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Pasta e fagioli condita da blasfemia: l’articolo di Ivg.it che ridicolizza la Beata Vergine


Questa volta Ivg è finito nella bestemmia. Non un abbaglio, una svista o uno svarione. Ma la pubblicazione di un testo che, nel suo taglio paradossale, mette al centro la Beata Vergine. In un contesto grottesco, da barzelletta, che ha offeso e offende i sentimenti di non pochi fedeli delle Diocesi locali, di Savona-Noli e Albenga-Imperia. Il tutto condito da linguaggio scurrile che ha fatto sobbalzare sulle sedie quei sacerdoti (e non solo) che hanno avuto la ventura di leggere il contenuto.

Marzia Pistacchio in una foto d’archivio: “Scrittrice, artista, Make-up artist, docente formatore, titolare di Pistacchio Imago Lab. TRUCCATRICE E ART DIRECTOR presso me stessa. Scrittrice presso Golem Edizioni. Scrittrice presso IVG.it
Truccatrice e direttore artistico presso Pistacchio Imago Lab. Rappresentante Locale zona Liguria presso GV Make-up Academy di Greta Volpi supported by Kryolan. Formatore Docente presso Futura Centro Formativo Confartigianato Savona
Ha studiato presso Liceo Classico Gabriello Chiabrera. Ha studiato presso Università Di Genova. Ha frequentato Liceo Classico Gabriello Chiabrera. Ha frequentato Liceo Classico Gabriello Chiabrera di Savona”

Il post inserito su Ivg.it, nella rubrica Rosso Pistacchio, è eloquente sin dal titolo: La pasta e fagioli della Madonna. Non solo una locuzione ormai diffusa nell’uso comune e associata a un piatto gustoso, ma qualcosa che poi si rivela nel racconto. Che si apre con la descrizione di un Paradiso “noioso” nella sua perfezione. E allora – si legge – “Maria pensò che avrebbe potuto rendere un po’ interessante la giornata con quel giochino divertente delle statue che piangono sangue, magari in Sud America, in uno di quei paesini tutti colorati e allegri, oppure avrebbe potuto rifare quello scherzo simpaticissimo della seconda gravidanza al povero Giuseppe”.

Il post pubblicato da Ivg

Dalla noia ai morsi della fame. “La Madonna aveva fame di pasta e fagioli”, scrive l’autrice. Così si trasferisce sulla Terra per questo “desiderio di gola“. Poi, però, la storiella calca sul tono triviale. Riportiamo per onore di cronaca testualmente: “Confusa la Vergine Maria entrò in un bar di uomini in carriera. ‘Fammi vedere una tetta’. ‘Ho fame. Cerco una minestra di fagioli’. ‘Prima la tetta’. ‘Non posso’. ‘Senti, levati dalle palle. Dare per avere'”. Poco dopo segue la lezione di un gruppetto di donne festaiole, che la apostrofano: “Il mondo è fallocentrico, lo sapevi? Inoltre i carboidrati fanno ingrassare e, da quel che vedo, a culone stai già messa bene… hai mai provato herbalife?“.

Marzia Pistacchio sul suo profilo Facebook

Il finale edificante, per contrasto al crescendo di blasfemia, non basta a compensare lo stupore e l’amarezza dei lettori credenti, e insieme a loro quelli rispettosi di ogni forma di spiritualità.

Certo, l’oltraggio alla Madonna o ai santi non è più ritenuto sanzionabile dalla giurisprudenza. Ma resta il fatto che un quotidiano locale, seppure online, opera così una scelta di campo, una scelta che risulta offensiva del sentimento religioso. Questioni di eleganza, morale e sensibilità. Però, in fin dei conti, è “assurdo e fuori di luogo è il voler ricondurre la bestemmia alla manifestazione del pensiero e alla libertà costituzionalmente garantita di tale manifestazione… non la manifestazione di un pensiero, ma, una manifestazione pubblica di volgarità”.

Parole che non vengono da bigotti e baciapile, ma dalla Corte di Cassazione.

Uno dei passaggi più blasfemi della “storiella” sulla Beata Vergine morsa dalla fame

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