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Renato Podestà, ‘cantore’ del sentimento savonese


Questa mostra vuole omaggiare il pittore Renato Podestà dedicando ai savonesi, nel periodo pasquale soprattutto quest’anno che si svolgerà la nostra amata Processione del Venerdì Santo, uno spunto per rivedere tutti i quadri ispirati da quest’artista sul tema.

 

RENATO PODESTA

il “cantore” del sentimento savonese

Sabato 12 Aprile s’ inaugura alle ore 17.30

presso la Galleria Gulli Atelier di Gulli Tappeti,

in C.so Italia 201r. A Savona, (di fronte al vecchio ospedale S.Paolo)

Questa mostra vuole omaggiare il pittore Renato Podestà dedicando ai savonesi, nel periodo pasquale soprattutto quest’anno che si svolgerà la nostra amata Processione del Venerdì Santo, uno spunto per rivedere tutti i quadri ispirati sul tema da quest’artista.

Visitare una retrospettiva di Renato Podestà (1912-2005), vuol dire fare un salto all’indietro nell’anima più vera, semplice e schietta, nelle radici più profonde di Savona e del suo Santuario.

Se Peluzzi è stato “il poeta del Santuario” e Bossi “il pittore di Savona”, Podestà si può senz’altro definire, come fece Renzo Aiolfi, il “cantore” più sincero del paesaggio e del sentimento savonese.

Appartenente a quel folto gruppo di pittori nostrani passati del tutto “indifferenti” in mezzo alla babele dei vari “-ismi” novecenteschi e rimasti fedeli per tutta la vita al dato figurativo-impressionistico, Podestà ha eternato nelle sue tele il grande amore per il nostro Santuario Mariano e la vallata del Letimbro, per le tradizioni savonesi come la Processione del Venerdì Santo, per le chiese, le confraternite, gli scorci pittoreschi della città e dell’entroterra, per i personaggi caratteristici come i chierichetti, le orfanelle, i portatori dei Cristi: il tutto sempre arricchito da una fresca vena di poesia, a volte avvolto nelle spirali del sogno, a volte velato di malinconia oppure di sottile ironia.

Ma il suo orizzonte non si limita alla città della Torretta: Podestà ha dipinto anche visioni di Roma, di Parigi, di Lubiana, per tacere di molte altre località “minori” sparse per l’Italia. Podestà si era incontrato fanciullo con Peluzzi al Santuario, dove entrambi risiedevano: e la lezione “en plen air” del grande Eso doveva restargli per sempre davanti agli occhi, fino a spingerlo, negli anni Trenta, a cimentarsi in prima persona con la pittura. Ma fu solo nel secondo dopoguerra che si fece conoscere da un largo pubblico, grazie a quella fucina di talenti che fu la Galleria “S.Andrea” di Piazzetta dei Consoli. Incoraggiato da Pennone, Podestà divenne un “habitué” della “S.Andrea”per tutti i trent’anni (1953-83) della sua attività, dopodiché, rimastone “orfano”, diradò le mostre per circa un ventennio, riprendendo con incredibile vigore nei primissimi anni di questo nuovo secolo, ormai novantenne, grazie all’interessamento della Dott.ssa Silvia Bottaro.

Podestà sa anche essere “il poeta delle piccole cose” – un po’ come il Pascoli, come i crepuscolari, come De Pisis, il pittore-poeta a cui è stato accostato: nelle nature morte con vasi di fiori o cesti di frutta, nelle visioni d’interni, negli oggetti d’uso comune, anche nella celebre “Polenta di Podestà” (1997), che ha colpito tanto Ferdinando Molteni da suggerirgli il titolo di un suo libro (2003). Nei disegni e negli schizzi inediti di Podestà si scopre la sua vena ironico-satirica, un po’ alla Caldanzano ma con uno stile del tutto diverso.

Qui ritroviamo una folla di personaggi in varie faccende affaccendati, e lo stesso pittore, delineati con tratti rapidi e sicuri, quasi protagonisti di moderne fiabe.

Insomma, l’arte di Podestà ci riporta verso un mondo arioso, aperto, felice, in cui prevaleva su tutto il sentimento e la poesia non era solo un vocabolo retorico e vuoto, ma la sostanza del vivere quotidiano.


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