Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Savona. Drammatico racconto di un ex insegnante e scrittore rimasto per giorni abbandonato in casa senza conforto e aiuto in una città matrigna. ‘Il mio Natale di solitudine nel tormento del Covid e dimenticato dalle istituzioni’


Anche a Natale si può morire di solitudine e …di fame. Positivo al Covid, abbandonato a me stesso, con l’imposizione della quarantena e nulla più.

                                                                           di GIANFRANCO BARCELLA  

La maggior parte delle nostre disgrazie, nasce dalla nostra incapacità di restare soli”, diceva Blaise Pascal  ma a molti, anche a Natale, viene imposto l’isolamento, se positivi al covid, senza offrire alcun sostegno per affrontare i bisogni elementari quotidiani, e la solitudine si presenta come lo spettro della morte. Si dà per scontato che tutti abbiano un vicino compiacente che provvede per la spesa  ed  un parente che non ha paura del contagio per offrire un po’ di conforto.

E’ il tempo della festa dell’Immacolata. Mia moglie settantenne, presenta dei parametri vitali non molto favorevoli: l’ossigineno nel sangue scende a ottantanove, le pulsazioni valicano i limite di 120. “Ieri mattina sono andata dalla pettinatrice ed ho preso freddo. Vedrai è niente! E’ una semplice infreddatura!” Il fatto è che non riesce a ingurgitare più niente e presenta anche due episodi lipotimici.

La seconda volta la sostengo prima che cada dalla sedia: è stato un vero miracolo.E’ domenica: chiamo la guardia medica. La dottoressa mi dice che la paziente deve andare all’ospedale per fare almeno un elettrocardiogramma, visti i continui mancamenti. Non si parla neppure di una visita a domicilio. La notte trascorre tra mille incubi e preoccupazioni. Lunedì mattina, il medico di base è irraggiungibile anche al telefono cellulare. La segreteria del multistudio dove esercita mi dice che riprenderà servizio, nel pomeriggio, perché è in ferie. C’era un ponte di mezzo . Non mi parla di sostituti!

La situazione intanto si aggrava: chiamo il 112. Mi risponde un centralistica al quale devo declininare le mie generalità e il mio domicilio. Spiego la situazione di mia moglie. “Mandiamo un’ambulanza!”  chiedo c’è un medico a bordo? ” No” Ma chi può fare una dignosi e una prognosi se non un medico soccorritore? Diagnosi e prognosi derivano dal latino conoscere, composto dalla particella cum (per mezzo) e gnosi, dal greco, conoscenza. Solo un medico nella cui persona si sintetizzano cognizioni e conoscenze adeguate, può avere le competenze necessarie per visitare mia moglie, ma questo lo tengo per me. Il caso è etichettato al telefono come giallo. E non si discute! E poi che cosa pretendo? Entro il 2025 mancheranno, in Italia, migliaia di anestesisti e se oggi non fossero rientrati spontaneamente in servizio, i medici pensionati, saremmo in una situazione molto peggiore. Ci manca pure che aggiungano personale medico sulle ambulanze…

Mia moglie con un filo di voce mi sussura: “Lascia perdere!” Declino l’offerta! Dopo un quarto d’ora giunge ugualmente un equipe con tre infermieri che suggerisce  il ricovero immediato. “Con il covid non si scherza– ci comunica il più avveduto- Abbiamo visto casi nei quali dopo due ore, con  i parametri di sua moglie, la paziente si è trovata intubata. Altri hanno preferito essere curati a casa e sono morti. Comunque dobbiamo avvisarla che sarà ricoverta in una <zona sporca>!”

Mia moglie, sentendo quella prospettiva poco rassicurante preferisce restare nel suo letto. Le fanno firmare un foglio di manleva e se ne vanno. Io, intanto, le preparo una borsa con i suoi effetti personali: meglio sperare di vivere in una zona sporca dell’ospedale che morire in una linda camera da letto. Passano alcune ore e la convinco. Richiamiamo il 112. Arriva un equipe di due infermieri che la fanno sedere su una sedia a rotelle e la portano via. Non vogliono la borsa con gli effetti personali. La pratica pare non sia gradita dalla dirigenza dell’ospedale.

Ha bisogno solo dei documenti!” Ho pensato: guarda come sono antiquato e com’è  professionale il servizio sanitario locale. Sono le ore 14,00.  Alle 17,30 ricevo una telefonata dal cellulare di mia moglie che era riuscita a mettersi nelle tasche almeno il carica batterie. “Sono stata dimenticata in una stanzetta ma per fortuna mi hanno messo una mascherina che mi aiuta a respirare! Mezz’ora fa è venuto un infermiere che mi ha detto che stanno aspettando i risultati dei tamponi sierologi e molecolari”.

“Porta pazienza cara!” Ma i risultati dei tamponi, effettuati su un paziente preso in carico al pronto soccorso di  un ospedale, non si devono avere dopo quantacinque minuti, massimo? Sicuramente i miei pensieri sono fallaci e sono pure disinformato. Finalmente alle ore 19,30  ricevo un’altra telefonata. Mi moglie mi confessa tra le lacrime: “Sono positiva al covid ma mi ricoverano ad Albenga perché al San Paolo di Savona non c’è più posto. Quando arrivo ad Albenga, ti chiamo. Sono in attesa dell’ambulanza”.

Quella sera non ceno perché sono come imbambolato di fronte al telefono. Alle ore 21,30 finalmente un trillo: “Ho fatto un viaggio da incubo: tra le altre cose abbiamo trovato un incindente in autostrada. Però sono contenta :ho una camera singola con il mio bagno personale”. Non ho dormito quella notte pensando a mia moglie e quando alle ore sette squilla nuovamente il telefono, sono ben sveglio: “Senti caro, mi devi portare la borsa con i ricambi: qui offrono solo una ricarica del telefonino a quelli più gravi di me.

Forse ho capito male ma cerchiamo di venirne a capo. “Io sono in quarantena; non posso uscire di casa. Come si può fare?” Con una lucidità che mi stupisce piacevolmente, mia moglie mi dice: “Chiama ma cugina Cristina. Mi ha detto che deve venire a Pietra Ligure ad accompagnare suo padre all’ospedale. Dille che passi da casa a ritirare il borsone e me lo porti qui ad Albenga”.

Sono contento, ma subito mia moglie mi gela: “Mi hanno spostata in una camera a due letti con una paziente che sta molto male. Io sono terrorizzata”. Ripiombo in un altro incubo. Intanto dopo un’ora, puntuale, arriva la cugina a cui consegno il bagaglio a mano, posato nel portone mentre saluto timidamente dall’ascensore. A mezzogiorno ricevo nuove comunicazioni dal fronte. E’ un medico del nosocomio di Albenga che prima ancora di informarmi sulle condizioni di salute di mia maglie, mi intima con voce stentorea: “Lei lo sa che è in quarantena e non può uscire? “Sì lo so, ma non ho nessuno che mi accudisca e…” Ma non ha una vicina che può farle la spesa?” “No”, soggiungo lapidariamente, e vorrei spiegargli anche che i miei dirimpettai, entrambi settantenni, preferiscono, caso strano, interloquire con le <persone negative> e <quelle positive> le tengono a debita distanza.

Un altro  proprietario ha fatto risistemare tutto il suo appartamento e non ne ha più preso possesso. Sintetizzo la mia situazione con un : ”Sono solo!” “Allora si rivolga ai servizi sociali del suo Comune”.

La comunicazione si interrompe.  Chiamo i servizi sociali del Comune di Savona ed una gentile impiegata mi dice che non offrono alcun servizio di sostegno ai bisogni degli anziani soli e relegati in casa.Provi con il maggiordomo di quartiere”. Ringrazio e prima di tutto mi oriento sulla Croce Rossa e la Croce Bianca. Avevo recensito il loro meritevole impegno a sostegno degli anziani soli, proprio dalla pagine del blog Trucioli.it . Il servizio è stato sospeso! Sento il sangue gelarsi nelle vene! Ma come è possibile! Sudo freddo ma non penso sia il covid. Per ora i miei parametri mi dicono che sono sufficientemente vivo anche se in uno stato di profondo disagio. Passa il tempo e resto con il capo stretto fra le mani. <Ed ora che faccio>, penso. Cerco di centellinare i cibi che ho nel frigorifero e di fare un pasto solo al giorno. “L’ozio rende lente, le ore -dice PaveseE veloci gli anni”.

Intanto passano i giorni e si accumula la spazzatura in casa. Chiamo nuovamente il centralino del Comune di Savona. Sono agitatissimo. Un gentile impiegato mi dice:”Le dò il numero della società municipalizzata, ATA. Vedrà che vengono a casa e provvedono loro a smaltirla”. Chiamo e mi risponde una gentile impiegata:”Metta la rumenta in grossi sacchi ben chiusi e butti tutto nell’indifferenziata!” “Ma solo solo e non posso uscire...”. Risposta: “Dobbiamo fare quaranta tamponi; ci manca anche questo servizio!”.

Rischio un’imputazione per diffusore di pandemia ed una condanna fino a sei anni di carcere. Invocherò lo stato di necessità che è un’ esimente. Però  sono risultato positivo al covid e un rovello mi trapana la mente. La vicenda è andata così. Per scrupolo legale e morale ho avvisato il mio medico curante il quale ha allertato l’ASl 2. Il mattino seguente ricevo una telefonata: “Come sta? Domani, dalle 11 alle diciannove si faccia trovare in casa perché un nostro incaricato verrà a farle un tampone molecolare”.

Dopo un’ora squilla di nuovo il telefono: “ Come sta? Domani…....” “Ma mi avete telefonato da poco e vi posso dire che la mia condizione, soprattutto psicologica non è migliorata di certo” “Ah, ci hanno appena passato la pratica all’ufficio di Igiene. Buon giorno!”

Faccio il tampone il giorno successivo. L’incaricato mi rilascia un foglietto, alla fine dell’operazione “Domani vada sul sito indicato e troverà il risultato dell’esame.” Il giorno successivo, provo più volte, fedele alla consegna, ma risulta impossibile l’accesso. Trascorrono altri tre giorni nell’ansia che diventa sempre più imperante nel mio animo; mi  chiama finalmente il mio medico curante: “Sei positivo al covid 19! Ti prescrivo un antibiotico ad ampio spettro: non si sa mai” “Grazie ciao!Ma come faccio a…” “Non ti preoccupare: la farmacia Saettone fa anche servizio a domicilio; provvedo  a inviare la ricetta on line”.

“Ancora grazie!” Il giorno successivo vengo contattato da una gentile farmacista che mi chiede “Desidera altri farmaci?” “Sì, magari della vitamina C e una confezione di Cebion Defend spray. Non si mai…” “Desidera altro?” “Non saprei proprio….” Va bene: il servizio a domicilio ha una tariffa…...” “Per carità; ci mancherebbe altro. Pago in contanti!” “Sì prepari tutto in una busta” “Sarà fatto”.

I farmaci arrivano ma è la prima e l’ultima volta: il mio medico curante mi comunica che il servizio è stato soppresso. Pazienza: ne farò a meno! Devo pensare alla spazzatura che si accumula senza scampo. Decido di chiamare i Carabinieri: per una consulenza legale, prima di fare gesti inconsulti: Al 112 , numero generico d’emergenza, declino nuovamente le mie generalità e chiedo di parlare con i Carabinieri della Stazione di Savona, per un problema d’ordine pubblico” “Va bene!” Dopo pochi istanti sento alla cornetta: “Qui Polizia, desidera?” “Ah, fa lo stesso!Ho un problema di smaltimento rifiuti. Sono positìvo al Covid e nessuno mi soccorre….”

Lei chiami nuovamente e minacci di denunciarli!” “Vuol provare lei e vedere come…” “Negativo! Buon giorno!”  Io accumulo tutto sul terrazzo. La provvidenza è grande!

Intanto le condizioni di mia moglie sembrano privilegiare la vita. Il medico albenganese mi rassicura così: “Con il covid non si può mai sapere! In due ore la situazione può precipitare!” “Grazie dottore!” Avete usato nella profilassi gli anticorpi monoclonali?” “No, il protocollo dell’ AIFA non lo prevede”. “Ancora grazie dottore!”

Mi informo da parenti e amici medici. Gli anticorpi monoclonali, sono utili nelle prime fasi di acuzie. Con la variante Omicron forse due tipologie possono essere ancora indicate. Ma hanno un grande difetto! Costano troppo! Il plasma sarebbe egualmente un buon presidio terapeutico: ma non costa nulla! A quanto mi risulta, non è stata ancora scansionata la natura del Covid. E’stata diagnosticato a mia moglie un focolaio di polmonite. Forse, anzi quasi certamente, la variante Omicron non riesce a nuocere così tanto! Mistero della fede!

Io devo preoccuparmi anche del frigorifero vuoto. In dieci giorni ho perduto due chili di peso! Chiamo l’Auser: il numero sul sito ufficiale non dà segni di vita!Provo con la Cominità di Sant’Egidio: ormai si approssima il Natale! Savona non dà segni di vita caritatevole. Sento Genova: mi risponde una voce amica: “Ma lei ha già avuto bisogno, di noi” “No, mi dispiace!” Cosa vuole che le dica: mi lasci il suo numero di telefono”. Desideravo solo che qualcuno che mi portasse a casa un po’ di latte e caffé per la colazione… E qualche biscotto!

La telefonata cadrà nel vuoto per sempre! Mi resta la Caritas di Savona: ho paura ell’ennesimo diniego e non oso fare il numero. Non vorrei smentire ciò che affermava Taylor Caldwell: “Con il Natale ci siamo resi conto che non siamo mai stati soli!” Il maggiordomo di quartiere mi soccorre per ben due volte ma poi la segreteria telefonica del responsabile di Savona non riceve a ricevere neppure più i messaggi.

Recupero del latte, un po’ di frutta, del petto di tacchino ed anche un po’ di insalata. Mi sento un principe! In fondo Stepfen Littlemann non ha affermato “A Natale , non importa ciò che si trova sotto l’albero ma chi ci si ritrova intorno!”  Io ho ritrovato mia moglie: il regalo più bello! E’stata dimessa perché guarita in pochi giorni di degenza ma forse anche perché quando i parametri vitali fanno ben sperare, devono essere liberati al più presto i letti d’ospedale. Il virus non dà tregua: Non si può chiudere ancora!

Ma le bare con le tasche, non le hanno ancora fatte!” diceva mia nonna. I vaccini fanno quello che possono: forse evitano il peggio ma non danno assolutamente l’immunità! E poi c’è gente che gira con il green pass ed è  positiva! Altri lo scaricano illegalmente da internet! Intanto valgono sempre meno: da nove mesi si è dimezzato il loro periodo di tutela! In Inghilterra si parla del declassamento a tre mesi…

Mia moglie intanto si è trasferita nella casa di famiglia. Lei è negativa al Covid; io forse sono ancora positivo e sono già trascorsi quasi due periodi quarantena.  Spero che qualcuno  venga a farmi un tampone molecolare per sapere se finalmente sono <negativo> e poter così riallacciare i rapporti con i miei vicini di casa! Sono contento comunque! Mia moglie mi ha riportato la carta di credito e posso usufruire dei preziosi servizi di Coop Spesa on line. Il cibo è garantito! Devo recuperare ben quattro chili, ormai!  Attendo ancora la visita del medico della Asl2, promessami circa venti giorni fa,  ma non si può pretendere l’impossibile! Vorrei solo sapere se in quanto descritto che risponde a verità, si possono rilevare delitti commissivi di natura omissiva.  Ma solo come pura ipotesi di scuola!

Gianfranco Barcella

 


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G.F. Barcella

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