Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Savona: progetto ‘Una visione per la città’


“Progetto e Visione per Savona” redatto dal gruppo di coordinamento “Il rosso non è il nero” e offerto come contributo alla formazione di una coalizione democratico progressista in sostegno alla candidatura di Marco Russo per le elezioni savonesi 2021:  Sergio Acquilino, Franco Astengo, Gabriella Branca, Jacopo Marchisio, Donatella Ramello, Sergio Tortarolo, Dilvo Vannoni.


UN PROGETTO E UNA VISIONE PER LA CITTÀ DI SAVONA


Illustriamo di seguito il progetto e alcune linee programmatiche che il nostro gruppo “Il Rosso non è il Nero” intende sottoporre all’attenzione delle forze politiche, economiche, sociali e culturali ed ai cittadini tutti di Savona allo scopo di avviare una discussione sul futuro della Città.

Con questo documento proviamo a declinare il complesso degli aspetti sui quali sarà chiamata a intervenire la futura amministrazione comunale, cercando di intrecciare una visione di lungo periodo con proposte di intervento per le esigenze più minute della quotidianità.

E’ noto e confermato il nostro appoggio al “Patto per Savona” presentato da Marco Russo ed, il nostro intento di contribuire a costruire una larga alleanza democratico – progressista e in quest’ambito fare in modo che si evidenzi una presenza di sinistra unitaria autorevolmente qualificata sul piano progettuale.

Indice generale

PREMESSA    2

PROLOGO    2

La Savona che vorrei    3

Interrogativi e osservazioni di partenza    3

La Savona di Sinistra    4

INTRODUZIONE: UNITA’ E PROGETTO    5

LINEE PROGETTUALI E PROGRAMMATICHE    7

1. Comprensorialità    7

2. Economia e Lavoro    7

3. Collaborazione pubblico/privato – Piano strategico “Savona 2030”    9

3.1 Portualità    10

3.2 Rete Commerciale    10

a) Esercizi commerciali    10

b) Commercio ambulante    12

c) Bar/ristoranti    12

4. Sanità, servizi socio assistenziali e socio sanitari    12

5. Rilancio del centro cittadino    14

6. Decentramento e partecipazione    15

6.1 Compiti del decentramento    16

6.1.a Patrimonio rurale e boschivo    16

6.1.b Quartieri e qualità della vita    16

7. Cultura    17

7.1 Integrazione e completamento dei percorsi culturali    17

8. Quotidianità, sicurezza, difesa dell’ambiente, traffico    19

9. Situazione abitativa    20

10. Risparmio energetico    20

11. Tessuto urbanistico    21

12. Struttura comunale, bilancio, aziende partecipate    21

13. Considerazioni conclusive    22

PREMESSA

Per risollevare le sorti della nostra Città non basta un programma di cose da fare ma occorre un vero e proprio progetto innovativo e di lunga durata, che spezzi definitivamente l’attuale apatia.

Occorre, in altre parole, una nuova idea di Città da costruire attraverso il confronto con le altre forze politiche, sociali e culturali, ed a questo proposito la sinistra savonese deve mettere in campo uno sforzo notevole di immaginazione e intelligenza.

Offriamo quindi questo livello di elaborazione alla discussione delle forze politiche, delle associazioni, delle imprese, delle professioni e delle diverse intelligenze e sensibilità che intendono muoversi per imprimere una alternativa e una svolta all’amministrazione della Città in vista delle elezioni comunali 2021.

Affrontiamo questa fase della nostra vita sociale e politica al centro di un’inedita emergenza sanitaria, mentre vediamo crescere attorno a noi rancore, contraddizioni e disuguaglianze che dobbiamo essere capaci di combattere nel quadro di un progetto di profonda ricomposizione e trasformazione sociale.

Il nostro obiettivo è quello di contribuire a realizzare, sia pur nell’ambito di una comunità locale, elementi concreti di uguaglianza, solidarietà, sostenibilità, per un equilibrio nuovo nella vita delle persone e con l’ambiente.

Attraverso le note che seguiranno cercheremo di connettere ancora una volta i termini più alti della nostra cultura politica coniugando con intelligenza pessimismo della ragione e ottimismo della volontà.

PROLOGO

Prima di entrare nel merito delle diverse proposte vogliamo esporre alla riflessione alcune considerazioni di partenza che aiutano a cogliere l’idea di Città che abbiamo in mente, come luogo positivo di crescita, di vita e di lavoro, con i suoi avanzati rapporti personali e sociali.

La Savona che vorrei

Non è facile per nessuno realizzare un pensiero critico sulla propria piccola cittadina di provincia in quanto ricordi quasi onirici riportano alla serenità fanciullesca degli asili con le vetrofanie Disney (fatte a mano da amorevoli maestre) o alle canzoni dei Pink Floyd o di Bob Dylan cantate a squarciagola da ragazzi.

Dopo, crescendo, se ne sono andati in molti, a studiare e lavorare fuori, tutti evasi alla ricerca di una proposta culturale meno stereotipata o di un impiego meno precario, da trovare nelle grandi metropoli del Nord o – più modestamente – a Genova. Chi è arrivato più lontano, lo ha fatto per non fare ritorno. Savona ha cresciuto, ma non formato, le ultime generazioni.

Solo oggi, solo per coloro che hanno scelto di rimanere o di tornare sotto la Torretta, la ricerca di una vita savonese più bella si fa reale e tangibile.

Negli ultimi mesi, a fronte di un’emergenza sanitaria mondiale, incontrollata e spaventosa, si è riscoperto che la vita in provincia va oltre il tedio ed offre, per chi sa coglierle, anche grandi esperienze positive. Grazie allo smart working, a tempi di vita più ragionevoli e ad un approccio alla città fondamentalmente umano, si possono apprezzare i vantaggi di un orizzonte magari più limitato, ma certamente rassicurante, e di una vita più appagante.

La Savona che vorremmo, soprattutto, coopera.

È la città solidale, antifascista, ribelle dei racconti dei nostri nonni.

È una famiglia sincera che può dare solo quel che ha, ma lo fa con la consapevolezza che l’appartenenza conti.

La Savona del domani sono i suoi giovani, quelli tornati, quelli che, ostinati, sono rimasti, quelli che credono che la grandezza risieda nei piccoli luoghi e nelle piccole cose. Savona resta se stessa se sa ritrovare se stessa, diffidando da chi la propone futuribile ma distonica. Savona è fedele, perché anche i nostri bambini possano farne parte, ma Savona deve crescere, perché se anche i suoi giovani decidono prima o poi di partire, alla fine, comunque, scelgano di tornare.

Interrogativi e osservazioni di partenza

Immaginare la Città per i prossimi anni ci impone di iniziare da alcuni interrogativi e da alcune osservazioni di fondo.

Non abbiamo più la piena titolarità della Camera di Commercio ma ci sono i commercianti, le piccole imprese, gli artigiani, gli imprenditori agricoli.

Così come non abbiamo più la piena titolarità (e la sede) dell’Autorità portuale ma abbiamo i lavoratori dei servizi portuali, le imprese che nel porto lavorano, gli autotrasportatori, gli spedizionieri.

Non abbiamo più una banca cittadina, ma quanti se ne sono accorti nell’era delle banche online e dell’espansione delle concentrazioni bancarie?

Abbiamo bisogno di occhi nuovi per leggere un presente che si è fatto talmente complesso (ed instabile) da necessitare di nuove categorie di analisi.

Che città è oggi Savona da un punto di vista economico, demografico, culturale? Chi la abita? Quali bisogni esprime?

Come far diventare il problema demografico elemento di sviluppo economico e tecnologico cercando risposte a bisogni tradizionali con il ricorso alla tecnologia?

Come far sì che Savona torni ad essere capoluogo di Provincia, anche dal punto di vista economico e non solo amministrativo, accentuando il suo carattere di fornitrice di servizi ed opportunità a tutto il comprensorio?

Come far valere uno “sguardo giovane” nella città che offra luoghi di crescita vera, generando nuove occasioni di scambio e crescita reciproca in un incrocio virtuoso (giovani/anziani, cultura/culture, lavoratori/imprese, artigianato/industria/commercio, persone)?

La Savona di Sinistra

Savona deve ritrovare sè stessa per vivere con fiducia e serenità il proprio tempo

Savona è città antica, a tratti nobile, a tratti appartata e ritrosa, a tratti vivace e curiosa, a tratti stanca e depressa, come i suoi abitanti, come la sua gente, ricca di storie, di tradizioni, e, ora, di aspettative. Ma Savona negli anni’70 aveva inventato anche la più formidabile, e mai più eguagliata, delle risposte al terrorismo, senza corpi speciali e super squadre ha fatto tacere le bombe, le ha disinnescate col semplice esserci.

La sua gente è uscita di casa, si è organizzata, si è parlata e si è capita, si è guardata negli occhi ed hanno vinto la solidarietà e l’uguaglianza: non si è di parte, si è parte della città, contro il terrore. Ed inizia un tempo di partecipazione: i quartieri, le circoscrizioni, la gestione del Comune più vicina, più a casa.

Non la rivendicazione di qualcosa che qualcuno con sopraffazione ci ha tolto ma un diritto, un bene che forse è di tutti, è comune e pertanto anche nostro, di ciascuno.

E sono nati i servizi sociali, gli asili nido, le scuole d’infanzia, i consultori, le mense aggiungendosi

alle società di mutuo soccorso e ai circoli come centri di aggregazione e di vita sociale, collettiva.

Si sta meglio quando si sta insieme: sono, questi, servizi che mettono insieme, che ci accomunano e noi individui diventiamo qualcosa di più, un gruppo, una compagnia, una comunità.

Ma poi sono venute le esigenze di bilancio, gli “equilibri finanziari”, i tagli e i servizi sono diventati nuovamente individuali, e siamo nuovamente a rivendicare quella che era una realtà oramai acquisita.

Savona ha inventato un suo modo di aprirsi, di accogliere e di integrare: in tanti sono venuti, nel Novecento e prima, dalle riviere e dall’entroterra, dal Veneto, dalla Toscana, dalla Lombardia, tantissimi dal Piemonte e poi dal Sud e dalla Sardegna e Savona si è ingrandita. Nuovi edifici, in verità non sempre belli, e strade e traffico e trasporti e confusione e tanta vitalità.

Allora Savona ha saputo e voluto guardare a ponente di Zinola, lo aveva già in testa dalla fine dell’Ottocento, al di là di Legino verso Vado e Quiliano, oltre la Madonnetta verso le Albisole e mettere insieme idee, progetti, modalità, intese perché potesse esserci sviluppo sì, ma equilibrato, scelte oculate che non rinchiudono nel recinto del proprio orto, perché mettersi insieme può convenire, può essere utile, magari anche per evitare di nuovo errori che erano stati fatti.

E negli anni più recenti altre persone, donne e uomini e bambini, sono arrivate, da luoghi più lontani, parlanti altre lingue, a volte professanti altre religioni, a volte con la pelle di un colore diverso. Anche nei loro confronti, pur con tante contraddizioni e irrazionali paure, la città si è aperta, ma occorre fare di più, le paure devono sciogliersi e lasciare posto al coinvolgimento, alla reciproca collaborazione, alla fiducia nell’altro.

Perché accogliere ci ha sempre reso più forti, e più ricchi, e migliori.

Comprensorialità l’abbiamo chiamata.

Si è persa, strada facendo, occorre ritrovarla.

Savona inventa e anche sperimenta un meccanismo di confronto, e di intese, tra i tanti e diversi che vivono e operano in città. Lavoratori, imprese, commerci, arti, mestieri, professioni e tutti hanno esigenze, interessi, cose proprie che spesso sono diverse, distinte, talvolta confliggono.

Incontrarsi, parlarsi, discutere, anche litigare ed infine decidere. A chi tocca?

All’amministrazione comunale, Sindaco, Giunta, Consiglio, soprattutto questo, che quasi sempre tirano le fila anche se non sempre con pieno successo.

Abbiamo detto che questa cosa è qualità della città, qualità complessiva, democrazia.

E un po’ ci piace poterne essere partecipi.

Savona diventa quelli che vincono a pallanuoto, quelli che trasformano il Priamar dalla ‘fortezza’ inaccessibile e ingombrante, fardello del dominio genovese, in ‘leggerezza’ delle sere estive tra spettacoli e frittelle, quelli che fanno cineforum e mostre d’arte, quelli che strusciano e si incrociano sotto le bacheche de L’Unità in via Paleocopa, quelli che affogano nei frappè di piazza Chabrol, la farinata o le fette di panissa di via Pia…

Savona ha un cuore grande di generosità nella vasta area delle associazioni e del volontariato.

Ce ne sono talmente tante che viene da immaginare una persistente circolazione di uomini e donne e giovani ed anziani con le loro idee, aspirazioni, volontà, sentimenti tale da rendere il corpo della città minutamente ossigenato da vitalità ed energia.

Non oggi. Oggi quella circolazione appare in affanno, in difficoltà, contrastata, affogata nella diffidenza verso gli altri, i vicini, o nell’odio verso quelli che vengono più da lontano, che sono (sembrano) diversi.

Oggi la città pare orfana di queste, e molte altre, invenzioni e qualità; oggi è smorta, confusa, ad un passo dal declino, oggi appare senza una visione del domani, priva di guida e di confronto (e di conforto), oggi si perde nella curva cieca, nel punto più acuto dello sbandamento e dell’incertezza da quando ha visto prima l’indebolimento, e poi la scomparsa, delle manifatture e dell’industria.

Eppure anche oggi li conosciamo i tanti che sono come quelli che se vedi uno che scivola e cade e prende una straccionata per terra, prima rimani lì indeciso, ma subito dopo scatti e gli presti soccorso, gli dai una mano a tirarsi su, e ti sei accertato che non sia messo peggio e ti rendi conto che la cosa ti interessa davvero e te ne prendi cura. Ecco appunto gli dai una mano non tanto perché sei generoso ed altruista, forse lo sei anche, ma perché è nella natura umana, nella ragione che gli uomini hanno e che produce cultura e sapere, mettersi insieme, fare società e comunità, vincere le spinte potenti dell’egoismo, dell’odio e della violenza, far prevalere la solidarietà sulla sopraffazione.

E questo è un atto sociale di volontà, è il compito degli uomini e delle donne di buona volontà.

È il lavoro che la Sinistra oggi ha di fronte a Savona e nel mondo che sempre più ha bisogno, nel progresso, di uguaglianza e giustizia sociale, ha bisogno di una società nuova.

INTRODUZIONE: UNITA’ E PROGETTO

Il “Patto per Savona” presentato da Marco Russo rappresenta il punto di riferimento per realizzare un vero momento di svolta nell’amministrazione comunale di Savona.

La realizzazione di questo obiettivo presuppone un’articolazione di forze particolarmente ampia e coesa, caratterizzata da una innovativa proposta progettuale capace di realizzare un vero e proprio “avanzamento strategico”.

La sinistra savonese deve saper uscire dalla logica della ricerca della mera rappresentanza, assumendo la dimensione di un soggetto ben visibile e fortemente capace, sul piano della progettualità, di risultare determinante nell’ambito della coalizione al fine di garantire una capacità innovativa nel governo della Città.

E’ questo il senso della proposta per una “Sinistra Savonese: Unità e Progetto”.

Abbiamo davanti una triplice dimensione di impegno:

a) avanzare una proposta di governo rispetto al fallimento che il centro – destra ha fatto registrare nel corso della tornata amministrativa che sta per concludersi;

b) segnare un vero e proprio salto di qualità anche nei confronti delle precedenti amministrazioni di centro – sinistra;

c) fare in modo che la sinistra disponga di una propria identità fondata sulla fuoriuscita da una dimensione minoritaria nella quale, purtroppo, è parsa costretta da diverso tempo

Tutto ciò può essere tradotto in concreto lavorando per realizzare una progettualità complessiva, non limitata a singoli interventi disordinatamente raggruppati tra loro.

E’ il caso però di precisare e declinare al meglio le principali linee progettuali partendo da alcuni punti che possano costituire, per così dire, una sorta di “marchio distintivo” per il progetto medesimo.

Sono cinque gli assi portanti della nostra visione per il futuro della Città:

1) il tema della comprensorialità legata alle questioni dell’economia, del lavoro, della portualità, delle infrastrutture;

2) il decentramento, la cura delle periferie e la partecipazione;

3) la sanità e l’assistenza;

4) l’istruzione e la cultura;

5) il rilancio del centro cittadino

Su queste basi decliniamo alcuni titoli di iniziativa.

1) Savona deve impegnarsi attivamente per l’attuazione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, cercando inedite collaborazioni tra il pubblico e il privato promuovendo anche opportunità come quella della scelta come Città capitale italiana della Cultura;

2) Savona deve uscire dalla subalternità rispetto a Genova, da sempre vera e propria “Città Regione” e recuperare anche per l’amministrazione comunale un ruolo di rappresentante degli interessi dei suoi abitanti nei confronti delle altre istanze di governo a livello centrale e periferico;

3) Savona deve attrarre nuovi residenti stabili, tornando a far crescere la propria popolazione elevando la qualità complessiva della vita e dell’aspetto cittadino, sviluppando la presenza culturale, offrendo le migliori condizioni complessive al lavoro da remoto che rimarrà come vera e forma di nuovo stile di vita anche al momento (auspicato) di termine dell’emergenza sanitaria;

4) E’ necessario che l’amministrazione si adoperi per ottenere per un’adeguata offerta di servizi sanitari, difendendo il patrimonio di professionalità ed eccellenze rappresentato dall’Ospedale San Paolo e ritornando ad estendere sul territorio i servizi socio sanitari.

5) Scuola, asili, servizi sociali rappresenteranno altri aspetti fondamentali di un impegno complessivo per il recupero di una capacità di risposta dell’amministrazione pubblica ai grandi bisogni sociali.

E’ anche necessario aprire una riflessione sull’Istituzione comunale e sul complesso del sistema degli enti locali e del rapporto centro-periferia, particolarmente dopo il pesante ridimensionamento del ruolo delle Province e la trasformazione delle Regioni da ente di programmazione in ente di spesa.

La modifica del titolo V della Costituzione, l’esaltazione dei ruoli monocratici eletti direttamente, la riduzione delle Province a enti di secondo grado, pur avendo mantenuto il rango costituzionale, hanno rappresentato gli elementi portanti di una profonda involuzione nel rapporto tra il sistema degli Enti Locali e i Cittadini.

Un cambiamento che si è inquadrato nella modificazione di fondo dell’agire politico, costituita dalla personalizzazione, dell’egemonia dei mezzi di comunicazione di massa, esaltata dall’innovazione tecnologica, dell’accentramento dei poteri nell’esecutivo, della governabilità intesa come unica finalità dell’azione politica, della caduta del concetto fondamentale di partecipazione e democrazia, ben indicato dalla Costituzione.

Si rende quindi necessario un forte impegno per avviare un nuovo equilibrio fra i poteri, a partire dall’entità più prossima ai bisogni della popolazione, il Comune.

A questo proposito occorre rivalutare il ruolo degli organi collegiali e del Consiglio Comunale in primo luogo, da intendersi quale vero e proprio centro di indirizzo e governo della Città nell’ambito di una corretta dialettica tra maggioranza ed opposizione e rispetto ai dirigenti dell’Ente.

L’obiettivo, essenziale ed irrinunciabile, deve essere quello di riportare le principali scelte di trasformazione e sviluppo (dalle infrastrutture all’urbanistica, dai servizi socio sanitari alla cultura, e così via) sotto la regia pubblica e quindi, in ultima analisi ed attraverso l’Istituzione comunale ed il decentramento, nel potere di indirizzo e decisionale dei cittadini tutti.

LINEE PROGETTUALI E PROGRAMMATICHE

1. Comprensorialità

La questione della comprensorialità appare come quella decisiva per affrontare le principali sfide che la Città ha di fronte a sé.

Pensiamo in primo luogo alla necessità di intercettare i possibili flussi di spesa derivanti dai finanziamenti europei straordinari, partecipando prima alla stesura e poi all’applicazione del Recovery Plan.

Savona deve assumere la guida di questo processo, naturalmente riconoscendo pari dignità alle altre amministrazioni coinvolte, sostituendo gli interventi singoli, e spesso scollegati, alla base dell’area di crisi industriale complessa con il riferimento ad un progetto complessivo nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

L’ampiezza territoriale del comprensorio savonese deve quindi estendersi ben oltre a quella che, a suo tempo, fu definita nel Piano regolatore intercomunale del savonese (PRIS). Occorre allargare l’orizzonte soprattutto verso la Valbormida, la zona costiera limitrofa con il suo immediato entroterra ed il Levante per far sì che l’insieme delle questioni economiche e delle presenze produttive sia affrontato a quel livello.

Gli strumenti da utilizzare dovranno essere decisi di comune accordo da tutti i soggetti del comprensorio ed a questo proposito potrebbe essere utile pensare ad una Unione di comuni del Savonese e delle Bormide che gestisca i servizi per i quali è necessario un intervento di più ampia scala (infrastrutture, ciclo dei rifiuti e delle acque, programmazione urbanistica, ecc.).

In ogni caso è necessario ideare e costruire in tempi rapidi un soggetto unitario di coordinamento, confronto, pianificazione che tenga assieme l’Area Savonese, quella costiera limitrofa con il suo entroterra e la Val Bormida.

Sarà soltanto al livello di questa struttura comprensoriale che si potrà costruire una proposta di ingresso nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e nel Piano Nazionale Energia e Clima (PNIEC) attraverso una elaborazione che preveda nuovi impianti produttivi alimentati da fonti rinnovabili che incidano sull’efficacia e sull’efficienza energetica.

Savona e il suo comprensorio non possono permettersi, sotto pena dell’irreversibilità del loro declino, di rimanere tagliati fuori da questo livello di progettualità e devono saper proporre un disegno organico complessivo di sviluppo sostenibile, adeguato a questa grande sfida, che comprenda la sanità, i trasporti, l’industria, la portualità e l’insieme delle esigenze del territorio.

L’acquisizione di una dimensione comprensoriale risulterà anche fondamentale per trovare la forza necessaria nell’indispensabile interlocuzione con Regione e Governo.

2. Economia e Lavoro

Pensare ed agire avendo in mente un’area più vasta della sola Città di Savona è la condizione necessaria per promuovere lo sviluppo economico del nostro territorio su basi nuove e durature.

Ciò permette di perseguire importanti obiettivi, ed in primo luogo l’uscita dall’isolamento affrontando, attraverso una più ampia programmazione territoriale, il tema delle infrastrutture, dell’utilizzo delle aree industriali dismesse e della protezione dell’ambiente.

Possiamo poi individuare un diverso approccio al tema dell’area industriale di crisi complessa, rispetto alla quale deve essere sostituito il principio di fondo: dal “pensare alla crisi” al “pensare al progetto“, costruendo un soggetto di coordinamento capace di porsi in grado di intercettare i già più volte citati flussi di spesa.

In questo ragionamento debbono essere inseriti due punti assolutamente imprescindibili e decisivi: quello del ritorno alla presenza di realtà produttive fortemente misurate sull’innovazione tecnologica (il tema dell’adeguamento tecnologico è fondamentale anche per il mantenimento delle attuali più importanti attività industriali presenti in provincia di Savona, come dimostrano le vicende dei passaggi di proprietà per Bombardier, Mondomarine e Piaggio) e quello di di una forte capacità di espressione di conoscenza e di sostenibilità sociale e ambientale.

Sotto questo aspetto rimane in primo piano il tema della centrale Tirreno Power di Vado Ligure/Quiliano per la quale è stato presentato un progetto per un nuovo impianto a gas a ciclo combinato.

E’ del tutto evidente che non possiamo permetterci il lusso di tornare a un conflitto tra lavoro e ambiente che ha caratterizzato per decenni, in negativo, la storia della nostra provincia (non è il caso di ricordare la tragedia dell’ACNA, sia sotto il profilo ambientale che, e soprattutto, di quello umano dei lavoratori coinvolti).

sulla base della massima trasparenza dei dati, sia sotto l’aspetto della domanda esistente e della destinazione di energia, sia sotto l’aspetto dell’impatto ambientale ed epidemiologico.

Le pregresse vicende dell’attività della centrale e il prezzo pagato in termini di salute pubblica (un aumento della mortalità del 49% in dodici anni, secondo la ricerca condotta dall’Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa) inducono a mettere al centro gli interessi dei suoi abitanti e la sostenibilità ambientale del nostro territorio.

Si tratta in ultima analisi di evitare le situazione di conflitto tra produzione di energia, ambiente, salute che hanno caratterizzato la gestione della centrale sia all’epoca dell’ENEL, sia in quella successiva della Tirreno Power, anche se abbiamo necessità di ritrovare una strategia di sviluppo industriale.

Il quadro generale di riferimento rimane comunque quello del superamento dell’uso dei combustibili fossili per la produzione energetica attraverso l’ingresso delle diverse fonti rinnovabili.

Sotto l’aspetto dell’intreccio tra risanamento ambientale e sviluppo produttivo rimane basilare anche la questione della bonifica delle aree industriali dismesse presenti in Val Bormida ma anche nel savonese: questione annosa e non risolta in modo particolare per due siti strategici di grande importanza come quello di Ferrania e dell’ACNA di Cengio.

Il confronto con l’Amministrazione Provinciale deve condurre, avendo mantenuto la Provincia il rango costituzionale (ancorché con elezione di secondo grado), ad un superamento della attuale posizione assolutamente marginale di questo Ente sia rispetto al coordinamento delle istituzioni sia nella programmazione del territorio.

Il completamento delle infrastrutture ferroviarie ha come priorità il raccordo dalla piattaforma di Vado Ligure e la linea Savona/Ventimiglia/Genova/Torino e il raddoppio della ferrovia verso il Piemonte (che diventa urgente anche rispetto al raddoppio Finale – Andora e al tratto autostradale Albenga – Predosa).

Sul piano della viabilità ordinaria e autostradale occorre mettere in evidenza la necessità di portare a termine la manutenzione straordinaria (es. barriere antirumore e salvaguardia dai movimenti franosi) ed il miglioramento della rete con il completamento dell’Aurelia bis, incluso il suo prolungamento a levante ed a ponente, la sistemazione delle arterie di comunicazione con l’entroterra ed il nuovo casello autostradale di Bossarino.

Il trasporto pubblico, il ciclo delle acque e quello dei rifiuti sono altrettanti temi che necessitano di essere affrontati in una dimensione territorialmente più vasta ed evitando in modo assoluto inaccettabili logiche privatistiche.

I dati statistici del mercato del lavoro dello scorso anno indicano una leggera flessione dell’occupazione in Liguria anche se il tasso di occupazione rimane sostanzialmente stabile.

Vi è una leggera prevalenza di nuova occupazione femminile, probabilmente legata ad attività di cura delle persone.

Il numero dei disoccupati diminuisce, probabilmente in ragione del lockdown che ha limitato gli spostamenti e perché in tanti hanno rinunciato di cercare attivamente un’occupazione.

Riguardo alle forme contrattuali di lavoro subordinato utilizzate, prevale il tempo determinato (50,3%), seguito dal tempo indeterminato (25,6%) e dal lavoro flessibile (20,5%) che comprende: lavoro in somministrazione (in prevalenza), collaborazioni e lavoro intermittente.

Nel contesto industriale savonese, che è sostanzialmente in linea con il dato nazionale vi sono alcuni punti di forza:

  • – Forte posizionamento nel comparto industriale;
  • – Una rinascita delle offerte lavorative rispetto al resto della regione;
  • – Forte propensione all’export;
  • – Capacità attrattiva del settore turistico (sul podio regionale per numero di notti prenotate);
    • – Buone competenze nel campo della manifattura e dell’energia, anche grazie al Campus – Universitario (la media laureati/diplomati è superiore alla media nazionale).

I punti di debolezza sono:

  • infrastrutture inadeguate, con rischio di isolamento;
  • forte decremento demografico, con aumento importante della fascia di età vicina al pensionamento;
  • mancanza di una visione strategica del territorio sul medio/lungo termine;
  • mancanza di figure professionali qualificate e formate per sostenere lo sviluppo del territorio.

Indipendentemente dal Covid, pare di notare un certo ottimismo da parte delle Imprese; non articolano grandi progetti, ma si nota che hanno intenzione di guardare al futuro con maggior fiducia rispetto a quel che spesso ci viene comunicato dai mezzi d’informazione.

La vera difficoltà non è solo quella di far incontrare domanda e offerta, ma far sì che entrambi gli attori in scena (datore di lavoro e lavoratore) si vengano incontro su più piani: contrattuale, sociale, umano.

Questa è una sfida più culturale che economica, ma è una strada che occorre percorrere per uno sviluppo sociale e lavorativo davvero sostenibile

3. Collaborazione pubblico/privato – Piano strategico “Savona 2030”

L’amministrazione comunale, pur mantenendo il fondamentale ruolo di indirizzo e programmazione, necessita di ritrovare un rapporto sinergico con le categorie economiche industriali, commerciali e artigiane, con il mondo del lavoro e con gli imprenditori per poter rimettere in moto la Città verso occasioni di sviluppo, anche attraverso gli strumenti dell’area di crisi complessa e le risorse del cosiddetto “Recovery plan”.

Se prestiamo fede alle prime proposte sembra che Savona rimanga marginale rispetto all’utilizzo di queste risorse e, soprattutto, che si tratti di interventi calati dall’alto che hanno ben poca incidenza sullo sviluppo della Città e sull’impiego di imprese e lavoratori del comprensorio.

Occorre quindi aprire un confronto serrato con la Regione ed il Governo cercando di esercitare una forte pressione per individuare specificità territoriali, economiche e sociali su cui intervenire prontamente.

Lo strumento da utilizzare per immaginare e progettare la Città nuova può essere quello di un piano strategico che potremmo definire “Savona 2030”, mettendo l’accento sulla prospettiva di lunga durata del lavoro da fare attraverso il coinvolgimento dei cittadini, dei lavoratori, delle imprese e l’utilizzo di tutte le professionalità disponibili.

A questo proposito occorre un vero e proprio disegno di collaborazione pubblico/privato in cui coinvolgere oltre le aziende e le organizzazioni sindacali, anche l’Università, le forze della cultura, i soggetti sociali, la cittadinanza tutta.

Le indicazioni di sviluppo dovranno essere comprese nel modello sostenibile identificato nell’Agenda 2030 dell’ONU.

In primo luogo bisogna insistere per il raddoppio della ferrovia da Savona verso il Piemonte, l’allaccio ferroviario della piattaforma Maersk, il casello autostradale di Vado Ligure, il completamento dell’Aurelia bis ed interventi di riassetto e rigenerazione urbana, a partire dal recupero dei contenitori storici, decisivo per far tornare Savona e il suo comprensorio ad essere centro appetibile per l’insediamento di attività produttive nel settore delle nuove tecnologie, incrementando quindi popolazione e soprattutto occupazione ed impieghi di qualità.

Va tenuto presente il fenomeno della forte liquidità presente nei settori finanziario e assicurativo: la capacità progettuale dell’amministrazione dovrà rappresentare un forte stimolo agli investimenti nell’ottica dell’intreccio tra programmazione pubblica e iniziativa privata.

3.1 Portualità

La questione della interconnessione tra il porto (anzi i porti) e il comprensorio è elemento fondamentale in una prospettiva di rilancio dello sviluppo.

In questo senso risulta assolutamente decisivo il tema delle infrastrutture, già affrontato in questa sede nel richiamo alla comprensorialità, e quello dei servizi per la logistica.

Per quel che riguarda la vecchia darsena appare indispensabile attivare un livello di traffico commerciale in modo da non dipendere esclusivamente dall’attività delle crociere rivelatasi esposta a una fragilità strutturale come abbiamo ben visto nel corso della emergenza sanitaria.

Occorre affrontare la questione dell’accorpamento dell’Autorità Portuale con Genova non nel senso di proporre un semplice ritorno al passato ma per rivendicare un ruolo forte del bacino portuale di Savona-Vado come fattore complessivo di sviluppo dell’intera portualità ligure.

E nell’ambito del rapporto con l’Autorità Portuale, a maggiora ragione dopo l’accorpamento con Genova, rimane di primaria importanza trovare un modo per intervenire sulla gestione degli arenili e sul rapporto con il mare (es. pesca e piccola nautica da diporto), che rappresenta uno dei punti di forza della città.

Un compito non facile al riguardo del quale l’amministrazione comunale deve mettere in campo strumenti di pressione, di iniziativa e di intervento.

3.2 Rete Commerciale e artigianato

a) Esercizi commerciali

La normativa vigente in materia – di forte liberalizzazione – non consente molti interventi pubblici nel guidare il fenomeno delle aperture di nuovi locali. Nel passato, con un commercio sottoposto a contingentamento, operando su singole zone o specifiche tipologie merceologiche, si potevano meglio programmare le presenze di attività sul territorio, guidando le scelte degli imprenditori.

L’avvento ed il proliferare dei contratti di franchising che di fatto ha trasformato i titolari dei negozi (soprattutto del settore abbigliamento) in dipendenti dei marchi più diffusi, ha fatto venir meno lo spirito di iniziativa del singolo e la ricerca di una specifica qualità e mortificato quel rischio di impresa che costituiva l’elemento più importante della vitalità del settore. La contemporanea diminuzione delle piccole imprese artigiane sartoriali, messe fuori mercato dall’avvento della globalizzazione, con annesso sfruttamento della manodopera a basso costo, ha standardizzato l’offerta, riducendone il pregio.

Sono pochissime le realtà di soggetti che ancora creano prodotti in autonomia e riescono ad offrire un prodotto di qualità. I prezzi però si rivolgono necessariamente ad élite e non al grande pubblico. Questi soggetti lavorano, ma sono veramente una minoranza non significativa nel quadro generale. Il fenomeno delle vendite on-line ha aggravato la situazione.

Si è puntato sui prezzi contenuti (anche qui sfruttamento della manodopera e riduzione massima dei margini di guadagno delle imprese produttrici a tutto vantaggio della distribuzione) e sulla comodità del servizio direttamente a casa.

Il settore alimentare
ha risentito molto del proliferare di supermercati di vario genere (soprattutto hard-discount). Questa forma distributiva certamente può offrire prezzi più bassi, anche se, pure in questo caso, a discapito della qualità, ma il commercio tradizionale non ha saputo reagire puntando sul servizio al cliente (accoglienza, consegna a domicilio, ecc.).

In ogni caso non vi è più spazio per nuovi insediamenti della grande distribuzione.

Per raggiungere questo obiettivo è necessario lavorare almeno in due direzioni.

La prima è quella di una attenta valutazione dei contenuti del piano urbanistico circa la destinazione delle aree e degli immobili, eliminando dizioni ambigue e che si prestano ad essere interpretate in vari modi (ad esempio una generica indicazione di aree produttive può creare spazi sia per attività industriali/artigianali che commerciali).

Inoltre l’interesse di incassare gli oneri di urbanizzazione da parte del Comune non può essere l’unico, né il principale, elemento di valutazione di un insediamento.

La seconda è quella di un intervento di riqualificazione della rete commerciale esistente, sia in termini di professionalità dei commercianti che di offerta più mirata alle esigenze del cliente (grande impegno in formazione soprattutto rivolta alle nuove modalità di vendita on-line e studio approfondito sui nuovi bisogni)

La catena distributiva dell’ortofrutta di prossimità è molto ridotta, il mercato all’ingrosso non è attrattivo per la produzione locale, si è visto il proliferare di piccoli esercizi soprattutto da parte di migranti (alcuni anche di una certa qualità) che hanno loro canali di approvvigionamento, lontani dalla città, anche se efficienti. Fuori dall’ortofrutta stanno reggendo solo negozi specializzati con prodotti di qualità, ma ovviamente rivolti ad una cerchia non ampia di consumatori.

In queste condizioni l’amministrazione comunale deve proporsi di aiutare i piccoli negozianti a migliorare la qualità, a promuovere i prodotti tipici ed a costruire una rete di servizi (dalla consegna a domicilio alla creazione di campagne promozionali mirate, all’utilizzo delle vetrine per pubblicizzare attività pubbliche stimolando anche le associazioni di categoria che non sempre in questo periodo hanno saputo sostenere od indirizzare i loro associati.

Nell’insieme è fin qui mancata una capacità d’accoglienza rispetto al turismo e in particolare verso quello crocieristico. In funzione dell’offerta commerciale va stimolato e promosso una processo di riqualificazione nella professionalità degli operatori. All’amministrazione comunale spetterebbe proporre un’analisi della possibile domanda al fine di favorire d’intesa con i soggetti associativi un adeguato livello di programmazione della presenza commerciale.

b) Commercio ambulante

Questo settore è sempre stato il più reattivo e flessibile rispetto alle situazioni di crisi, ma oggi risente sia del calo complessivo dei consumi che della scelta di aver spostato il mercato settimanale (da sempre vero polo attrattivo per gli abitanti della città e del comprensorio) nelle vie del centro. L’operazione ha avuto l’effetto di disperdere i banchi su una superficie vastissima senza alcun collegamento logico, smembrare la “piazza del mercato” da sempre carta vincente della categoria, creando notevolissimo disagio alla clientela (che spesso non riesce nemmeno a valutare e confrontare le offerte presenti) e aggravando la situazione economica degli operatori sin quasi alla distruzione una aggregazione commerciale che ancora offriva una certa risposta alle esigenze di acquisti dei cittadini.

L’attuale dispersiva collocazione implica anche problematiche non indifferenti sul piano della sicurezza e del traffico.

Infatti mentre in precedenza l’area mercatale, proprio perché concentrata, era facilmente controllabile da parte degli agenti di polizia municipale attualmente il controllo è molto più complicato e difficoltoso proprio a causa della dispersione su più vie dei banchi di vendita.

Il problema risulterebbe poi aggravato nell’ipotesi di accadimento di eventi di una certa gravità (es. necessità di intervento di ambulanze, TSO, principio d’incendio, litigi o risse, ecc.).

L’attuale situazione comporta problematiche anche sotto il piano del traffico in quanto mentre prima l’impatto sul traffico pesava prevalentemente su Piazza del Popolo (ove si svolgeva il mercato) con ricadute sulle attigue Via 4 Novembre ed il primo tratto di Via Paleocapa attualmente l’impatto sul traffico risulta più esteso in quanto coinvolge anche Corso Mazzini, Via Guidobono, Piazza del Popolo, Piazza Giulio II, Via Paleocapa, interessando quindi punti nevralgici con importanti conseguenze, specie nelle ore di punta.

Bisogna quindi lavorare di concerto con la categoria per trovare soluzioni alternative e più valide, come ad esempio quelle di tendere a concentrare i banchi nella zona di Corso Italia con le sue vie laterali più prossime con l’obiettivo della pedonalizzazione del centro cittadino.

c) Bar/ristoranti

Il settore dei pubblici esercizi è spesso privo di specializzazione e non riesce a fornire un’offerta di particolare livello, selezionando i prodotti, anche tipici, e valorizzando la qualità.

Anche in questo settore hanno fatto la loro comparsa catene di fast-food, con conseguente standardizzazione dell’offerta.

Occorre quindi che l’amministrazione adoperi tutti gli strumenti a sua disposizione (concessioni di suolo pubblico, imposte comunali, incentivi, ecc.) per orientare il settore al rispetto di elevati standards igienici, all’impiego di personale regolarizzato ed alla applicazione della contrattazione collettiva, nonché alla ricerca di una migliore qualità, anche mediante l’utilizzo e la promozione dei prodotti tipici della cucina e del territorio ligure.

4. Sanità, servizi socio assistenziali e socio sanitari

Il tema della sanità, pur nei limiti delle competenze assegnate al comune, deve essere affrontato mantenendo ferme le linee di riferimento costituzionale così come dettate dall’articolo 32 della nostra Carta fondamentale e poi attuate attraverso la legge n. 833/78, istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale.

Elemento decisivo dell’impegno in campo sanitario da parte dell’amministrazione comunale rimane la diversità non nominalistica ma sostanziale tra “servizio” e “sistema”: l’idea di servizio deve rimanere nell’insieme come punto fermo ispiratore riappropriandosi degli intenti originari della riforma.

Il Comune, attraverso il Sindaco quale autorità sanitaria locale, agisce nel quadro del principio di sussidiarietà svolgendo le funzioni di indirizzo, programmazione e controllo.

Nell’ambito del confronto con l’ASL è assolutamente prioritario far funzionare la Conferenza dei Sindaci e l’ambito del distretto socio sanitario. In questo senso, e tenuto conto della nostra proposta di assoluto rilancio del concetto di comprensorialità, Savona deve sviluppare la propria funzione-capoluogo, valorizzando appieno il lavoro della Conferenza e assumendone la guida, con lo scopo di affrontare da subito i termini di criticità esistenti sia sul terreno dei tentativi di depotenziamento della presenza ospedaliera, sia di recupero sul territorio dell’indispensabile nesso tra sociale e sanitario.

La risposta ai bisogni di salute delle cittadine e dei cittadini, perché alla fine di questo si tratta, è stata compromessa nel corso degli anni da una continua serie di riduzioni lineari dei finanziamenti delle strutture, dei servizi e dagli insostenibili tagli al personale ed alla sua formazione continua.

Questo quadro si è deteriorato nel crescere di una visione assolutamente negativa di delega al privato.

Nel frattempo sono stati assunti anche provvedimenti legislativi ben costruiti sul piano di una visione generale, ma che si sono rivelati astratti al riguardo della complessità delle esigenze cui è necessario corrispondere e inadeguati rispetto al massiccio assalto dei processi di privatizzazione, intensificatisi con il passaggio alle Regioni della competenza nel settore.

Passaggio alla Regione che, nel caso della Liguria, ha dato luogo a vere e proprie dispute di carattere territoriale che nel savonese hanno palesato forti tensioni tra il capoluogo, in diminuzione verticale nella capacità di espressione di peso politico, la Val Bormida ed il Ponente.

Le necessità e le urgenze nel fornire un adeguato livello di soddisfazione ai bisogni emergenti risultano inoltre enfatizzate dall’emergenza sanitaria COVID-19 che ormai stiamo vivendo da un anno.

Senza discendere in enunciazioni di dettaglio va dunque affermato come, nell’esercizio delle proprie specifiche funzioni di indirizzo e di controllo l’Amministrazione Comunale deve operare, nella realtà savonese su due direttrici: il mantenimento e l’arricchimento nella struttura ospedaliera e la gestione dei servizi socio-sanitari sul territorio.

Nel caso specifico dell’Ospedale San Paolo bisogna tenere presente come risultino prioritarie il potenziamento delle funzioni di emergenza, con l’entrata in funzione dell’angiografo e l’attivazione di un centro ictus di primo livello, già reclamato a gran voce da più parti.

La riorganizzazione della struttura nel dopo-Covid, che ha stravolto l’organizzazione interna dei reparti, richiederebbe la presenza di un centro-infettivi in sede distaccata rispetto al monoblocco ospedaliero.

Una struttura utilizzabile attraverso opportune opere di ristrutturazione potrebbe essere individuata nell’ex-padiglione Vigiola (già originariamente destinato in quel senso) liberandolo dagli uffici che potrebbero essere trasferiti nello spazio destinato all’ASL nell’ambito della ristrutturazione dell’edificio dell’ex-Ospedale San Paolo di piazza Giulio II.

Gli interventi socio-sanitari sul territorio, spesso tralasciati negli ultimi anni, devono nuovamente portare al centro l’attività di prevenzione e l’offerta di servizi decentrati attraverso vere e proprie “piastre diagnostiche”.

Le “piastre diagnostiche” possono essere realizzate decongestionando la struttura di via Collodi e trasferendo parte delle attività sul territorio, seguendo le proposte da sviluppare attraverso il coinvolgimento del decentramento.

Assieme al rilancio dei servizi sociali si deve intervenire riattivando la presenza di strutture cui affidare compiti di educazione e di prevenzione.

Occorre inoltre, mettere mano al modello di gestione sino ad ora promosso per l’assistenza agli anziani unendo la maggiore presenza di assistenza domiciliare a nuove soluzioni che modifichino profondamente lo schema oggi prevalente delle case di riposo.

L’attenzione alle politiche di sostegno sociale non si esaurisce nelle tematiche sopra richiamate.

Qualsiasi intervento che riguardi la tale sfera non puó prescindere dal riaffermare l’importanza della centralità della persona, attraverso interventi volti a rimuovere le cause del disagio con azioni che, insieme alla risposta emergenziale, elaborino un progetto di uscita dal contingente, accompagnando le persone verso una soluzione stabile del proprio problema.

Quanto sopra rispetto a vecchie e nuove esigenze, acuite dalla crisi sanitaria ed economica, e che si presentano come temi emergenti per la costruzione di una comunità solidale e sicura.

Lavorare per il contrasto alla povertá, fragilità personale e familiare, ludopatia, abitazione, abbandono scolastico, esclusione, usura, razzismo significa essere in grado di attivare una forte azione sociale di comunità che metta in campo risorse già presenti sul territorio, riunite intorno ad progetto promosso dal Comune.

Questa visione è mancata negli ultimi anni ma può e deve essere utilmente attivata.

5. Rilancio del centro cittadino

L’indispensabile rilancio del centro cittadino presuppone tre filoni da indicare in questa direzione.

Il primo riguarda il determinarsi della necessità di elevare la qualità complessiva della vita e dell’aspetto cittadino, dall’edilizia all’arredo urbano, al verde, alla pulizia e al miglioramento della qualità dell’offerta commerciale, affrontando anche in modo deciso e risoluto il problema del traffico.

Il secondo filone è quello degli investimenti per sviluppare la presenza culturale in modo da renderla strutturale, anche attraverso un diverso rapporto con l’Università e il recupero dei contenitori storici.

Il limite del Campus, la cui presenza rimane indispensabile, è quello di risultare ancora marginale rispetto alla vita economica e sociale di Savona. E’ necessario agire per fare in modo che si possa prevedere una presenza dell’Università anche in Centro, nelle forme e nei modi da valutare con l’Università stessa.

Il tema della strutturalità nella presenza culturale e dell’Università nel Centro cittadino si rapporta ad uno degli elementi di maggior rilievo del nostro quadro progettuale: quello del recupero dei contenitori storici. Perduta l’occasione rappresentata dall’edificio dell’ex Ospedale San Paolo, rimangono da definire strutture importantissime che non possono essere abbandonate a partire da Palazzo Santa Chiara, l’ex carcere di Sant’Agostino, il complesso di San Giacomo, il palazzo della ex Banca d’Italia.

Le capacità della nuova amministrazione di evidenziare una svolta rispetto all’attuale situazione di declino si misureranno proprio sugli interventi da proporre al riguardo dei grandi contenitori storici fin qui lasciati in stato di sostanziale abbandono.

Si ripropone il tema del trasferimento della Biblioteca nel Palazzo Della Rovere (Santa Chiara).

Questo trasferimento deve essere accompagnato dalla revisione del concetto di biblioteca come esclusivo contenitore di libri.

Ci deve essere un insieme di servizi bibliotecari moderno ed efficiente, che dia gli opportuni spazi alla tecnologia, ma che divenga anche centro di aggregazione di tutte le realtà culturali cittadine, luogo di presentazione di nuovi libri, di incontri di lettura, di possibilità di accesso facilitate anche solo per leggere il giornale e quindi un vero luogo di incontro.

Particolare attenzione ai giovanissimi con momenti di incontro anche ludici, corsi di apprendimento corretto dell’uso di computer e altri dispositivi, interscambio di tradizioni e di esperienze di vita con persone di altre culture, e così via.

Allo stesso modo bisogna cercare destinazioni appropriate per la Fortezza del Priamar, al riguardo della quale rimane centrale il punto della facilità d’accesso.

Non può continuare a rappresentare un contenitore nel quale, sporadicamente, si organizzano eventi né può rimanere solo sede museale. E’ necessario renderla viva e vissuta costantemente facendo in modo che, accanto alla parte museale sia presente costantemente anche una parte di fruizione commerciale, del tempo libero e della cultura.

Il terzo filone è costituto dalla necessità di utilizzare il fenomeno dell’incremento del lavoro da remoto (smart working) che rimarrà anche al termine dell’emergenza sanitaria per trasformare Savona da città di transito a città di nuovi residenti, contribuendo a sopperire così a oltre quarant’anni di costante calo demografico e all’impoverimento verificatosi con la “fuga dei cervelli”.

Il lascito più importante dell’emergenza sanitaria sul terreno della modifica dei comportamenti sociali e degli stili di vita dei singoli e delle famiglie sarà quello del permanere della presenza di fasce di lavoratrici e lavoratori che continueranno a operare da remoto, in smart working.

L‘entità del fenomeno è sicuramente in forte crescita.

Sono molti i fenomeni legati allo smart working:

  1. il cosiddetto “nomadismo digitale”, ovvero quelle persone che operano da remoto e che spostano la loro residenza in città più vivibili e comode rispetto alle metropoli;
  2. la necessità di riordinare la cosiddetta “giungla digitale”. L’adsl è ancora molto usata. Per la banda larga e ultra larga esistono tecnologie diverse a onde radio, miste fibra – cavi, soltanto fibra e, in prospettiva la tecnologia 5G, rispetto alla quale sussistono ancora preoccupazioni in merito alle conseguenze sulla salute. Si gioca su questi elementi la cosiddetta “rete unica” e il rapporto pubblico/privato nel settore. E’ evidente che una città che aspiri ad essere sede (magari di
    ritorno) del cosiddetto “nomadismo digitale” dovrà risultare attrezzata al meglio in questa direzione, naturalmente nella piena garanzia circa la salute collettiva; in questo senso va elaborato un piano regolatore della connettività;

  3. si apre il mercato dell’adeguamento delle risorse tecnologiche a disposizione di lavoratrici e lavoratori sia nella pubblica amministrazione, sia nel privato, che nella prima fase emergenziale si sono trovati costretti a rimediare con mezzi propri.

6. Decentramento e partecipazione

La riflessione sul tema del decentramento deve partire dalla constatazione del fallimento fatto registrare dai tentativi fin qui svolti per ritrovare una qualche funzione dopo la chiusura delle Circoscrizioni che è avvenuta in una fase di vera e propria “furia distruttrice” rispetto a soggetti istituzionali utili e non certamente costosi o fonte di spreco.

Debbono essere definite alcune caratteristiche riguardanti un’ipotesi di decentramento cittadino:

  1. il punto di partenza in materia di decentramento può essere costituito dalla riproposizione dei “quartieri”, tenuto però conto della diversa configurazione sociale affermatisi nel corso degli anni e della necessità di coordinare i livelli di partecipazione popolare (assolutamente indispensabili e da valorizzare nelle diverse forme associative) con la necessità di adottare tempestivamente ed in modo concreto scelte amministrative per affrontare le esigenze del territorio;
  2. l’obiettivo complessivo non può essere che quello di un raccordo tra centro e periferia e la migliore vivibilità della periferia stessa, dotata di singoli centri di aggregazione. Occorre ricercare alcune vere e proprie “vocazioni” sulle quali impostare un progetto di riqualificazione del decentramento cittadino che potrà realizzarsi attraverso la presenza di uffici e servizi decentrati, di figure formate per essere idonee a svolgere compiti e funzioni di raccordo con la popolazione anche al fine di favorire e sollecitare la partecipazione.
  3. l’idea di un rilancio del decentramento (identificando i necessari elementi organizzativi e di formalizzazione della partecipazione sociale e politica) passa anche attraverso la proposta di un nuovo intreccio tra intervento sociale e territorialità sanitaria, che nei frangenti più drammatici dell’emergenza è apparso quanto mai indispensabile.

6.1 Compiti del decentramento

Proviamo ora, senza pretesa di essere esaustivi, ad indicare alcuni compiti che potrebbero essere affidati alla gestione del decentramento attraverso convenzioni o altre forme organizzative.

6.1.a Patrimonio rurale e boschivo

Al decentramento potrà essere affidato innanzitutto il tema del recupero e della valorizzazione dell’ambiente rurale e boschivo alle spalle della Città, fornendo ad esso una funzione economica.

Il territorio del Comune di Savona, al di là del centro abitato, si caratterizza per grandi spazi verdi percorsi da una fitta rete di agevoli sentieri e dalla presenza di boschi antichi e maestosi. Ormai da diversi anni tutto versa in stato di abbandono e può rappresentare fonte di pericolo vero nel caso di incendi. L’attività della protezione civile nacque proprio dalle squadre antincendi che si occupavano prioritariamente della pulizia dei sentieri, indispensabile nei casi di interventi di emergenza, squadre composte dagli stessi abitanti dei luoghi; oggi sono rimaste pochissime cascine abitate: non deve essere disperso il grande patrimonio di esperienza e di conoscenza dei luoghi.

Si tratta di favorire occasioni di sviluppo di una agricoltura di prossimità ai centri abitati che possa fornire a imprenditori possibilità di reddito oltre che provvedere al mantenimento ed alla custodia del patrimonio verde.

6.1.b Quartieri e qualità della vita

Il miglioramento della qualità della vita nei quartieri passa anche attraverso il mantenimento di luoghi di incontro (Società di mutuo soccorso, associazioni culturali, sportive, ecc.) e l’organizzazione diffusa di iniziative in tutta la città, in modo da integrare, pur nel rispetto delle differenze e delle diverse culture.

Le funzioni di indirizzo, coordinamento e amministrazione del decentramento devono avvalersi essenzialmente anche delle funzioni del volontariato.

Vanno pensate forme di consultazione separata in funzione degli argomenti che interessano (sportivi, sociali, culturali, ecc,) affinché gli interventi siano più mirati.

Occorre lavorare a gruppi per arrivare alla predisposizione di progetti studiati in funzione degli specifici campi di intervento con il contributo del Comune sotto forma di idee e di stimolo, non sempre e solo come intervento economico, ma come supporto nella logistica, nell’organizzazione e nel rapporto con altri enti.

I contributi economici e quelli in natura (sedi o attrezzature a prezzo politico, ecc.) devono essere indirizzati al perseguimento di programmi decisi dal Comune, previa ampia consultazione con i soggetti interessati, allo scopo di contribuire al raggiungimento degli obiettivi concordati.

Sotto questo aspetto sulla scorta di alcune positive esperienze italiane ed estere (dal bilancio partecipativo di Porto Alegre al Débat public del modello francese) si potrebbe costituire una Carta della Partecipazione ed agire sui diversi piani e temi per la creazione di gruppi di lavoro al fine di realizzare una vera comunità partecipativa.

L’obiettivo di tale comunità dovrebbe essere duplice:

  • da un lato concentrarsi sulla facilitazione e sui metodi partecipativi per la soluzione creativa dei problemi (creative problem solving) e la gestione di progetti partecipativi;
  • dall’altro lato, si tratta di attivare un processo permanente di innovazione e miglioramento continuo basato sull’ascolto, il coinvolgimento e la valorizzazione delle competenze interne ed esterne rispetto all’organizzazione.

La rete dei gruppi permanenti potrebbe agire attraverso sportelli e canali posti a disposizione della comunità, la creazione di appositi webtv o canali tematici digitali, ed anche l’apertura di una Piazza o di un’Agorà dedicata al gruppo di lavoro formato da cittadini e operatori dell’Amministrazione impegnati nella partecipazione, la presenza dell’Assessore di riferimento e così via.

7. Cultura, istruzione e formazione

La grave crisi di identità civica non si può vincere senza un ripensamento delle attività culturali cittadine entro una cornice capace di armonizzarle, svilupparle e talvolta ricostruirle.

Questa cornice non può che derivare dall’impulso dell’amministrazione comunale, che rappresenta per proprio statuto le istanze dell’intera società savonese.

Solo un governo cittadino riconosciuto come autorevole dagli operatori del settore, capace di ascoltare proposte e bisogni delle diverse realtà, ma nel contempo in grado di indirizzarle entro un progetto definito, può rappresentare una vera forza propulsiva.

L’amministrazione uscente di centrodestra si è dimostrata in questo assai debole, rinunciando pressoché completamente alla regia pubblica sul settore; peraltro gli ultimi anni del centrosinistra precedente, pur agevolando talvolta felici iniziative di realtà del territorio, non aveva tuttavia mostrato un interesse di fondo verso questa leva come stimolo alla crescita cittadina. 

Un programma culturale forte dovrà prevedere in primo luogo la valorizzazione attenta delle più importanti realtà locali, non solo consentendo loro di operare al meglio, ma chiedendo precisi impegni nei confronti della comunità: è un intero tessuto civico a dover essere insieme sostenuto e sfidato per poter raggiungere, nelle sue diverse articolazioni, la massima qualità possibile.

La continuità e il costante arricchimento delle manifestazioni andranno dunque premiati, senza che questo crei rendite di posizione per consentire alle forze del territorio di esprimerne – e talvolta definirne – l’identità.

Questo, naturalmente, senza trascurare quegli apporti esterni capaci di accelerare davvero il passo, non come presenze “spot”, ma come fonte di idee che possano sedimentarsi nella riflessione cittadina. 

Spesso la vita culturale civica appare velleitaria: dovrà diventare ambiziosa.

Servirà per questo un profilo culturale più sorvegliato e omogeneo delle attività, pur giustamente indipendenti e in diversi casi per niente irrilevanti, che già si svolgono. 

Circa gli spazi, per prima cosa si dovrà sostenere un lavoro molto impegnativo sul Teatro Chiabrera.

Il Teatro dovrà essere pienamente utilizzato in tutti i suoi spazi, compreso il Ridotto, garantendone l’uso anche nel periodo estivo.

La Convenzione che regola i rapporti fra Comune, Arci e Officine Solimano andrà utilizzata a fondo, con un maggior, reciproco sostegno.

Fondamentali saranno il recupero dei grandi contenitori storici e la valorizzazione degli spazi culturali entro i quartieri, molto importanti come elemento di presidio periferico, per evitare l’ingrigimento ulteriore di zone che occorre rendere di nuovo comunità. 

Savona è città dal ricco tessuto associativo, che vive oggi, in tempo pandemico, una grave sofferenza. Questo tessuto, i suoi luoghi di riferimento, i cittadini che esso è in grado di raggiungere, la possibilità di sostenere in diversi modi la ripresa o l’arricchimento di attività oggi sospese, ma che hanno talvolta significato molto per l’identità cittadina, dovranno essere oggetto di interlocuzione profonda e attenta: circoli, associazioni, SMS devono poter ancora costituire un punto di riferimento cui molto si può chiedere, ma cui molto si deve anche riconoscere, in termini di attenzione, di ascolto, di solidarietà. 

L’integrazione dell’offerta non dovrà essere considerata meno importante della qualità dell’offerta stessa. Se è giusta e necessaria la piena libertà di iniziativa di ogni realtà, una più scrupolosa attenzione affinché le attività tra di loro affini non alternino fasi di vuoto con altre di sovrapposizione non può che toccare a una iniziativa di coordinamento di cui il Comune di Savona deve far parte.

Accanto all’offerta, sarà opportuno che un’attenta regia amministrativa indaghi peraltro le caratteristiche della domanda di cultura.

Quale tipo di pubblico esiste in Savona per le diverse attività? In quali fasce può essere suddiviso? Verso quali tematiche o forme espressive si indirizza maggiormente?

Questa ricognizione potrebbe non solo evitare dispersioni di forze creative ed economiche verso operazioni di ridotta efficacia, ma consentire altresì di mettere in campo azioni volte a indirizzare la domanda stessa, proponendo nei modi più opportuni alla cittadinanza anche un’offerta volta ad allargare il confronto, fuori da convenzioni e stereotipi.

Il bilancio del settore Cultura dovrà essere considerato uno dei punti di partenza su cui costruire l’idea di Città.

L’amministrazione dovrà dimostrare autorevolezza politica, capacità di dialogo e superamento della tendenza attuale a delegare agli uffici anche questioni di responsabilità e di scelta attraverso lo strumento del bilancio, che se rivisto nei suoi criteri di fondo, può costituire il mezzo per incidere non solo economicamente, ma con senso civico e visione, sul sistema delle attività culturali e – di conseguenza – dell’identità civica.

7.1 Integrazione e completamento dei percorsi culturali

Il tema riguardante la fruizione dell’offerta culturale necessita in primo luogo di una valorizzazione delle strutture esistenti, da coordinare e inserire in precisi percorsi da offrire in modo organico al pubblico.

Ad esempio occorrerà prendere in considerazione e valorizzare, anche in accordo con la Diocesi Vescovile ed i privati proprietari:

1) la Pinacoteca con la presenza di lasciti importanti come le icone del prof. Mantero e la collezione Figliolia

2) il notevolissimo Museo della Ceramica

3) il complesso costituito dal Duomo, dalla Cappella Sistina e dalle stanze di Pio VII al Vescovado

4) la quadreria del Seminario (attualmente chiusa)

5) il convento dei Cappuccini alla Villetta

6) il convento di Santa Teresa in via Firenze

7) la chiesa di Sant’Andrea

8) il Teatro Sacco

9) la caratteristica via Saredo alle Fornaci

10) Palazzo Chabrol

11) Il Planetario conservato nella sede del Liceo Classico Chiabrera già dell’Istituto Nautico Leon Pancaldo.

Da considerare a parte, ma in modo integrato, il discorso riguardante il Santuario di N.S. di Misericordia con il Museo, il Palazzo delle Azzarie, e le altre peculiarità artistico culturali della zona.

Nell’elenco delle realtà storico-artistiche va progettato un  percorso dedicato agli  Oratori, così come a Chiese quali S. Domenico in San Giovanni Battista o S. Pietro.

In questo ambito deve essere ricordata, salvaguardata e promossa anche la funzione di promozione delle più importanti associazioni culturali come la Società Savonese di Storia Patria, l’Associazione intitolata a Renzo Aiolfi, “A Campanassa”, L’Istituto Internazionale di Studi Liguri, l’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età contemporanea.

Una particolare attenzione dovrà essere dedicata al Civico Museo Archeologico, anche al fine di valorizzarne il più possibile la caratteristica di museo “in progress“, espressione e risultato di ricerche attive da anni e che è auspicabile proseguano senza fossilizzarsi. Una città senza museo archeologico è una città che non conosce appieno la propria storia, perché sono i risultati della ricerca a offrire nuove fonti di conoscenza.

Per assurdo, in una città ideale non dovrebbe esistere una pinacoteca  dell’arte antica, perché una tale pinacoteca sarebbe segno di un patrimonio artistico che è stato smembrato ed oggi avulso dal contesto originario per il quale era nato.

Dovrà essere aperta un’interlocuzione particolare con altre istituzioni culturali di peso quali l’Istituto Internazionale di Studi Liguri e la Società Savonese di Storia Patria, la cui preziosa dotazione libraria (la biblioteca ospita oggi quasi 100.000 volumi, un patrimonio bibliografico spiccatamente complementare a quello della Biblioteca Civica Barrili) attende oggi uno spazio proprio, dal momento che la sede di Casa Boselli non è in grado di ospitare l’intera raccolta. 

A questo proposito, il recupero del contenitore storico di Palazzo Della Rovere (Santa Chiara) con il trasferimento della citata Biblioteca Civica meriterebbe di essere arricchito proprio dall’accorpamento con il fondo librario di Storia Patria, riunendo le due collezioni in un’unica sede. 

Peraltro, una più attenta collaborazione e attività di rete anche con altre biblioteche di rilevante valore (da quella dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea o da quelle di alcune istituzioni scolastiche) dovrà essere conseguita, come segno di importante servizio culturale per la cittadinanza.

8. Quotidianità, sicurezza, difesa dell’ambiente, traffico

La vita di una qualsiasi città (al di là delle dimensioni) è fatta dell’ordinario e di eventi straordinari (iniziative, concerti, manifestazioni di vario genere).

Quindi una città viva, produttiva, partecipata e sicura.

La sicurezza e la relativa percezione non si esauriscono con il sistema di video-sorveglianza o con un pattugliamento mediante il passaggio di un’auto di servizio, sicuramente utili a fini di prevenzione e deterrenza, ma è necessario ridurre le cause dei conflitti sociali e individuali e migliorare i rapporti tra le persone, disperdendo le paure irrazionali.

In materia di sicurezza, anche nell’ottica del decentramento, deve essere ridisegnato il ruolo della polizia locale la quale ha da assumere un migliore controllo del territorio attraverso la presenza fisica in centro ed in periferia (anziché chiudere le sedi distaccate come è stato fatto nel recente passato).

La stessa polizia locale in questi anni ha patito un forte ridimensionamento della dotazione organica per cui si dovrà intervenire per aumentarne il personale e per attrezzarla sempre meglio per lo svolgimento delle sue molteplici attività ed in particolare nella presenza sul territorio del centro e delle periferie.

In questo senso va anche potenziato il raccordo con le altre forze dell’ordine e con i comuni vicini nell’ottica di una proficua collaborazione per il mantenimento della sicurezza.

Le polizie locali non sono più i vigili di una volta; da tempo svolgono compiti diversificati, tra questi quelli di polizia giudiziaria, polizia commerciale ed ambientale oltre che i tradizionali compiti di polizia stradale e del traffico.

La tutela dell’ambiente e del verde pubblico e privato passa anche attraverso il controllo da parte della polizia locale delle discariche e micro-discariche abusive oltre agli interventi per la rottamazione dei veicoli ridotti a relitti, con giovamento per l’ambiente ed il decoro e con recupero di posti auto indebitamente occupati.

Il controllo del traffico, scoraggiando il caos delle soste selvagge, conduce ad un miglioramento del trasporto pubblico e della circolazione in generale.

9. Situazione abitativa

In città sono presenti diverse centinaia di appartamenti delle dimensioni più varie non utilizzati.

I valori di vendita di quelli di dimensioni più piccole sono diminuiti rispetto al passato poiché la presenza della pandemia ha portato molti al lavoro da casa e a dover vivere gli spazi più a lungo, magari con la famiglia e quindi ad avere la necessità di ambienti più ampi.

Di contro sono aumentati molto i valori degli immobili più grandi, per non parlare poi delle case con giardino, anche nelle estreme periferie.

Per gli immobili in affitto si assiste alla crescita del canone mensile pur in presenza di appartamenti a volte fatiscenti, con impianti non del tutto a norma. La maggior parte delle offerte riguarda immobili ammobiliati per i quali è possibile stipulare contratti con durata limitata.

Sono praticamente inesistenti, o comunque molto limitate, le proposte di affitto di immobili a canone concordato con l’amministrazione comunale e spesso i proprietari preferiscono lasciare l’appartamento vuoto.

Per cercare di aumentare la popolazione residente occorre quindi intervenire con politiche che condizionino e modifichino il mercato immobiliare e quello delle locazioni, soprattutto a favore delle famiglie con redditi bassi.

Occorre quindi incentivare gli affitti attraverso l’aggiornamento degli accordi in materia ed una modulazione delle imposte comunali, riducendole a chi affitta a canoni concordati ed aumentandole a chi preferisce lasciare gli immobili vuoti o a chi affitta a canoni più elevati.

La riqualificazione degli immobili ad uso abitativo e commerciale naturalmente è strettamente connessa con quella del centro cittadino, ovvero delle strade, dei marciapiedi, dei tombini di recupero delle acque bianche, dell’illuminazione pubblica, dei cestini portarifiuti, delle panchine, delle fioriere e così via.

Una città civile deve anche mettere a disposizione dei suoi abitanti e degli ospiti servizi igienici pubblici da conservare in buono stato di pulizia e manutenzione.


Va inoltre considerata la presenza a Savona di un vasto patrimonio immobiliare pubblico che versa spesso in stato di abbandono: questo patrimonio dovrebbe essere recuperato ed utilizzato ai fini dell’incremento dell’offerta abitativa e della mitigazione dell’importo dei canoni.

A tal fine spetta al Comune un’attenta ricognizione dello stato attuale, in collaborazione con altri soggetti pubblici sul territorio, al fine di richiedere alla Regione gli adeguati finanziamenti.

10. Risparmio energetico

In materia di risparmio energetico è necessario intervenire incentivando l’installazione dei pannelli solari termici che contribuiscono alla riduzione dei consumi con la produzione di acqua sanitaria, rendendoli obbligatori per le nuove costruzioni e per le ristrutturazioni integrali.

Inoltre da Savona potrebbe partire uno stimolo per l’insediamento di aziende di produzione di carburanti puliti tipo l’idrogeno, magari attraverso un riutilizzo dell’energia che non si riesce ad accumulare attraverso le pale eoliche.

A questo proposito appare fondamentale il rapporto con il Campus Universitario, soggetto già in grado di sviluppare livelli di ricerca avanzata.

Il punto riguardante il risparmio energetico deve essere collegato a quello riguardante la difesa ambientale sotto l’aspetto dell’inquinamento nelle sue diverse forme sia dell’aria che dell’acqua e del suolo.

11. Tessuto urbanistico

La struttura urbanistica dovrà tenere conto delle prioritarie esigenze di riqualificazione sia nel permettere le necessarie ristrutturazioni, ricucendo gli strappi nel tessuto della città, sia nell’impedire ipotesi di nuova, inutile e dannosa, cementificazione.

Diverse e importanti sono le aree sulle quali operare in modo da evitarne il definitivo degrado, elaborando progetti non destinati alla speculazione ma all’utilità pubblica, al verde, al rinnovamento delle strutture sociali e alla territorialità sanitaria.

A parte il problema enorme creato dall’Aurelia Bis in vari punti (di fronte alle Funivie, Corso Ricci, ecc) le questioni emergenti possono essere così riassunte: piazza del Popolo con la ex squadra Rialzo, ex cantieri Solimano, l’area dello stadio Bacigalupo e del CSI a Legino, Orti Folconi, aree di pregio tra ex-Enaip e San Giacomo, Funivie, ex-sottostazione elettrica di Lavagnola e relativi capannoni non utilizzati, i chioschi di Piazza del Popolo.

La questione dello stadio è sicuramente da discutere e definire, immaginando in prospettiva un impianto di dimensioni ridotte, così come debbono essere ripensate, oltre che conservate, le strutture sportive sparse per tutto il territorio cittadino, sia sotto l’aspetto della manutenzione sia al riguardo della loro gestione.

Il tema degli strappi urbanistici riguarda anche la localizzazione del nuovo carcere che il Ministero non ha ancora individuato: è evidente che si tratta di un forte elemento di discussione politica che dovrà essere affrontato a livello comprensoriale.

In generale il terreno della ricucitura deve essere gestito dalla parte pubblica e orientato alla riqualificazione dell’offerta commerciale (senza nuove strutture della grande distribuzione), culturale e del tempo libero.

In questa sede indichiamo le grandi linee direttrici sulle quali incamminare un’Amministrazione Comunale all’altezza delle sfide del futuro per una visione del centro cittadino inteso quale sede di volano per un nuovo modello di sviluppo.

Sarà il piano strategico che abbiamo proposto a dover individuare, con la collaborazione di tutti i soggetti interessati e dei cittadini in primo luogo, le diverse destinazioni urbanistiche, fermo il principio del contenimento della cementificazione che abbiamo già illustrato.

Una particolare attenzione va posta anche ai giardini e parchi urbani,
con un controllo dello stato di salute degli alberi (per evitare cadute che possono dimostrarsi pericolose) e per scegliere delle essenze da impiantare in funzione della zona, dell’utilizzo e della tipologia di terreno.

12. Struttura comunale, bilancio, aziende partecipate

Particolare attenzione occorre mettere al tema del bilancio, che l’attuale amministrazione ha utilizzato quale alibi per giustificare il proprio immobilismo, salvo poi promettere di spendere qualcosa in previsione della campagna elettorale.

Sul fronte delle entrate bisogna considerare le attuali difficoltà economiche di larga parte della popolazione ed utilizzare tutti gli strumenti che la legge consente per equilibrare socialmente il peso fiscale e tributario.

Dovrà essere rivista e potenziata la struttura comunale con particolare riguardo ai settori strategici nel frattempo abbandonati e servirà una grande attenzione per adeguare la dotazione organica di personale alle nuove necessità del progetto di rilancio.

Al riguardo è diventata indispensabile la creazione di un ufficio che si occupi di seguire tutte le linee di finanziamento regionali ed europee e sia in grado di raccogliere i progetti relativi sia a favore dell’amministrazione sia come supporto in progetti che, pur se di iniziativa privata, abbiano un qualche interesse per la collettività.

I dirigenti devono rappresentare il punto di raccordo tra l’amministrazione comunale, cui spetta indicare gli obiettivi impartendo le necessarie indicazioni, con lo scopo di attuare le direttive ricevute e raggiungere i risultati indicati.

La natura pubblica dell’ATA dovrà essere salvaguardata, così come la sua centralità operativa nell’ambito delle funzioni che Savona è chiamata a svolgere come componente essenziale di un vasto comprensorio.

Analogamente si dovrà intervenire per migliorare i livelli di trasporto pubblico forniti da TPL Linea evitando anche in questo caso riflussi verso una gestione privatistica.

13. Considerazioni conclusive

A conclusione di queste nostre proposte vogliamo sottolineare che la Sinistra savonese deve recuperare la capacità di immaginare un futuro diverso per la Città, per risollevarla dalla fase di declino che sta attraversando.

In questa direzione la prossima scadenza elettorale per il rinnovo del Sindaco e del Consiglio Comunale rappresenta soltanto un primo passo verso una visione di “pensiero lungo”, che ridisegni il volto di Savona nei prossimi decenni, facendola nuovamente diventare una città socialmente viva e bella.

Si tratta quindi di promuovere la presenza della Sinistra nella prossima competizione elettorale in un afflato di grande respiro ideale nel quale ritrovare anche le proprie radici ed il senso di un’appartenenza.

Il nostro primo obiettivo, naturalmente, rimane quello di far comprendere ai cittadini che per immaginare un nuovo sviluppo diventa improcrastinabile sconfiggere questa destra e la sua attuale, rissosa e fallimentare, gestione amministrativa.


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