adeguino anche loro alle restrizioni. O vogliamo applicare la regola del tutti coinvolti, nessuno responsabile?

Intanto in Liguria per la prima volta le proteste di tanti utenti delle strade asfaltata (abitanti locali, lavoratori e turisti) che dalla riviera portano allo spartiacque alpino, soprattutto nella zona del Finalese, le forze dell’ordine sono intervenute con una retata all’abusivo utilizzo di mezzi carrozzati per trasportare i biker ai punti di partenza delle piste (ma un tempo erano sentieri per escursionisti!) lungo le quali letteralmente fiondarsi verso valle in spericolate discese; un’attività forse anch’essa abusiva, ma di cui diremo dopo. In pratica nei giorni scorsi durante alcuni “controlli serrati” della polizia locale sono state comminate “cinque multe riguardanti diverse irregolarità in merito alla corretta osservanza delle norme che regolano il codice della strada, per un totale di 2.500 euro. Nel mirino degli agenti sono fini bike shuttle non omologati o che trasportavano un numero di passeggeri superiore a quello consentito. Per due furgoni è scattata la sospensione della circolazione per tre mesi in quanto i carrelli che trasportavano le bicilette non erano regolari. Tutt’ora al vaglio degli agenti ci sono altre posizioni riguardanti il trasporto di bikers, compreso il pagamento dei corrispettivi da parte degli sportivi e i connessi adempimenti fiscali”. Ma da un punto di vista legale il problema da non è solo questo: vi sono probabilmente anche gravi violazioni delle leggi forestali a causa dell’erosione che l’uso delle bicilette da montagna arreca ai sentieri e all’ambiente in generale. Peccato che su questo tante autorità tacciano o fanno finta di non vedere! Basti il fatto che nell’ultimo provvedimento regionale che disciplina l’outdoor nella zona rossa della peste suina è stabilito: “MTB solo sui sentieri”! Ovvero, indirettamente viene riconosciuto che prima si praticava anche fuori sentiero: e questo è una violazione delle leggi forestali!

Ecco come nascono i Parchi all’italiana- “Creiamo un parco per gestire i turisti”! UN’assurdità, ma soprattutto, segno che sulla finalità VERA di un Parco in Italia i politici non hanno mai capito nulla. Per loro fare un Parco è come aprire un’industria! Poi ci meravigliamo dei tanti Parchi inutili creati in questi ultimi decenni! Ci meravigliamo del come vengono gestiti, di solito più a danno della natura che non a sua difesa!

L’ultima proposta ci viene dalla solita business-region Liguria, dove dopo che un turista è precipitato da una dirupo nella zona del finalese (Capo Noli) subito i politici hanno rilanciato l’idea di un Parco. Un parco che se mai sarà realizzato, finirà per porre vincoli solo alla caccia. Mentre tutto il resto si potrà fare più e meglio di prima; intendendosi, con il più e il meglio, i danni ambientali che il Parco verrà a creare o incentivare.

In fondo sempre in Liguria abbiamo l’unico esempio italiano e forse mondiale di una Riserva Naturale (Adelasia) tutta su suoli pubblici, appositamente acquistati da una Regione, e che poi la stessa Regione vuole stravolgere con iniziative di ogni genere a danno della natura, con motivazioni gestionali solo apparentemente a fin di bene per la natura! Questo quando un’azienda privata (!) l’aveva protetta e conservata integra per oltre trent’anni! Questi sono i Parchi all’italiana che, purtroppo, spesso è stato il movimento ambientalista a promuovere pur di avere grandi macchie verdi sulle carte turistiche (possibilmente con l’unico inamovibile vincolo del divieto di caccia)!

Franco Zunino (segretario generale AIW)


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