Trucioli

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‘Mi Riconosci’? Sulle giornate di primavera l’ossimoro del volontariato. Il FAI, la Rai e una sola voce senza contraddittorio


In questi giorni è cominciata la consueta campagna di stampa e televisiva per informare l’Italia che i giorni 26 e 27 marzo il Fondo Ambiente Italiano (FAI) aprirà monumenti o proporrà percorsi di visita inediti o inconsueti. E perché si tace sul fatto che l’occupazione nel settore non sia aumentata, ossimoro reso possibile dal sistematico utilizzo del volontariato sostitutivo al posto del personale qualificato e retribuito.

di Danilo Bruno

Nella nostra zona verranno fra le altre proposte, oltre alla Barberia Giacalone di Genova e al complesso monumentale di San Fruttuoso, già proprietà del FAI, alcune altre strutture come, ad esempio, Villa Cambiaso in via Torino a Savona, l’antico castello dei Doria a Loano, l’antico borgo storico di Brugnato (SP) o l’antico borgo di Ceriana (IM) per finire a Genova con castello Mc Kenzie (opera di Coppedè), villa Gaslini,villa Cattaneo dell’Olmo a Cornigliano.
Si tratta di una iniziativa di grande interesse, che muove molte persone a cui mi è capitato negli anni di partecipare sia come visitatore che come co-organizzatore.
Il Comune di Noli organizzò infatti in momenti diversi due manifestazioni: una fu un percorso guidato nel borgo, che apparentemente lasciò spiacevoli strascichi fra i visitatori, il FAI e la proprietà della struttura tanto che purtroppo il ritorno di immagine,che si aspettava finì ancora prima di cominciare mentre la seconda volta: un concerto nell’antica chiesa di San Francesco fu sicuramente ben posto e organizzato ma qui intervenne la giunta del sindaco Niccoli, che preferì chiudere ogni esperienza o progetto, che fosse stato promosso dalla precedente amministrazione.
Ora mi capitato tra le mani un appello del collettivo nazionale “Mi Riconosci? Sono un professionista dei beni culturali“, che pone alcune domande alla RAI e alle maggiori testate giornalistiche, a cui il Governo ma anche il medesimo FAI dovrebbero dare una risposta: “Mi Riconosci?”. Questo è un appello rivolto alla RAI, a tutte le radio, alle televisioni ed alle testate giornalistiche nazionali, alle persone che durante i prossimi sei giorni andranno in televisione a parlare di Patrimonio culturale e infine al FAI – Fondo Ambiente Italiano stesso.

Da anni ormai, la settimana che precede le giornate FAI di Primavera diviene l’occasione per parlare, a reti unificate ed a tutte le ore, del nostro Patrimonio culturale. Purtroppo lo si fa sempre ad una sola voce, senza contraddittorio e con una sola narrazione, offrendo ai cittadini l’idea di un’Italia meravigliosa, “da scoprire”, “da salvare”, facendo passare il messaggio che FAI e Patrimonio culturale italiano siano quasi sinonimi.

Gli spettatori, gli ascoltatori, i lettori, però, meriterebbero un’informazione più completa da parte del servizio pubblico e non solo. Vengono taciuti dati di assoluta rilevanza, ad esempio il fatto che, a fronte di un boom turistico internazionale e italiano, a fronte di un boom dei guadagni delle Fondazioni culturali (tra le quali va annoverato anche il FAI stesso) l’occupazione nel settore non sia aumentata, ossimoro reso possibile dal sistematico utilizzo del volontariato sostitutivo al posto del personale qualificato e retribuito. Viene taciuto il fatto che, in mancanza di investimenti statali, crolli, degrado e furti stiano in questi anni aumentando, che l’apparato di tutela e di valorizzazione soffra di mancanza cronica di personale e di competenze. Situazione peggiorata con la pandemia: ma, a due anni dall’esplosione della stessa, nessuna riforma strutturale è stata intrapresa.

Insomma, se il FAI viene invitato ovunque occupandosi, giustamente, degli interessi della propria Fondazione, non altrettanto si può dire delle centinaia di migliaia di cittadini e di professionisti che lottano ogni giorno per salvare davvero il Patrimonio culturale italiano: salvataggio che, come ovvio, non può avvenire attraverso l’uso massiccio di volontariato o di una privatizzazione scriteriata.

Vi chiediamo, dunque: facciamo diventare questa settimana la settimana del Patrimonio culturale italiano, non solo del FAI. Parliamo di cosa accade, del perché accade, delle persone che vi lavorano, di cosa serve e di cosa ogni cittadino può fare per questo Paese. Parliamo del perché cedere pezzi di patrimonio pubblico a una Fondazione privata mentre il Ministero collassa con carenze di personale, non può essere una soluzione. I cittadini italiani meritano di ascoltare più voci, e di conoscere la realtà dei lavoratori del settore culturale. Biblioteche, archivi, musei chiudono uno dopo l’altro, e non saranno due giornate di festa a offerta libera a salvarli. Serve parlarne, serve un dibattito serio e aperto.

Parlatene, invitate chi ritenete opportuno, tra le tante associazioni che da decenni si occupano dei professionisti dei beni culturali e della tutela del Patrimonio, senza interesse e scopo di lucro alcuno. Non esiste tutela del Patrimonio senza tutela del lavoro e investimento pubblico, e vorremmo che la RAI lo facesse capire finalmente in diretta nazionale in modo chiaro. Perché ne va del futuro del Paese  “(ripreso da emergenzacultura.org)
Io credo che l’appello non abbia bisogno di ulteriori commenti ma forse per una volta si potrebbe concepire la cultura come asse portante della coscienza civile del paese e soprattutto per la costruzione di una nuova cittadinanza europea.
Danilo Bruno

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