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Rof 2023: sempre più forte e coraggioso il festival Rossini a Pesaro


Una conferenza stampa efficacissima, sobria ed essenziale, ove è risaltata la compattezza della squadra di governo impresariale e artistica, nonché la chiarezza d’idee, ha illustrato la 44esima edizione del Rossini Opera Festival, che si terrà a Pesaro dall’11 al 23 agosto 2023.

di Sergio Bevilacqua

Il programma prevede due nuove produzioni (Eduardo e Cristina e Adelaide di Borgogna), la ripresa di Aureliano in Palmira, Il viaggio a Reims dell’Accademia Rossiniana, due Cantate (quella per Pio IX e quella, non rossiniana, in morte di Maria Malibran), cinque concerti e la Petite messe solennelle.

Il ROF è figlio di una solida congiunzione di pubblico e privato. Da una parte, il capofila pubblico Comune di Pesaro, spinto in questo ruolo storico dal grande Gianfranco Mariotti, oggi Presidente Onorario: sua negli anni ‘70 l’idea del ROF e l’intuizione di una possibile, straordinaria contemporaneità di Rossini accanto al clamoroso contributo del maestro pesarese alla storia della musica. Dall’altra, il capofila privato Gruppo Intesa S. Paolo, sempre presente sui grandi temi culturali del Belpaese.

Dopo l’introduzione di Giacomo Mariotti, il Presidente Daniele Vimini si è concentrato soprattutto sul percorso globale intrapreso in questo anno dall’istituzione pesarese, con un’importante campagna di promozione in Corea e Giappone, terre sensibili alla civiltà occidentale ed europea e ai suoi grandi valori musicali, impareggiati altrove. E Rossini ne è di certo un emblema: il suo lavoro nel recitar cantando è archetipico e comprensibile a tutte le latitudini grazie alle arie e all’uso dell’orchestra, all’esercizio caratteristico delle voci umane e alla varietà dei soggetti culturali. La conferma vissuta agli antipodi ha mostrato un presidente del ROF, figlio politico di una piccola comunità italiana, molto serenamente cosmopolita, cosicché la sua presentazione è stata fluida, e sicura della missione antropologica che è affidata alle annuali celebrazioni rossiniane.

Stessa allure nella breve e diretta presentazione online da Vienna di Juan Diego Florez, “Il” tenore rossiniano di oggi, capace di tradurre in esecuzioni dal senso contemporaneo gli equilibrismi vocali rossiniani, ma anche figlio artistico del Rossini Opera Festival, che lo ha lanciato nell’empireo delle star operistiche globali. Riconoscenza e affetto nelle sue parole, ma anche chiarezza del contributo, grazie all’intesa storica con il sovrintendente Ernesto Palacio, suo estimatore fin dal 1994.

A quest’ultimo l’onore di presentare un ROF 2023 decisamente senior: Palacio indossava una perfetta armonia cammello di giacca e sottogiacca, difficilissima da ottenere a causa della sensibilità di quel colore ai diversi tessuti, emblematica dell’equilibrio estetico raggiunto dal Festival che sovrintende.

Il programma vede dunque l’inaugurazione l’11 agosto alla Vitrifrigo Arena con la prima esecuzione moderna di Eduardo e Cristina, 39esima opera del catalogo operistico rossiniano, nell’edizione critica della Fondazione Rossini. Jader Bignamini dirigerà l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai e il Coro del Teatro Ventidio Basso. Nel cast, Enea Scala (Carlo), Anastasia Bartoli (Cristina) originale e professionalissimo soprano, “figlia di Cecilia Gasdia”, ci tiene a fare sapere Palacio, Daniela Barcellona (Eduardo), Grigory Shkarupa (Giacomo) e Matteo Roma (Atlei). Lo spettacolo è interamente affidato a Stefano Poda (regia, scene, costumi, luci e coreografie). Le tre repliche si terranno il 14, 17 e 20 agosto.

Seguirà il 12 agosto al Teatro Rossini la prima di Aureliano in Palmira, con George Petrou a dirigere l’Orchestra Sinfonica G. Rossini e il Coro del Teatro della Fortuna in uno spettacolo ideato per il ROF 2014 da Mario Martone, con le scene di Sergio Tramonti, i costumi di Ursula Patzak e le luci di Pasquale Mari. La produzione si è aggiudicata il premio di Best Rediscovered Work agli International Opera Awards 2015. Nella compagnia di canto figurano Alexey Tatarintsev (Aureliano), Sara Blanch (Zenobia), Raffaella Lupinacci (Arsace), Marta Pluda (Publia), Sunnyboy Dladla (Oraspe), Davide Giangregorio (Licinio), Alessandro Abis (Gran Sacerdote), Elcin Adil (Un Pastore). Repliche il 15, 18 e 21 agosto.

Si tornerà alla Vitrifrigo Arena il 13 agosto con Adelaide di Borgogna, altra nuova produzione diretta da Francesco Lanzillotta, sul podio dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai e del Coro del Teatro Ventidio Basso, e messa in scena da Arnaud Bernard, con le scene di Alessandro Camera, i costumi di Maria Carla Ricotti e le luci di Fiammetta Baldiserri. Nel cast, Varduhi Abrahamyan (Ottone), Olga Peretyatko (Adelaide), Riccardo Fassi (Berengario), René Barbera (Adelberto), Paola Leoci (Eurice), Valery Makarov (Iroldo), Alberto Robert (Ernesto). Repliche il 16, 19 e 22 agosto.

La 35esima Accademia Rossiniana “Alberto Zedda”, al via il 3 luglio, si chiuderà il 17 luglio al Teatro Sperimentale con il consueto Concerto finale. Gli allievi saranno protagonisti, il 16 e 18 agosto al Teatro Rossini, del Viaggio a Reims ideato da Emilio Sagi e ripreso da Matteo Anselmi, con Andrea Foti sul podio della Filarmonica Gioachino Rossini. I cantanti dell’Accademia Rossiniana si esibiranno inoltre nei Salons Rossini, concerti tenuti nei borghi storici della provincia.

Fitto il programma concertistico, con sette appuntamenti tutti in programma al Teatro Rossini. Si comincerà il 14 agosto con una nuova proposta della sezione Rossinimania: la Cantata in morte di M.F. Malibran, composta in memoria della celebre cantante da P.A. Coppola, G. Donizetti, S. Mercadante, G. Pacini e N. Vaccaj, con Diego Ceretta sul podio della Filarmonica Gioachino Rossini e del Coro del Teatro della Fortuna. Nel cast, Lyaila Alamanova, Giuliana Gianfaldoni, Shachar Lavi, Dave Monaco, Giorgi Manoshvili e Michael Mofidian.

Maria Malibran, dalla breve vita turbolenta di affetti e casualità, è un prezioso trait-d’union con il pubblico estero. Nacque a Parigi, figlia d’arte canora, da genitori spagnoli, divenne americana adottando il cognome del maturo marito banchiere francese Malibran, da cui si separò in pochi mesi dopo la sua bancarotta, rientrò in Europa nel Belgio, ove abitava la sua famiglia e s’innamorò di un musicista e compositore. Scritturata ovunque per questa voce educatissima e particolarmente estesa, che dal contralto passava con agevolezza al mezzosoprano, al soprano e addirittura al tenore, ebbe un incidente equestre in Inghilterra, ove morì a soli 28 anni nella dinamicissima Manchester, vera capitale industriale del mondo in quegli anni. Benché dei 5 brani proposti scritti per lei nessuno sia di Rossini, il suo personaggio colpì per le speciali doti artistiche il maestro pesarese, che, ancora in corso la sua giovane vita, la annoverò tra i geni del canto dell’epoca.

Seguirà il 15 agosto la Cantata in onore del Sommo Pontefice Pio IX. Christopher Franklin dirigerà la Filarmonica Gioachino Rossini e il Coro del Teatro Ventidio Basso. Nel cast, Pietro Adaíni (L’Amor pubblico), Marina Monzó (La Speranza), Michael Mofidian (Il Genio cristiano), Antonio Garés (Corifeo).

Saranno due i Concerti lirico-sinfonici, entrambi con protagonista l’Orchestra Sinfonica G. Rossini: il 17 agosto Sesto Quatrini dirigerà Rosa Feola; il 20 agosto Marco Mencoboni dirigerà Maria Kataeva. In programma anche tre Concerti di Belcanto: protagoniste Teresa Iervolino (19 agosto), René Barbera (21 agosto) e Anastasia Bartoli (22 agosto). Il ROF 2022 si chiuderà il 23 agosto alla Vitrifrigo Arena con la Petite messe solennelle. Michele Mariotti dirigerà l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai e il Coro del Teatro Ventidio Basso, nonché un cast composto da Rosa Feola, Vasilisa Berzhanskaya, Dmitry Korchak e Giorgi Manoshvili.

Si può dire che dopo l’ottima edizione scorsa, con la celebrazione dei 40 anni di Pier Luigi Pizzi a Pesaro, l’attenzione sulle regie operistiche non è calata, con in campo Martone e Bernard, già dei classici, e Stefano Poda, figura eclettica della parte visiva e concettuale, di grande esperienza e riconoscimento internazionale.

Non resta che seguire questo emozionante Festival del 2023, dalle cui avvisaglie si coglie una maturazione vigorosa. Dopo le difficoltà patite gravosamente durante la pandemia, il progetto Rossini esce con nuova, grande energia antropologica, certezza e la serenità dei suoi vertici organizzativi e artistici e un programma coraggioso, elevato e avvincente, che guarda al grande futuro ancora disponibile dell’arte rossiniana: grande arte musicale, arte di vivere, arte globale figlia dell’Occidente.

Sergio Bevilacqua


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