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Liguria e Basso Piemonte

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Allarme lupi in Liguria dove non si pratica l’esempio intelligente della Spagna. L’assessore Piana sbaglia?


La presenza dei lupi in Liguria deve trovare il suo equilibrio con le attività umane. La Regione ha il dovere di tutelare la “biodiversità”collaborando con l’ISPRA senza creare allarmismi. Leggi a fondo pagina anche la sentenza della Corte Costituzionale in merito alla caccia ai cinghiali con comunicato stampa della Cia.

di Gabriello Castellazzi*

Alessandro Piana imperiese in cucina

Alessandro Piana,  Assessore all’Agricoltura, Caccia e Pesca della Regione Liguria, ha rilasciato nei giorni scorsi una dichiarazione riguardante il problema della convivenza del lupo (Canis lupus italicus) con le attività umane del nostro entroterra.

Ha affermato in sintesi che è “necessario e improrogabile un cambio di rotta della normativa vigente” in quanto “la popolazione dei lupi è decisamente aumentata”e questa specie “non è più classificabile in via di estinzione”, quindi “decade l’idea di una sua necessaria tutela a 360 gradi”.

L’affermazione è molto preoccupante perchè riguarda il delicato tema della “biodiversità” e rientra nell’ottica della sopravvivenza di una specie che già nella prima parte del ‘900 ha subito una forte riduzione.

In questi giorni si è ampiamente parlato di sviluppo eco-sostenibile e biodiversità, essendo un tema inserito giustamente nei programmi di un Governo sostenuto da un ampio arco di forze politiche che hanno il dovere di agire coerentemente a livello regionale.

L’ ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), è un organo dello Stato italiano incaricato di studiare e trovare soluzioni per i tanti problemi che riguardano gli equilibri ambientali, ma che a volte non viene ascoltato. Esempio classico: l’Istituto ha vivamente sconsigliato la caccia al cinghiale “in braccata”, modalità che provoca l’aumento invece che la diminuzione di questi ungulati – indicazione clamorosamente disattesa dalla Regione Liguria.

Prima di soffermarci sulle ultime valutazioni dell’ISPRA in relazione alla corretta gestione dei lupi in Italia sono necessarie alcune considerazioni.

L’ attuale diffusione dei lupi è  frutto di dinamiche naturali (aumento delle prede selvatiche e delle politiche di conservazione intraprese a sua tutela): Legambiente ha pubblicato sul tema  una interessante inchiesta con il titolo “Grandi carnivori-piccoli rischi”. 

La  popolazione dei lupi si è allargata dall’Aspromonte fino alle Alpi (l’Italia ospita oggi complessivamente circa 2000 individui), ma la sua presenza si estende in Francia, Svizzera, Austria, Slovenia e Spagna. In quest’ultimo paese il governo ha dato assoluta priorità alla coesistenza piuttosto che alla persecuzione dei lupi: le greggi vengono protette con recinti elettrici, dissuasori acustici e cani da guardiania.

Il lupo è un animale dalle abitudini fortemente sociali, vive in branchi di dimensioni variabili e si ciba in prevalenza di fauna selvatica, in particolare ungulati; esso limita la popolazione dei cinghiali, non solo perchè questi vengono cacciati, ma anche perchè la presenza dei lupi nell’ambiente li intimorisce obbligandoli ad attuare strategie di fuga (rimangono più nascosti) con conseguenti minori danni alle attività agricole.

L’ ISPRA, ritene che le prospettive di conservazione di questa specie rimangano favorevoli, anche se soggette a fattori di minacce simili a quelle che colpiscono l’orso: problema legato alla persecuzione illegale da parte dell’uomo e alla mancanza di strategie di gestione e conservazione coordinate su scala nazionale. Il lupo non è “cattivo” ma può ovviamente causare danni agli allevamenti dove si è perduta una corretta pratica di custodia delle greggi. E’ necessario attivare strategie di mitigazione dei conflitti con l’uomo e le attività zootecniche tradizionali, finanziando, come in Spagna, tutti i sistemi di protezione.

Secondo il WWF, sono circa trecento i lupi che ogni anno muoiono per mano dell’uomo pur essendo animali protetti dagli anni ’70 .

La “Direttiva Habitat 92/43/CEE”, inserisce il lupo tra le specie protette di interesse comunitario e invita all’istituzione di zone speciali (ZSC) finalizzate al rispetto del patrimonio di biodiversità.L’ ISPRA, con il programma 2020-2021, ha attivato il ruolo di coordinamento e responsabilità decisionale con tutte le Regioni per  le fasi di attuazione di un preciso monitoraggio mirato ad ottenere una stima vera di consistenza della popolazione dei lupi nell’ambito del progetto “LIFE Wolf Alps EU 2019-2024”.

Le procedure comprendono punti di marcatura, fototrappole e snow-tracking (individuazione mediante le tracce sulla neve) per l’identificazione dei branchi presenti in una determinata area; per accertamenti sul loro livello di riproduzione e per avere stime precise sulla distribuzione della specie a livello nazionale, facendo attenzione alla presenza dei cani vaganti con comportamento selvatico (questi sì molto pericolosi per l’uomo). Secoli di difficile coesistenza con l’uomo hanno plasmato il comportamento del lupo, che se può evita l’uomo; le aggressioni immotivate sono leggende.

Quindi oggi, secondo i Verdi, il compito della Regione Liguria è quello di collaborare con ISPRA , Federparchi e Carabinieri Forestali, per un studio completo sulla consistenza effettiva dei lupi, senza fomentare allarmismi e sostenendo invece, con finanziamenti adeguati, sistemi di protezione delle attività agricole e di allevamento.

*Il portavoce della Federazione dei Verdi della provincia di Savona,

Gabriello Castellazzi

ARTICOLO DE IL SOLE 24 ORE- EDITORE LA CONFINDUSTRIA ITALIANA

LA CORTE COSTITUZIONALE E LA CACCIA AL CINGHIALE

COMUNICATO CIA – La sentenza della Corte Costituzionale su Legge Regione Toscana conferma che è possibile intervenire in maniera straordinaria sulla caccia di selezione al cinghiale. Una sentenza che permetterà, tra le diverse opportunità,  di concedere il permesso di prendere parte alle operazioni di selezione e riduzione del numero di cinghiali anche agli agricoltori, purché provvisti di tesserino di caccia.
“ Viene così sancito un importante principio che consente,  a determinate  condizioni,  l’organizzazione in tutto il periodo dell’ anno di battute di selezione, una modalità che colloca la funzione di controllo della fauna fuori dell’ ambito venatorio per assegnarla a quella che potremmo definire , una “corretta gestione” della stessa – commenta Aldo Alberto, presidente di Cia Liguria -. Crediamo che sia giunto il momento che anche la Regione Liguria si misuri con questa opportunità di intervento, da associare a tutti gli altri strumenti già previsti dalla normativa e ragionevolmente applicabili, utili a determinare una selezione efficace e sostenibile della presenza di cinghiali”.
Cia Liguria chiede alla Regione di porre mano alla realizzazione di piani di controllo e selezione che abbiano come primo obiettivo il contenimento della presenza del cinghiale sul nostro territorio. E in particolare chiede  all’ Assessore Piana di avviare un confronto con tutte le parti in causa per valutare la possibilità di trovare un percorso che porti a risultati nel più breve tempo possibile. “ Auspichiamo che il lavoro sia condiviso con le diverse realtà del territorio– conclude Aldo Alberto –  che condividano l’esistenza del problema e si impegnino a dare il proprio contributo alla ricerca di soluzioni praticabili e sostenibili”.

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