Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Cara Savona, ti stai perdendo! Economia: unica provincia in Liguria a non aver recuperato. Colpa di chi sta al potere o dell’elettore?


Savona, ti stai perdendo. In un recente contributo: “Liguria sollecitare la ripresa” si poneva in rilevanza un dato su cui meditare. Non riguardava direttamente il reddito di cittadinanza, misura di politica del lavoro assai lungimirante varato dal nostro parlamento che riconosce un sussidio in denaro a chi non presta attività lavorativa

di Sergio Ravera

Tuttavia l’incentivo prende vie diverse, non ultime ne usufruiscono persone che rigettano offerte occupazionali.  Molto più di un palliativo. Considerato attentamente, si pone come elemento concorrenziale  alle proposte provenienti direttamente dalle  imprese, le cui entrate tributarie contribuiscono alla formazione del bilancio dello Stato. Davvero un non senso, laddove manifesta difficoltà  l’incontro tra domanda ed offerta ai differenti livelli comprensoriali e settoriali.

Brutto esempio di vita per tanti cittadini in una Italia sempre più distratta e in affanno che, con  “l’obolo” pubblico unito all’aiutino di famiglia, induce  giovani e tanti meno giovani ad estraniarsi dalla vita attiva; giovani per i quali oggi il “conto torna, accontentandosi”, ma che difficilmente  si inseriranno in seguito e  compiutamente in una società che va velocemente indebolendosi, e non soltanto numericamente. Sottacendo dei  pochi volenterosi, ovvero di potenziali candidati all’assunzione,  i quali  pongono precise condizioni: nessun contratto, pagamenti in nero.

Nel testo, di cui in premessa, riguardante il tasso occupazionale di una Liguria che nel 2021 ha superato il livello stesso del 2019, appare significativo quanto preoccupante il quadro socio-economico di una Savona unica tra le quattro province a non aver recuperato – causa la pandemia si crede, ma non solo –  la situazione di due anni or sono.

C’è da chiedersi se ci sono personaggi, meglio autorità ai diversi livelli che si rendano conto dello stato di profonda debolezza della struttura economica provinciale che ha perduto in troppi campi ogni senso di concorrenzialità.

E’  il 25 Aprile, data storica dell’Italia liberata da una guerra sanguinosa quanto rovinosa. Vediamo, pur imborghesiti, di rinascere ancora ad una nuova vita. Nel tempo, anche le ricchezze migliori deperiscono. Ma non è giustificabile, meno che mai ammissibile, assistere impassibili, agnostici –  da oltre trent’anni – al decadimento di  una provincia che naviga malamente nell’ambito di una terziarizzazione infinitamente spinta quanto dequalificata.

Disinteresse, incuria, incapacità di chi sta al potere. Ovvero, distrazione e dissennatezza dell’elettore?

Sergio Ravera

 

Liguria, sollecitare la ripresa

Il Covid non lascia tutt’oggi tranquilli persone e aziende, anche se a condizionare la ripresa dell’economia si è presentato quest’anno  il tremendo conflitto ucraino con conseguente crisi energetica che peserà, nel medio periodo, quanto a produzione di merci  ed occupazione rispetto ai risultati conseguiti nel 2021 dal Paese nel suo complesso. Con una premessa sul mercato del lavoro, nel cui ambito influisce una variabile per tanti aspetti incomprensibile: la difficoltà di reperimento di manodopera.

Ma esaminiamo con Confartigianato – su dati Istat – il quadro offerto dalla Liguria che si colloca tra le regioni in cui l’occupazione è cresciuta di più, rispetto alla media italiana, tra 2021 e 2020. Resta ancora da recuperare qualcosa rispetto ai dati pre-Covid.  Qui, lo scorso anno, gli occupati dipendenti sono aumentati del 2,6% rispetto al 2020 attestandosi sulle 595 mila unità. Rispetto al 2019 l’andamento risulterebbe però in calo dell’1,2% (-7% quella indipendente). A livello nazionale, la crescita sul 2020 è stata dello 0,8%, mentre dal confronto sul 2019 emerge un gap del 2,4%: bene le solo costruzioni (+8,4%) sulla spinta dei bonus fiscali, in calo il manifatturiero esteso dell’1,7% e i servizi del 3,7%.

Guardando ai valori assoluti delle province liguri nel 2021:

  • a Genova si contavano 327 mila occupati, di cui 147 mila donne; 26 mila disoccupati e 146 mila inattivi (over 15);
  • a Savona, 103 mila occupati (di cui 44 mila donne), 8 mila disoccupati e 52 mila inattivi;
  • a La Spezia 87 mila le persone occupate (di cui 37 mila donne), 9 mila disoccupati e 38 mila inattivi;
  • ad Imperia 78 mila gli occupati (di cui 35 mila donne), 10 mila disoccupati e 41 mila inattivi.

Osservando i dati relativi al tasso occupazionale, in Italia il dato peggiora rispetto al livello del 2019, diminuendo dello 0,8%. La Liguria spicca invece tra le cinque regioni in cui il tasso di occupazione del 2021 supera quello del 2019 (63,5%, +0,3 in confronto al dato pre-Covid). Diminuisce inoltre il tasso di disoccupazione (8,4%), sia rispetto al 2020 (-0,1%), sia rispetto al 2019 (-1,2%). Il tasso regionale di inattività (30,6%), diminuisce del 2,2% sul 2020 ma risulta ancora in aumento dello 0,6% rispetto al 2019.

Inoltre, Genova, Imperia e La Spezia sono tra le 33 province con una crescita sul 2020 doppia rispetto alla media (sono 70 le province in crescita). Nel genovesato,  il tasso di occupazione aumenta del 2,4%, ad Imperia e alla Spezia dell’1,9%. Solo Savona non recupera rispetto al pre-Covid.

Sul trend del mercato del lavoro influisce anche un’altra variabile, quella della difficoltà di reperimento di manodopera: in Liguria tale percentuale si attesta, ad aprile 2022, al 36,9%, aumentata di 11,3 punti base rispetto al dato del 2019. In Italia la quota di professioni difficili da trovare sul mercato è sul 40,4% (era il 26,5% nel 2019). Per la maggior parte si tratta di figure specializzate che troverebbero impiego nel settore manifatturiero, ma anche nell’edilizia e nella manutenzione degli edifici.


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Sergio Ravera

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