Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Loano quando l’Orecchio faceva informazione di crescita civile
Quell’agguato stile mafioso e impunito


Erano i primi anni ’80. La Riviera savonese di ponente aveva visto nascere, negli anni ’60, Il Risveglio, La Settimana Ligure, La Nuova Liguria, quando i quotidiani più diffusi in Liguria non avevano pagine locali ed una copertura capillare, con l’eccezione  parziale de  La Gazzetta del Popolo e  Il Nuovo Cittadino vicini alla Democrazia Cristiana. Il Secolo XIX di Genova pubblicava una pagina per le province di Savona e Imperia. Sul finire di quel decennio il quotidiano dei liguri aprì le sue prime redazioni provinciali, oltre che a Sanremo e Chiavari. Con un crescente successo di lettori e numero di pagine redazionali e  pubblicitarie.  Seguì a ruota anche La Stampa. Qualche anno dopo Gazzetta e Cittadino cessarono le pubblicazioni. Loano che poteva esibire la sua storica ‘Gazzetta’, si è arricchita per alcuni anni pure de l’Orecchio. Redazione e stampa nella tipolitografia  di via Palestrina 8, direttore Elio Punzi (capo ricevimento all’Hotel Moderno, 4 stelle), redattore e grafico Salvatore Facciolo, editrice proprietaria Luciana Minazzo. Tra i collaboratori Renzo Bailini che poi scriverà per Il Lavoro di Genova e del Psi.

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IL SENATORE SPADOLINI – SARA’ PRESIDENTE DEL CONSIGLIO –  A LOANO IN CAMPAGNA ELETTORALE PER LE COMUNALI

Prendiamo a caso il numero  che ha pubblicato  i programmi  e i candidati dei partiti politici e gruppi indipendenti che si presentavano  alle consultazioni amministrative di Loano, Pietra Ligure e Borgio Verezzi.  Gli spazi erano autogestiti dai vari raggruppamenti e resi disponibili gratuitamente. C’erano candidati che sceglievano di comprare uno spazio pubblicitario.  Che si aggiungeva alla pubblicità commerciale. Una curiosità tra le tante ? Anche il Pci, allora seconda forza politica in Italia ed in molte località rivierasche e dell’entroterra,  partito organizzato a tappeto, in città e paesi, con sezioni e Federazione provinciale (è arrivato ad avere una quarantina di dipendenti),  pubblicava un suo spazio a pagamento. Il testo era comune ed unico: “Contro l’immobilismo. Per uscire dalla crisi un progetto di cambiamento.P.er- C.ambiare- I.nsieme”. Corredato dal piccolo logo della falce e martello con la stella a 5 punte. P.C.I.

C’è un’altra osservazione che da il senso del clima e della maturità socio politica culturale che animava tanti cittadini soliti seguire con diligenze la vita pubblica, il Palazzo, ovvero il municipio, le forze politiche presenti con i consiglieri comunali, ma anche l’attività all’interno dei partiti e delle maggiori associazioni di categoria. Le riunioni dei consigli comunali vedevano lo spazio riservato al pubblico quasi sempre stipato, non c’era posto per tutti. Molte decine di cittadini che seguivano i lavori pure fino a tarda notte. Le riunioni si tenevano sempre di sera dopo le 20. E capitava non di rado che si protraessero fino alle ore piccole.

In quel numero, per Loano, la parte del leone la fece il Partito Repubblicano Italiano con i 30 candidati rigorosamente in ordine alfabetico. Il sindaco non veniva eletto ancora a suffragio popolare maggioritario. Le possibilità di crisi e ribaltoni anche se non frequenti era più facili. A Loano accadde con il sindaco comm. Felice Elice che vittorioso al suo secondo mandato si staccò dalla Dc e diede vita ad una lista di indipendenti. Poi formò una maggioranza alleandosi con il Psiup dell’avv. Stefano Carrara che divenne vice sindaco. Un’esperienza durata due anni perchè nella lista ci furono,  una dopo l’altra, tre defezioni (Goso, Baietto e Gaggero).

Il partito repubblicano che aveva tra i candidati la 34  enne Maria Giuliana Amelotti, imprenditrice e oggi storica presidente della Pro Loco. Gilberto Costanza che è stato assessore alle Finanze e Bilancio nella giunta Elice, consigliere comunale di maggioranza e minoranza (sindaco Mario Rembado) ed tra i tre fondatori della Settimana Ligure (con Aldo DompèRomano Strizioli).  C’era il capitano Renzo Elice, per anni apprezzato presidente del Circolo Nautico, poi consigliere comunale eletto proprio nel 1983. C’era Giovanni Lauretta tra i fondatori del Musero del Mare.

STORIA DI UN AGGUATO IN STILE MAFIOSO RIMASTO IMPUNITO – C’era Augusto Righello, all’epoca bancario, promettente 30 enne. E’ mancato la vigilia di Ferragosto di quest’anno, a 66 anni. Dimenticato dai media il dramma che aveva vissuto, sempre ad agosto, del 2008. Al centro di un clamoroso fatto di cronaca. Allora titolava Il Secolo XIX: Consulente aziendale ferito. Gambizzato a Toirano, spunta la pista dell’usura. Righello è pronto a fornire altre rivelazioni decise nelle indagini. Non sarà così, la vicenda è rimasta senza la scoperta degli autori e soprattutto mandanti. I fatti  risalivano alle 21 del 27 agosto sotto la casa dove Righello abitava. Due i componenti il commando.  Uno gli ha scaricato quattro colpi di pistola  alle gambe col preciso obiettivo di ferirlo, non ucciderlo.  Una vera intimidazione in stile mafioso, scriveva Dario Freccero.  Poi una serie di articoli  su La Stampa a firma del corrispondente Angelo Fresia. “Righello fuori pericolo, ieri l’ultima operazione. Estratti i quattro proiettili di revolver. Indagini a 360 gradi.” Il servizio ricordava che Righello era una persona molto conosciuta ed apprezzata in Riviera. Per un biennio era stato  presidente del Lions Club Doria Loano, poi dirigente  della società pallavolistica San Pio X. Negli ultimi anni si ritira dalla vita pubblica, probabilmente per le difficoltà economiche insorte. Preferisce periodi di tranquillità in un alloggio preso in affitto a Nava.  Ha venduto la villa  dove abitava a Boissano, trasferendosi in un alloggio del centro storico di Toirano. Sempre attorniata dall’affetto e dalle premure della moglie  Riccarda, dei figli Marco e Marzia. Il fratello del ferito Giovanni era invece responsabile ligure  di un istituto di credito emiliano.

Una serata dei Lions  vedeva riuniti allhotel Garden Lido, tra i presenti sulla destra della foto alle spalle della prima coppia seduta al tavolo, Augusto Righello (foto archivio trucioli.it)

Gli inquirenti, ricordava Fresia, passano sotto la lente di ingrandimento la vita  del gambizzato che, a scanso di equivoci, non ha mai avuto amicizie border line, equivoche.  La carriera del cinquantenne, all’epoca dei fatti, si svolge nel mondo delle banche con ruoli dirigenziali nelle filiali di Savona e Imperia  della Cassa di Risparmio di Savona. Poi la vita da bancario ha una svolta con l’ingresso nei ranghi di Oliva 2000, specializzata nel commercio all’ingrosso di prodotti surgelati, l’azienda era nata a Borghetto dalle famiglie Oliva (la figlia è consigliere comunale di minoranza ed ex assessore nella giunta Gandolfo) e Vaccarezza (di Loano). Con la vendita e la nuova società Oliva 200, Righello ha il ruolo di amministratore delegato di quella che era diventato un serio colosso commerciale.  Nel 2008 il rapporto si chiude  in modo burrascoso dopo quasi dieci anni. Righello non resta disoccupato diventa consulente di alcune imprese  savonesi ed in particolare per una società di Cairo Montenotte. Ma per quell’attentato”in puro stile mafioso’, nonostante  una mozzicone di sigaretta che potrebbe far risalire al Dna dei banditi, buio assoluto. Almeno una ventina i servizi giornalistici e gli approfondimenti sul Secolo e La Stampa, poi l’inesorabile dimenticatoio.

Gli inquirenti si sforzano di proporre la tesi che le aspettative appaiono buone per arrivare ai responsabili. Si parla persino di telecamere in una Toirano dove il consiglio comunale “ha bocciato in maggioranza l’idea di dotare i vigili dell’utilizzo delle armi con la motivazione che il paese non ha bisogno né delle telecamere nè di pistole perchè è cittadina di pace”. Toirano che con le famiglie Gullace e Fazzari diventerà al centro dell’attenzione per storia di ‘ndrangheta.  E già in quel periodo c’era chi dai banchi consiliari dell’opposizione rimarcava che quell’episodio  era un inequivocabile  avvertimento mafioso e che con troppa facilità si concedevano le residenze a sconosciuti.  Il sindaco invitava a non strumentalizzar, diceva che l’episodio non era accaduto di notte, era ancora giorno e di fronte  all’edificio comunale. Dunque non era il caso che un consigliere “giocasse con le paure ed i timori dei cittadini, alimentasse l’insicurezza trasformando un episodio assolutamente sporadico in una realtà diffusa, Toirano non è assolutamente  quello che viene dipinto in questi giorni” concludeva il primo cittadino.

Le indagini erano coordinate dal sostituto procuratore Giovan Battista Ferro che è ancora in servizio alla Procura di Savona ed è tra i ‘magistrato anziani’ come esperienza.  Tra le piste quella di operazioni finanziarie sbagliate, con qualche cliente magari ‘poco raccomandabile’ che ha perso i risparmi. Ma si era di fronte, si leggeva, ad una spedizione  punitiva compiuta con ‘professionalità criminosa’, favorita dal fatto che l’intero abitato di Toirano, con le vie di fuga, era sprovvisto di telecamere. Un agguato che faceva fare un salto di qualità alle ‘abitudini’ della criminalità savonese.

La vicenda criminosa scosse non poco la comunità savonese. In uno degli articoli a firma del corrispondente  del ponente savonese Luca Rebagliati si tracciava un profilo delle attività con cui Righello aveva operato. Oliva 2000, Tuttofreddo e Pagliotto Pesca. Insieme a lui i soci  Mauro Palazzini, Maurizio Cerati e Valerio Lardo (è stato campione ed allenatore nazionale di Basket).  Una trentina di dipendenti, interessi estesi nel ramo  della ristorazione, deterrate alimentari e del catering. Un piccolo impero economico nella Riviera turistica e delle seconde case e con un fiorente turismo invernale. Righello che aveva lasciato il grado di direttore di filiale Carisa. E che dopo il divorzio dai soci  si era concentrato nella consulenza  alla ditta Dall’O’ con sede a Cairo Montenotte, una delle più importanti in provincia in materia di  lavori stradali ed edili.

Il 30 agosto  Il Secolo XIX  a tutta pagina titola: Attentato di Toirano in campo anche gli esperti del Ris. Il ferito dice: nessun buco, ho lasciato le aziende con un bilancio di 15 milioni rispetto  ai 750 mila euro del 1991 al mio insediamento. Ho dato le dimissioni nell’ottobre 2007 e non mi ritengo responsabile della gestione successiva”. Insomma una persona che non si sottraeva ai cronisti, alle domande anche scabrose. Il filone dell’inchiesta ad un certo punto rimase quello finanziario, con il setaccio dei conti banchi e immobiliari. Tra debiti e crediti. Tante ipotesi sono state riferita dai media in quei giorni. Alla fine nessuna certezza.

C’era un aspetto forse secondario – probabilmente rimasto sotto traccia – ovvero l’appartenenza di Righello ad loggia, una dette tante che rimasero in vita dopo le inchieste dei primi anni ’80 del sostituto procuratore Filippo Maffeo con il Secolo XIX che, primo caso in Italia, pubblico gran parte degli elenchi che poi finirono negli atti del ‘processo Teardo‘ nel quale, è bene precisarlo,  Righello non comparve neppure come testimone.

Per Righello e la famiglia anni difficili, ma anche di unità e solidarietà. Poi il silenzio fino al triste giorno della morte. Con quell’inchiesta finita in archivio per un grave fatto delittuoso ad opera di ignoti e che ha segnato una famiglia all’onore del mondo. Del resto perchè stupirsi se, come aveva riportato Il Secolo XIX con il cronista di giudiziaria Luciano Corrado, sono almeno una cinquantina i delitti rimasti senza autore dagli anni ’60 in poi. Alcuni persino raccapriccianti. Al salto del lupo di Toirano venne, ad esempio, trovato solo un arto inferiore di un decapitato, in un altro caso sulle alture di finalesi, un  corpo sezionato, un altro ancora nell’albenganese, la testa. Omicidi efferati in una provincia ritenuta tutto sommato tranquilla. O meglio, anche se ormai le giovani generazioni dimenticano, la storia racconta di morti ammazzati tra gli anni ’70 e 90, poi con il duemila una costante discesa fino ai nostri giorni. A fare notizia e a volte ingiustificato allarmismo sono ladri, ladruncoli, truffatori e spacciatori. E centinaia di telecamere, una importante deterrente, sia nella prevenzione che nella repressione. Sempre che non succeda il deja vu  di apparecchiature difettose, non funzionanti, oppure girate nella direzione sbagliata. Ma la diligenza è sempre più marcata, a vantaggio degli inquirenti e della giustizia che deve assicurare i colpevoli.

 


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