Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Inedita lettera di Pertini presidente al segretario Psi della Federazione di Savona


Un clima avvelenato, di sospetti e ripicche… Un documento inedito che conferma cosa accadeva nel Psi savonese di Teardo, Cappello, G. Nucera, Caviglia, Amandola (allora vice segretario regionale) e ‘soci’. La lettera di Sandro Pertini, già Presidente della Repubblica, del 27 luglio 1981, è indirizzata al segretario della Federazione savonese del PSI e nella quale si sfoga ‘…non mi stupisce il gesto della Segreteria della Federazione di costì, che è indubbiamente contro di me’. Atto da intuirsi come un modo per estraniarlo dalle cose savonesi, contestandogli il rinnovo della tessera.  Teardo che aveva 43 anni, veneziano, decimo di 12 figli, era presidente della giunta regionale, già segretario Fiom, presidente dell’Iacp, ex segretario della Federazione si è attribuiva il merito di aver rifondato il Psi nella città della Torretta.

Appello ai socialisti ovunque siano 
SOCIALISTI SAVONESI, PRESENTI!
Se la memoria storica è disattesa il buio scende in fretta. 
Quando le parole perdono di significato gli uomini perdono la libertà.
E il Presidente Pertini si ‘incazzò’.
La Costituente Socialista Savonese e il flop pilotato.
Socialisti finalmente responsabili di esercitare i propri diritti e doveri.
Perchè ci vuole ‘orecchio’. 
Sempre più siamo convinti della necessità di ritrovarsi in una rinnovata ‘Unità Socialista’ nell’intento di un cambiamento concreto e democraticamente civile del nostro Paese, ogni giorno di più a rischio di oltrepassare quel punto limite di non ritorno oltre il quale c’è solamente il caos.
Come nel 1943, con lo stesso spirito di allora, qualcosa sta finalmente cambiando, dai semi per lungo tempo sepolti sotto la coltre della ignavia, stanno spuntando sani germogli per una ‘nuova primavera socialista’: mai più fare l’errore di disattendere la storia che il buio scende in fretta e i perdenti non hanno mai  giustificazioni.  
 
‘Due pesi e due misure’: il Partito Socialista si è voluto decapitare con la ghigliottina, per altri partiti evidentemente più funzionali a un sitema politico tanto sotterraneo quanto opportunuistico, si è usato e si continua ad usare il cutter.
Bettino Craxi, condannato dalla Giustizia Italiana, costretto a fuggire ad Hammanet per non essere rinchiuso in carcere, pur in seguito gravemente ammalato, gli è stato negato il permesso di un rientro provvisorio in Italia per potersi curare, accellerandone in tal modo la tragica fine.
Diversa sorte e trattamento, come ovvio paragone, per Silvio Berlusconi, ugualmente condannato, ma ancora libero e sopratutto in piena operosità tanto da ‘condizionare’ l’agenda politica del Governo, anche in modo ‘pretestuoso e ricattatorio’, oltre che leader di un partito a tutti gli effetti: e senza alcuna difficoltà, se mai la condanna verrà eseguita, a risiedere agli arresti domiciliari in una delle sue ville e se necessario farsi curare come e più gli aggrada.
Tutto ciò, per riflettere che la Giustizia non sempre è o appare come giusta, o equilibrata, ‘ingolfata e condizionata’ da centinaia di leggi e cavilli sovrapposti di difficile e diversa interpretazione che la rendono, sovente, incomprensibile e anche difficile da applicare; senza alcuna retorica, vengono in mente i nomi di Tortora, di De Benedetti, due casi ovviamente diversi, con vicende giudiziarie e sentenze non propriamente comprensibili ai fini ‘dei carichi’ delle colpe e delle pene; e recentemente il malaffare di alcuni allegri mariuoli tesorieri di partiti, dai segretari ‘gomito a gomito complici a loro insaputa in quanto distratti’,  tesorieri in ottima salute, attualmente in libertà dopo aver ‘espiato’ qualche mese in Conventi a 5 stelle con piscina di acqua santa e sauna agli effluvi d’incenso.
Ed è ancor più triste, riferendosi a Craxi, reo confesso a nome di tutti i partiti, complici nel silenzio omertoso nel momento della denuncia in Parlamento dei finanziamenti occulti considerati come prassi normale, la diversa reazione filiale di Stefania e Bobo alla tragedia imminente: Stefania a tutt’oggi battagliera a rivendicare con determinazione l’onorabilità della vicenda del padre, Bobo a cavalcare il mediocre cabotaggio delle opportunità di reinserimento in politica utilizzando l’eredità del proprio cognome come il biglietto di un tram.
Con ‘Tangentopoli‘  si diede motivo per annientare un partito, il PSI, in pieno successo di consenso politico, nello specifico colpire il suo laeder ogni giorno più autorevole, in Italia come in Europa, divenuto troppo ingombrante dopo l’episodio di Sigonella definito come ‘l’inizio della fine’, con verosimilmente l’intervento secretato dell’America.
Entrare in merito a tali questioni con cognizione di causa, come dice Rino Formica è al momento impossibile, sarà, forse, il tempo a rivelare fatti e misfatti, di come veramente andarono le cose, del perchè il PSI si è poi accomodato al desco senza decoro del PD, accontentandosi di un piatto di lenticchie.
Oggi, con similare presunzione e artifici, si tenta di scardinare le regole scritte della nostra Costituzione, minandone addirittura la straordinaria fondatezza e nulla contano, incapaci d’indignarsi, i vecchi e nuovi protagonisti della scena politica italiana: necessita vigilare affinchè un Parlamento di nominati (dai partiti, non dal popolo sovrano), quindi senza alcuna autorità morale, si arroghi il diritto di sovvertire la nostra Carta Costituzionale ultimo baluardo di Democrazia; senza contare, a proposito di nominati, della legge elettorale come attualmente, il Porcellum del quale tutti dicono peste  e corna ma che nel concreto tutti si tengono ben stretta al limite della stitichezza.
 *   *   *   *
A Savona, a seguire la vicenda di Alberto Teardo e company, vicenda sperimentale apripista a ‘Tangentopoli‘, il PSI savonese si è arroccato per lunghissimi anni in una segreteria, sacrestia disinvolta e furba, condotta in modo tale da essere inaccessibile ai semplici iscritti. Mille miglia lontana dalla modernità di una politica dinamica, pluralista e non sottaciuta, volutamente tenuta estranea al dialogo del confronto e delle diversità, con gli ovvi e conseguenti riflessi fortemente negativi, con un partito eclissatosi e del quale poco o nulla è rimasto a parte il   ricordo di coloro, ‘i gran commmis’, sempre pronti a sbarrare ogni tentativo di cambiamento come e più dei ‘bravi di Don Rodigro.
D’altra parte, come ha bene scritto Corrado Augias (la Repubblica, febbraio 2006 sintesi),  ‘raramente la politica è ciò che a prima vista sembra, la lotta in un democrazia fragile non si ferma davanti ad alcuno ostacolo, tutto piega alle esigenze del potere’; chissà se mail qualuno troverà un barlume di pudore, di coscienza e farsi definitivamente da parte.
Un clima avvelenato, di sospetti e ripicche, come chiaramente palesato nel documento inedito qui riportato, una lettera di Sandro Pertini già Presidente della Repubblica, lettera del 27 luglio 1981 indirizzata  al segretario della Federazione savonese del PSI e nella quale si sfoga ‘…non mi stupisce il gesto della Segreteria della Federazione di costì, che è indubbiamente contro di me’;  gesto da intuirsi come un modo per estraniarlo dalle cose savonesi contestandogli il rinnovo della tessera (vedi anche, in questo stesso blog , n° 26 del 31 gennaio 2013, la poesia ‘Pertini torna in incognito a Savona e…‘).
Come non ricordare il tentativo effettuato da Azione Riformista, in una affollatissima assemblea di tre anni fa presso la Società di Mutuo Soccorso la Generale, per la nascita su imput della Segreteria nazionale, di una

Costituente volta all’unificazione di tutte le forze socialiste presenti sul territorio ligure, provincia di Savona in primis, con lo scopo dichiarato di un primo passo per un virtuoso processo d’inversione della diaspora socialista: presenti, oltre al PSI (con una comparsata dell’allora segretario padre padrone, ad occupare abilmente quasi tutto il tempo a disposizione, con l’amena storiella più volte ripetuta ‘dell’impasto della farina e del pane’, storiella divenuta poi un cult, raccontata di continuo tra amici nei ‘peggiori bar della città” come nella pubblicità di un famoso rum), Azione  Riformista, Linea Socialista e la Componente Angius rappresentata da De Cia, tutti d’accordo, abbracci, promesse, ‘tarallucci e vino’…fino al giorno dopo quando il PSI asserì categoricamente che nulla doveva intendersi come cambiato, ognuno per la propria strada.
A ‘tirare la corda’, si sà, prima o poi si rompe, il ‘diavolo fa le pentole ma i coperchi li fanno gli iscritti’: circa due anni fa la maggior parte di loro pensò giunto il momento di non tollerare ulteriormente atteggiamenti di casta volti solo ad assecondare, economicamente e di potere, i soliti ‘gestori’, uscendo dal PSI e convenendo in associazioni tra le quali, oltre ad A.R. e Linea Socialista, Futuro e Socialismo fondato (purtroppo fagocitato da alcuni ‘personaggi in cerca d’autore’) del compagno storico Sergio Altamura (nella foto), non dimenticando di quanto si ebbe l’ardire, la sfacciataggine di affermare, pubblicamente nel corso di una delle ultime riunioni nella sezione centro di via Quarda Superiore, prima dell’esodo, e ben ricordando da parte di chi, ‘sì, è vero, abbiamo operato come una società per azioni’, e lo sfogo di un compagno tanto deluso quanto esplicito ribattere a proposito ‘gli utili li avete presi voi, noi abbiamo contribuito con il culo’.
Fortunatamente, nell’ultimo Congresso savonese, la vetusta guardia, ormai stremata e impecorita dalle rughe del tempo (…ma non doma, sussistono ancora intemperanze e scorie) è stata, suo malgrado e a dispetto, costretta ad aprire ad alcuni giovani, a tutt’oggi ancora controllati a vista, tra i quali l’ottimo attuale segretario Pietro LIcalzi e altri: un primo segno di speranza per un rinnovamento vero che sappia guardare oltre per anticipare il futuro, riprendendo quel dialogo interrotto con i compagni di base in libertà di pensiero ed azione e non in costrizione: e finalmente superare l’impasse, quel senso di smarrimento e di  vuoto che continua a perseguitarci, spesso malevolmente ampliato dai megafoni dei mas media di parte; come ha scritto Max Weber ‘la politica consiste in un lento e tenace superamento delle dure difficolà, da compiersi con passione e discernimento al tempo stesso’.
Le macerie accumulatasi in tutti questi anni sono molte, sarà lungo e difficile la ricostruzione, ognuno con la propria responsabilità e con il diritto dovere di poterla esercitare: un impegno non da poco che richiede grande spirito di sacrificio, entusiasmo e passione, con idee forti e capaci di farci riappropriare dello straordinario primato politico che la storia del mondo ci ha assegnato, mettendo in atto una forte strategia caratteriale a prova di qualsiasi attacco pretestuoso: e, se non ci manca il coraggio, come punto di rottura, con un occhio alle prossime elezioni Comunali, diamo voce, facciamo nostra la richiesta sempre più pressante dei cittadini disgustati dall’immenso spreco statale e dell’inutilità di tantissimi Enti parassitari (alcuni ancora risalenti alla I° guerra mondiale), Istituti, Consorzi, Fondazioni e quant’altro.
E allora amici compagni socialisti savonesi, tutti insieme, reduci dal jurassic Park e giovani emergenti, diamoci da fare: che poi non è così difficile ritrovare l’armonia e riprendere il percorso da dove interrotto, in fondo come cantava Enzo Jannacci, socialista doc della Milano da bere, ‘…ci vuole solo orecchio, ma sopratutto bisogna avere il pacco, intinto dentro il secchio, bisogna averlo tutto, tanto, anzi parecchio…’,  compreso il messaggio?.
 ….e comunque promettiamo, di queste vicende non ne riparleremo mai più, stop!, molta acqua è passata sotto i ponti e molti di loro sono crollati, ora è giunto il momento di ricostruirli: ci scusiamo se qualche volta siamo apparsi come eccessivi, puntigliosi, ma sempre e comunque in buona fede e solo con il confronto delle idee (anche se, come le formiche ‘nel nostro piccolo spesso ci siamo incazzati)’ con lo scopo di ‘scrufuliare’ questo nostro PSI savonese tanto amato, tanto sofferto, già ‘domani è un altro giorno,’ un grande straordinario giorno.
(Gianni Gigliotti, partigiano socialista, 74 anni).

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G.Gigliotti

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