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Rocchetta di Cairo. La vita tribolata dei miei nonni Giovanni e Virginia Debenedetti


Luigina fu la prima a nascere dai mezzadri Bartolomeo Granata e Maria Caviglia, ad Altare il 19 luglio 1885, presso la Cascina dell’Agrifoglio. Poi fu la volta di Virginia, sempre da Altare, il 29 novembre 1886, ma non si trova la registrazione nell’Anagrafe di Altare.

di Bruno Chiarlone

Nonni Granata- Debenedetti

Le due sorelle si sposeranno entrambi a Rocchetta: Luigina, nel 1905, appena ventenne con Adolfo Bottero, fabbro ferraio di 28 anni, nato a Mallare e residente a Dego; Virginia nel 1908, con Debenedetti Giovanni, contadino di 27 anni, proprietario di boschi, seccatoio per le castagne e terreni a Rocchetta Cairo.

La loro figlia Erina Debenedetti era venuta alla luce nel 1912, tre anni dopo suo fratello Pierino, il quale era destinato, per volere materno, ad essere l’unico erede del consistente patrimonio famigliare, usanza molto in voga in quei tempi, che la madre Virginia volle seguire assolutamente, tra il contrasto e il disappunto delle tre figlie ormai spose, ovvero Rina, Mariuccia e Tina, che ne discussero con disappunto, per molti mesi.
Il papà Giovanni Debenedetti, classe 1881, (mio nonno Gianetu) era stato richiamato al servizio militare a trentaquattro anni, nel 1915, e si era fatta tutta la prima guerra mondiale sul fronte italo-austriaco. Nel suo ruolino matricolare militare, compilato dal Distretto militare di Savona, si legge che fu inquadrato nella 4a Compagnia di Sussistenza. Ringrazio il maestro Pietro Baccino che si recò appositamente all’Archivio Storico di Savona per ritirare la copia che poi mi passò.
Virginia Granata, che il 26 novembre 1915, compiva ventinove anni, si trovò da sola a reggere le sorti della famiglia con i due bambini piccoli, Erina di tre anni, Pierino di sei e il suocero Luigi, ultrasessantenne, con poche forze e ormai inadatto a lavorare la terra.
Virginia aveva da accudire, accanto alla casa di via Castellaro-Montenotte, oltre alle persone anche le mucche e le pecore da portare al pascolo, e poi i campi da coltivare, e i boschi di castagni da tenere in ordine.
È possibile. e molto probabile che i fratelli, quando abitavano alle Moglie Verdi di Rocchetta, abbiano aiutato Virginia nei lavori che richiedevano i suoi campi, i suoi prati e i boschi, ricevendo in cambio dalla nonna Virginia la giusta mercede.
Sentii sovente parlare del “pro d’iarbu grosci, il prato degli alberi grossi, i vecchi castagni dal tronco gigantesco, in cui entrai da piccolo e che oggi, in parte, mi appartiene per eredità materna.
In quel periodo di guerra, in cui era la sola donna di casa Debenedetti, gli morì la sorella Maria Bibiana Granata, di qualche anno più giovane, che aveva sposato Angelo Arnello, ed abitavano al n. 6 di via della Stazione, a Rocchetta.
Questo avvenne il 21 marzo 1916, dopo solo sei anni di matrimonio e tre figli messi al mondo, Natalina, Albino Giovanni e Claudina.
Angelo Arnello, rimasto vedovo, pare fosse di aiuto alla cognata Virginia Granata nell’accudire il bestiame, riempiendo ogni giorno la mangiatoia, pulendo la stalla dal letame e anche mungendo le mucche.
Bruno Chiarlone
Cian der Grop, Rocchetta nel 1940. Parenti invitati alla festa nuziale dagli sposi Mariuccia Salvagno e Lorenzo Rossello. Nei cerchi rossi si vedono Luigina Granata (1) e la sorella Virginia (2). Tra di loro la mamma della sposa, Bianchina Granata. L’anno dopo Lorenzo, lo sposo, sarà mandato a combattere contro la Russia e non tornerà mai più. Mariuccia nel frattempo aveva messo al mondo Giuseppe detto “Ruslen” che crescerà senza padre.

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B. Chiarlone

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