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Medici, Avvocati e clochards (i kosovari Bajrami) sotto accusa per ‘falsi infortuni’, indagini anche al S.Corona e Sanremo


Una mega indagine, sfociata in inchiesta giudiziaria della procura della Repubblica di Alessandria con il procuratore aggiunto Tiziano Masini, ha portato alla luce una presunta maxi truffa ai danni di compagnie assicurative per asseriti falsi infortuni. Per l’accusa con la complicità di medici ospedalieri operanti in tre regioni (Piemonte, Liguria e Lombardia), in particolare nelle strutture sanitarie di Voghera, Vigevano, Abbiategrasso Cuggiono, Pietra Ligure, San Remo, Genova Voltri. Il ‘dossier’ porta alla ribalta, in particolare, il ruolo di una numerosa ‘tribù’ kossovara (i Bairami), sovente, abuserebbero del Servizio di Guardia Medica di Alessandria, talora esigendo visite domiciliari per pazienti che potrebbero raggiungere l’Ambulatorio, adducendo le più varie scuse. Al diniego di una dottoressa, che invitava il paziente a recarsi in Ambulatorio, uno di questi si rivolgeva alla Professionista con l’espressione: Vieni, puttana!…..

LA STAMPA, martedì 18 giugno 2019

REDAZIONE DI ALESSANDRIA

CHIUSE LE INDAGINI, UNA QUARANTINA GLI INDAGATI

Nella maxi truffa Medici, Avvocati e clochards

Falsi infortuni per i rimborsi dalle assicurazioni. Le difese dei professionisti: Persone serie, impensabile.

Per anni – almeno due, il 2013 e il 2015 – diverse compagnie di assicurazione hanno risarcito gambe rotte, spalle lussate, distorsioni di caviglie false. Inventate, e tuttavia documentate da regolari certificati medici e pratiche legali. In alcuni casi, incidenti e infortuni erano veri, ma di gravità minore rispetto a quelli dichiarati per spillare migliaia di euro. Difficile quantificare l’importo complessivo, perché la maxitruffa ha ramificazioni anche fuori provincia. L’organizzazione dei raggiri si riconduce a un popoloso nucleo familiare Kosovaro (che vive da anni nell’Alessandrino) con ruoli diversificati: dall’astuta ideazione, all’ingaggio di poveracci e clochards, che, per pochi spiccioli, si sarebbero finti malati, al coinvolgimento di Medici ortopedici e di Avvocati.

Il procuratore aggiunto Tiziano Masini ha notificato l’avviso di chiusura delle indagini ad una quarantina di persone: molti sono esponenti della famiglia Bajrami, con un ruolo dominante di Samir Bajrarni, trentacinquenne; poi ci sono Medici, tra cui alcuni ortopedici dell’Ospedale di Tortona: Enrico Chiapuzzo, 60 anni, Paolo Briata, 54, Emanuele Ungaro 42, oltre a Maura Arbuffi, libera professionista, 62, di Alessandria; più un paio di Avvocati: Giorgio Gaioli, 57, di Alessandria, ed Eugenio Zeme, 62 di Valenza.

Coinvolti anche Medici degli Ospedali di Voghera, Vigevano, Abbiategrasso Cuggiono, Pietra Ligure, San Remo, Genova Voltri. Il Pubblico Ministero ha stralciato i fatti accaduti fuori e, per questi, ha interessato le procure Liguri e Lombarde. Nel lungo e dettagliato provvedimento, Masin cita anche il nome di un Medico Casalese, l’ortopedico Gherardo Pasquinucci, per un episodio marginale. da appurare, stralciato ed inviato ad Asti.

I carabinieri di Tortona avevano cominciato a indagare inseguito alla segnalazione di una Compagnia di assicurazione dubbiosa su strane pratiche risarcitorie. Operazione gesso il nome dell’inchiesta, in riferimento ad ingessature e fasciature sospette. I fatti sono di cinque o sei anni fa; li ha ripresi in mano il Procuratore Masini, che ha completato gli accertamenti. Anche i professionisti sarebbero stati compensati per il disturbo: mille euro.

Vero? Il Pubblico Ministero, in realtà, formula anche delle contestazioni alternative, ponendo il dubbio che possano essere stati non complici, ma essi stessi vittime di raggiri. Saranno utili le loro spiegazioni. Fin da ora, Medici ed Avvocati si difendono. Dice Piero Monti, che tutela la Arbuffi, Chiapuzzo e Zeme: Contestano recisamente le accuse: si faranno interrogare quanto prima. Sono professionisti seri, da anni lavorano correttamente: impensabile che si siano venduti in questo modo. Analogo il commento dell’Avvocato Roberto Cavallone per Briata, che esprime «una forte presa di distanza dall’addebito: è un ortopedico stimato, del tutto estraneo ai fatti contestati». I Legali Claudio Simonelli e Monica Formaiano, che rappresentano l’Avvocato Gaioli, dichiarano: Contesta l’addebito; nelle poche pratiche seguite non ha mai ravvisato estremi di falsi o truffe tese ad ingannare le Compagnie. Appena possibile, chiederà di essere interrogato. 

LA RICOSTRUZIONE DEL MECCANISMO DEL RAGGIRO: UN COPIONE COLLAUDATO

Restano da provare le dichiarazioni di buona fede di Dottori e Legali.  

Le vittime erano reclutate fra indigenti ed emarginati Schiaffi a chi ci ripensava. 

Vuoi far su un po’ di soldi? I finti infortunati venivano ingaggiati così: emarginati, poveracci, qualche barbone, facili da convincere e da comprare con poco. Talvolta, semplicemente, con gli spiccioli per una bevuta straordinaria. In cambio, dovevano soltanto fingersi un po’ zoppi, un po’ doloranti, un po’ malconci e dire che si erano fatti male cadendo. Il copione era preconfezionato: bastava seguirlo alla lettera. Sono scivolato da un trabattello, mentre tinteggiavo una stanza, a Valenza. Sono caduto per strada, a Novi. Sono inciampato mentre camminavo, con degli amici. Dove? Mah, non ricordo. Una volta era una gamba da ingessare, un’altra una spalla da fasciare, oppure la distorsione a un ginocchio da medicare; Preziosa la lastra di un bel femore rotto che sarebbe stata fatta girare su più pratiche. Per un po’, è andato tutto liscio, anche se, in un’occasione, si sarebbe verificato un contrattempo: un tale prima aveva detto di sì, poi ci aveva ripensato, temendo di finire in un guaio che non riusciva a mettere a fuoco, ma subodorava. Lasciamo perdere, rinuncio ai soldi. Niente da fare: era stato convinto a schiaffoni. Il Procuratore aggiunto Tiziano Masini, che ha firmato l’avviso di chiusura indagini, oltre a numerose truffe ai danni di diverse Compagnie di assicurazione, ha anche contestato a due persone questo episodio estorsivo.

Gli inquirenti hanno ricostruito il meccanismo della maxitruffa. Le indagini erano partite dai carabinieri di Tortona, gli episodi, che ora il Pubblico Ministero ha riordinato e descritto nel lungo provvedimento notificato a una quarantina di indagati, riguardano il periodo compreso tra il 2013 e il 2015. Secondo l’accusa, l’organizzazione faceva capo a una famiglia Kosovara, i Bajrami, da anni radicati in provincia. I legami di parentela sarebbero stata la salda garanzia di funzionamento dei presunti raggiri ai danni delle assicurazioni.

I finti infortunati venivano accompagnati in un Ospedale (Tortona o Voghera, ma anche in Lombardia e Liguria) per farsi medicare o ingessare, oppure, in visite successive, per prolungare la durata della malattia. Ottenevano certificati medici dagli ortopedici; gli investigatori hanno sollevato il sospetto che i professionisti abbiano intascato delle ricompense: mille euro. Gli specialisti, però, negano con determinazione e sono decisi a raccontare la propria versione al Pubblico Ministero. Il Procuratore aggiunto non esclude, a sua volta, l’ipotesi che siano stati raggirati; i chiarimenti potrebbero emergere già nelle prossime settimane.

Il passaggio successivo coinvolgeva gli studi legali cui venivano affidate le pratiche per la richiesta dei risarcimenti a diverse assicurazioni con le quali, in precedenza, erano state stipulate polizze. In questo modo, si percepivano soldi da più fronti, ma ciascuna Compagnia era ignara che anche ad altre, contemporaneamente, era stato chiesto un indennizzo per la stessa causa: una pratica non consentita dalla legge, pratica di cui, invece, secondo la ricostruzione della procura, l’organizzazione avrebbe ampiamente abusato. Gli indennizzi dei falsi infortuni finivano su conti correnti controllati dai referenti dell’organizzazione. Anche gli Avvocati indagati si proclamano del tutto estranei e intendono dimostrare di aver agito in buona fede.

SILVANA MOSSANO 

NOTA DEL TRASCRITTORE 

I Bajrami, sovente, abusano del Servizio di Guardia Medica di Alessandria, talora esigendo visite domiciliari per pazienti che potrebbero raggiungere l’Ambulatorio, adducendo le più varie scuse; al diniego di una Dottoressa, che invitava il paziente a recarsi in Ambulatorio, uno di questi si rivolgeva alla Professionista con l’espressione: Vieni, puttana!


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