Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Albenga, nel 1950 l’avventura di Artiglio
nasceva l’archeologia navale sottomarina
con i primi reperti di 728 anfore romane


Era l’esordio storico dell’archeologia subacquea in Italia, anzi sottomarina. Inizia con un relitto romano: l’8 febbraio 1950. Un giorno da celebrare civilmente ad Albenga, ma non è così. Le nuove generazioni ‘dimenticano’. Tra i protagonisti l’emerito prof. Nino Lamboglia, pioniere nel Mediterraneo. I pescatori Antonio Bignone, detto Tognu, che per primo segnalò il sito; Giovanni Quaglia direttore del Sorimka di Diano Castello, società armatrice di Artiglio II che nel ’32 recuperò, nel canale della Manica, il carico d’oro del transatlantico inglese Egypt. I palombari Raffaello Mancini, Achille Liberati, Enrico Petrucci, Vincenzo Di Stefano ed il direttore del recupero Mario Raffaelli. L’impresa proietterà Albenga sui media nazionali ed internazionali, Lamboglia era presidente dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri. Leggi anche la storia di moderna di Villanova, ora servono anche l’aperitivo della Madonna.

La prima delle 728 anfore, oltre a un disco in piombo, un corno anch’esso in piombo – si trattava di un portafortuna che non ha potuto impedire il naufragio – ed un elmo di bronzo, indizio di una scorta armata a bordo, trovati a 1500 metri dalla costa. Per custodire i preziosi reperti fu provvisoriamente sloggiato il consiglio comunale di Albenga. Gli oggetti riportati alla luce costituiranno il nucleo del Museo Navale Romano, ospitato a Palazzo Cipolla. Non solo. Albenga  diventa dal 1958 con la creazione del Centro Sperimentale  di Archeologia Sottomarina, motore propulsore  di iniziative  congiunte con la Marina Militare, i ministeri competenti, i Corpi militari che dispongono di sommozzatori.

A febbraio il ritrovamento nel mare di Albenga fu festeggiato da Libero Emidio Viveri del partito comunista primo sindaco dopo Domenico Amari del Comitato di Liberazione Nazionale. Viveri in primavera, con le elezioni, fu sostituito dal democristiano Filiberto Romagnoli che rimase in carica dal 1951 al 1961.  Poi fu la volta di Luigi Anfossi, del partito liberale, dell’omonima azienda di Bastia d’Albenga. Dal 1965 al ’67 tornò Emidio Viveri, seguito da Isoleri, Carcheri, Casillo, Alessandro Marengo, vivente, democristiano, sindaco dal ’71 al ’74.  Dal ’74 al ’76 torno il socialista Isoleri, dal ’76 al ’78 Mauro Testa (socialista), dal 1978 al 1981 Angelo Viveri, comunista primogenito di Emidio; ritorno di Testa, figlio unico  di Luciano popolare calciatore e allenatore dell’Albenga calcio negli anni d’oro del campionato; dal 1981 all”83 riecco Testa, quindi Roberto Parodi e Filippo Basso, democristiani. Dal 1984 al ’90  altri tre mandati di Viveri e che tornerà in carica per ulteriori rielezioni. Negli anni il Comune è anche retto da sei commissari prefettizi. Un record nell’intera storia ligure. da ultimo Mauro Zunino e Antonello Tabò, in vita, per tre anni Riosalia Guarnieri e da ultimo Giorgio Cangiano.

Tornando al ritrovamento il diario di bordo racconta che il palombaro Petrucci localizzo  il relitto che si presentava come una colinetta fusiforme di circa 2 metri di altezza, per un’estensione di 25 metri per 5. La forma delle anfore è quella tipica  del II secolo prima di cristo. La Dressell 1 era destinata al trasporto di vino.  Con una rete di sollevamento furono recuperati un olpe, dei boccali in ceramica. Era il 21 febbraio quando l’Artiglio abbandona il sito e sono state recuperate, come detto, 728 anfore. Nino Lamboglia morirà in un banale incidente nel porto di Genova, annegato con la sua nave finita in mare. Ancora una curiosa nota di cronaca, le foto negli anni ’50 le faceva un giovane repoter Gianni Carbone, figlio di un maresciallo di Ceriale, i fatti locali sul Decimonono che non aveva ancora le pagine provinciali (arriveranno nel 1968-’69) li seguiva il corrispondente Benedetto Fassino che era cassiere al San Paolo di Torino, alla Stampa iniziava a scrivere Beppe Morchio la cui famiglia era titolare di un ‘sale e Tabacchi’ a Vadino. Alla Gazzetta del Popolo e al Gazzettino della Liguria, Ernani Iezzi.


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