Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

Settimanale d’informazione senza pubblicità, indipendente e non a scopo di lucro Tel. 350.1018572 blog@trucioli.it

Albenga, 15 anni fa la prima pietra del ‘sogno ospedale’. Ecco i protagonisti e come è finita
Sanità pubblica delegata ai privati sul vassoio


Mentre l’opinione pubblica è ‘distratta’ da esperti in esibizionismo e mediocrità politica, Albenga ed il suo vasto comprensorio, hanno già dimenticato quel solenne giorno in cui si pose la prima pietra del nuovo ospedale, orgoglio quantomeno di chi ci mise la faccia ed osannò al sogno avverato. In una diffusa realtà mediatica del ‘copia e incolla’, è probabile non interessi più di tanto quel detto: ‘come è andata a finire’. Trucioli non ha pretese: né secondo il vangelo dei naviganti vittoriosi, né secondo l’ironia degli imperterriti tribuni. Ci sforziamo solo, quando riusciamo, di documentare. Carta canta. Non ci interessa a chi fa comodo e a chi dispiace. Per trucioli resta quel monito: ” Un popolo senza memoria è un popolo senza futuro”, citazione dello scrittore cileno e attivista politico  di democrazia Luis Sepulveda. Ma il  Nostradamus di Albenga, annuncia al Secolo XIX: “Un giorno il nostro ospedale diventerà il polo sanitario del ponente, è nel destino”.

Albenga 2004 – Teresiano De Franceschi, direttore ospedale S.M. Misericordia.”Realizziamo il sogno che alcune generazioni di ingauni hanno potuto solo accarezzare per il nostro comprensorio che ha sempre creduto nel nuovo ospedale….”. Mauro Zunino sindaco: “La costruzione dell’ospedale rappresenta una risposta a chi soffre e impone di lavorare tutti insieme, in modo efficace…“. Ubaldo Fracassi direttore generale Asl 2:” E’ raro che una P.A. in soli 3 anni, partendo da zero, sia riuscita a reperire fondi pubblici, fare il progetto, avere le aree e aprire il cantiere…“. Il consiglio regionale della Liguria, con la maggioranza del presidente forzista Sandro Biasotti, approvò, finanziando parte del nuovo ospedale “per soddisfare la costante crescita socio – economica  e demografica del comprensorio  ingauno….”. Altro che crisi ! Per queste ragioni i posti letto aumentavano da 160 (vecchio ospedale) a 210. Angelo Barbero (ex consigliere comunale e regionale di maggioranza): “Successi come questo, assicurando al territorio un ospedale pubblico, non si improvvisano ma sono il risultato di un lavoro di squadra e ne siamo orgogliosi…”.

Un appalto da 35 milioni di euro (70 miliardi di lire). Mandante Demont Srl e mandatario Impreuro Impresa Costruzioni generali. A chi facevano capo ? Chi si aggiudicò la parte del leone e chi ci rimise le penne ? arrivando a proteste con articoli stampa, azioni legali e giudiziarie ?  I cittadini informati avranno avuto modo di leggere gli approfondimenti  e le coraggiose inchieste giornaliste a cui ci ha abituati Ivg.it  sempre dalla parte dei fedeli lettori che apprezzano, premiano, determinano l’exploit di cassa pubblicitario. In compagnia, con toni ed argomenti diversi, degli immancabili benpensanti. E noi, piccoli cittadini, rilegati al banco dell’asinello che più lo pesti, più raglia e si ritrova isolato dalla classe più illuminata. Quella completezza di libera informazione capace di fare da volano ad una migliore classe politica. E’ cosi ? E’ quanto accade nella nostra provincia con la diffusione di massa di Ivg che pure riveste ormai un ruolo determinante ? Soprattutto tra il cosiddetto ‘popolino’,  ma sarebbe troppo riduttivo.

PREMESSA E ANTEFATTO – Non ebbe successo, anzi qualcuno derise, la proposta dell’allora giovane presidente della Provincia, Alessandro Garassini, avvocato già di fede e carattere democristiano, come il papà benvoluto sindaco di Loano, di realizzare un ospedale comprensoriale a Borghetto S. Spirito, nell’area che avrebbe già dovuto ospitare la stazione ferroviaria comprensoriale (Ceriale, Borghetto, Loano, Balestrino, Boissano, ma anche Pietra che, con la stazione sul viadotto ai confini con Tovo e Giustenice, viene declassata a fermata). A Borghetto si trova il casello autostradale. C’è ancora chi riconosce al vecchio cronista che fu tra solitari – unico giornalista – a sostenere tenacemente le ragioni e l’opportunità di un ospedale baricentrico, dopo aver incalzato l’Autofiori sull’esigenza di un casello intermedio tra Albenga e Pietra Ligure, tenendo conto degli intasamenti in cui finiva l’Aurelia.

Non serviva il nuovo ospedale di Albenga (vedi oggi la conversione ai privati per sopravvivere…) a meno di smantellare – cosa che sta avvenendo da tempo –  il Santa Corona. E solo oggi si scopre che se vuole ancora ‘resistere’, deve essere concentrato in un monoblocco, mettendo in vendita al mercato immobiliare le fatiscenti strutture ed attigue aree. Non si sarebbe giunti alla ‘folle guerra’ a suon di fans tra il Santa Corona, il S. M. di Misericordia, trascinando nel braccio di ferro, di chi ha più peso e forza, il San Paolo di Savona, con  ordini del giorno, pressioni, campagne stampa, prese di posizione di sindaci, consigli comunali, esponenti politici regionali.

Non si sarebbe letto che uno dei promotori del nuovo ospedale di Albenga, con coerenza del politico ‘trombato’, cittadino fortunato e benestante, possa candidamente dichiarare: ‘Trasferiamo il Santa Corona ad Albenga, un nosocomio unico per il ponente e l’entroterra’.  Non è un anonimo,  Angelo Barbero medico di base, senza che la libera stampa abbia un sussulto. Senza ascoltare, ciò che oggi in molti ammettono: la proposta  Garassini – attratto dalla vocazione dei leghisti savonesi e liguri e chiamato a salvare, da presidente del Cda, la disastrata ATA, il Comune di Savona socio all’85%, Vado Ligure al 15% – era non solo la più sensata e logica. Non saremmo arrivati al nuovo ospedale rimasto semivuoto e dovendo ricorrere all’ancora di salvezza affidamento Sanità pubblica a privati. Con ciò che si è realizzato anche grazie al denaro dei cittadini contribuenti e del benefattori del Santa Maria di Misericordia.

Albenga accomunata a Cairo Montenotte e Bordighera. Sappiamo che chi se lo può permettere  si rivolge alle strutture private  ambulatoriali che ora, per annientare il pubblico, praticano prezzi di assoluta concorrenza. Un po’ come accadeva, inizialmente, tra supermercati e negozi famigliari. L’articolo 32 della Costituzione, la ‘più bella del mondo‘, nel primo comma recita: “La Costituzione Italiana riconosce il diritto alla salute definendolo (il diritto ndr) fondamentale per l’individuo”.  Ma se questo diritto è diffusamente a pagamento, per chi non dispone risorse, o chi ne ha appena per sbarcare il lunario, si tratta di un diritto, nei fatti, negato. E la ricca  e florida Liguria, con la sue Riviere del miracolo immobiliare, delle aree edificabili, le sue spiagge gallina delle uova d’oro, checche se ne dica, si è rassegnata a vendere la sua Sanità al migliore offerente. Del resto l’Istat testimonia che nel 2017 sono stati 44 milioni (circa il 77 %) gli italiani che hanno provveduto di tasca propria alle prestazioni sanitarie per esami, visite o acquisto di medicinali, salvavita inclusi. Non ci sono dibattiti sui talk show, nei quotidiani e web più diffusi. Le telecamere entrano nei pronto soccorso o in corsia quando scoppia il caso eclatante, nessuno  entra nei ‘santuari’ ambulatoriali (o cliniche private) per ascoltare i cittadini. O perlomeno chi ha scelto quell’alternativa per una carenza della Sanità pubblica.

Oggi abbiamo la sindrome del cambiamento, non ci interessa ricordare che il ‘miracolo Italia’ è stato opera di uomini e donne della Democrazia Cristiana, dei suoi alleati, ma anche di un partito comunista da molti combattuto e si  potrebbe rimpiangere per la sua unità. Senza andare lontano, Albenga fu la prima città in Italia che fece una giunta Pci – Pli.  Un comunista di ferro come sindaco, Angioletto Viveri ed un imprenditore edile di successo, senza paraocchi, vice sindaco, Giovanni  Dario Zunino. Un’alleanza che proiettò Albenga, per mesi, nelle tribune politiche nazionali della Rai, una formidabile promozione per la città, seconda solo al febbraio 1960: Campanile Sera di Rai Uno in prima serata. Mike Bongiorno raggiungeva, all’epoca, 9 -10 milioni di telespettatori. Tribuna Politica si assestava sui 5-6 milioni. (l. cor.)

La maggioranza dei cittadini, a leggere i sondaggi elettorali, temeva – e forse teme –  l’incontrollata invasione africana anche se i dati riferiti al 2017, quando governava il centro sinistra del presidente  Gentiloni, certificano che sia la Germania prima in classifica con 325.370 profughi accolti. Ha ragione però chi fa osservare che quel paese è la locomotiva economica in Europa.  Ha più incarcerati per evasione e frode fiscale. Il primo in Europa dove la durata dei processi, dalla prima udienza all’ultima pronuncia, non supera i 4 anni. Il paese che negli ultimi 10 anni ha accolto per studio e soprattutto lavoro, oltre 150 mila giovani italiani, almeno 8 mila sono liguri e 1500 savonesi. Al secondo posto viene la Francia, secondo potenza economica Europea con 40.575 migranti,  segue l’Italia con 35.130. E ora con il governo del pugno di ferro alla Matteo Salvini, ministro dell’Interno, gli arrivi sono crollati di oltre 80%. Un durissimo colpo, si direbbe, alle organizzazioni criminali e mafiose che commerciano e speculano sui disperati della terra. Un duro colpo, dice qualche giornalista di sinistra e di destra, ai ‘professionisti dell’accoglienza’, leggi cooperative rosse e bianche.  Una regolamentazione è salutare, meglio senza passare all’eccesso come probabilmente sta avvenendo.

Il cittadino distratto o disinformato ignora  che i ‘campioni europei dell’accoglienzai sono anche un governo della destra e un altro socialdemocratico; l’Austria e la Svezia. Garantiscono protezione a 33.925 e 31 235, rispettivamente, richiedenti asilo. In Italia sono borderline oltre 500 mila extra comunitari, nelle carceri sono ormai in maggioranza. E  nelle maggiori città, in zone centralissime e nelle periferie degradate, la presenza di migliaia di sventurati, senza casa, senza lavoro, in ostaggio di trafficanti di essere umani, di droga e ricettatori (un grande business italiano, made ‘ndrangheta’, mafia africana e di paesi balcanici) finisce per suscitare comprensibile allarme sociale, premiando il neo leader del momento, Salvini.

Ebbene mentre una maggioranza schiacciante, da Nord a Sud, si ribella all’invasione dei ‘barbari’ (Carofiglio, ex magistrato Pm, alla tv, la 7, ha ricordato che nessuno cita il numero di migranti che arrivano, via aerea, come turisti, da  paesi ex comunisti  europei che esercitano e premiano la tolleranza zero, accarezzano il fanatismo fascistoide).

Non ci si indigna, non ci si ribella, non ci sono cortei di protesta per il dissolvimento, nel ponente ligure, della assistenza sanitaria pubblica per la quale ognuno di noi ha versato e continua a versare, anche da pensionato, i contributi.

Dopo la capillare rete di ambulatori medici e studi specialistici, hanno fatto ingresso le ‘Spa’ nazionali che non possono deludere in una sana economia di mercato i loro investitori. Laddove, leggi ospedali, il pubblico ha fallito, ha divorato ingenti risorse, amministrato dalla politica ed in passato anche dalle lobby del sindacato. Così l’unica speranza di salvezza sarebbe affidata ai privati che almeno loro sanno amministrare la sanità e i bilanci, i risparmi antisprechi, la produttività. Non solo, da Ivg.it alle cronache dei quotidiani locali, si assiste ad una massiccia campagna promozionale. Se per i quotidiani del Gruppo De Benedetti può essere uno zero virgola del bilancio, per la Srl di Matteo Rainisio e sorella è tanta manna. Ecco come gira la civiltà e la cultura sociale del terzo secolo. La comunicazione che fa più presa nei cittadini e nella classe politica che, a sua volta, sa essere generosa in campagna elettorale o negli uffici stampa.

Ad Albenga, farà ingresso nel nuovo ospedale, quale terzo gruppo privato ad alternarsi e vincere la sfida, l’Istituto Ortopedico Galeazzi ( San Donato, Milano), ottima nomea, che ha presentato un’offerta con il 5 per cento per cento di sconto sul prezzo a base d’asta.

COMMENTA Cittadinanzattiva Liguria Onlus.

“….Nello specifico settore della sanità, quindi, vuol dire una attenta verifica della compatibilità della, pur legittima, aspettativa del privato (fare profitto) con le esigenze pubbliche. In particolare il privato ( quello profit), in primo luogo, dovrebbe porsi sul mercato e non “sfruttare” il pubblico. Non deve essere sostitutivo del pubblico, ma integrare il servizio pubblico nei servizi non istituzionali. Deve essere attentamente e continuativamente controllato. Il ricorso al privato deve essere rispettoso di criteri di economicità – Deve osservare le stesse regole del pubblico in un piano di assoluta parità”. 

“Leggendo il bando appaiono evidenti i rischi per la tutela della salute del cittadino. Il privato può erogare il 25% delle prestazioni a favore di pazienti fuori regione. Attualmente l’indice di rotazione dei posti letto presso i tre ospedali risulta – mediamente – (fonte Alisa I semestre 2017) 27,7 Bordighera – 45,3 Albenga – 32,0 Cairo -. Come fare a fare più soldi’ ? aumentando l’indice di rotazione dei posti letto e quindi con dimissioni precoci, con evidente danno ai pazienti ? A fronte della concessione dei tre ospedali del Ponente, il privato dovrà versare alla Regione canoni annuali per euro 1.800.000,00 (durata della concessione 7 anni prorogabili per ulteriori 5) Nessuno ha spiegato come sono stati valutati i costi della concessione che deve versare il privato…Come e’ stata determinata la somma complessiva di euro 1.800.000 annui? ….I costi di locazione di soli immobili simili sul sito Agenzia delle entrate appare ben diversa ! …”. 

“L’Assicurazione del concessionario – per eventuali danni anche ai pazienti – è molto limitata, prescrivendo il bando un massimale a 5 milioni per sinistro (se un incendio colpisce un reparto chi paga e con quali garanzie visto che il privato — società può anche fallire). E’ inaccettabile poi che il concessionario potrà utilizzare le proprie insegne sostituendo quelle dell’ASL di pertinenza. L’ospedale è stato costruito con i soldi dei cittadini e quindi non può servire per la pubblicità di un terzo privato”. “Anche l’eventuale argomento della scarsità di risorse (ragione – falsa – per cui potrebbe essere stata fatta la scelta di privatizzazione) non regge al confronto con i dati. La Regione ha “risparmiato” in termini di personale 107 milioni di euro rispetto ai pur stringenti limiti delle leggi finanziarie nazionali (fonte relazione di parifica al bilancio regionale 2016 della Corte dei Conti Liguria). In conclusione non esistono neppure ragioni di risparmio e di maggior efficienza che possano giustificare la rinunzia alla gestione pubblica di un servizio cosi’ importante. La ragione fondamentale è’ pertanto – conclude  Cittadinanzaattiva – quella che la Regione ha declinato il suo ruolo a favore degli interessi di chi vuol fare profitto anche sulla sanità, oltre che su altri servizi pubblici (acqua, trasporti, rifiuti, etc.)”.

Recentemente, a Imperia Tv, il presidente del consiglio provinciale leghista, Alessandro Piana imperiese, ha ricordato che dei poco più di 5 miliardi di bilancio regionale, 3 miliardi e 100 sono assorbiti dalla Sanità.

COMMENTO DI UN MEDICO CHE  HA SEMPRE LAVORATO

 NEL PUBBLICO, PRONTO SOCCORSO INCLUSO

Purtroppo, stiamo assistendo ad un decadimento generale dei valori: di fronte al denaro, l’Uomo non conta più nulla. Quando si tratta di servizi pubblici essenziali ad alta rilevanza sociale – e la Sanità rientra, a pieno diritto, tra questi – si pone l’eterno conflitto tra efficienza ed efficacia, ma va da sé che sia quest’ultima da privilegiare, pur senza trascurare l’efficienza, il che, in concreto, significa assicurare all’utenza il necessario servizio, ma senza sprecare o scialacquare. Da troppo tempo, la Sanità è in mano a persone che non provengono dall’ambiente e, pertanto, non possono emanare direttive in scienza, ancorché possano farlo in coscienza, tuttavia, si pone sempre l’accento sul bilancio, oserei dire sui conti della serva, che sembrerebbero, come per magia, non interessare nessuno allorquando si tratti di personale amministrativo di vertice: si nega un incremento del numero di Medici o di infermieri, ma non si batte ciglio per quelle molte persone che stanno negli uffici, lontane dalle corsie, dagli ambulatori, dalle sale operatorie.
La recente privatizzazione di alcune attività, come la gestione dell’Ospedale di Cairo Montenotte, tocca bassezze inaudite: pur senza negare il prestigio professionale dell’Istituto Galeazzi, il fatto che si tratti di un gruppo di Società per Azioni la dice lunga su quale sarà il modus operandi et gerendi adottato in futuro.

Dr. ing. Roberto Borri (Alessandria)


L.Corrado

L.Corrado

Torna in alto