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Regione Liguria: spese pazze. Dopo 15 anni reati prescritti ma c’è chi ha pagato caro fino in Cassazione


E ora siamo arrivati al capitolo finale, la prescrizione dei reati alla quale nessuno vorra rinunciare. Spese pazze in Regione Liguria un articolo completo ed eloquente del Secolo XIX del 28 gennaio 2023.

I giudici dell’Appello: «Rimborsi indebiti, ma reati prescritti»
Spese pazze in Regione,
ex consiglieri prosciolti
Matteo Indice- Quasi quindici anni, lasciano intendere i giudici, sono troppi per un processo del genere. E anche se i soldi non dovevano essere spesi in quel modo, i reati sono prescritti perché derubricati a un addebito inferiore, da «peculato» a «indebita percezione di erogazioni pubbliche». Perciò ieri mattina la Corte d’appello ha prosciolto dodici ex consiglieri regionali, in carica tra 2005 e 2010, imputati in uno dei filoni delle cosiddette «spese pazze». Si tratta di Nicola Abbundo (in primo grado aveva preso 3 anni e 6 mesi, contestati 62. 519 euro); Angelo Barbero (2 anni e 8 mesi, 26. 459 euro); Tirreno Bianchi (3 anni e 8 mesi, 79. 924 euro); Sandro Biasotti (2 anni e 2 mesi, 11. 423 euro); Fabio Broglia (4 anni e 4 mesi, 116. 533 euro); Francesco Bruzzone (3 anni e 8 mesi, 77. 132 euro); Giovanni Macchiavello (3 anni e 8 mesi, 72. 939 euro); Matteo Marcenaro (3 anni e 2 mesi, 41. 640 euro); Carmen Patrizia Muratore (3 anni e 4 mesi, 57. 108 euro); Luigi Patrone (3 anni e 11 mesi, 84. 610 euro); Giovanni Battista Pittaluga (4 anni, 92. 019 euro) e Franco Rocca (2 anni e 10 mesi, 27. 584 euro). Biasotti, Bruzzone, Abbundo, Barbero, Broglia, Macchiavello, Marcenaro, Patrone e Rocca facevano parte della minoranza di centrodestra. Bianchi, Muratore e Pittaluga erano nella maggioranza di centrosinistra. Nessuno ha più incarichi istituzionali tranne Bruzzone, deputato della Lega.
A dicembre erano stati manlevati altri 19 ex consiglieri per il quinquennio 2005-2010: l’attuale parlamentare di Fratelli d’Italia Matteo Rosso e poi Michele Boffa, Ezio Chiesa, Luigi Cola, Giacomo Conti, Gino Garibaldi, Antonino Miceli, Cristina Morelli, Luigi Morgillo, Minella Mosca, Vincenzo Nesci, Pietro Oliva, Franco Orsi, Gianni Plinio, Gabriele Saldo, Alessio Saso, Carlo Vasconi, Vito Vattuone, Moreno Veschi.
Sono invece da tempo definitive le condanne per il filone Italia dei valori (2010-2015), il caso che ebbe più risalto mediatico e inguaiò gli ex vicepresidenti della giunta Niccolò Scialfa e Marylin Fisco e l’ex hostess di Alitalia Maruska Piredda.
Nella bufera finì inoltre Stefano Quaini, medico savonese in seguito passato dall’Idv a Sinistra e libertà. Il processo è andato male per tutti: quello di Piredda e Quaini si è chiuso in anticipo poiché hanno scelto il rito abbreviato, e la Suprema Corte ha infine confermato pene per 2 anni e 4 mesi e 2 anni e 2 mesi. Più travagliato l’iter di Scialfa e Fusco. Prima il verdetto di colpevolezza in tribunale, le pene diminuite in secondo grado e un annullamento in Cassazione. E poi il nuovo giro alla Corte d’appello con ulteriore condanna e imprimatur degli ermellini nel gennaio 2021. Sempre in Cassazione è terminata un’altra mini-tranche sull’arco 2005-2010: Lorenzo Casté, entrato con i Comunisti italiani, è stato condannato a 4 anni e 7 mesi; Franco Bonello, dall’Ulivo a Unione a Sinistra e poi al Pd, a 4 anni e 2 mesi; Roberta Gasco, che militava nell’Udeur, a 2 anni e 2 mesi. Casté, divenuta definitiva la sentenza, per un breve periodo è finito in cella, unico tra i coinvolti nell’affaire spese pazze.

 


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