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Liguria e Basso Piemonte

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Nuove opportunità: come rilanciare i negozi chiusi sulle nostre coste


“Spazi vuoti, nuove opportunità: come rilanciare i negozi chiusi sulle nostre coste”. Spazi vuoti vivi.

di Cristina Vignone

Lo spazio della foto  si trova nella via principale del centro storico, vicino alla spiaggia, in una cittadina turistica della provincia di Savona.

E’ così da cinque anni.

La vetrina è stata smantellata e c’è chi ne approfitta per gettare mozziconi di sigarette e rifiuti vari. 

Può sembrare un paradosso, ma questa situazione è diffusa in tutta la costa ligure e ancora più accentuata, ma possiamo tranquillamente dire drammatica, nell’entroterra, dove la diminuzione di attività commerciali è spesso più drastica e in molti paesi poco distanti dal mare le attività commerciali sono scomparse totalmente. Lo stesso problema non riguarda solo la Liguria ma anche paesi e città in altre regioni. Gli affitti dei locali commerciali sono molto alti, forse giustificati dalle opportunità della stagione estiva, quando l’afflusso turistico rende le attività potenzialmente remunerative. Tuttavia, per molti mesi all’anno la popolazione si riduce drasticamente, lasciando i negozi vuoti e senza clienti. 

Il risultato è una doppia difficoltà: da una parte i gestori non riescono a coprire i costi degli affitti nei periodi di bassa stagione, dall’altra i proprietari restano con spazi sfitti per lunghi periodi. Così si crea un vuoto commerciale e sociale nei centri storici, che ne accelera il declino.  

Non voglio entrare nelle cause o nelle responsabilità politico-amministrative. Mi interessa piuttosto riflettere sul cambiamento possibile, su quali azioni possiamo mettere in campo per riportare vita in questi spazi chiusi, per evitare che gli immobili cadano in degrado e per offrire a chi cerca uno spazio per attività non commerciali la possibilità di accedervi ad un prezzo accessibile. 

Una proposta concreta potrebbe essere quella di concedere temporaneamente questi locali inutilizzati, magari in attesa di trovare un acquirente o un affittuario a lungo termine, a chi ha bisogno di spazi a costi contenuti. Penso in particolare agli artisti, a piccole realtà creative che spesso faticano a trovare locali accessibili.

In molte città europee, come Olanda e Francia, esistono già politiche di questo tipo, che dimostrano come spazi temporaneamente occupati da progetti culturali possano rivitalizzare quartieri e frenare il degrado urbano. 

Perché non provare a sperimentare anche qui?

Sarebbe un beneficio per i proprietari, per gli artisti, per i cittadini e per i turisti. Invece di vedere sempre più saracinesche abbassate e segni di incuria, potremmo avere occasioni di scoprire giovani talenti che sperimentano arte, design e cultura. 

Sarebbe un beneficio per i proprietari, per gli artisti, per i cittadini e per i turisti. Invece di vedere sempre più saracinesche abbassate e segni di incuria, potremmo avere occasioni di scoprire giovani talenti che sperimentano arte, design e cultura. 

Un’installazione dell’artista Jad El Khoury in uno spazio abbandonato
Proviamo a riflettere sui principi della Rivoluzione francese che hanno fatto nascere lo stato moderno: libertà, uguaglianza, fraternità. Che significato hanno per noi oggi? Continuano ad indicare un equilibrio possibile?

Immaginare la società come un’organismo vivente significa riconoscere che ogni sua parte esiste solo in relazione alle altre. L’economia, la cultura, la cura, la giustizia: nessuna può vivere davvero se si separa dalle altre. Quando l’una prevale, l’insieme si indebolisce. 

La libertà è il respiro che permette a ciascuno di esprimersi e creare. 

L’uguaglianza è la misura che impedisce al respiro di diventare un privilegio.

La fraternità è il legame invisibile che fa dell’individuo una parte del tutto. 

Forse oggi il senso di questi principi non è da cercare nelle leggi o nei sistemi economici, ma nel modo in cui pensiamo il valore e il bene comune.

Un’economia che si riconosce parte di un organismo vivente non accumula solo ricchezza ma distribuisce energia a chi cura, a chi educa, a chi crea. 

Così la società può ritrovare una forma di armonia, fragile, imperfetta ma reale. Non è ritorno al passato o tendere all’utopia ma provare a muoversi verso un ben-essere condiviso.

Cristina Vignone

Chiacchierando con l’artista Marie-Pierre Murigneux

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