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Liguria e Basso Piemonte

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Sanremo: mito o psicodramma italiano?


Sanremo: mito o psicodramma italiano?

di Antonio Rossello 

Il presidente Toti premia Marco Mengoni con la Lanterna di Genova in filigrana di Campo Ligure.

Ci siamo: si è appena concluso Sanremo 2023, con la sua scia di
spettacolarismo e polemiche, che sono la normale amministrazione da anni di
tutte le edizioni, con politica, media e major discografiche sempre in
agguato. Contenti dei risultati? I vostri beniamini l’hanno spuntata o no?
E’ stata la mirabolante serata ad incoronare il vincitore, a decretare la
delusione di chi ambiva un piazzamento migliore e spera di farcela in tempi
migliori. Con palco e platea di nuovo a pieno regime passata la pandemia, i
n gara i 28 big, con le proprie esibizioni. Veri talenti ed aspiranti tali,
big e nuove promesse, alla caccia del voto, quest’anno espresso attraverso
un sistema ancora più complicato del passato.
Ormai sono pochi in italia a non esserci cresciuti insieme, è parte di
noi, tanto che la prima serata è stata come unicum “inaugurata” dal
Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al canto dell’Inno di
Mameli da parte di Gianni Morandi, dopo lo show costituzionale – in parte
discutibile – di Roberto Benigni: ecco il vecchio caro Festival della
canzone italiana, più comunemente conosciuto con la denominazione “Festival
di Sanremo.
Un mostro sacro. E’ la più classica fra le classiche delle kermesse musical
i patrie, essendo riproposta ininterrottamente dal 1951, divenendo pertanto
uno dei principali eventi mediatici del Paese. La storia è storia e buon
sangue non mente. Nato con lo scopo prioritario di alimentare il turismo
del comune ligure nella stagione in cui la presenza dei turisti
scarseggiava,la popolarità e il giro d’affari nel tempo ha raggiunto
livelli incredibilmente superiori ad ogni iniziale previsione.
Azzeccata da subito la scelta di creare un concorso canoro invitando
artisti di tutto il paese, con presenze dall’estero che si sono ampliate a
tutti i continenti nel corso delle varie edizioni.
Dal 1955 divenne terreno di conquista ed esclusiva della neonata TV di
Stato. Una lottizzazione fra le più ben riuscite, di cui i direttori
artistici susseguitisi sono state le ballerine di fila, sin dai tempi del
gran Patron Gianni Ravera e con lui parliamo di preistoria.
Trasmesso dal primo canale televisivo RAI ha raggiunto il livello di big
tra i prodotti d’intrattenimento nonché culturali, grazie alla capacità di
raggiungere punte di share che superano il 50%. Ammesso che, come talora si
è sospettato, i dati non siano ad arte falsati, in questa realtà vittima
del fake system.
La musica, o meglio la teatralizzazione della musica – con il bel canto
appare e scompare, – la vera regina della manifestazione, è diventata un
fattore di creazione della cultura popolare promossa da Sanremo, grazie in
primis all’interdipendenza esistente tra di essa e il sistema socio –
culturale di riferimento, per via delle dinamiche sociali che vengono a
crearsi non tanto con il prodotto musicale in sé, quanto piuttosto con i
processi di fruizione dei prodotti musicali.
In tal senso, soprattutto con il tam tam dei tormentoni sparati via radio,l
a musica contribuisce a plasmare un’identità cognitiva prima ancora che
collettiva. Non c’è bisogno di inutili costrutti, non serve evocare fumosi
societarismi, per accorgersi che, in questo modo, gli individui creano
esperienze condivise (si pensi al clima che si determina durante un
concerto), cementa il senso del gruppo, crea senso di appartenenza, può
perfino una funzione educativa. Dunque, occorre prestare la massima
attenzione alle forme con cui gli effetti della musica si manifestano,
considerandone riflessi sociali positivi o negativi. Lasciamo ai sociatri
il compito di analizzarli e chissà se almeno loro ci riusciranno.
In oltre settant’anni, la musica a Sanremo ha seguito i mutamenti della
società, si è evoluta, ha proposto nuovi generi e modalità comunicative.
Creato e distrutto mode e miti. Trampolino di lancio di nuovi divi e
sdoganamento di vecchie glorie bruciate.
Il Festival di Sanremo è quindi non solo uno dei brand di punta del Made
in italy, ma una rappresentazione per la massa, un moderno ludo circense,
che trascende il tempo, lo spazio. Impregna ormai fino alla radice la
cultura popolare nazionale. E’ lo specchio dei nostri beni e dei nostri
mali, il nostro psicodramma?
Se molti lo amano, altrettanti lo odiano, ma soltanto perché ad ogni
edizione fa parlare di sé, si evolve, si plasma sulla realtà sociale come
pochi altri fenomeni di stampo socio-culturale riescono, è degno
di attenzione e non è nemmeno ragionevole far finta di ignorarlo.

Antonio Rossello

«Essere liberi è cosa da nulla: divenirlo è cosa celeste». (Johann
Gottlieb Fichte)


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A. Rossello

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